giovedì 27 luglio 2017

Rita Atria, il ricordo

Il ricordo. Rita Atria, la picciridda di Borsellino che morì 25 anni fa


Antonio Maria Mira mercoledì 26 luglio 2017 (Avvenire)
Figlia di una famiglia mafiosa di Partanna testimone di giustizia, aveva 17 anni quando si gettò dalla finestra appena seppe della strage di via D'Amelio.
Rita Atria
Rita Atria
Via D’Amelio e via Amelia. Paolo e Rita. Il magistrato nemico delle mafie e la 'picciridda', figlia di una famiglia mafiosa. Una storia di riscatto e di speranza, di fiducia nei giovani e in una vita pulita, che vince anche la morte. Quella di Rita Atria, 17 anni, la settima vittima di via D’Amelio, anche se la sua vita si ferma il 26 luglio 1992 sul marciapiede al numero 23 di via Amelia, a Roma, sotto il palazzone dove la ragazzina viveva tutelata dal Servizio centrale di protezione, testimone di giustizia, dopo l’uccisione del padre e del fratello, mafiosi di Partanna. Una scelta disperata dopo la morte di Borsellino, il suo nuovo papà. «Rita non la dobbiamo ricordare per la sua morte ma per la sua intelligenza che le diede la possibilità in pochissimo tempo di cambiare. È la storia drammatica di una ragazza che per la prima volta aveva trovato nella vita cose pulite e siccome era intelligente aveva capito la differenza tra le cose sporche in cui aveva vissuto e quelle pulite che aveva trovato».
Le due lapidi poste sulla tomba di Rita Atria (Max Firreri)
Le due lapidi poste sulla tomba di Rita Atria (Max Firreri)

Teofilius Matulionis martire lituano

Teofilius Matulionis, un lituano martire (www.lanuovaeuropa.org)

La Lituania offre alla Chiesa universale un’altra grande figura di martire del XX secolo, l’arcivescovo Matulionis. Durante i festeggiamenti si è tornati a riflettere su cosa insegni ai giovani d’oggi l’esperienza dei cristiani sotto il totalitarismo.
Durante la solenne celebrazione eucaristica presieduta a Vilnius dal cardinal Angelo Amato, prefetto per la congregazione dei santi, è stato proclamato beato Teofilius Matulionis, arcivescovo di Kaunas morto martire nel ’62 dopo un ventennio di prigionia e persecuzioni da parte del regime sovietico. L’evento assume una carica storica particolare, dato che si tratta della prima beatificazione di un lituano che viene celebrata in terra lituana. Nel 1987, infatti, un altro prelato lituano, Jurgis Matulaitis, fu beatificato a Roma da Giovanni Paolo II in occasione delle celebrazioni per il sesto centenario del battesimo della Lituania: allora il regime sovietico non aveva infatti permesso che l’evento si celebrasse in patria.

Si tratta dunque di un avvenimento in cui la celebrazione delle virtù di fede di questo testimone di Cristo diventa nel contempo l’occasione in cui la Chiesa lituana mostra a sé stessa e al mondo il proprio volto dopo 26 anni di libertà. Sia la stampa laica che quella cattolica hanno seguito da vicino le varie tappe che hanno portato alla celebrazione del 25 giugno, trasmessa dalla televisione nazionale, segno che l’evento ha avuto una rilevanza mediatica di rilevo. A un quarto di secolo dall’indipendenza, il dato di questo interesse rimane notevole, poiché, se un tempo la manifestazione del senso di appartenenza nazionale per tutti i lituani era strettamente legata ai simboli e al linguaggio religioso, oggi certamente non è più così. Per questo l’attenzione che il beato Teofilius Matulionis ha destato nei lituani è segno di qualcosa di nuovo.

mercoledì 26 luglio 2017

Fanny e Alexander di I. Bergman

Film per l'estate - Se è grande il mondo e chi lo scruta (www.comunioneliberazione.org)

Un altro film consigliato: "Fanny e Alexander" di Ingmar Bergman. La madre dei due bambini protagonisti si risposa con un pastore luterano. «Noi vivremo in piccolo. Ci contenteremo», dice lo zio. Ma lo sguardo di Alexander sembra cercare più in là
 
Maurizio Crippa
Il cinema non è proprio un sogno, diceva un critico francese, è piuttosto una rêverie, un sogno a occhi aperti in cui si mischiano realtà, finzione, suggestioni. È questo lo scopo dell’arte? Il grande regista Ingmar Bergman ha intitolato, non per caso, la sua autobiografia La lanterna magica, la fabbrica dei sogni. Le immagini e i colori sontuosi di uno dei più grandi fotografi del cinema, Sven Nykvist, le musiche magnifiche, le simbologie, i momenti onirici. Pioggia di Oscar. In Fanny e Alexander Bergman ha voluto riassumere la sua visione dell’arte e della vita, sempre combattuta tra la ricerca del vero e il risentimento per la ristretta fede luterana in cui è stato educato.
Un film (in parte) autobiografico: siamo a Uppsala, inizi Novecento. Una ricca famiglia festeggia il Natale, due bambini osservano quel mondo incantato. Il babbo dirige un teatro, lo ama perché «è un piccolo mondo che racchiude il grande mondo che c’è fuori». 
 

lunedì 17 luglio 2017

Czestochowa 2017. Il messaggio di Julián Carrón

Czestochowa 2017. Il messaggio di Julián Carrón

«Tenere fisso lo sguardo sulla Madonna vi aiuterà a riconoscere l’essenziale. Immedesimatevi con il suo cammino». Alla vigilia dell'annuale pellegrinaggio di maturati, laureandi e neolaureati di CL (3-14 agosto) le parole del Presidente della Fraternità
Julián Carrón
Cari amici,

è bellissimo che abbiate a disposizione i giorni del pellegrinaggio per rinnovare la memoria di Cristo compagno di strada. E se in qualche momento vi prenderà la stanchezza, come accade in tutte le vicissitudini del vivere, non vi scoraggiate, ma branditela per una riscossa del vostro cuore, come un’occasione per approfondire la consapevolezza del vostro vero bisogno: «Il bisogno di Lui» (papa Francesco, Lettera a Julián Carrón, 30 novembre 2016). Così potrete vedere esplodere in voi la gratitudine perché Lui non vi abbandona. Solo per questo andate dalla Madonna, invece di preferire una settimana in spiaggia. Qual è la differenza tra gli altri giovani e voi? Il fatto che voi sareste più bravi di loro? No. Solo il cammino che avete fatto in questi anni di scuola o di università vi distingue da loro. Quanti pensano di cavarsela da soli con i loro progetti sul futuro non hanno da ringraziare né da domandare. Voi no; già il desiderio di partecipare a questo gesto dice come il cammino che avete fatto vi ha mostrato che «l’uomo non vive solo di pane», né si accontenta di avere un lavoro o la morosa, perché ha bisogno di altro affinché la vita sia “vita”.

venerdì 14 luglio 2017

intervista sull'emergenza lavoro a Mons. Filippo Santoro

MONS. SANTORO: “COSI’ SI AFFRONTA L’EMERGENZA LAVORO” (www.interris.it)



Il lavoro è un’autentica emergenza. In Terris ne ha parlato con mons. Filippo Santoro, arcivescovo di Taranto e presidente del comitato organizzativo della Settimana Sociale dei cattolici in programma dal 26 al 29 ottobre a Cagliari.
I recenti dati dell’Istat attestano un nuovo aumento della disoccupazione. C’è il rischio di una ripresa senza la creazione di lavoro? E cosa comporta sul piano sociale?
“Una ripresa senza creazione di lavoro è solo apparente e anche se ci fosse non sarebbe una ripresa che rispetta pienamente la centralità della persona. E’ una questione sociale in cui il centro non è determinato dal profitto né è costituito dall’impresa ma dalla persona umana che lavora e che nell’opera mette il suo ingegno. Per cui la caratteristica della ripresa deve essere proprio uno sviluppo, magari con nuove tecnologie, però sempre tenendo conto del valore della persona, che si realizza attraverso un lavoro degno”.

mercoledì 12 luglio 2017

Francesco Braschi: un commento al "Motu proprio" di Papa Francesco

Che cos'è la santità? Dare la vita per i propri amici

Con il motu proprio "Maiorem ac dilectionem", papa Francesco indica un'altra via per riconoscere santi e beati: l'offerta di sé per amore, la carità di Cristo. Un aiuto a guardare il cambiamento d'epoca in atto (da ilsussidiario.net)
 
Francesco Braschi
Il riconoscimento della santità è sempre stato, fin dalla Chiesa delle origini, un modo particolarmente importante per il reciproco sostegno tra le comunità cristiane e per la costruzione di un "magistero per esempi" capace di mostrare nello stesso tempo sia la presenza agente tra i cristiani dello Spirito Santo, capace di suscitare i più disparati carismi "per l'edificazione della comunità", come afferma san Paolo, tra cui spiccano le diverse modalità di testimonianza, sia il concreto configurarsi della risposta della fede e di vite "afferrate da Cristo" nelle situazioni più varie e mutevoli della storia.

martedì 11 luglio 2017

Papa Francesco, Motu proprio sull'offerta della vita come via alla santità

LETTERA APOSTOLICA
IN FORMA DI «MOTU PROPRIO»
DEL SOMMO PONTEFICE
FRANCESCO
MAIOREM HAC DILECTIONEM
SULL’OFFERTA DELLA VITA

“Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici” (Gv 15, 13).
Sono degni di speciale considerazione ed onore quei cristiani che, seguendo più da vicino le orme e gli insegnamenti del Signore Gesù, hanno offerto volontariamente e liberamente la vita per gli altri ed hanno perseverato fino alla morte in questo proposito.
È certo che l’eroica offerta della vita, suggerita e sostenuta dalla carità, esprime una vera, piena ed esemplare imitazione di Cristo e, pertanto, è meritevole di quella ammirazione che la comunità dei fedeli è solita riservare a coloro che volontariamente hanno accettato il martirio di sangue o hanno esercitato in grado eroico le virtù cristiane.
Con il conforto del parere favorevole espresso dalla Congregazione delle Cause dei Santi, che nella Sessione Plenaria del 27 settembre 2016 ha attentamente studiato se questi cristiani meritino la beatificazione, stabilisco che siano osservate le norme seguenti:
Art. 1
L’offerta della vita è una nuova fattispecie dell’iter di beatificazione e canonizzazione, distinta dalle fattispecie sul martirio e sull’eroicità delle virtù.

sabato 1 luglio 2017

Charlie e quelle domande che raschiano nel profondo (Fraternità di Comunione e Liberazione)

Charlie e quelle domande che raschiano nel profondo

Il mondo si è fermato a discutere sul destino del neonato inglese. Un caso su cui sono necessari discrezione e rispetto. E che interroga la nostra concezione della vita. Cosa la rende utile? E perché vale la pena di essere vissuta?
Mentre stiamo vivendo alcuni giorni di vacanza tra amici con i quali si cerca di giudicare tutto quello che accade nelle giornate passate tra gite, giochi, incontri e testimonianze, siamo investiti dalla vicenda di Charlie Gard e della sua famiglia, che sta scuotendo il mondo intero. Ci vengono immediatamente alcuni spunti di riflessione che vogliamo condividere.

Col passare delle ore, appare sempre più evidente che nessuno riesce a dare elementi conclusivi per chiarire definitivamente la questione di fondo: davanti ad una malattia degenerativa multiorgano per la quale, considerata l’attuale situazione del paziente e le conoscenze mediche disponibili, sono previste solo cure palliative, fino a che punto è giusto insistere nel protrarre la situazione, con tutto il suo carico di speranze e dolore senza scivolare nell’accanimento terapeutico? Per questo occorre non dimenticare che è necessaria una prudenza, una discrezione e un rispetto nel guardare dentro questa vicenda. Ma la vicenda pone questioni che raschiano in profondità.