mercoledì 30 settembre 2015

Russia cristiana: l'io, la sua libertà, il potere

Russia Cristiana: L'io, la sua libertà e il potere

La Fondazione Russia Cristiana organizza il Convegno Internazionale "L'io, la sua libertà e il potere. La persona e i totalitarismi", che si terrà a Calcinate (Bg) e a Milano il 15-16 ottobre 2015. Il Convegno vedrà la partecipazione di intellettuali italiani, ucraini e russi che si confronteranno sulle sfide poste oggi dal potere alla persona umana, e su come la libertà della persona sia all'origine della libertà civile anche in situazioni di violenza sovrastante.

Comunicato Stampa della Fondazione Russia Cristiana
Al centro del Convegno di quest’anno, per quanto strano possa sembrare, c’è la poesia. La parola libera, vergine, espressione della persona e della sua libertà contro la manipolazione del reale operata dall’ideologia, dal totalitarismo. In particolare, verranno raccontate due figure di poeti, Osip Mandel’štam e Iosif Brodskij, simboli di due generazioni della grande poesia russa, entrambi passati attraverso l’arresto e il lager, entrambi protagonisti – in modi diversi – della resurrezione della parola vera.
Questo detta anche la novità presentata dal Convegno, che verrà inaugurato giovedì 15 ottobre con uno spettacolo teatrale presso la scuola “La Traccia” di Calcinate (BG). Lo spettacolo – dal titolo “Il poeta, la libertà e il potere: Osip Mandel’štam” – è realizzato da “Scena Sintetica” un gruppo di ricerca culturale e teatrale fondato nel 1986 a Brescia (San Desiderio). Tra la vasta produzione
artistica di Scena Sintetica si possono citare Tempo di poesia e Studio per Orlando Furioso, indagine sulla fantasia creatrice; i Drammi liturgici di Mario Apollonio; Mystica Theologia dello Pseudo Dionigi; Un mondo all’interno del mondo, ovvero El castillo interior di Teresa D’Avila; lo studio del pensiero presocratico Empedocle (Marconi), Parmenide (Severino), Eraclito (Valent).

lunedì 28 settembre 2015

Intervista di Papa Francesco ai giornalisti durante il volo dagli Usa a Roma

28/09/2015

Roma (AsiaNews) – A papa Francesco “piacerebbe tanto andare in Cina”, che ha “una grande cultura e tante cose buone”. E’ tornato a dirlo il Papa nel corso della lunga conversazione che ha avuto con i giornalisti durante il volo da Philadelphia a Roma, dove è atterrato alle 10.
Molti gli argomenti toccati, dalle novità nel processo di nullità, ma “non è un divorzio cattolico” – “il matrimonio quando è sacramento, è indissolubile e questo la Chiesa non lo può cambiare” - alla comunione ai divorziati – “me sembra un po' semplicistico dire che per queste persone la soluzione sia la possibilità di fare la comunione. Non è l'unica soluzione” – dai muri contro gli immigrati – “tutti i muri crollano: oggi, domani o dopo cent'anni” – all’obiezione di coscienza che “un diritto umano” agli abusi sui minori, “quasi un sacrilegio” e comprensione per chi non perdona i sacerdoti.
La Cina, dunque, per il Papa “è una grande nazione che apporta al mondo una grande cultura e tante cose buone. Io ho detto una volta sull'aereo, quando eravamo sopra la Cina tornando dalla Corea, che mi piacerebbe tanto andare in Cina. Amo il popolo cinese, gli voglio bene e mi auguro che ci siano le possibilità di avere buoni rapporti. Abbiamo contatti, ne parliamo. Per me visitare un paese amico come la Cina che ha tanta cultura e tanta possibilità di fare del bene sarebbe una gioia”.


foto di Chiesa Cattolica.

Omelia di Papa Francesco a Philadelphia (famiglie)

La fede e la santità nei piccoli gesti

Omelia di papa Francesco durante la messa del VIII Incontro mondiale delle famiglie a Philadelphia (Viaggio apostolico a Cuba e negli Usa, 27 settembre 2015)
28/09/2015



Nella prima Lettura, Giosuè dice a Mosè che due membri del popolo stanno profetizzando, e annunciano la parola di Dio senza alcun mandato. Nel Vangelo, Giovanni dice a Gesù che i discepoli hanno impedito a uno di scacciare gli spiriti maligni nel nome di Gesù. E qui viene la sorpresa: Mosè e Gesù rimproverano questi collaboratori per essere così chiusi di mente. Fossero tutti profeti della parola di Dio! Fosse capace ciascuno di fare miracoli nel nome del Signore!

domenica 27 settembre 2015

Il cristianesimo come farsa o come evento credibile

Il CLOWN

Nel 1969 il cardinale Joseph Ratzinger scrisse il suo “Introduzione al cristianesimo”. La prima parte del testo inizia con il celebre apologo di di S. Kierkegaard che vale la pena rileggere.
“La storiella è interessante. Narra come un circo viaggiante in Danimarca fosse un giorno caduto in preda ad un incendio. Ancora mentre da esso si levavano le fiamme, il direttore mandò il clown già abbigliato per la recita a chiamare aiuto nel villaggio vicino, oltretutto anche perché c’era pericolo che il fuoco, propagandosi attraverso i campi da poco mietuti e quindi aridi, s’appiccasse anche al villaggio. Il clown corse affannato al villaggio, supplicando i paesani ad accorrere al circo in fiamme, per dare una mano a spegnere l’incendio. Ma essi presero le grida del pagliaccio unicamente per un astutissimo trucco del mestiere, tendente ad attrarre la più gran quantità possibile di gente alla rappresentazione; per cui lo applaudivano, ridendo sino alle lacrime. Il povero clown aveva più voglia di piangere che di ridere; e tentava inutilmente di scongiurare gli uomini ad andare, spiegando loro che non si trattava affatto d’una finzione, d’un trucco, bensì d’una amara realtà, giacché il circo stava bruciando per davvero. Il suo pianto non faceva altro che intensificare le risate: si trovava che egli recitava la sua parte in maniera stupenda… La commedia continuò così, finche il fuoco s’appiccò realmente al villaggio, ed ogni aiuto giunse troppo tardi: sicché villaggio e circo andarono entrambi distrutti dalle fiamme”.

Questo racconto, e l’immagine che esso propone, è ancora oggi di grandissima attualità. Il cristiano, infatti, chiamato a testimoniare il Vangelo di Cristo, rimane spesso inascoltato perché, come nel caso del clown, egli risulta – agli occhi del mondo – “incapace di portare il suo messaggio ad essere veramente ascoltato dagli uomini […]. Anche lui infatti paludato com’è nei suoi abiti da pagliaccio tramandatigli dal medioevo o da chissà quale passato, non viene mai preso sul serio. Può dire quello che vuole, ma è come avesse appiccicata addosso un’etichetta, come fosse inquadrato nella sua parte di commediante. Comunque si comporti, qualsiasi gesto faccia per presentare la serietà del caso, tutti sanno già in partenza che egli è appunto solo un povero clown. Si sa già di che cosa parli, si conosce già in partenza che offre solo una rappresentazione fantastica, la quale ha poco o nulla da spartire con la realtà. Lo si può quindi ascoltare con animo sollevato, senza esser obbligati ad inquietarsi seriamente per quello che dice”
Il Cristianesimo è un'avvenimento, un fatto che accade, un fatto che si comunica attraverso una vita cambiata, un fatto che si manifesta nella testimonianza.

Joseph Ratzinger
Introduzione al cristianesimo
Libreria Editrice Vaticana; 1969

venerdì 25 settembre 2015

Papa francesco al Congresso degli Stati Uniti

Il Papa negli USA


Discorso del Santo Padre all'assemblea plenaria del Congresso degli Stati Uniti d'America
Signor Vicepresidente,
Signor Presidente della Camera dei Rappresentanti,
Onorevoli Membri del Congresso,
Cari Amici,

Sono molto grato per il vostro invito a rivolgermi a questa Assemblea Plenaria del Congresso nella “terra dei liberi e casa dei valorosi”. Mi piace pensare che la ragione di ciò sia il fatto che io pure sono un figlio di questo grande continente, da cui tutti noi abbiamo ricevuto tanto e verso il quale condividiamo una comune responsabilità.

Ogni figlio o figlia di una determinata nazione ha una missione, una responsabilità personale e sociale. La vostra propria responsabilità come membri del Congresso è di permettere a questo Paese, grazie alla vostra attività legislativa, di crescere come nazione. Voi siete il volto di questo popolo, i suoi rappresentanti. Voi siete chiamati a salvaguardare e a garantire la dignità dei vostri concittadini nell’instancabile ed esigente perseguimento del bene comune, che è il fine di ogni politica.

Una società politica dura nel tempo quando si sforza, come vocazione, di soddisfare i bisogni comuni stimolando la crescita di tutti i suoi membri, specialmente quelli in situazione di maggiore vulnerabilità o rischio. L’attività legislativa è sempre basata sulla cura delle persone. A questo siete stati invitati, chiamati e convocati da coloro che vi hanno eletto.

Il vostro è un lavoro che mi fa riflettere sulla figura di Mosè, per due aspetti. Da una parte il patriarca e legislatore del popolo d’Israele simbolizza il bisogno dei popoli di mantenere vivo il loro senso di unità con gli strumenti di una giusta legislazione. Dall’altra, la figura di Mosè ci conduce direttamente a Dio e quindi alla dignità trascendente dell’essere umano. Mosè ci offre una buona sintesi del vostro lavoro: a voi viene richiesto di proteggere, con gli strumenti della legge, l’immagine e la somiglianza modellate da Dio su ogni volto umano.

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Incontrare ed educare l'umano: il lavoro dell'insegnante

N.4 - Due eventi per la scuola

2015_2016_04-due-eventi-per-la-scuola.pdf109 KBDue appuntamenti da non perdere per questo inizio d’anno scolastico: la Convention Scuola 2015, il tradizionale convegno annuale di Diesse dedicato quest’anno a “Incontrare ed educare l'umano. Il lavoro dell'insegnante”, e l’incontro-dialogo con Julián Carrón, docente della Cattolica di Milano su “Insegnare oggi. Nuovi contesti e nuove sfide”, promosso dalle associazioni della scuola – Cdo Opere Educative, Diesse, Disal e Il Rischio educativo – aderenti alla Compagnia delle Opere. Di seguito il comunicato stampa congiunto sull’evento.


- COMUNICATO STAMPA -

Domenica, 11 ottobre 2015
Presso l’Aula Magna Santa Lucia dell’Università di Bologna, via Castiglione 36
Dialogo con Julián Carrón
Insegnare oggi. Nuovi contesti e nuove sfide

Milano, settembre 2015 - Le associazioni della scuola Cdo Opere Educative, Diesse, Disal e Il Rischio educativo, con l’adesione di tantissime voci della società civile italiana, promuovono il convegno Insegnare oggi. Nuovi contesti e nuove sfide, che avrà luogo domenica 11 ottobre 2015, dalle ore 10.30 alle ore 13.00, nell’Aula Magna Santa Lucia dell’Università di Bologna, in via Castiglione 36. L’incontro avrà la forma del dialogo con Julián Carrón, docente di Teologia all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano.
Porterà un saluto il prof. Ivano Dionigi, rettore dell’Università ospitante.

L’incontro muove dalla consapevolezza che, oggi, la sfida e la responsabilità più importante e drammatica nei confronti delle nuove generazioni è proprio quella educativa: come è dunque possibile, ci si chiederà nel corso del dialogo, favorire e accompagnare la crescita di giovani aperti, capaci di senso critico e in grado di usare la ragione?

Il dialogo cercherà di far emergere alcuni dei principali fattori in grado di sostenere l’impegno educativo di ciascuno e di alimentare il desiderio di offrire ai giovani una proposta educativa affascinante e al tempo stesso adeguata al loro contesto.

Hanno aderito all’iniziativa oltre venti Associazioni del mondo educativo italiano, a riprova di quanto sia diffusa l’urgenza di comprendere meglio la portata di questa enorme sfida da parte dei soggetti che vivono nella scuola: A.Ge - Associazione Italiana Genitori; A.N.I.N.S.E.I. Lombardia e Emilia Romagna - Associazione Nazionale Istituti Non Statali di Educazione e Istruzione; ADi - Associazione Docenti e Dirigenti scolastici Italiani; AGeSC - Associazione Genitori Scuole Cattoliche; AIMC - Associazione Italiana Maestri Cattolici; ANP - Associazione Nazionale dirigenti e alte professionalità della scuola; A.P.E.F. - Associazione Professionale Europea Formazione; CIDI - Centro di Iniziativa Democratica degli Insegnanti; CNOS SCUOLA - Centro Nazionale Opere Salesiane; ConOpera; CSL - Consorzio Scuole Lavoro; ENAIP - Ente Nazionale ACLI Istruzione Professionale; Federazione Scuole Steiner-Waldorf in Italia; FIDAE - Federazione Istituti di Attività Educative; FISM - Federazione Italiana Scuole Materne; Forum delle Associazioni Familiari; ONM - Opera Nazionale Montessori; Portofranco; UCIIM - Unione Cattolica Italiana Insegnanti Medi. Un piccolo, ma significativo, segnale di speranza in vista di nuove collaborazioni per il bene della scuola italiana.

Il convegno, che sarà trasmesso in diretta streaming anche in alcune città italiane, è rivolto in particolare a dirigenti scolastici, docenti, gestori e ai genitori impegnati negli organi collegiali.

Per ulteriori informazioni e modalità di iscrizione visita la sezione dedicata all'interno del nostro sito o il sito dell'evento

giovedì 24 settembre 2015

Discorso del Papa ai vescovi degli USA 23-9-2015

Viaggio Apostolico a Cuba, negli Stati Uniti e visita all'ONU (19-28 settembre).
Discorso ai Vescovi degli Stati Uniti d'America

Francesco vatican.va

23/09/2015 - Cattedrale di San Matteo, Washington, D.C.

Carissimi fratelli nell’Episcopato,

prima di tutto vorrei inviare un saluto alla comunità ebraica, ai nostri fratelli ebrei, che oggi celebrano la festa dello Yom Kippur. Il Signore li benedica con la pace, e li faccia andare avanti nella via della santità, secondo questo che oggi abbiamo sentito dalla sua Parola: “Siate santi, perché io sono Santo” (Lv 19,2).

Sono lieto di incontrarvi in questo momento della missione apostolica che mi ha condotto nel vostro Paese. Ringrazio vivamente il Cardinale Wuerl e l’Arcivescovo Kurtz per le gentili parole che mi hanno rivolto anche a nome di tutti voi. Ricevete per favore la mia gratitudine per l’accoglienza e per la generosa disponibilità con la quale il mio soggiorno è stato programmato e organizzato.

Nell’abbracciare con lo sguardo e con il cuore i vostri volti di Pastori, vorrei abbracciare anche le Chiese che amorosamente portate sulle spalle; e vi prego di assicurare che la mia vicinanza umana e spirituale raggiunge, per mezzo di voi, l’intero Popolo di Dio disseminato su questa vasta terra.

Il Papa in America: l'analisi di Gianni Riotta

Così Francesco ha chiuso due guerre

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Papa Francesco e Obama
(©reauters)
(©reauters) Papa Francesco e Obama

Incontrando Obama e i vescovi il Pontefice mette la parola fine a due questioni che attraversano la chiesa a stelle e strisce: aborto e scontro interno fra tradizionalisti e progressisti. L’analisi di Gianni Riotta

gianni riotta
Con il discorso ai vescovi statunitensi e l’incontro con il presidente Obama, alla vigilia del saluto al Congresso, papa Francesco chiude due guerre.


La prima, il Kulturkampf, guerra culturale sull’aborto che, dai tempi di Ronald Reagan, ha opposto la gerarchia conservatrice dell’episcopato Usa al partito democratico, a lungo riserva di voti cattolici. La seconda, altrettanto dolorosa, è la guerra civile all’interno della Chiesa, che ha visto cardinali, vescovi e intellettuali tradizionalisti contro parroci, suore, fedeli progressisti, scottati dallo scandalo pedofilia, mentre le chiese si svuotano verso l’agnosticismo o altre confessioni cristiane, da un totale del 23,9% i cattolici son scesi al 20,8. Temi come interruzione della gravidanza, eutanasia, sacerdozio delle donne, omosessualità avevano portato papa Ratzinger a avviare una procedura contro le religiose della Conference of Women Religious, vicenda che sotto papa Bergoglio - pur senza ancora avere risolto i dissensi - si distende.

Secondo il suo costume, papa Francesco ha detto ai vescovi di non volerli né giudicare né apostrofare, chiedendo loro di non abbandonare le antiche campagne, aborto incluso, ma di gestirle con ascolto, compassione, umiltà, non da una torre d’avorio. La tragedia dell’aborto viene affiancata alle piaghe del nostro tempo, «vittime innocenti dell’aborto, bambini che muoiono di fame o sotto i bombardamenti, migranti che annegano in cerca di una vita migliore, vittime del terrorismo, delle guerre, della violenza, del narcotraffico, dell’ambiente devastato dall’uomo predone…» non per sminuirla o relativizzarla, per chiarire che dall’egoismo narcisista derivano sofferenze e peccati.

martedì 22 settembre 2015

Viaggio apostolico a Cuba, 21 settembre 2015

Viaggio Apostolico a Cuba, negli Stati Uniti e visita all'ONU (19-28 settembre).
Omelia durante la Santa Messa

Francesco www.vatican.va

21/09/2015 - Plaza de la Revolución, Holguín


Celebriamo la festa dell’Apostolo ed Evangelista san Matteo. Celebriamo la storia di una conversione. Egli stesso, nel suo Vangelo, ci racconta come è stato l’incontro che ha segnato la sua vita, ci introduce in un “gioco di sguardi” che è in grado di trasformare la storia.

Un giorno come qualunque altro, mentre era seduto al banco della riscossione delle imposte, Gesù passò e lo vide, si avvicinò e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò, lo seguì.

Gesù lo guardò. Che forza di amore ha avuto lo sguardo di Gesù per smuovere Matteo come ha fatto! Che forza devono avere avuto quegli occhi per farlo alzare! Sappiamo che Matteo era un pubblicano, cioè riscuoteva le tasse dagli ebrei per darle ai romani. I pubblicani erano malvisti, considerati anche peccatori, e per questo vivevano isolati e disprezzati dagli altri. Con loro non si poteva mangiare, né parlare e né pregare. Per il popolo erano dei traditori, che prendevano dalla loro gente per dare ad altri. I pubblicani appartenevano a questa categoria sociale.

E Gesù si fermò, non passò oltre frettolosamente, lo guardò senza fretta, lo guardò in pace. Lo guardò con occhi di misericordia; lo guardò come nessuno lo aveva guardato prima. E quello sguardo aprì il suo cuore, lo rese libero, lo guarì, gli diede una speranza, una nuova vita, come a Zaccheo, a Bartimeo, a Maria Maddalena, a Pietro e anche a ciascuno di noi. Anche se noi non osiamo alzare gli occhi al Signore, Lui sempre ci guarda per primo.

mercoledì 16 settembre 2015

Carron: il Papa affronta sfide epocali

 

«Il Papa affronta sfide epocali. Migranti, l'ospitalità non basta»

Intervista a Julián Carrón - di Aldo Cazzullo Corriere della Sera

16/09/2015 - L'intervista. Don Julián Carrón

Il presidente di Cl: dobbiamo convivere con il dolore degli altri. Niente muri sulle unioni gay, la questione è come riconoscerle.


Don Julián Carrón, l’erede di don Giussani, schiera Cl con papa Francesco: «Ci mobiliteremo per accogliere i migranti. Sul divorzio siamo con lui». E sulle coppie gay: «Niente muri, serve il dialogo».


Don Julián Carrón, 65 anni, figlio di contadini dell’Estremadura, cresciuto in una piantagione di ciliegi, ordinato sacerdote nell’anno della morte di Franco, erede di don Giussani, capo di Comunione e liberazione.
Che cosa significa il titolo del suo nuovo libro, «La bellezza disarmata»?
«La bellezza è lo splendore della verità, dice san Tommaso; perciò non ha bisogno di qualche aiuto dall’esterno per comunicarsi; è sufficiente l’attrattiva che esercita, proprio per la sua bellezza. Mi è sembrato un titolo adeguato per un contributo che si rivolgesse alla ragione e alla libertà, senza forzare né una né l’altra. La stagione che stiamo vivendo ci costringe a riconoscere che l’unico modo per accedere alla verità è quello che passa attraverso la libertà».

Lei scrive che è possibile un «nuovo inizio» per l’Europa. Tre mesi fa l’Europa sembrava finita. Ora, dalla Grecia ai migranti, qualcosa si muove. L’Europa diventerà lo «spazio di libertà» di cui lei parla? O gli egoismi nazionali e materiali sono destinati a prevalere?
«Questa è precisamente la sfida. Non c’è una risposta precostituita. È una opportunità per ripensare uno stile di vita, superando la tentazione di irrigidirsi nelle forme del passato. La Arendt diceva che ogni crisi “costringe a tornare alle domande” ed “esige risposte nuove”. Sta a noi approfittare de

martedì 15 settembre 2015

Tre giorni a Cervinia

EQUIPE GS

Da cinquecento a Uno

di Stefano Giorgi
15/09/2015 - Il raduno dei giessini, italiani e non, per la tre giorni a Cervinia. Tra canti, frizzi e domande, il "banco" di lavoro è stato il cuore, chiamato a rispondere ai problemi di tutti i giorni. La sorpresa più grande? Arrivare a dire: «Anche questo è per me»
«Sono rimasto molto scosso da come è cominciata l’assemblea di sabato mattina. Carrón, nel saluto finale del Triduo, ci aveva detto che la realtà ed il cuore sono i nostri più grandi alleati». Cervinia, inizio di settembre, 520 tra ragazzi delle superiori e insegnanti da tutta Italia e dal mondo si sono radunati per l’annuale Equipe. E tra loro c’era anche Manuel, giovane insegnante di Milano, appunto: «Davide Prosperi, che guidava l’assemblea, ci ha incalzato più o meno così: “Questa espressione è da cogliere non solo affermativamente ma ancora di più nella sua forma interrogativa”. Non basta l’affermazione di parole e teorie sacrosante: la vittoria di Cristo, la rivoluzione cristiana o la si riconosce e la si verifica nell'esperienza di vita o finiamo per accontentarci senza fortuna di discorsi edificanti». Gli fa eco Simone, suo collega: «Essere qui mi ha aiutato a capire cosa è la Chiesa. Gente conquistata dallo stesso fascino che ha conquistato me».

«Abbiamo chiamato questo nostro ritrovarci “Equipe”. Siamo qui da tutta Italia, dalla Lituania, dalla Polonia, dalla Germania, dalla Spagna e dal Portogallo», ha detto, introducendo la serata di venerdì 4 settembre, Alberto Bonfanti, responsabile di Gs: «Vogliamo aiutarci a prendere più coscienza di quello che abbiamo incontrato nella nostra vita e del compito, della responsabilità che ciò che abbiamo incontrato ci chiede, rispetto a noi stessi e a tutto il mondo». Insomma, per iniziare a capire cosa sia questa compagnia strana di adulti e ragazzi che si chiama Gioventù Studentesca.

venerdì 11 settembre 2015

Bernardo Cervellera: la morte del piccolo Aylan e quella di tutto il Medio Oriente

ASIA-UE
La morte del piccolo Aylan e quella di tutto il Medio oriente
di Bernardo Cervellera
 
Tutto il mondo si commuove per il bambino morto nel naufragio di un gommone in Turchia. Ci si dimentica che in Siria sono morti già decine di migliaia di bambini sotto la guerra. Occorre affrontare il problema dei profughi, ma anche e soprattutto le cause della loro tragedia: le guerre in Medio oriente, i finanziamenti allo Stato islamico, le guerre per procura delle potenze regionali e mondiali.


Roma (AsiaNews) - Anche noi stiamo piangendo la morte di quel piccolo di tre anni che nella fuga dalla Turchia alla Grecia è annegato con il suo fratellino. La marea ha ributtato i loro corpi sulla spiaggia di Bodrum, dove di solito la gente si diverte a bagnarsi e prendere il sole.
Anche noi seguiamo con dolore – e vergogna – l’attesa delle migliaia di profughi siriani e non alla stazione di Budapest: sono delle immagini che ricordano quelle di una guerra, la Seconda guerra mondiale, di cui abbiamo celebrato l’anniversario della fine in modo trionfale, senza sensi di colpa di vincitori o di vinti.
Anche noi missionari del Pime, abbiamo messo a disposizione dei posti di ospitalità – la casa di Sotto il Monte, vicino alla casa natale di Giovanni XXIII – per decine di rifugiati che hanno attraversato il mar Mediterraneo, piangendo la morte per acqua di migliaia, annegati nella rischiosa traversata.
Eppure il pianto per chi è morto, l’ospitalità, le pressioni sull’Unione europea perché cambi in meglio le sue regole di accoglienza forse ci soddisfano in modo sentimentale, ma non tranquillizzano la nostra coscienza, né la nostra intelligenza.

mercoledì 9 settembre 2015

Immigrati: la differenza tra pensiero ed esperienza

IMMIGRATI

«La differenza tra un pensiero e l'esperienza»

di Davide Perillo
09/09/2015 - Mosaico, cooperativa sociale di Gorizia, gestisce un centro per profughi in arrivo da Slovenia e Austria. Tra certificazioni "halal", vicini che protestano e corsi d'italiano per stranieri, le domande di chi pratica l'accoglienza da anni
Gesù è lì all’ingresso, accanto alla cancellata. Mura alte e solide, tetti di tegole rosse, tanto verde intorno. Ma prima di entrare c’è quell’edicola con una targa antica, semplice: “Gesù Nazareno, abbi pietà di noi”. «Ecco, guarda, sta tutto lì», dice ridendo Marco Peronio, direttore del Mosaico di Gorizia: «Noi ci proviamo. Ma è un tentativo così sproporzionato che senza l’aiuto suo...».

La proporzione, in effetti, non c’è. Da una parte Marco e i suoi amici, un consorzio di 13 cooperative sociali friulane che si occupa soprattutto di servizi alla persona e di inserimento lavorativo. Dall’altra, un fiume di profughi. Che qui scorre da almeno un paio d’anni: molto prima dell’emergenza che sta scuotendo l’Europa. Arrivano da Est, dal confine sloveno e austriaco, nascosti nei tir, in treno, a piedi o chissà come. Non ci sono le famiglie siriane che proseguono verso Nord e la Terra promessa; quasi tutti sono uomini, tra i 18 e i 40 anni, in gran parte afghani e pakistani. Entrano da Tarvisio, come possono. Si accampano dove riescono: lungo l’Isonzo a Gorizia, nei parchi di Udine (dove si allarga e si restringe, a seconda degli arrivi, una tendopoli in una caserma). «E hanno un impatto potente, perché lo Stato non era pronto: i Prefetti qui erano abituati a gestire la normalità, si sono trovati davanti una marea…».

martedì 8 settembre 2015

Piero Gheddo: Quando l'Italia accoglieva i boat people

ITALIA – ASIA
A proposito di profughi e accoglienza: quando l’Italia accoglieva i boat people
di Piero Gheddo
Dopo l'appello di papa Francesco a favore dell'apertura delle porte a chi fugge da fame, guerra e persecuzione, un articolo di p. Gheddo ricorda quando il nostro Paese divenne la prima linea dell'accoglienza dei vietnamiti e dei cambogiani. In fuga da Ho Chi Minh e Pol Pot. La testimonianza evangelica smuove anche la società civile, e tocca persino le altre religioni.


Milano (AsiaNews) – Negli anni 1975-1980 il Centro missionario Pime di Milano (diretto da padre Giacomo Girardi) e la rivista “Mondo e Missione” (ne ero il direttore), con il Centro missionario diocesano e la Caritas ambrosiana, iniziarono una campagna per i “boat people” vietnamiti e cambogiani (1975-1978) che ebbe un successo insperato. Il 12 gennaio 1978, al termine della campagna, nasce nel Centro missionario Pime di Milano la “Segreteria profughi Vietnam-Cambogia”, con un lavoro a tempo pieno di 18 universitari volontari di vari movimenti: Focsiv, Mani Tese, Agesci, Cl, Gen-Focolari.
A giugno 1978, specialmente la Caritas Ambrosiana e quella nazionale avevano raggiunto un numero sufficiente di richieste di adozioni. Da gennaio a giugno più di 200 conferenze sui profughi, dibattiti, veglie di preghiera in tutta Italia. I boat people erano un fatto nazionale da prima pagina su tutti i giornali.
Il 22 giugno 1979, il Primo ministro Giulio Andreotti invita a Palazzo Chigi padre Girardi e il sottoscritto per ringraziarci: “Avete fatto una campagna coraggiosa, provvidenziale e vittoriosa”, perché negli anni 1975-1980, proclamare che i due popoli fuggivano da Vietnam e Cambogia dopo la “liberazione” portata dai Vietcong e dai Khmer rossi, voleva dire essere bollati, come minimo, da provocatori “finanziati dalla Cia”. Andreotti manda tre navi della Marina militare che portano in Italia 3.500 profughi.

lunedì 7 settembre 2015

ALEJANDRA, che ha visto il Paradiso

LA STORIA

«Vado lì, al compimento della vita»

di Alessandra Stoppa
07/09/2015 - Meeting 2015, pranzo dell'ultimo giorno. Tutti a tavola per un'amica: Alejandra. Due settimane di lavoro volontario, un tumore incurabile e un'inspiegabile gioia di vivere. «Sono qui per sperimentare la gratuità. La cosa più simile al divino»
Ultimo giorno di Meeting. Ora di pranzo, nella mensa dei volontari. Alla tavolata si continuano ad aggiungere posti, fino a che non c‘è più spazio e si fanno doppie file. Ogni volta che arriva qualcuno, Alejandra, emozionata come una bambina, chiede di presentarsi. Nessuno conosce nessuno. C’è un solo punto in comune, ed è lei, che i più hanno incontrato da pochi giorni o da poche ore. La bellezza di Alejandra, la sua letizia, li ha convocati tutti qui senza calcolarlo. Al pranzo gente che non si è mai vista racconta la propria storia, canta, domanda, s’interessa all’altro con una familiarità che non si spiega e fa dire all’ultima arrivata, rimasta in piedi e di sasso: «Questo è il Paradiso».

Sorpreso dal sogno della giovinezza: l'equipe di GS

LETTERA

Sorpreso dal sogno della giovinezza


07/09/2015 - Un "vecchio" insegnante al ritorno dall'Equipe di Gs. Tre giorni di stupore davanti a volti pieni della «tenerezza di Cristo che li ha presi». E che lasciano un testimone per cominciare il nuovo anno
Sono stato, da insegnante, all'Equipe di GS, a Cervinia, dal 4 al 6 settembre. Ciò che mi ha maggiormente colpito è stata la freschezza di tanti ragazzi e ragazze, una freschezza in cui ho trovato l'origine della mia avventura umana.

Questo mi ha commosso: sono stati loro, così giovani, a ridestare il mio cuore oggi, loro così semplici e vivi a rilanciarmi su questa affascinante strada che tanto mi ha dato e continua a darmi, il centuplo che mi è stato promesso fin dal primo impatto con il carisma di don Giussani che mi aveva affascinato in modo irruento e che lentamente nel tempo si realizza.

Ciò che mi ha fortemente impressionato è che molti di questi giovani sono segnati da lacerazioni spesso ingiuste, portano il peso di grandi sofferenze, sono stati faccia a faccia con la morte. Eppure nulla dei tanti ostacoli in cui si sono imbattuti li ha fermati: in loro più consistente di ciò che li ha colpiti, feriti, lacerati è la tenerezza di Cristo che li ha presi e li accompagna a gustare pienamente la vita.

Questo mi hanno testimoniato. E in modo quanto mai convincente. Perché anche dentro una mancanza, per quanto profonda sia, si può vivere e stando all'altezza del desiderio. Guardando questi giovani è evidente che non vi sia condizione che impedisca il compiersi del sogno della giovinezza, la felicità.

Me l'aspettavo di imbattermi in tanta letizia, ma non di trovarla impressa sui volti di giovani che sono segnati così duramente dalla vita! È il miracolo visto a questa Equipe: aver sorpreso la vita che è fiorita dentro condizioni tanto difficili.

Così torno a casa portando la loro letizia come un testimone che mi hanno passato per cominciare il nuovo anno, certo che Lui mi accadrà a scuola nel modo che vorrà. E che comunque è il meglio che posso aspettare per me e per i miei studenti.

Gianni, Abbiategrasso

martedì 1 settembre 2015

La Grande Casa: luogo di accoglienza e di proposta educativa

QUINDICI ANNI DEL "CENTRO"

La grande casa nel cuore di Roma

di Alessandro Banfi
31/08/2015 - Il compleanno di un'opera nata nel 2000, tra il Colosseo e Santa Maria Maggiore. Più di un oratorio, più di un doposcuola. Un luogo dove sono cresciute decine di ragazzi. E le loro famiglie
Quindici anni di vita. Un libretto pieno di fotografie, racconti, testimonianze. Titolo: La grande casa. Messo insieme con l'amore di molti e soprattutto grazie alla capacità grafica e al gusto estetico di Angelo Rinaldi e Gabriele Alessandrini. Lo si può ottenere richiedendolo attraverso ilsitodelcentro.it, si chiama proprio così sulla rete.