mercoledì 8 maggio 2024

Vittadini : il contributo dell'Europa


 

Per avere un ruolo nella realtà internazionale, l'Ue deve correggere i suoi errori e tornare allo slancio ideale dei Padri fondatori. Non certo ripiegare sul sovranismo dei piccoli Stati-nazione

Quali speranze, dopo tanti anni di promessa, integrazione e reale unità politica, possono venire dall'Europa e dalle prossime elezioni di giugno? Partiamo da una considerazione positiva. Gli anni della pandemia da Covid sono stati sofferti particolarmente in Italia e anche in Europa. E la sofferenza drammatica non è stata circoscritta alla malattia e alla conta dei morti. In quel lungo frangente di difficoltà l'Europa ha dimostrato di saper reagire, con la maggioranza dei suoi cittadini che ha seguito le indicazioni degli esperti.

È proprio dopo la pandemia, che l'Unione Europea ha in parte sospeso i parametri di Maastricht e con il NextGenerationEu ha creato un nuovo safe asset di debito comune, dimenticando i particolarismi nazionali e prendendo atto di una situazione continentale che riguardava l'intero popolo europeo. Dalla sofferenza è nata una grande speranza. A questo punto, di fronte ai conflitti, che sono ricomparsi in questi tempi in modo nefasto, gli europei sono di fronte a una domanda non rinviabile. Si deve decidere se si vuole continuare a essere un parziale mercato economico, unito e connesso, ma senza peso politico, o se si ritiene utile diventare un polo politico ed economico capace di giocare un ruolo autonomo nella nuova realtà internazionale: la risposta da dare e attuare non potrà mai essere il ritorno ai piccoli Stati nazione.

Purtroppo le istituzioni dell'Unione Europea, dopo la parentesi della risposta alla pandemia, sono rimaste vincolate a una serie di errori che già erano arrivati negli anni 90, con una globalizzazione mal gestita e contraddittoria, con delle istituzioni che non sembrano affatto garantire la reale rappresentanza del popolo europeo, senza una Costituzione, senza altre forme di reale integrazione, con il diritto di veto di un Paese che può bloccare una grande comunità e con l'ingresso nel 2004 di tanti Paesi di differente storia e cultura diversa da quella dei fondatori.

Così l'Unione ha seguito una strada sbagliata trovandosi come un agglomerato di Paesi legati debolmente per affrontare i grandi problemi internazionali. Il vero problema per questa svolta è di metodo: di fronte a questo basso profilo europeo, aggregazioni sociali e corpi intermedi, da cui nascono anche i partiti, devono cominciare a svolgere la loro funzione di "comunità pensanti", le uniche in grado di ricostruire la forza del pensiero e la capacità critica che è il "sale" della democrazia. Anche gli Stati nazionali devono tendere a diventare "comunità pensanti" assumendosi il compito di collegare l'Europa alle comunità nazionali.

D'altro canto non si parte da zero: queste "comunità pensanti", collaborando con le istituzioni europee, hanno migliorato la nostra vita quotidiana in tanti aspetti, di cui ci dimentichiamo, secondo una cultura sussidiaria. Gli studenti che girano per l'Erasmus, i progetti comuni di ricerca per le università, la libera circolazione di persone e merci, le collaborazioni sistematiche tra imprese, i progetti e gli ideali comuni tra corpi intermedi, soprattutto una cultura per la pace voluta dalla maggioranza dei cittadini. Questi sono esempi gratificanti.

Ora, questi esempi devono moltiplicarsi e guidare i rapporti tra le istituzioni, le formazioni sociali e i cittadini. Il principio fondamentale della sussidiarietà stabilisce una relazione virtuosa tra diversi soggetti di un sistema-Paese. Spingendoli a dare il meglio di loro: le persone a concepirsi come "comunitarie" e non solo come individui consumatori; la società ad auto-organizzarsi, grazie al costituirsi di luoghi, aggregazioni, comunità; lo Stato a sostenere la società nel dare risposte e a intervenire laddove non emergano. Ecco l'autentico "motore" verticale e orizzontale di una società democratica.

In definitiva, l'Europa deve sapere riparare ai suoi errori, deve rivedere le tappe fondamentali del suo percorso iniziato tra le rovine del Secondo dopoguerra, per conto di uomini che hanno saputo interpretare in modo encomiabile il loro tempo e hanno dato una prospettiva a questo continente. In una condizione politica mondiale di grande tensione, con guerre in corso e la prospettiva che i conflitti regionali possano diventare globali, oggi una nuova classe dirigente, dopo aver ripensato alla storia dell'Unione Europea, deve ritornare allo slancio ideale dei Padri fondatori.

Questo è il momento di ritornare a sentirsi veramente europeisti e creare non solo istituzioni funzionali, ma aiutare tutto un popolo a sentirsi europeo.

Per gentile concessione de Il Sole 24 Ore

https://www.sussidiarieta.net/cn4203/come-aiutare-tutto-un-popolo-a-sentirsi-veramente-europeo.html#:~:text=Quali%20speranze%2C%20dopo%20tanti%20anni%20di%20promessa%2C%20integrazione%20e%20reale%20unit%C3%A0%20politica%2C%20possono%20venire%20dall%27Europa%20e%20dalle%20prossime%20elezioni%20di%20giugno%3F%20Partiamo%20da%20una%20considerazione%20positiva.%20Gli%20anni%20della%20pandemia%20da%20Covid