Sacharov,
quando la coscienza cambia la storia
Una graphic novel racconta la storia di Sacharov: sviluppò
la bomba atomica, poi si oppose al regime sovietico. È stato una pietra miliare
Vincenzo Rizzo Pubblicato 9 Settembre 2024
Ha amato la verità più di sé stesso, pagando un prezzo molto
alto. Andrej Sacharov (1921-1989), geniale fisico teorico, ha testimoniato di
fronte al mondo una coraggiosa resistenza etica al totalitarismo sovietico. La
sua scelta della libertà e della giustizia è drammaticamente attuale e ci parla
ancora oggi. Ksenija Novochat’ko in Andrej Sacharov. L’uomo che non aveva paura
(Caissa Italia, 2023), tradotto da Tatiana Pepe, racconta la storia dello
scienziato e intellettuale che ha segnato il destino dell’umanità “per anni o
persino decenni”. L’autrice ha adottato la forma espressiva della graphic novel
con l’intento di far conoscere il messaggio di verità di Sacharov alle giovani
generazioni e al maggior numero di persone. Il libro di grande formato è stato
illustrato da Eugenija Rajzman, Ol’ga Terechova, Polja Plavinskaja. Un
contributo notevole è stato dato da Sergej Lukaševskij e dal Centro Sacharov di
Mosca. Purtroppo, il 18 agosto 2023 il Tribunale di Mosca ha chiuso il Centro
Sacharov, attivo nella difesa della dignità della persona e dei diritti umani,
avvalendosi di un cavillo giuridico. Lo stesso tribunale pochi giorni prima
aveva condannato Aleksej Naval’nyj alla pena di 19 anni di carcere.
Il Centro, particolarmente importante a livello culturale e
sociale, conteneva il prezioso archivio dello scienziato e ospitava una mostra
permanente sui dissidenti in URSS. Il luogo, frequentato da tanti cittadini e
voluto da Elena Bonner, moglie di Sacharov, era stato già considerato “agente
straniero” nel 2014, subendo restrizioni alle sue attività.
Nel testo di Novochat’ko viene raccontata la vita del padre
della bomba atomica sovietica. Si tratta di una storia segnata dallo studio, ma
soprattutto dal cambiamento e dall’obiezione di coscienza. Il primo Sacharov è
convinto che la bomba atomica sovietica possa servire a mantenere un equilibrio
necessario a evitare la guerra con gli USA. Lavora, perciò, con altri
scienziati in un sito segreto per arrivare al risultato già raggiunto dagli
americani.
Il 29 agosto 1949 viene testata la prima bomba sovietica e
il 12 agosto 1953 ha successo anche l’esperimento con la prima bomba
all’idrogeno.
Ma il 22 novembre 1955, dopo la riuscita del test della
nuova terribile bomba RDS-37, quando viene fatto il primo brindisi proprio in
onore di Sacharov, accade qualcosa. Lo scienziato sbianca e ammutolisce. Vede
quello che tutti gli altri non vedono: la forza del potere atomico può sfuggire
all’uomo. Tutto può finire per sempre, perché nessuno osa guardare fino in
fondo la terribile realtà della bomba.
Tutti, politici e scienziati, sembrano giocati da un gioco
folle che può far perdere l’io e distruggere l’umanità.
Tali convinzioni diventano certezze definitive con uno
studio scientifico sugli effetti delle radiazioni. Lo scienziato giunge a
calcoli e a statistiche impressionanti. I test nucleari hanno un impatto
devastante sull’ambiente e sulle persone. Le radiazioni sprigionate dagli
esperimenti uccidono lentamente centinaia di migliaia di persone. La potenza
superomistica si abbatte su persone inconsapevoli di essere diventate cavie
ignare. Malattie tumorali e genetiche, avvelenamento della biosfera, danni alle
generazioni future sono le conseguenze inevitabili di un potere che resta
impunito.
Sacharov è colpito dalla sua responsabilità personale e non
vuole più stare al gioco. Inizia una rivoluzione copernicana dentro di sé, che
avrà ben presto effetti dirompenti nel mondo sovietico. Nel 1964, l’anno
cruciale della deposizione di Nikita Chruscëv voluta dai poteri forti, prende
posizione contro l’elezione ad accademico delle scienze di Nikolaj Nuždin,
protetto dal famigerato agronomo Trofim Lysenko, sostenitore in passato
dell’unica scienza ammessa dal potere staliniano.
La sua voce si fa sentire con chiarezza e nettezza. Insieme
ad altri scienziati si oppone con vigore alla candidatura di chi è stato
responsabile della persecuzione di altri scienziati. La presa di parola del
timido scienziato, in quella circostanza, è il preludio al radicale punto di
svolta della sua vita. Nel 1966 esprime la sua stima nei confronti dei
dissidenti Andrej Sinjavskij e Julij Daniel’, poi sottoscrive con altre
personalità una lettera alle autorità contro la possibile riabilitazione di Stalin.
Due anni dopo, il suo maggio ’68 evidenzia quanto egli è
diverso dai tanti intellettuali europei à la page. Lo scienziato non è,
infatti, un soggetto anonimo nella folla di una manifestazione o un vezzeggiato
protagonista da salotto, ma un uomo presente nella storia con la solitudine del
coraggio. Favorevole alla Primavera di Praga, manda il suo articolo
Considerazioni sul progresso, sulla pacifica coesistenza e la libertà
intellettuale a Leonid Brežnev, non ricevendo risposta. Nel testo, poi fatto
circolare come samizdat (18 milioni di copie di tiratura mondiale), lo
scienziato scrive che la guerra nucleare può portare alla distruzione
dell’umanità, e che per prevenire l’acuirsi dei conflitti tra le potenze è
necessario il rispetto dei diritti dell’uomo sanciti dall’Onu.
Il geniale fisico, “Eroe del lavoro socialista”, inizia,
così, a conoscere la perdita. Viene emarginato dal sistema e sospeso dal lavoro
nel “Sito” di ricerca nucleare. Perde anche Klava Vichireva, la prima moglie,
ammalatasi di tumore. Ma non si ferma, dà tutto senza riserve. Elargisce i
risparmi di tutta la vita a un centro oncologico e si espone con coraggio per
difendere e proteggere i dissidenti. Nel 1974, in occasione della visita di
Richard Nixon a Mosca, fa uno sciopero della fame per denunciare la repressione
del dissenso. Intellettuali e gente comune sono costretti alla sofferenza da un
regime di mediocri che pensa solo ad autoperpetuarsi nel chiuso della
nomenklatura. Nel 1975 la sua testimonianza straordinaria per la vita e la
salvezza dell’umanità viene unanimemente riconosciuta con il Nobel per la pace,
ritirato a Oslo dalla moglie. Nel 1980 denuncia al canale ABC News la gravità
della guerra in Afghanistan con le morti, i massacri e il rischio di un
allargamento della guerra.
Le sue prese di posizioni pubbliche hanno un impatto
fortissimo. La voce autorevole di Sacharov influenza le coscienze non assopite
dalla menzogna. Il potere sovietico decide, perciò, di esiliarlo e isolarlo a
Gor’kij, attuale Nižnij Novgorod. Ma la voce dello scienziato, eroe
dell’umanità, non si spezza e non si abbassa: diventa più forte. Il suo cuore
di uomo autentico insorge contro l’ottusità dell’ingiustizia morale. Sacharov
fa due scioperi della fame: uno per il diritto alla felicità, l’altro per il diritto
alla vita. Nel primo chiede che la fidanzata del figlio della seconda moglie
possa raggiungere la persona che ama negli Stati Uniti. Nel secondo, di ben 178
giorni, chiede che la moglie, gravemente malata, possa fare un complesso
intervento cardiochirurgico all’estero, visto che in Urss le tecniche più
efficaci non sono conosciute.
La sua testimonianza dolorosa colpisce il mondo intero.
Nonostante le vessazioni e un piccolo infarto continua lo sciopero, finché
viene costretto a nutrirsi con la forza. La sua resistenza morale suscita,
tuttavia, il passo indietro: Elena Bonner ottiene il permesso per essere
operata negli Usa.
(……)
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