Carras,
cambiare la vita per non perderla
Pubblicazione: 16.01.2024 - Fernando De Haro
La scorsa settimana, esattamente il 9 gennaio, è scomparso
Jesús Carrascosa, responsabile di Comunione e Liberazione in Spagna
Lo chiamano Carras. Un soprannome, una semplificazione che
dà forza sonora al suo nome: Jesús Carrascosa. Ha studiato filosofia presso la
Compagnia di Gesù. Studi che nella Spagna degli anni ’60 lo trasformano in una
sorta di “aristocratico intellettuale”. E lavora alla ZYX, la casa editrice
creata da esponenti dell’Azione Cattolica impegnati a favore del mondo operaio.
Ma non lavora in ufficio, bensì in magazzino, a preparare i pacchi per spedire
i libri. Lavora con quella passione per il concreto che lo accompagnerà per
tutta la vita. Ci vuole tanto amore per se stessi, tanta stima per l’esigenza
di giustizia che vibra dentro per dedicarsi a preparare pacchi, per andare a
vivere in una baracca a Palomeras (Vallecas), per cambiare vita tre, quattro,
cinque volte, per cambiare sempre la propria vita per non perderla.
Ci vuole molto coraggio e molta autostima per riconoscere, a
quasi 40 anni, che l’ideale a cui si sono dedicate le migliori energie è
tramontato. Che la triplice comunione – di vita, di beni e di azione – con i
compagni, che l’autogestione, è radicalmente fallita. Che il posto della morale
rivoluzionaria è stato occupato dalla miseria umana. Ci vuole molta coscienza
della necessità per accettare prima di viaggiare e poi di stabilirsi in Italia
per diversi anni. Ci vuole tanta gratitudine e tanta consapevolezza di aver
trovato un grande tesoro nell’abbraccio di don Giussani per accettare qualsiasi
incarico pur di restare vicini al suo sguardo. Il lavoro, a quasi 40 anni, è
quello di pulire la sede di Comunione e Liberazione.
Torna in Spagna, alle cose di sempre, con le solite persone.
Ma ormai niente è più come prima. Giussani non gli ha dato nessun incarico, non
gli ha chiesto nulla, non hanno progetto nulla di concreto. Quello che è
concreto è il legame tra lui, Jone, sua moglie, i coniugi Oriol e Giussani. Ciò
che è concreto è il legame con i nuovi amici, il legame con Cristo che batte in
modo molto concreto nella carne. Ci vuole una grande passione e una grande
gratitudine per l’incontro con lo sguardo di Cristo sulla vita e e per la vita
che guarda Cristo per scommettere tutto su qualcosa che sembra niente.
E ricomincia, questa volta da insegnante in una scuola. Lo
chiamano Carras. Anche il pugno di giovani che cominciano a stringersi attorno
a lui lo chiamano Carras. La stragrande maggioranza di loro non ha più alcuna
“preoccupazione spirituale”. È la grande opportunità educativa della Spagna
secolarizzata. Lo chiamano Carras quando sa come arrivare dove sono loro.
Quando comunica se stesso, quando comunica una passione umana, una passione per
Cristo che ha la forma del buon mangiare e bere, di un’amicizia densa e
gioiosa. Quando comunica se stesso creando uno spazio che ha la forma dello
scherzo e della libertà, uno spazio in cui la differenza non separa, ma,
paradossalmente, unisce di più.
Quando arriva a Roma e cambia ancora lavoro, quando inventa
la “diplomazia dell’umano” tra le personalità spesso fredde e solitarie del
Vaticano, anche lì lo chiamano Carras.
(....continua su il Sussidiario.net)