sabato 31 agosto 2024
venerdì 30 agosto 2024
CASO MORO/ Alcune piste da seguire per non diventare
“complottisti”
Nella storia della Repubblica non si è mai scritto così
tanto come sul caso Moro. Alcuni suggerimenti di lettura per capire meglio cosa
accadde
Bruno Foresi
Il 9 maggio rimane, per l’Italia politica e civile, la data
del delitto più grave di tutta la sua storia repubblicana: l’assassinio di Aldo
Moro ed il ritrovamento del suo corpo in via Caetani. Quel fatto ha cambiato
per sempre la storia politica e sociale dell’Italia.
Recentemente, il Capo dello Stato Mattarella, davanti
all’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, ha chiesto un’iniziativa sul
modello degli incontri del 1975 a Helsinki, ai tempi della Guerra fredda, per
cercare di fermare la guerra in Ucraina. Mattarella ha ricordato il contributo
decisivo di Aldo Moro, presidente del Consiglio dell’epoca: quella conferenza
segnò un importante passo avanti nel frenare la guerra fredda e la logica dei
blocchi.
La figura dello statista e dell’uomo politico, in questi
ultimi anni, è tornata ad essere studiata e approfondita, non più ristretta
dentro lo schema del “caso Moro”, che per molto tempo ha assorbito tutto
l’interesse. Occorre “liberare” Moro “dal carcere brigatista, mettere sullo
sfondo il dramma che ha accompagnato la sua fine e occuparsi di lui come
politico – naturalmente – ma anche come intellettuale, come giurista, come
cristiano, come uomo” (Renato Moro, storico e nipote dello statista).
Rimane però altrettanto vero che il caso Moro debba
continuare ad essere studiato, approfondito e chiarificato, proprio perché,
essendo uno dei momenti più critici della storia politica della nostra nazione,
“se non riusciamo ad arrivare alla verità sul caso Moro siamo davvero perduti”
(Leonardo Sciascia).
È molto complicato documentarsi rispetto al caso Moro, vista
l’enorme mole di informazioni che nel tempo si sono accumulate. Solo a livello
parlamentare, del caso Moro si sono occupate le seguenti commissioni di
inchiesta: le due commissioni Moro, le quattro commissioni Terrorismo e Stragi,
la commissione sulla loggia massonica P2, la commissione Mitrokhin. Ad esse
occorre poi aggiungere i cinque processi che hanno trattato il caso Moro.
Esiste poi una vastissima produzione culturale su questo tema, che ogni anno si
arricchisce di nuovi libri, film, serie tv, rappresentazioni teatrali,
interventi e dibattiti pubblicati sui social: non è azzardato dire che, spesso,
queste pubblicazioni peccano di “complottismo”, dietrologie esagerate, o
viceversa, di mero conformismo culturale alla “vulgata” ancora corrente del
memoriale Morucci, come ad esempio, una recente conferenza del professor
Barbero, presente su YouTube, che ripete tutto il racconto così come è stato
codificato dal memoriale Morucci, senza nessun accenno critico, anzi
sottolineando che “ormai sappiamo tutto!”.
Perciò riteniamo utile fornire una piccola guida, non
esaustiva, per approfondire questo tema, indicando gli strumenti più validi per
avvicinarsi alla verità storica dei fatti.
Prima di tutto, segnaliamo il lavoro enorme svolto dall’on.
Gero Grassi, pugliese, a cui si deve l’istituzione della seconda Commissione
parlamentare per il caso Moro. Nel sito dell’on. Grassi sono raccolti tutti i
documenti delle Commissioni parlamentari che si sono interessate del caso Moro,
insieme a tutti gli articoli pubblicati in Italia su questa vicenda dal 1978
fino ad oggi. Purtroppo, l’archiviazione è molto semplice, ovvero l’elenco
degli articoli compare per data di pubblicazione e quindi la ricerca di
articoli pubblicati in passato non risulta agevole. Sempre nel sito, è
possibile scaricare gratuitamente il libro pamphlet Aldo Moro: La Verità Negata
– VIII Edizione, che raccoglie una sintesi delle conferenze che questo politico
pugliese ha svolto e continua a svolgere in tutta Italia. Il tono apodittico
con il quale vengono fatte molte affermazioni non aiuta una ricostruzione
approfondita e ponderata della verità storica: ma va detto che questo tono
“provocatorio” può risvegliare la coscienza civile e morale del lettore.
Ecco di seguito, i nostri suggerimenti.
1) Moro: il caso non è chiuso. La verità non detta, di M. A.
Calabrò e Giuseppe Fioroni (Lindau, 2 ed., 2019). Descrive i risultati del
lavoro della seconda commissione Moro, presieduta dall’on. Fioroni terminata
nel 2017, per la fine anticipata della XVII legislatura. Tutto quello che la
gente sapeva sul caso Moro, cioè sulla strage efferata della sua scorta in via
Fani, la lunga prigionia dello statista democristiano e la sua sconvolgente
morte, si basava in gran parte su una ricostruzione dei fatti frutto di un
compromesso volto a formulare una “verità accettabile” sia per gli apparati
dello Stato italiano, sia per gli stessi brigatisti. Tutto questo provocò un
processo di rielaborazione, molto tortuoso ed ex post, su che cosa era
veramente accaduto durante l’ “Operazione Fritz”, il nome in codice dell’
“operazione Moro”. Alcune verità emerse dalla nuova Commissione d’inchiesta
Moro 2 sono sconcertanti, diversi “miti” viceversa sono stati smascherati.
Quattro anni di lavoro, migliaia di documenti desecretati degli archivi dei
servizi segreti italiani, nuove prove della Polizia scientifica e dei Ris dei
Carabinieri hanno rivelato molti nuovi, sorprendenti elementi. È il libro da
leggere per avere il quadro più equilibrato del caso Moro, senza prestarsi a fantasie,
manipolazioni, congetture e illazioni. Nella nuova versione, il libro è
arricchito da una appendice di “cronologia di alcuni fatti notevoli” che
evidenzia alcune “coincidenze” almeno sospette e lega al caso Moro molti
avvenimenti ad esso successivi.
2) Il Memoriale della Repubblica. Gli scritti di Aldo Moro
dalla prigionia e l’anatomia del potere italiano, di Miguel Gotor (Einaudi,
2011) e Aldo Moro, Lettere dalla prigionia, a cura di Miguel Gotor (Einaudi,
2018): in questi due lavori, Miguel Gotor, con il metodo proprio dello storico,
ma conservando un carattere divulgativo, studia e analizza tutti gli scritti di
Aldo Moro nella cosiddetta prigione delle Brigate rosse.
Veniamo al Memoriale. Scritto e riscritto a mano dal
prigioniero, fotocopiato e battuto a macchina dai brigatisti, il memoriale che
Aldo Moro produsse durante il suo rapimento per rispondere agli interrogatori
delle Br è stato al centro di una rete di delitti, ricatti, conflitti tra
poteri legittimi e non, che ha coinvolto alcuni tra i protagonisti della storia
repubblicana e molti dei suoi snodi più inquietanti: dal generale Dalla Chiesa
ad Andreotti, da Gladio alla P2, dai servizi segreti alla banda della Magliana,
dall’omicidio del giornalista Pecorelli ai brigatisti Moretti, Gallinari,
Senzani e Fenzi. Lo stesso memoriale è incompleto, avvolto dal mistero: perché
le Br non lo resero mai pubblico come invece avevano promesso? I dattiloscritti
rinvenuti nel covo brigatista di via Monte Nevoso nell’autunno del 1978 furono
censurati e da chi? Perché dovettero passare dodici anni prima che nel medesimo
covo fosse scoperto un nascondiglio da cui emersero numerose fotocopie degli
autografi di Moro? E dove è finito il manoscritto originale? E cosa vi era
scritto? Miguel Gotor risponde a tali domande e dimostra che è possibile
sottrarre le carte di Aldo Moro alle dietrologie e ai sospetti, per consegnarli
al rigore del metodo storico.
Quanto alle Lettere, nei 55 giorni di prigionia Aldo Moro ne
scrisse un centinaio, che sono pubblicate integralmente. Miguel Gotor riordina
cronologicamente l’intero carteggio e ne offre un’edizione accurata che
restituisce alla prigionia di Moro le sue parole più vere, il vertice delle
quali è forse il seguente: “Bacia e carezza per me tutti, volto per volto,
occhi per occhi, capelli per capelli. A ciascuno una mia immensa tenerezza che
passa per le tue mani. Sii forte, mia dolcissima, in questa prova assurda e
incomprensibile. Sono le vie del Signore. […] Vorrei capire, con i miei piccoli
occhi mortali come ci si vedrà dopo. Se ci fosse luce, sarebbe bellissimo”
(alla moglie Eleonora, detta Noretta).
3) Il puzzle Moro. Da testimonianze e documenti inglesi ed
americani desecretati, la verità sull’assassinio del leader Dc, di Giovanni
Fasanella (Chiare Lettere, 2018).
In questo libro risulta evidente che la vicenda Moro
costituisce un caso internazionale per eccellenza. Tra gli anni Sessanta e
Settanta la politica estera morotea, soprattutto quella mediterranea (Moro
aveva ripreso, per certi versi, la politica di Enrico Mattei verso il Nord
Africa), e il disgelo nella politica interna tra Dc e Pci vennero percepiti
come un pericolo gravissimo per gli equilibri mondiali, ancora fermi a Yalta.
L’Italia andava fermata. A tutti i costi. Sulla base di documenti desecretati a
Londra e a Washington e delle acquisizioni della commissione d’inchiesta
parlamentare sul caso Moro 2, Giovanni Fasanella intende dimostrare che una
parte delle amministrazioni Usa, con gli inglesi e la complicità a vari livelli
e in fasi successive di Francia, Germania e Unione Sovietica insieme con
Cecoslovacchia e Bulgaria, avevano interessi convergenti a fermare Moro. Questo
libro purtroppo non ha un indice dei nomi e risulta, in alcune affermazioni,
troppo tranchant, ma aiuta a comprendere il quadro internazionale che ha fatto
da contesto e ha pesantemente influenzato la vicenda del sequestro e
dell’assassinio di Moro. “La cornice in cui leggere il caso Moro è senza dubbio
quella di un paese che ha perso la Seconda guerra mondiale ma ha vinto il dopoguerra
facendosi troppi nemici” (Miguel Gotor).
Dopo questi 44 anni, cosa sappiamo del caso Moro, quali
ragionevoli conclusioni possiamo trarre? Risulta sempre più avvalorata la tesi
che se certamente sono state le Brigate rosse a sequestrare e ad uccidere Aldo
Moro, esse però non hanno fatto tutto da sole: molti, da componenti dei servizi
segreti e degli apparati di sicurezza in Italia, ad apparati di intelligence di
molte nazioni, occidentali ed orientali, hanno agevolato, favorito ed avallato
quella operazione, bloccando i tentativi più concreti di trattativa per la sua
liberazione che vennero fatti dal Papa Paolo VI e dai socialisti di Craxi. Come
scrisse, un anno dopo via Caetani, Carlo Bo sul Corriere della Sera con
profondo acume, fu un “delitto di abbandono”.
Anche nel caso delle Br, si può tristemente e tragicamente
verificare che chi sceglie il terrorismo diventa un “utile idiota” nelle mani
del potere, magari proprio di quel potere del quale si dichiara fierissimo
nemico. “In tutta onestà, Adriana, a tanti anni di distanza, te la sentiresti
di dire che la storia del caso Moro e delle Brigate Rosse si esaurisce nella
tua storia personale, quindi nelle tue conoscenze?” “No. in tutta onestà, non
posso dirlo. Non posso escludere che sia accaduto qualcosa sopra le nostre
teste che non sappiamo” (Adriana Faranda, dal testo di Fasanella).
(…….)
https://www.ilsussidiario.net/news/caso-moro-alcune-piste-da-seguire-per-non-diventare-complottisti/2339088/#:~:text=STORIA-,CASO%20MORO/%20Alcune%20piste%20da%20seguire%20per%20non%20diventare%20%E2%80%9Ccomplottisti%E2%80%9D,nostre%20teste%20che%20non%20sappiamo%E2%80%9D%C2%A0(Adriana%20Faranda%2C%20dal%20testo%20di%20Fasanella).,-Memoria%20condivisa
martedì 27 agosto 2024
LA LIBERTA' DI DE GASPERI
La libertà di De Gasperi
Alcide De Gasperi è stato uno dei protagonisti del Meeting di Rimini. La sua lezione di laicità, anche alla Chiesa, non va dimenticata
De Gasperi è stato uno dei protagonisti del Meeting di Rimini di quest’anno con la mostra Servus inutilis organizzata in occasione del 70° anniversario della sua morte. Angelino Alfano, presidente della Fondazione De Gasperi, ha sottolineato che lo statista ha molto da dire alla società di oggi. Cosa dice agli europei di oggi?
MEETING 2025/ Di quali "nuovi mattoni" ha bisogno il deserto?
Nella formidabile biografia di Antonio Polito pubblicata poche settimane fa (Il costruttore. Le cinque lezioni di De Gasperi ai politici di oggi) emerge la densità di una libertà che emanava dalla sua chiara appartenenza alla Chiesa cattolica. Un’appartenenza senza soluzione di continuità di un uomo che, proprio perché apparteneva, aveva ben viva la sua capacità critica.
De Gasperi iniziò la sua carriera politica nel 1911, giovanissimo. Lo fece come deputato nell’Impero austro-ungarico. A metà del XIX secolo e all’inizio del secolo scorso la posizione della Chiesa cattolica era apertamente antimodernista e antiliberale. Il Sillabo (1864) di Pio IX aveva condannato i principi del liberalismo politico. Pio X (Papa dal 1903 al 1914) rifiutò lo Stato liberale e optò per una restaurazione cristiana che in politica significava scarso apprezzamento per la democrazia. Per la Chiesa, come sottolinea Polito, la libertà allora non era un valore in sé. Per De Gasperi sì. Ha sempre difeso i principi dello Stato liberale, prendendo le distanze da molti cattolici e dalle autorità ecclesiali che spesso simpatizzavano con lo “Stato corporativo”, sullo stile di quello che poi divenne il regime franchista in Spagna o di Salazar in Portogallo.
De Gasperi collega il pensiero cattolico con la Rivoluzione francese. “Le libertà politiche fondamentali, insomma la base del sistema rappresentativo, furono conquistate già nel 1789 con l’aiuto dei cattolici”, scrive. E critica il “‘clericalismo’, cioè il perfetto consenso con le dottrine più reazionarie della vecchia Civiltà Cattolica, quell’identificazione, prassi e pensiero cattolico che si accorda con gli atteggiamenti più discutibili, e gli atti più contingenti dell’autorità ecclesiastica e forse con la politica del Papa Re”.
Polito ricorda come De Gasperi prenda nettamente le distanze dalla posizione assunta da Pio XI (Papa dal 1922) riguardo all’ascesa del fascismo. Pio XI era contrario alle tendenze democratiche che si andavano sviluppando nel cattolicesimo. E cercò un rapporto non conflittuale con Mussolini, contro il quale De Gasperi aveva sempre combattuto. Nelle elezioni del 1929 l’Azione Cattolica invocò la partecipazione e accettò la normalizzazione di un regime che trasformava i deputati in funzionari del regime fascista. Il fondatore della Democrazia Cristiana scriveva in quei giorni: “Insegnare a inginocchiarsi va bene, ma nell’educazione clericale bisogna imparare anche a stare in piedi”.
Polito mostra come fino al 1944 il Vaticano pensava che al fascismo potesse succedere un regime “cattolico”. De Gasperi era convinto che le organizzazioni cattoliche si fossero comportate miseramente durante il fascismo e che, dopo la Seconda guerra mondiale, fosse necessario che quel mondo fosse chiaramente democratico. Gli costò molti sacrifici e un confronto aperto con Pio XII.
Siamo ormai nel 1952. De Gasperi è presidente del Consiglio dei ministri. A Roma si tengono le elezioni amministrative. E il Papa vuole una lista comune di cattolici ed eredi del fascismo. Il Vaticano punta sul fatto che i democristiani raggiungano un accordo con la destra per formare un blocco più combattivo contro il comunismo. L’Azione Cattolica presieduta da Luigi Gedda, con tre milioni di iscritti, è l’arma privilegiata per portare a termine l’operazione. De Gasperi si oppone ai progetti del Papa. La sua famiglia è sotto pressione. Il politico gli manda una lettera e spiega perché si sbaglia. “Troppo spesso – spiega – personalità o gruppi di cattolici, verbalmente appassionati di ideali, dimenticano le difficoltà che ostacolano la loro realizzazione”.
De Gasperi minaccia di dimettersi da presidente del Consiglio dei ministri. La lista del “blocco della destra unitaria” non si presenta. De Gasperi risparmia alla Chiesa le conseguenze disastrose dell’alleanza con gli eredi del fascismo. La sua è un’obbedienza libera che fa molto bene al Papa.
De Gasperi chiede udienza a Pio XII e il Pontefice si nega. Il politico gli ricorda che il Papa ha doveri anche nei confronti del presidente del Consiglio dei ministri.
De Gasperi incarnò un’esperienza di libertà, quell’esperienza di libertà di cui abbiamo tanto bisogno.
https://www.ilsussidiario.net/editoriale/2024/8/27/la-liberta-di-de-gasperi/2744551/#:~:text=CATTOLICI%20E%20POLITICA-,La%20libert%C3%A0%20di%20De%20Gasperi,un%E2%80%99esperienza%20di%20libert%C3%A0%2C%20quell%E2%80%99esperienza%20di%20libert%C3%A0%20di%20cui%20abbiamo%20tanto%20bisogno.,-%E2%80%94%20%E2%80%94%20%E2%80%94%20%E2%80%94
lunedì 26 agosto 2024
"Nei luoghi deserti costruiremo con nuovi mattoni" MEETING 2025
“Nei luoghi deserti costruiremo con mattoni nuovi”/ Titolo
Meeting Rimini 2025 da T. S. Eliot: le date
Il titolo del Meeting di Rimini 2025 da poesia di T. S.
Eliot: “Nei luoghi deserti costruiremo con mattoni nuovi”. Numeri e date verso
la nuova edizione
(Niccolò Magnani )
IL TITOLO DEL MEETING DI RIMINI 2024: LA POESIA DI T.S.
ELIOT
Dalla ricerca dell’essenziale fino alla costruzione di
autentici “mattoni”: il titolo del Meeting di Rimini 2025 è stato svelato poco
fa e riguarda una citazione del grande poeta e scrittore britannico T. S.
Eliot, tratta dalla poesia “Noi costruiremo” inserita nei “Cori da La Rocca”.
“Nei luoghi deserti nuovi costruiremo con nuovi mattoni”: questo il titolo
nonché il tema centrale per l’edizione numero 46 del Meeting per l’amicizia tra
i popoli che si terrà dal 22 al 27 agosto 2025.
Da McCarthy con la sua drammatica e al contempo speranzosa
ricerca dell’essenziale nel vivere quotidiano si passa nel titolo del Meeting
Rimini come “naturale” conseguenza alla necessità di costruire le fondamenta su
quell’essenziale incontrato e testimoniato. Da qui il riferimento alla poesia
nella commovente raccolta dei “Cori da La Rocca”, l’opera scritta da Thomas
Stearn Eliot nel 1934 in occasione della costruzione di una nuova chiesa e
Londra. Il rapporto tra l’umanità e la Chiesa, le crisi dei cristiani davanti
ai mali del mondo e la necessità, grazie all’incontro salvifico con Cristo, di
ricostruire tutto con “mattoni nuovi”. La centralità della vocazione, il
“lavoro” e compito per ciascuno nel mondo e la possibilità reale e carnale di
una “Chiesa per tutti”: di questo parla il nuovo titolo del Meeting Rimini 2025
che si snoderà proprio attorno alla bellezza della poesia eliottiana che vi
riportiamo qui di seguito.
Nei luoghi deserti
noi costruiremo con mattoni nuovi.
Ci sono mani e macchine,
e creta per un nuovi mattoni
e cemento per una nuova malta.
Dove i mattoni sono crollati
noi costruiremo con nuove pietre.
Dove le travi sono spezzate
noi costruiremo con nuovo legname.
Dove la parola non è pronunciata
noi costruiremo con nuovo linguaggio.
C’è un lavoro comune,
e c’è una Chiesa per tutti,
e un compito per ognuno.
Ogni uomo al suo lavoro.
DATE MEETING DI RIMINI 2025: RISULTATI E NUMERI
DELL’EDIZIONE DEDICATA ALLA RICERCA DELL’ESSENZIALE
Da segnare innanzitutto nel calendario le date effettive del
prossimo Meeting di Rimini 2025: l’apertura della Fiera Nuova di Rimini avverrà
venerdì 22 agosto 2025 con i primi incontri e le mostre, mentre si chiuderà il
tutto mercoledì 27 agosto.
(……..)
https://www.ilsussidiario.net/news/nei-luoghi-deserti-costruiremo-con-mattoni-nuovi-titolo-meeting-rimini-2025-da-t-s-eliot-le-date/2744372/#:~:text=CRONACA-,%E2%80%9CNei%20luoghi%20deserti%20costruiremo%20con%20mattoni%20nuovi%E2%80%9D/%20Titolo%20Meeting%20Rimini%202025,TI%20POTREBBE%20INTERESSARE%20ANCHE,-ULTIME%20NOTIZIE
domenica 25 agosto 2024
venerdì 23 agosto 2024
giovedì 22 agosto 2024
mercoledì 21 agosto 2024
domenica 11 agosto 2024
Alla ricerca dell'essenziale
VERSO IL MEETING. ALLA RICERCA DELL'ESSENZIALE
Un'economia al servizio del bene comune, la sfida educativa e culturale, le testimonianze di chi cerca la pace anche dove infuriano i conflitti: Bernhard Scholz illustra l'edizione 2024Maria Acqua Simi«Se non siamo alla ricerca dell’essenza, allora cosa cerchiamo?». In questo dialogo, drammatico e potente, contenuto ne Il passeggero di Cormac McCarthy, c’è tutta la vertigine di chi tenta di stare di fronte alle domande più profonde della vita. Ed è da qui che prende le mosse l’edizione 2024 del Meeting di Rimini per l’amicizia tra i popoli, che per titolo ha proprio questo interrogativo. Ne abbiamo parlato insieme a Bernhard Scholz, dal 2020 presidente del Meeting, per cercare di capire dove, come e in quali volti si possa incarnare questa ricerca che tocca tutti gli ambiti dell’esistenza, dall’economia all’educazione, dalla guerra alle sfide culturali fino all’urgenza del dialogo. Ecco cosa ci ha raccontato.
Da dove nasce il titolo del Meeting e perché questa urgenza di tornare all’essenziale?
In questo periodo di «cambiamento d’epoca», come l’ha definito Papa Francesco, con tutti i suoi mutamenti culturali, sociali e politici, con le tante incognite e una crescente conflittualità a livello globale, ci è sembrato utile cogliere la domanda provocatoria dell’autore americano Cormac McCarthy sull’“essenziale”. È un invito a non fuggire dalle provocazioni della vita rifugiandosi nella rassegnazione o nell’indifferenza, nell’ideologia o nella violenza fine a se stessa. È l’invito a scoprire e a riscoprire, invece, quella essenzialità che ci permette di affrontare la realtà così come si presenta. Questo non significa ridursi al minimo necessario, ma affrontare la vita con libertà e responsabilità, una vita piena, una vita sociale feconda e solidale. Certamente per i cristiani questa essenzialità coincide con il riconoscimento della presenza di Dio come significato di ogni cosa e destino di ogni uomo. La fede ci fa vivere la realtà come data e ci fa amare Dio «in ogni cosa e sopra ogni cosa», come dice la liturgia. Una essenzialità aperta a tutto e a tutti, protesa a riconoscere ciò che è vero e bello e quindi essenziale in ogni cosa. Lo si potrà vedere in modi molto diversi nelle mostre su Franz e Franziska Jägerstätter, su Alcide de Gasperi o su Enzo Piccinini. Anche lo spettacolo inaugurale del Meeting “Chi sei tu? La sfida di Gerusalemme”, basato su un racconto autobiografico del grande autore Eric-Emmanuel Schmitt, sarà l’occasione per comprendere meglio questa prospettiva. Ricorderemo anche San Francesco che ha vissuto una essenzialità più che radicale e che, proprio per questo, è stato capace di valorizzare ogni dettaglio del creato e di vivere una fratellanza senza limiti.
Edizione 2024: come sarà declinata questa ricerca dell'essenziale?
Affronteremo tante tematiche che incidono direttamente o indirettamente sulla vita di tutti i giorni: i grandi stravolgimenti geopolitici, l’intelligenza artificiale, i cambiamenti dell’economia e della tecnologia, la cura della vita dal suo inizio alla sua fine, il lavoro e il suo significato, la migrazione, la giustizia… In tutto questo la domanda centrale sarà sempre la ricerca di quel punto, di quel criterio, di quella esperienza che ci permette di costruire qualcosa di nuovo, di migliore, di più adeguato. Faccio due esempi. Un tema decisivo per il futuro – e ne parleremo in diversi incontri - è sicuramente l’educazione e la formazione dei giovani. Sappiamo bene quanto siano importanti e indispensabili la didattica, la competenza dei docenti, l’organizzazione delle scuole, la formazione professionale e delle università. Ma sappiamo altrettanto bene che tutti questi aspetti diventano veramente utili solo se c’è una passione educativa che cerca il bene dei ragazzi e che è capace di accompagnarli nella scoperta di sé e del mondo con una proposta di senso. Oppure pensiamo all’economia, altro tema centrale del Meeting: sono innumerevoli i fattori necessari per farla funzionare, ma solo una impostazione che faccia convergere tutti i fattori verso il bene comune, accompagnata da una continua verifica di tale convergenza, le permette di essere al servizio di tutti. Se manca questa essenzialità in grado di valorizzare ogni aspetto nel modo più adeguato possibile si rischia di alimentare impoverimento, assistenzialismo e disuguaglianza. Potremmo anche dire che l’essenzialità è sempre legata in qualche modo all’origine e allo scopo del nostro impegno, delle nostre iniziative.
Un altro tema da sempre caro al popolo del Meeting è quello della pace.
La domanda centrale è: da dove può nascere la pace? Indubbiamente servono sforzi diplomatici e politici per far tacere le armi e anche di questo parleremo a Rimini. Ma non è sufficiente: dove non c’è stata una vera riconciliazione i conflitti presto o tardi sono riesplosi. Decisivo è ciò che ci permette di superare l’odio e il rancore, di costruire o riscostruire relazioni positive fra persone e popoli. Dall’Ucraina e dalla Russia, così come da Israele e dalla Palestina avremo tante testimonianze di persone che hanno davvero a cuore la pace, riuscendo a viverla in mezzo ai conflitti militari. Veri e propri germogli di pace in un inverno di odio. Ricordiamoci che i Paesi europei si sono uniti dopo guerre atroci grazie anche a persone come Alcide de Gasperi, sul quale si sarà, come ho detto, una mostra in occasione dei 70 anni dalla sua morte che documenta quanto la fede sia stata per lui, come per Adenauer e Schuman, la vera fonte della sua iniziativa politica. Al Meeting ci saranno anche momenti significativi di dialogo interreligioso, essenziale per una convivenza fraterna e feconda fra le diverse religioni, non da ultimo anche per cercare di superare la diffusa strumentalizzazione politica delle religioni, uno dei mali più nefasti dell’umanità.
(...)
https://it.clonline.org/news/cultura/2024/08/09/verso-il-meeting-alla-ricerca-dell-essenziale#:~:text=VERSO%20IL%20MEETING,pi%C3%B9%20nefasti%20dell%E2%80%99umanit%C3%A0.
sabato 3 agosto 2024
50 Anni di Tracce al Meeting. Incontri
Tracce50
ARENA TRACCE
In occasione dei 50 anni di Tracce,
saremo presenti al Meeting di Rimini
con l’Arena Tracce (Pad. A3):
uno spazio di eventi, incontri e dialoghi
con alcuni ospiti del Meeting
per approfondire temi di attualità e cultura,
ascoltare testimonianze di vita dal mondo.
E, in particolare, per rivivere e festeggiare insieme
“50 anni di storie, 50 anni di gente che vive”
• Ore 16: “Viaggio in Terrasanta”
Dialogo con Hussam Abu Sini, responsabile di CL in
Terrasanta; Andrea Babbi, presidente Agenzia Petroniana Viaggi e
vicepresidente Fiavet-Confcommercio. Modera Emanuele Boffi,
direttore di Tempi.
Il pellegrinaggio di don Giussani – raccontato da Luigi Amicone in Sulle
tracce di Cristo – getta una luce sul presente. Che cosa sta accadendo?
A quale testimonianza sono chiamati i cristiani? E cosa significa cercare
l’“essenziale” in un conflitto che non vede soluzione?
• Ore 18: Caffè con… di Gioventù Studentesca
Caffè con… don Emanuele Silanos, missionario della Fraternità
sacerdotale di San Carlo Borromeo
• Ore 14: “L’audacia della famiglia”
Dialogo con Gigi De Palo, direttore generale della Fondazione
Angelini. Modera Paolo Perego, giornalista di Tracce.
La sua esperienza di marito e di padre; l’impegno in prima linea per
testimoniare il valore della famiglia, pietra angolare della società. Che cos’è
l’«essenziale» nel matrimonio, nel rapporto con i figli e nel lavoro di ogni
giorno per servire il bene comune e le generazioni future?
• Ore 16: “Storie di rinascita a Taiwan”
Dialogo con Donato Contuzzi, rettore del Seminario della Fraternità
San Carlo, missionario a Taiwan dal 2012 al 2022; Gianni Criveller,
teologo e sinologo; un taiwanese convertito al cattolicesimo e
appartenente al movimento di CL. Modera: Leone Grotti, giornalista
di Tempi.
A Taiwan i cattolici sono un piccolo gregge di 150mila persone su 23 milioni
di abitanti. Nella patria mondiale dei microchip, la fede - attraverso
l’incontro con Comunione e Liberazione e i missionari della Fraternità San
Carlo - genera storie commoventi e miracolose come quelle narrate negli Atti
degli apostoli
• Ore 18: Caffè con… di Gioventù Studentesca
Caffè con… Fabio Mercorio, ordinario di Computer science,
Università di Milano Bicocca.
• Ore 14: “La voce dei volontariato”. In collaborazione
con Avsi, partner istituzionale di Tracce
Dialogo con Caterina Candolo e Sirena Simona,
responsabili Avsi Point a Palermo e Rimini; Elena Ricci, Community
Engagement Avsi. Modera: Maria Acqua Simi, giornalista di Tracce.
Da sempre il movimento di CL propone la “caritativa” tra i fondamenti del
suo cammino educativo. Incontriamo le storie di chi dedica il proprio tempo
libero a un gesto di gratuità come la Campagna Tende: qual è la convenienza per
la propria vita? E come incide nella società?
• Ore 15: Preghiera interreligiosa
• Ore 16: “Il mare dentro”
Dialogo con Claudio Burgio, cappellano del carcere minorile
Beccaria di Milano e fondatore della comunità Kairos; Paolo Tosoni,
avvocato penalista. Modera Davide Perillo, giornalista.
Un viaggio nell’esperienza di chi fa i conti ogni giorno con il bisogno di
giustizia, il carcere, il dolore e la riconciliazione. Perché la scoperta della
libertà e del perdono è vitale: per chi è “dentro” e chi è “fuori”
• Ore 18: Tracce in festa!
Per celebrare i 50 anni della rivista di Comunione e Liberazione un dialogo
sulla sua storia con Alberto Savorana, direttore del giornale dal
1993 al 2008, e Paolo Cevoli, attore e sceneggiatore
• Ore 14: “Testimony”
Dialogo con Paul W. Kahn, Robert W. Winner Professor of Law and the
Humanities, Yale Law School. Modera: Mattia Ferraresi,
caporedattore di Domani.
Il filosofo e giurista di Yale si confronta con la ricerca di significato,
il rapporto tra vita e fede e il tema del Meeting a partire dal libro in cui
racconta il suo approdo a una visione cristiana del mondo
• Ore 16: “Il fine della vita”
Dialogo con Marco Maltoni, direttore Unità Cure Palliative della
Romagna, presidente associazione “Sul sentiero di Cicely”; Elvira
Parravicini, director of the Neonatal Comfort Care Program, Professor of
Pediatrics, Columbia University Medical Center; Lida Moniava,
vicedirettrice dell’hospice pediatrico "Dom s majakom" (La casa col
faro) di Mosca. Modera: Stefano Filippi, giornalista di Tracce.
Che cosa significa accompagnare la vita in qualsiasi condizione? Tre
testimoni – da Italia, Stati Uniti e Russia – che ogni giorno condividono con
pazienti e famiglie le domande ineludibili e il senso della sofferenza.
• Ore 18: “E voi, chi dite che io sia?”. Il nuovo podcast di don Giussani
In dialogo con padre Mauro-Giuseppe Lepori, abate generale
dell’Ordine Cistercense. Con la partecipazione di Michele Borghi,
curatore del podcast. Modera: Paola Bergamini, giornalista di Tracce.
Presentazione del nuovo podcast prodotto dalla Fraternità di CL con Chora
Media: raccontati dalla viva voce di don Luigi Giussani, gli episodi della vita
di un uomo che ha segnato per sempre il corso della storia
• Ore 14: “Il viaggiatore parallelo”
Dialogo con Roberto Salbitani, fotografo. Modera: Luca
Fiore, giornalista.
Uno dei maestri della fotografia italiana. Che cos’è «essenziale»
nell’avventura di esplorare il mondo? E cosa significa cercarlo?
• Ore 16: “Viviamo di quello che vediamo”
Dialogo con Alexandre Ferraro da San Paolo; Luca Maria
Falzoni da Ryad; Oliverio Gonzalez da Città del
Messico. Modera Alessandra Stoppa, direttore di Tracce.
La storia e l’esperienza delle comunità di CL in Brasile, Messico e Penisola
Araba: vivere il carisma “ai confini del mondo”
• Ore 18: Caffè con… di Gioventù Studentesca
Caffè con… Matteo Severgnini, rettore della scuola Regina Mundi
di Milano, responsabile di Gioventù Studentesca; Rose Busingye,
direttrice del Meeting Point International, Kampala - Uganda
• Ore 14: “Sulle note dell’essenziale”
Dialogo con Ramin Bahrami, pianista. Modera: Anna Leonardi,
giornalista di Tracce.
Protagonista di uno degli spettacoli del Meeting, incontriamo a tu per tu
l’artista iraniano, che ci racconta il suo rapporto con Bach, con la fede e
come la musica lo guida nella ricerca dell’«essenziale»