venerdì 29 maggio 2015

DOCUMENTI

«Ti basta la mia grazia»

di Julián Carrón
29/05/2015 - Il saluto di don Julián Carrón per la XXXVII edizione del pellegrinaggio a piedi Macerata-Loreto, 6 giugno 2015
Carissimi, Cristo è una presenza così presente che riempie di letizia, consentendo di vivere in qualunque situazione. Ce lo testimoniano ogni giorno i nostri fratelli perseguitati, nei quali vediamo compiersi le parole di Gesù a san Paolo: «“Ti basta la mia grazia; la mia forza infatti si manifesta pienamente nella debolezza”. (...) Perciò mi compiaccio nelle mie debolezze, negli oltraggi, nelle difficoltà, nelle persecuzioni, nelle angosce sofferte per Cristo: infatti quando sono debole, è allora che sono forte» (2Cor 12,9-10). Siamo piccoli, consapevoli dei nostri limiti, dei tradimenti quotidiani e della fragilità di tutti i nostri tentativi; ma più di tutto siamo certi che il Padre ci ha scelti così come siamo perché sia ancora più palese che la forza è solo Sua.

giovedì 28 maggio 2015

Dialogo tra don Carron e gli studenti del S.Cuore a Milano

SACRO CUORE DI MILANO - 30 ANNI

Che questo fuoco non si spenga mai

di Riccardo Sturaro
28/05/2015 - Per l'anniversario della scuola di CL, don Julián Carrón dialoga con i ragazzi del liceo. A tema la scuola, lo studio e la vita che preme. Con una domanda a fare da filo conduttore: cosa significa crescere? Il racconto di uno studente
Lo studio, i compagni di classe, la scuola. E la vita che preme, urgenza di pienezza: dall’attesa di una vocazione che si sveli fino a quell’incontenibile nostalgia, quell’ “impeto senza tregua” che è «il più grande alleato nell’avventura della vita». Don Julián Carrón dialoga con gli studenti dei licei del Sacro Cuore, in occasione dei trent’anni della fondazione. Il tema: che cosa significa crescere? Ecco che cosa è emerso.

mercoledì 27 maggio 2015

Vive come l'erba

Vive come l’erba...Storie di donne nel totalitarismo

E' in libreria "Vive come l’erba...Storie di donne nel totalitarismo" edito da La Casa di Matriona, scritto da Marta Dell'Asta, Giovanna Parravicini, Angelo Bonaguro. Questo libro raccoglie otto storie di donne vissute in anni e contesti diversi nel periodo dei regimi totalitari di tipo sovietico. A unirle è un senso profondo dell’umano, che ha ridestato in loro e intorno a loro il gusto della bellezza, dell’amicizia, il desiderio di vivere una vita autentica che non censuri la pietà, il dolore, il dovere, la responsabilità.

Mogli, madri, monache, artiste, insegnanti, hanno dalla loro la forza vitale dell’esperienza, dell’amore, che come un esile filo d’erba, è in grado di bucare l’asfalto di ogni cortina ideologica. Testimonianze vere, in grado di ridestare anche in noi – uomini e donne oggi sballottati da un profondo vento di crisi –
un moto di speranza.

GLI AUTORI
Marta Dell’Asta è direttore della rivista «La Nuova Europa».
È autrice della biografia del gesuita Pietro Leoni, e della storia
del dissenso Una via per incominciare.
Giovanna Parravicini ha curato varie pubblicazioni sulla storia
della Chiesa in Russia e la storia dell’arte bizantina e russa.
Tra le opere: Lituania popolo e Chiesa; Ave Gioia di tutto il
creato; Julija Danzas; Vita di Maria in icone; Icona: immagine di
fede e arte; Liberi; Marija Judina la pianista che commosse Stalin.
Angelo Bonaguro si occupa della storia del dissenso dei paesi
centro-europei. Ha al suo attivo numerosi articoli apparsi su
vari organi di stampa.
Gli autori sono ricercatori presso la Fondazione Russia Cristiana

Scheda del Libro

«Vive come l’erba»
Scheda del libro

Mentre l’uomo in situazioni di costrizione e illibertà possiede «la tragicità di un leone catturato e umiliato», la donna si trasforma «in un piccolo roditore furioso», capace di «rodere e raspare con la complicità dei propri simili – cioè, fuori metafora, di ritagliare per sé e gli altri spazi impensabili di libertà. Sono parole di Dagmar Šimková, cecoslovacca, una delle protagoniste delle storie presentate nel nuovo libro scritto da Angelo Bonaguro, Marta Dell’Asta e Giovanna Parravicini, ricercatori della Fondazione Russia Cristiana.
Perché solo storie di donne, e perché proprio queste donne? E che cosa hanno da dire al nostro oggi?
L’Unione Sovietica è stata, nel quadro del gigantesco esperimento di creazione dell’homo sovieticus, anche il primo paese dell’emancipazione totale della donna – dirigente, astronauta, spazzino, imbianchino, muratore. Un’emulazione pressoché totale (esclusa la politica) del maschio, che ha comportato l’esautorazione della famiglia, del suo ruolo educativo, e più in generale dei vincoli familiari: l’URSS si concepiva come un’unica grande famiglia, dove troneggiava il «padre dei popoli», mentre la «madre» era la patria, da amare, onorare e difendere al di sopra di ogni altra cosa. Dopo la procreazione, padri e madri divenivano ormai superflui.

lunedì 25 maggio 2015

La Pentecoste inaugura la stagione della testimonianza e della fraternità

Regina Coeli. Solennità di Pentecoste

Francesco www.vatican.va

24/05/2015 - Piazza San Pietro


Cari fratelli e sorelle, buongiorno.

La festa della Pentecoste ci fa rivivere gli inizi della Chiesa. Il libro degli Atti degli Apostoli narra che, cinquanta giorni dopo la Pasqua, nella casa dove si trovavano i discepoli di Gesù, «venne all’improvviso dal cielo un fragore, quasi un vento che si abbatte impetuoso …e tutti furono colmati di Spirito Santo» (2,1-2). Da questa effusione i discepoli vengono completamente trasformati: alla paura subentra il coraggio, la chiusura cede il posto all’annuncio e ogni dubbio viene scacciato dalla fede piena d’amore. E’ il “battesimo” della Chiesa, che iniziava così il suo cammino nella storia, guidata dalla forza dello Spirito Santo.

Quell’evento, che cambia il cuore e la vita degli Apostoli e degli altri discepoli, si ripercuote subito al di fuori del Cenacolo. Infatti, quella porta tenuta chiusa per cinquanta giorni finalmente viene spalancata e la prima Comunità cristiana, non più ripiegata su sé stessa, inizia a parlare alle folle di diversa provenienza delle grandi cose che Dio ha fatto (cfr v. 11), cioè della Risurrezione di Gesù, che era stato crocifisso. E ognuno dei presenti sente parlare i discepoli nella propria lingua. Il dono dello Spirito ristabilisce l’armonia delle lingue che era andata perduta a Babele e prefigura la dimensione universale della missione degli Apostoli. La Chiesa non nasce isolata, nasce universale, una, cattolica, con una identità precisa ma aperta a tutti, non chiusa, un’identità che abbraccia il mondo intero, senza escludere nessuno. A nessuno la madre Chiesa chiude la porta in faccia, a nessuno! Neppure al più peccatore, a nessuno! E questo per la forza, per la grazia dello Spirito Santo. La madre Chiesa apre, spalanca le sue porte a tutti perché è madre.

Lo Spirito Santo effuso a Pentecoste nel cuore dei discepoli è l’inizio di una nuova stagione: la stagione della testimonianza e della fraternità. È una stagione che viene dall’alto, viene da Dio, come le fiamme di fuoco che si posarono sul capo di ogni discepolo. Era la fiamma dell’amore che brucia ogni asprezza; era la lingua del Vangelo che varca i confini posti dagli uomini e tocca i cuori della moltitudine, senza distinzione di lingua, razza o nazionalità. Come quel giorno di Pentecoste, lo Spirito Santo è effuso continuamente anche oggi sulla Chiesa e su ciascuno di noi perché usciamo dalle nostre mediocrità e dalle nostre chiusure e comunichiamo al mondo intero l’amore misericordioso del Signore. Comunicare l’amore misericordioso del Signore: questa è la nostra missione! Anche a noi sono dati in dono la “lingua” del Vangelo e il “fuoco” dello Spirito Santo, perché mentre annunciamo Gesù risorto, vivo e presente in mezzo a noi, scaldiamo il nostro cuore e anche il cuore dei popoli avvicinandoli a Lui, via, verità e vita.

Ci affidiamo alla materna intercessione di Maria Santissima, che era presente come Madre in mezzo ai discepoli nel Cenacolo: è la madre della Chiesa, la madre di Gesù diventata madre della Chiesa. Ci affidiamo a Lei affinché lo Spirito Santo scenda in abbondanza sulla Chiesa del nostro tempo, riempia i cuori di tutti i fedeli e accenda in essi il fuoco del suo amore.

sabato 23 maggio 2015

L'allenatore nella steppa

DOPO L'UDIENZA/2

Un fatto che continua: l'allenatore nella steppa

di Paola Bergamini
19/05/2015 - La rinuncia agli Esercizi, per l'impegno di lavoro in Russia, con una preghiera: «Rivelati là dove vado». In Alexi, la risposta si fa carne. Fino alla scoperta: anche laggiù qualcuno segue le tracce di don Giussani
«Tenete vivo il fuoco della memoria di quel primo incontro e siate liberi!». A due mesi dall'Udienza di papa Francesco con il movimento di Comunione e Liberazione risuona ancora ancora l'invito del Santo Padre a intraprendere un cammino, un lavoro. Così, siamo andati a vedere come quello che è successo il 7 marzo in Piazza San Pietro è diventato una strada che tanti, in tutto il mondo, hanno iniziato a percorrere. La seconda storia che racconta cosa è accaduto dopo Roma

Lorenzo quella mail l’aveva riletta un paio di volte. Un’amica gli comunicava le date degli Esercizi della Fraternità e gli chiedeva di valutare l’ipotesi di farsi sostituire al lavoro. All’inizio un po’ c’era rimasto male. Il suo è un lavoro bellissimo, che lo appassiona: nell’ambito di un progetto sociale legato allo sport, forma allenatori che operano con bambini di strada o in situazioni difficili. È sempre in giro per il mondo, e questo spesso ha significato rinunciare ai gesti del movimento. «Ho saltato anche l’Udienza con il Papa. Ma quelle parole, lette e rilette, mi sono entrate nel cuore. Le periferie sono i miei bambini», racconta.

venerdì 22 maggio 2015

'Vivere nella verità'

LIBRI

«Vivere nella verità». La rivoluzione di padre Toufar

di Stefano Pasquero
22/05/2015 - Miloš Doležal racconta la storia di un parroco di campagna vissuto sotto il regime comunista in Cecoslovacchia. La sua missione è silenziosa e appassionata, vissuta attraverso la gente del popolo. Fino al miracolo, e alla sua lotta per difenderlo
Questo libro è un’impressionante testimonianza di fede e di dedizione umana, ambientato in un contesto di vita rurale della Cecoslovacchia degli anni Cinquanta del secolo scorso. Si tratta della vita di padre Josef Toufar, parroco di campagna. Apparentemente questa storia è simile a quella di molti altri preti che hanno vissuto nei regimi totalitari comunisti. Sacerdoti che cercavano di combattere l’ideologia, così precisamente descritta da Vaclav Havel ne Il potere dei senza potere, svolgendo la propria opera senza gesti eclatanti, ma tessendo trame di rapporti con le singole persone incontrate.

martedì 19 maggio 2015

'Per fare un figlio ci vuole un villaggio'

RIMINI

Educati ad essere "magnifici"

di Valerio Lessi
19/05/2015 - Una scuola di cucina su misura, dove con la matematica e la vendemmia si imparano la fiducia e l'obbedienza. Accade alla Città dei Maestri, ai sette allievi che nessuno si sarebbe mai scelto. E a quegli insegnanti, che stanno diventando "grandi" con loro
Strana scuola quella dove gli insegnanti sono tutti volontari, lavorano gratis, e ce ne sono più di quaranta per appena sette studenti. Strana scuola quella i cui locali sono nel laboratorio di cucina di uno degli insegnanti, anche questi messi a disposizione gratuitamente. Strana scuola quella che al termine del percorso didattico riesce a radunare trecento persone per fare sperimentare, pagando, il frutto del lavoro degli studenti. Strana scuola, ma certamente, per dirla con un’espressione oggi di moda, una buona scuola. Buona, perché il cammino di un anno scolastico ha provocato qualcosa che non era scontato: il cambiamento degli insegnanti, la crescita degli studenti. E buona perché documenta la verità di quel proverbio africano che anche papa Francesco ama citare: «Per educare un figlio ci vuole un villaggio».

lunedì 18 maggio 2015

Che cos'è la maternità spirituale

INCONTRO DEL SANTO PADRE FRANCESCO
CON RELIGIOSE E RELIGIOSI DELLA DIOCESI DI ROMA
Aula Paolo VI
Sabato, 16 maggio 2015


Prima domanda (Sr. Fulvia Sieni, Agostiniana del Monastero dei Santi Quattro Coronati)
I monasteri vivono un delicato equilibrio tra nascondimento e visibilità, clausura e coinvolgimento nella vita diocesana, silenzio orante e parola che annuncia. In che modo un monastero urbano può arricchire e lasciarsi arricchire dalla vita spirituale della Diocesi e dalle altre forme di vita consacrata, mantenendosi saldo nelle sue prerogative monastiche?
Prima risposta
Lei parla di un delicato equilibrio tra nascondimento e visibilità. Io dirò di più: una tensione fra nascondimento e visibilità. La vocazione monastica è questa tensione, tensione nel senso vitale, tensione di fedeltà. L’equilibrio si può intendere come “bilanciamo, tanto di qua, tanto di là…”. Invece la tensione è la chiamata di Dio verso la vita nascosta e la chiamata di Dio a farsi visibili in un certo modo. Ma come deve essere questa visibilità e come deve essere questa vita nascosta? E’ questa tensione che voi vivete nella vostra anima. E’ questa la vostra vocazione: siete donne “in tensione”: in tensione fra questo atteggiamento di cercare il Signore e nascondersi nel Signore, e questa chiamata a dare un segno. Le mura del monastero non sono sufficienti per dare il segno. Ho ricevuto una lettera, 6-7 mesi fa, di una suora di clausura che aveva incominciato a lavorare con i poveri, nella portineria; e poi è uscita a lavorare fuori con i poveri; e poi è andata avanti di più e di più, e alla fine ha detto: “La mia clausura è il mondo”. Io le ho risposto: “Dimmi, cara, tu hai la grata portatile?”. Questo è uno sbaglio.

Giornata Tracce: testinoniare la fede anche a costo della vita

#GIORNATATRACCE #FREE2PRAY

Testimoniare la fede anche a costo della vita

di Davide Perillo
18/05/2015 - Dopo il massacro del 2 aprile, a Garissa, in Kenya, la paura cresce. Ma per i cristiani, una minoranza rispetto ai musulmani, appartenere alla Chiesa è decisivo. Lo racconta monsignor Joseph Alessandro, vescovo nella Diocesi
La pallottola ha attraversato la portiera, si è infilata nell’anca ed è arrivata all’intestino. «Un’esperienza brutta, ma è stata una grazia. Da quel momento ho più fiducia in Dio. Salgo in macchina e mi affido, mi metto nelle Sue mani…». Monsignor Joseph Alessandro, 65 anni, frate cappuccino, maltese, vescovo coadiutore di Garissa, Kenya, è passato per la stessa croce toccata ai suoi ragazzi. Ai 147 studenti massacrati all’alba del 2 aprile nel cortile dell’Università.

A sparare a lui non erano stati i fanatici di al Shabaab, «i giovani», in arabo, i terroristi che arrivano dalla Somalia e che nel campus hanno separato i cristiani dagli altri per ucciderli. Nel ’94 non c’erano ancora. Altre bande, sempre somale. Ma quando è arrivata la notizia dell’assalto, gli sms, le telefonate dei ragazzi che chiedevano aiuto, monsignor Alessandro ha rivissuto di colpo quel momento. «Abbiamo sentito spari per tutto il giorno, ma nessuno fuori sapeva davvero che cosa stesse succedendo». Racconta: «Noi abbiamo cercato di andare subito nell’ospedale dove avevano portato i feriti, ma era isolato. Ci abbiamo riprovato il giorno dopo. Ci hanno detto che avevano trasferito tutti in un campo militare». I susperstiti, e le vittime. Come Ayub, che si era alzato presto per andare a pregare e nell’ultimo messaggio a casa scriveva «non ci resta che Dio». O Milton, che amava il gospel e voleva diventare insegnante di lingue. Oppure Laban, che è morto affrontando i terroristi a mani nude per difendere gli amici. E tanti altri.

martedì 12 maggio 2015

Tat'jana Kasatkina in Italia nelle scuole pubbliche

TAT'JANA KASATKINA

Tutto parla, sappiamo ascoltare?

di Elena Mazzola
12/05/2015 - Dieci giorni di incontri con l'intellettuale russa, da Venezia al Salento. Tremila «gentili lettori», tanti studenti tra loro, e i romanzi di Dostoevskij. Per imparare a leggere, ovvero, «recuperare la dignità della ragione»
Dieci giorni su e giù per l’Italia. E di incontri imprevedibili con tremila persone, per la maggior parte studenti, da Brescia a Modena. E poi in Puglia, tra il Salento e Manfredonia, per concludere con una risalita a Venezia. È questa l’ultima avventura italiana di Tat’jana Kasatkina, che si è fermata in Italia per una nuova serie di lezioni su Dostoevskij. A tema, la percezione del mondo come soggetto, il cambiamento del mondo nel cambiamento di sé, la libertà. Domande esistenziali, urgenti, affrontate con l’aiuto del grande pensatore cristiano russo, spaziando da un testo all’altro tra Il diario di uno scrittore, Le notti bianche, I fratelli Karamazov e Delitto e castigo.

giovedì 7 maggio 2015

Un film su don Pino Puglisi

ALLA LUCE DEL SOLE

«Vi insegno a rompere le scatole»

di Luca Marcora
06/05/2015 - Dalla prima messa nel Brancaccio alla morte nel 1993. La storia di don Pino Puglisi, ucciso a Palermo dalla mafia «perché non faceva cose da prete», è affidata alla regia di Roberto Faenza. Una narrazione asciutta, oltre ogni retorica
Gli ultimi anni di don Pino Puglisi (Zingaretti), assassinato nel 1993 dalla mafia perché «toglieva i ragazzini dalla strada e rompeva le scatole».

Uomini di Dio (2010); Cristiada (2012); La buona battaglia - Don Pietro Pappagallo (2006). Sono alcuni esempi di come il cinema in questi anni ha raccontato il martirio di uomini e donne che hanno dato la propria vita per un Dio non ridotto ad un fatto intimistico o del passato, ma reale presenza nell’oggi. La strada per la realizzazione di opere del genere non è facile: quando anche il coraggio dei produttori viene premiato e il film è pronto per le sale, non sempre la distribuzione si dimostra altrettanto coraggiosa. Così è accaduto a Cristiada, arrivato in Italia in grande ritardo solo grazie agli sforzi di una casa di distribuzione indipendente, ma che ancora attende di essere pubblicato in dvd.

lunedì 4 maggio 2015

Veglia di Pentecoste: per i nuovi martiri

VEGLIA DI PENTECOSTE

In preghiera per i martiri di oggi


04/05/2015 - «Testimonianze che non possono passare sotto silenzio». Alla vita e alla morte di tanti cristiani che soffrono è dedicata la proposta della CEI, per il 23 maggio, di un grande gesto di preghiera a cui invitare tutti, in Italia e nel mondo
«Esiste un legame forte che già ci unisce, al di là di ogni divisione: è la testimonianza dei cristiani, appartenenti a Chiese e tradizioni diverse, vittime di persecuzioni e violenze solo a causa della fede che professano». Con queste parole il Santo Padre ha ricevuto i membri della Commissione internazionale anglicana-cattolica (30 aprile 2015). Si tratta solo dell’ultimo intervento del Papa in ordine alla tragedia di tanti cristiani e di tante persone i cui diritti fondamentali alla vita e alla libertà religiosa vengono sistematicamente violati.

Questa situazione ci interroga profondamente e deve spingerci ad unirci, in Italia e nel mondo, in un grande gesto di preghiera a Dio e di vicinanza con questi nostri fratelli e sorelle. Imploriamo il Signore, inchiniamoci davanti al martirio di persone innocenti, rompiamo il muro dell'indifferenza e del cinismo, lontano da ogni strumentalizzazione ideologica o confessionale.

Da qui la proposta di dedicare, in Italia e in tutte le comunità del mondo che vorranno aderire, la prossima Veglia di Pentecoste, sabato 23 maggio 2015, ai martiri nostri contemporanei.

A questo scopo si sta inoltre lavorando ad un progetto di diffusione - attraverso i social media - di testimonianze e storie, dai diversi paesi: racconti di fede e di amore estremo, eventi di condivisione, fatti di carità. Sono moltissimi i cristiani e gli uomini di ogni confessione capaci di testimoniare l’amore a prezzo della vita. Tale testimonianza non può passare sotto silenzio perché costituisce per tutti una ragione di incoraggiamento al bene e di resistenza al male.

La Presidenza della CEI


Roma, 30 aprile 2015

venerdì 1 maggio 2015

L'intervista al custode di Terrasanta

I FATTI

«Aleppo, la solidarietà resiste»

L'intervista al Custode di Terra Santa (da Avvenire, 1 maggio)
di Andrea Avveduto
«La situazione umanitaria, in particolare ad Aleppo, è straziante. Mancano elettricità e acqua, la gente vive continuamente sotto i bombardamenti». Fra Pierbattista Pizzaballa, Custode di Terra Santa, appena tornato dalla Siria conserva negli occhi tutte le atrocità di una guerra assurda giunta ormai al quarto anno.

Padre Pizzaballa, quali zone ha potuto visitare e quali sono le più colpite dal conflitto?Sono stato a Latakia, Damasco e Aleppo. Non ho potuto andare nei villaggi del Nord perché c’erano dei combattimenti in corso per prendere Jisr al-Shugur, una cittadina che era sotto il controllo governativo e adesso è stata conquistata da al-Nusra. I jihadisti hanno distrutto in poco tempo anche tutte le nostre proprietà, ma non è il problema principale. Sono le tante famiglie sfollate che bussano alla nostra porta a preoccuparci. La città più colpita è Aleppo, dove la popolazione vive in condizioni disastrose e le uniche forme di lavoro che sopravvivono sono le piccole attività commerciali.