CASO MORO/ Alcune piste da seguire per non diventare
“complottisti”
Nella storia della Repubblica non si è mai scritto così
tanto come sul caso Moro. Alcuni suggerimenti di lettura per capire meglio cosa
accadde
Bruno Foresi
Il 9 maggio rimane, per l’Italia politica e civile, la data
del delitto più grave di tutta la sua storia repubblicana: l’assassinio di Aldo
Moro ed il ritrovamento del suo corpo in via Caetani. Quel fatto ha cambiato
per sempre la storia politica e sociale dell’Italia.
Recentemente, il Capo dello Stato Mattarella, davanti
all’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, ha chiesto un’iniziativa sul
modello degli incontri del 1975 a Helsinki, ai tempi della Guerra fredda, per
cercare di fermare la guerra in Ucraina. Mattarella ha ricordato il contributo
decisivo di Aldo Moro, presidente del Consiglio dell’epoca: quella conferenza
segnò un importante passo avanti nel frenare la guerra fredda e la logica dei
blocchi.
La figura dello statista e dell’uomo politico, in questi
ultimi anni, è tornata ad essere studiata e approfondita, non più ristretta
dentro lo schema del “caso Moro”, che per molto tempo ha assorbito tutto
l’interesse. Occorre “liberare” Moro “dal carcere brigatista, mettere sullo
sfondo il dramma che ha accompagnato la sua fine e occuparsi di lui come
politico – naturalmente – ma anche come intellettuale, come giurista, come
cristiano, come uomo” (Renato Moro, storico e nipote dello statista).
Rimane però altrettanto vero che il caso Moro debba
continuare ad essere studiato, approfondito e chiarificato, proprio perché,
essendo uno dei momenti più critici della storia politica della nostra nazione,
“se non riusciamo ad arrivare alla verità sul caso Moro siamo davvero perduti”
(Leonardo Sciascia).
È molto complicato documentarsi rispetto al caso Moro, vista
l’enorme mole di informazioni che nel tempo si sono accumulate. Solo a livello
parlamentare, del caso Moro si sono occupate le seguenti commissioni di
inchiesta: le due commissioni Moro, le quattro commissioni Terrorismo e Stragi,
la commissione sulla loggia massonica P2, la commissione Mitrokhin. Ad esse
occorre poi aggiungere i cinque processi che hanno trattato il caso Moro.
Esiste poi una vastissima produzione culturale su questo tema, che ogni anno si
arricchisce di nuovi libri, film, serie tv, rappresentazioni teatrali,
interventi e dibattiti pubblicati sui social: non è azzardato dire che, spesso,
queste pubblicazioni peccano di “complottismo”, dietrologie esagerate, o
viceversa, di mero conformismo culturale alla “vulgata” ancora corrente del
memoriale Morucci, come ad esempio, una recente conferenza del professor
Barbero, presente su YouTube, che ripete tutto il racconto così come è stato
codificato dal memoriale Morucci, senza nessun accenno critico, anzi
sottolineando che “ormai sappiamo tutto!”.
Perciò riteniamo utile fornire una piccola guida, non
esaustiva, per approfondire questo tema, indicando gli strumenti più validi per
avvicinarsi alla verità storica dei fatti.
Prima di tutto, segnaliamo il lavoro enorme svolto dall’on.
Gero Grassi, pugliese, a cui si deve l’istituzione della seconda Commissione
parlamentare per il caso Moro. Nel sito dell’on. Grassi sono raccolti tutti i
documenti delle Commissioni parlamentari che si sono interessate del caso Moro,
insieme a tutti gli articoli pubblicati in Italia su questa vicenda dal 1978
fino ad oggi. Purtroppo, l’archiviazione è molto semplice, ovvero l’elenco
degli articoli compare per data di pubblicazione e quindi la ricerca di
articoli pubblicati in passato non risulta agevole. Sempre nel sito, è
possibile scaricare gratuitamente il libro pamphlet Aldo Moro: La Verità Negata
– VIII Edizione, che raccoglie una sintesi delle conferenze che questo politico
pugliese ha svolto e continua a svolgere in tutta Italia. Il tono apodittico
con il quale vengono fatte molte affermazioni non aiuta una ricostruzione
approfondita e ponderata della verità storica: ma va detto che questo tono
“provocatorio” può risvegliare la coscienza civile e morale del lettore.
Ecco di seguito, i nostri suggerimenti.
1) Moro: il caso non è chiuso. La verità non detta, di M. A.
Calabrò e Giuseppe Fioroni (Lindau, 2 ed., 2019). Descrive i risultati del
lavoro della seconda commissione Moro, presieduta dall’on. Fioroni terminata
nel 2017, per la fine anticipata della XVII legislatura. Tutto quello che la
gente sapeva sul caso Moro, cioè sulla strage efferata della sua scorta in via
Fani, la lunga prigionia dello statista democristiano e la sua sconvolgente
morte, si basava in gran parte su una ricostruzione dei fatti frutto di un
compromesso volto a formulare una “verità accettabile” sia per gli apparati
dello Stato italiano, sia per gli stessi brigatisti. Tutto questo provocò un
processo di rielaborazione, molto tortuoso ed ex post, su che cosa era
veramente accaduto durante l’ “Operazione Fritz”, il nome in codice dell’
“operazione Moro”. Alcune verità emerse dalla nuova Commissione d’inchiesta
Moro 2 sono sconcertanti, diversi “miti” viceversa sono stati smascherati.
Quattro anni di lavoro, migliaia di documenti desecretati degli archivi dei
servizi segreti italiani, nuove prove della Polizia scientifica e dei Ris dei
Carabinieri hanno rivelato molti nuovi, sorprendenti elementi. È il libro da
leggere per avere il quadro più equilibrato del caso Moro, senza prestarsi a fantasie,
manipolazioni, congetture e illazioni. Nella nuova versione, il libro è
arricchito da una appendice di “cronologia di alcuni fatti notevoli” che
evidenzia alcune “coincidenze” almeno sospette e lega al caso Moro molti
avvenimenti ad esso successivi.
2) Il Memoriale della Repubblica. Gli scritti di Aldo Moro
dalla prigionia e l’anatomia del potere italiano, di Miguel Gotor (Einaudi,
2011) e Aldo Moro, Lettere dalla prigionia, a cura di Miguel Gotor (Einaudi,
2018): in questi due lavori, Miguel Gotor, con il metodo proprio dello storico,
ma conservando un carattere divulgativo, studia e analizza tutti gli scritti di
Aldo Moro nella cosiddetta prigione delle Brigate rosse.
Veniamo al Memoriale. Scritto e riscritto a mano dal
prigioniero, fotocopiato e battuto a macchina dai brigatisti, il memoriale che
Aldo Moro produsse durante il suo rapimento per rispondere agli interrogatori
delle Br è stato al centro di una rete di delitti, ricatti, conflitti tra
poteri legittimi e non, che ha coinvolto alcuni tra i protagonisti della storia
repubblicana e molti dei suoi snodi più inquietanti: dal generale Dalla Chiesa
ad Andreotti, da Gladio alla P2, dai servizi segreti alla banda della Magliana,
dall’omicidio del giornalista Pecorelli ai brigatisti Moretti, Gallinari,
Senzani e Fenzi. Lo stesso memoriale è incompleto, avvolto dal mistero: perché
le Br non lo resero mai pubblico come invece avevano promesso? I dattiloscritti
rinvenuti nel covo brigatista di via Monte Nevoso nell’autunno del 1978 furono
censurati e da chi? Perché dovettero passare dodici anni prima che nel medesimo
covo fosse scoperto un nascondiglio da cui emersero numerose fotocopie degli
autografi di Moro? E dove è finito il manoscritto originale? E cosa vi era
scritto? Miguel Gotor risponde a tali domande e dimostra che è possibile
sottrarre le carte di Aldo Moro alle dietrologie e ai sospetti, per consegnarli
al rigore del metodo storico.
Quanto alle Lettere, nei 55 giorni di prigionia Aldo Moro ne
scrisse un centinaio, che sono pubblicate integralmente. Miguel Gotor riordina
cronologicamente l’intero carteggio e ne offre un’edizione accurata che
restituisce alla prigionia di Moro le sue parole più vere, il vertice delle
quali è forse il seguente: “Bacia e carezza per me tutti, volto per volto,
occhi per occhi, capelli per capelli. A ciascuno una mia immensa tenerezza che
passa per le tue mani. Sii forte, mia dolcissima, in questa prova assurda e
incomprensibile. Sono le vie del Signore. […] Vorrei capire, con i miei piccoli
occhi mortali come ci si vedrà dopo. Se ci fosse luce, sarebbe bellissimo”
(alla moglie Eleonora, detta Noretta).
3) Il puzzle Moro. Da testimonianze e documenti inglesi ed
americani desecretati, la verità sull’assassinio del leader Dc, di Giovanni
Fasanella (Chiare Lettere, 2018).
In questo libro risulta evidente che la vicenda Moro
costituisce un caso internazionale per eccellenza. Tra gli anni Sessanta e
Settanta la politica estera morotea, soprattutto quella mediterranea (Moro
aveva ripreso, per certi versi, la politica di Enrico Mattei verso il Nord
Africa), e il disgelo nella politica interna tra Dc e Pci vennero percepiti
come un pericolo gravissimo per gli equilibri mondiali, ancora fermi a Yalta.
L’Italia andava fermata. A tutti i costi. Sulla base di documenti desecretati a
Londra e a Washington e delle acquisizioni della commissione d’inchiesta
parlamentare sul caso Moro 2, Giovanni Fasanella intende dimostrare che una
parte delle amministrazioni Usa, con gli inglesi e la complicità a vari livelli
e in fasi successive di Francia, Germania e Unione Sovietica insieme con
Cecoslovacchia e Bulgaria, avevano interessi convergenti a fermare Moro. Questo
libro purtroppo non ha un indice dei nomi e risulta, in alcune affermazioni,
troppo tranchant, ma aiuta a comprendere il quadro internazionale che ha fatto
da contesto e ha pesantemente influenzato la vicenda del sequestro e
dell’assassinio di Moro. “La cornice in cui leggere il caso Moro è senza dubbio
quella di un paese che ha perso la Seconda guerra mondiale ma ha vinto il dopoguerra
facendosi troppi nemici” (Miguel Gotor).
Dopo questi 44 anni, cosa sappiamo del caso Moro, quali
ragionevoli conclusioni possiamo trarre? Risulta sempre più avvalorata la tesi
che se certamente sono state le Brigate rosse a sequestrare e ad uccidere Aldo
Moro, esse però non hanno fatto tutto da sole: molti, da componenti dei servizi
segreti e degli apparati di sicurezza in Italia, ad apparati di intelligence di
molte nazioni, occidentali ed orientali, hanno agevolato, favorito ed avallato
quella operazione, bloccando i tentativi più concreti di trattativa per la sua
liberazione che vennero fatti dal Papa Paolo VI e dai socialisti di Craxi. Come
scrisse, un anno dopo via Caetani, Carlo Bo sul Corriere della Sera con
profondo acume, fu un “delitto di abbandono”.
Anche nel caso delle Br, si può tristemente e tragicamente
verificare che chi sceglie il terrorismo diventa un “utile idiota” nelle mani
del potere, magari proprio di quel potere del quale si dichiara fierissimo
nemico. “In tutta onestà, Adriana, a tanti anni di distanza, te la sentiresti
di dire che la storia del caso Moro e delle Brigate Rosse si esaurisce nella
tua storia personale, quindi nelle tue conoscenze?” “No. in tutta onestà, non
posso dirlo. Non posso escludere che sia accaduto qualcosa sopra le nostre
teste che non sappiamo” (Adriana Faranda, dal testo di Fasanella).
(…….)
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