venerdì 26 febbraio 2016

Mostra su W.Congdon a Casa Testori

WILLIAM CONGDON

La vertigine e la pianura

di Davide Dall’Ombra
24/02/2016 - L'ultimo weekend per visitare la mostra a Casa Testori: una parabola che racconta il ventennio lombardo ed il legame con lo scrittore di Novate. Sull'ingresso e il catalogo, un'offerta riservata ai lettori di "Tracce"
Ultimo weekend per vedere la mostra di William Congdon a Casa Testori a Novate Milanese. Una mostra che ha riscosso un sorprendente successo, come dimostrano i 3mila visitatori e le decine di classi che l’hanno visitata (visite spesso accompagnate da piccoli workshop). Un successo che si spiega soprattutto con il fatto di avere riavvicinato due personalità umanamente affascinanti come il pittore americano e Giovanni Testori.

Il Congdon degli anni Ottanta e Novanta, che viene raccontato nella mostra allestita a Novate, è infatti il Congdon che Testori ha conosciuto personalmente, con il quale ha intrecciato la sua attività critica, facendo risuonare una consonanza di percorso esistenziale e culturale che gli ha permesso di entrare in sintonia con il pittore di Providence. Sono anni in cui entrambi attraversano una fase nuova della propria vita, segnata dalla fede cristiana, in cui dar corpo con la propria opera alla speranza tanto invocata e prefigurata nella rispettiva produzione dei decenni precedenti. Se quella di Testori, alla fine degli anni Settanta, non era stata una vera conversione, certamente gli anni dopo la morte della madre avevano segnato per lui una forte pacificazione nel suo rapporto con la fede. Ed è significativo che, sia per Testori che per Congdon, la produzione artistica adiacente a questo momento, più esplicitamente religiosa, non sia stata certamente la migliore della loro produzione, ma solo un passaggio necessario a una terza fase che rischia di rappresentare, per entrambi, un apice assoluto. È in questi anni che il ritrovato realismo dei soggetti dà vita a capolavori come la Branciatrilogia (testi teatrali scritti per Franco Branciaroli) e i Tre lai per Testori o i "Campi esposti in mostra", per Congdon.

giovedì 25 febbraio 2016

Siamo naufraghi della modernità

SEVESO

Ciò che scuote «la nostra mollezza»

di Giovanni Santambrogio
25/02/2016 - Il 23 febbraio, al Centro pastorale, si è tenuta la presentazione del libro di Julián Carrón. Un dialogo tra l'autore e l'ex direttore del "Corriere", De Bortoli, che ha toccato il «cuore della vita, dove le domande si fanno brucianti»
«Due parole hanno conquistato il linguaggio comune tanto da diventare popolarissime ed entrare in ogni conversazione: “diritti” e “libertà”. Parole dense di storia, di ragionamenti, di idealità, da tutti oggi fatte proprie per esprimere ogni grande e piccola volontà di affermazione di sé e della propria indipendenza. La ricerca della libertà individuale rappresenta il tratto distintivo di una postmodernità che scivola in un diffuso e contagioso “narcisismo”. Le cause? La debolezza dei legami, il loro degrado, sia negli affetti sia nella vita pubblica, la dimenticanza dei doveri e delle responsabilità, una secolarizzazione sempre più forte. Il risultato è in un’immagine: “Siamo naufraghi della modernità”.

martedì 23 febbraio 2016

L'imprevedibile fiducia

HOMEVIDEO

«A meno che tu non voglia parlarmi di te»

di Luca Marcora
23/02/2016 - Will Hunting, orfano, dal passato turbolento e un presente da ribelle. Ma con un'intelligenza prodigiosa. Dopo l'ennesima bravata è costretto a vedere uno psicologo per rimanere in libertà, ed è qui che incontra Sean...
«Se ti chiedessi sull’arte probabilmente mi citeresti tutti i libri di arte mai scritti… Michelangelo. Sai tante cose su di lui. Ma scommetto che non sai dirmi che odore c’è nella Cappella Sistina. Non sei mai stato lì con la testa rivolta verso quel bellissimo soffitto». In queste battute c’è il seme che permetterà allo psicologo Sean di penetrare nella mente e nel cuore del ribelle Will, un giovane genio, di quelli che nascono una volta ogni cento anni, ma che di questa sua genialità non vuole proprio saperne.

Nel tempo libero legge continuamente, memorizzando nozioni che gli torneranno utili per difendersi da solo nei processi o per ridicolizzare studenti troppo esuberanti. In fondo Will usa la sua prodigiosa memoria come uno scudo per non compromettersi mai con la realtà e le persone che gli stanno intorno; come accade con Skylar, una studentessa di chimica incontrata per caso che si innamora veramente di lui, ma con la quale ad un certo punto taglierà i ponti per paura dell’imprevedibile futuro. Ma perché?

lunedì 22 febbraio 2016

La biografia di don Giussani a Madrid

MADRID


«Sapeva vedere il cuore»

di José Luis Restán
22/02/2016 - Il 18 febbraio, la presentazione dell'edizione in spagnolo della biografia di don Giussani. Con l'autore, Alberto Savorana, due grandi nomi del panorama culturale iberico: l'architetto Alberto Campo Baeza e il sociologo Victór Peréz-Díaz
(www.tracce.it)
«È un libro che abbiamo lungamente atteso», inizia don Ignacio Carbajosa, il responsabile di Comunione e Liberazione in Spagna. La grande aula magna della Fondazione Paolo VI affacciata sulla città universitaria di Madrid, comincia a vibrare sulle note della canzone che Claudio Chieffo scrisse per don Luigi Giussani nel 2005: «E la voglia che avevi di ridere e cantare era come il vento la sera, che spazza via le nubi, le nubi e il temporale, e ogni storia diventa più vera».

È la sera del 18 febbraio, abbinata a uno dei più prestigiosi palcoscenici culturali della capitale, a fare da sfondo alla presentazione dell’edizione in spagnolo della biografia del fondatore del movimento di CL scritta da Alberto Savorana: Luigi Giussani. Su vida (Ed. Encuentro).

venerdì 19 febbraio 2016

Borgna, Bertinotti e Carron si confrontano davanti a più di mille persone

RHO (MILANO)

L'imprevisto, contro la catastrofe dell'umano

di Franco Mugerli
19/02/2016 - Giovedì 18 febbraio la presentazione del libro di don Julián Carrón al Santuario dell'Addolorata. Insieme all’autore, lo psichiatra Eugenio Borgna e Fausto Bertinotti
(www.tracce.it)
Il Santuario dell’Addolorata di Rho ha ospitato, giovedì 18 febbraio, la presentazione del libro La bellezza disarmata di don Julián Carrón. Insieme all’autore c’erano anche Fausto Bertinotti, ex presidente della Camera e guida della Fondazione “Cercare ancora”, ed Eugenio Borgna, primario emerito di Psichiatria all’ Ospedale Maggiore di Novara. Moderatore, Mauro Ballerini, responsabile per la zona di Rho di Comunione e Liberazione, che, con l’Associazione Vita e Destino, ha organizzato l’incontro. Numerosissimo il pubblico, oltre mille persone. Un’affluenza che non ha impedito a un silenzio sorprendente di accompagnare gli interventi.

La 'via messicana' di Francesco

DA TERREDAMERICA.COM

La via messicana di Francesco

di Massimo Borghesi
18/02/2016 - Il tema dello sguardo, la prospettiva "filmica" e l'insistenza a «riandare a Cristo nella sua realtà»: ecco perché l'ultima Visita Apostolica aiuta a capire meglio cosa sta a cuore al Papa
Colpisce, nello splendido discorso tenuto da papa Francesco ai Vescovi nella Cattedrale di Città del Messico, l'uso continuo dei termini "guardare", "sguardo", "volto". Il verbo "vedere", in forma attiva e passiva, è il filo rosso di un testo chiave nel magistero pastorale del Pontefice. Tale da illuminare una prospettiva che si era già affacciata in precedenza. Ad esempio nella nota autobiografica riportata nella conversazione con padre Antonio Spadaro, pubblicata prima da La Civiltà Cattolica e poi nel volume La mia porta è sempre aperta. Qui, dopo aver ricordate le sue visite a Roma alla Chiesa di San Luigi dei Francesi, il Papa ricorda le sue impressioni di fronte alla Vocazione di san Matteo del Caravaggio: «Quel dito di Gesù così…verso Matteo. Così sono io. Così mi sento. Come Matteo. […] È il gesto di Matteo che mi colpisce: afferra i suoi soldi, come a dire: “No, non me! No, questi soldi sono miei!”. Ecco, questo sono io: “Un peccatore al quale il Signore ha rivolto i suoi occhi”» (p. 25).

giovedì 18 febbraio 2016

In ogni caso niente paura

LIBRI

Lo sguardo semplice che riapre tutto

di Gian Corrado Peluso
18/02/2016 - Nella Bassa Cremonese, un romanzo che racconta della sofferenza di un padre per il figlio malato. E dell’incontro con alcuni amici in oratorio e un prete che rende possibile una nuova vita
Il romanzo d’esordio di Cristiano Guarneri, In ogni caso niente paura, si dipana in densi capitoli per seguire due storie apparentemente parallele. Quella di Carlo, un giovane di paese della Bassa Cremonese, che assieme ai suoi amici, comincia ad affacciarsi alla vita. Pieno di domande, incertezze e con tutte le tensioni, gli scherzi e le pulsioni della sua età. E quella, più drammatica, di Rino, presentata nel flashback iniziale. E del figlio Giacomo, gravemente malato dalla nascita.

La prima vicenda appare nella sua normalità, mentre l’altra si presenta molto più contraddittoria. Anche l’incrociarsi delle due vicende, attraverso uno scherzo dei ragazzi al povero malato, sembra presagio di ulteriori sofferenze. Invece, si staglia, e nello sviluppo del racconto cresce una figura, centrale nella sua apparente normalità: un sacerdote. Così umano da piegarsi al dolore cinico di quel padre e alla ferita del figlio. Con uno sguardo all’uomo, tanto leggero e tenero, da riaprire una possibilità nuova per la loro vita.

Dialogo tra Santa Sede e università di al-Azhar

È necessario riprendere il dialogo per il bene dell’umanità. Non sono parole di circostanza, quelle contenute nel comunicato relativo all’incontro svoltosi al Cairo tra una delegazione della Santa Sede e Abbas Shuman, 'vice' di Ahmad al-Tayyb, il grande imam dell’università di al-Azhar, la più importante istituzione dell’islam sunnita.


Per l’occasione è stata consegnata una lettera del cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso e già tessitore della diplomazia vaticana, in cui viene prospettata la possibilità di un’udienza con papa Francesco. Nella stagione di conflitti e tensioni che stiamo attraversando è una notizia 'pesante', sia per l’autorevolezza dei personaggi coinvolti, sia se si considera il grande freddo che durava da anni tra Roma e il maggiore centro di irradiazione del pensiero islamico. I rapporti istituzionali erano congelati dal 2011, quando Benedetto XVI aveva espresso rammarico per l’attentato a una chiesa copta di Alessandria d’Egitto costato 21 morti, sollecitando «misure efficaci per la protezione delle minoranze religiose». In risposta, il governo egiziano aveva richiamato l’ambasciatore presso la Santa Sede e l’università sunnita aveva deciso di sospendere i rapporti con il Vaticano, evocando una ferita ancora aperta dopo il discorso di Ratisbona nel 2006, in cui Benedetto XVI condannava la violenza perpetrata in nome di Dio e invitava a riscoprire il rapporto fecondo tra fede e ragione.

mercoledì 17 febbraio 2016

Il Papa ai detenuti: chi ha sperimentato l'inferno può diventare profeta

l Papa ai detenuti: chi ha sperimentato l'inferno può diventare profeta
Ilaria Solaini

Nell'ultimo giorno del suo viaggio in Messico, Papa Francesco si trova a Ciudad Juarez, nello Stato settentrionale di Chihuahua, proprio sul confine con gli Stati Uniti, città simbolo del narcotraffico, dello sfruttamento sessuale e che vive il dramma dell'immigrazione dal Centroamerica. Fra gli anni '90 e gli anni 2000 nella città si sono moltiplicati i femminicidi.

Papa Francesco è atteso al Colegio de Bachillers dal mondo del lavoro, prima di celebrare la Messa con i migranti nell’area fieristica della città, a ridosso del muro costruito sulla frontiera.
La giornata si apre, però, con la tappa più significativa del giorno: la visita al Penitenziario di Cereso.
Il Papa al carcere di Ciudad Juarez ha salutato dapprima le persone all'esterno, familiari dei detenuti; poi entrando si è rivolto agli operatori che lavorano in carcere. "Qui si incontrano situazioni di grande fragilità, ma Cristo sulla Croce è la più grande fragilità dell'umanità. Tuttavia con questa fragilità lui ci salva, ci aiuta, ci fa andare avanti, ci apre le porte della speranzaVorrei che ognuno di voi, con l'aiuto della Vergine, - ha sottolineato Papa Francesco - contemplando la fragilità di Cristo che si è fatto peccato e morte per salvarci, possa seminare il seme della speranza e della risurrezione".

El Paso, Il Papa visto dagli Usa

El Paso, il Papa alla frontiera visto dagli Stati Uniti

Oltre ai migranti che guarderanno Ciudad Juarez dalla rete metallica altre migliaia saranno allo stadio per seguire la visita sul maxischermo. Il vescovo Seitz: «Le nazioni hanno l'autorità per controllare le frontiere, ma anche il dovere morale di difendere i diritti umani»
.17/02/2016

Ciudad Juárez, l'ultima tappa in Messico dove il Papa arriverà oggi, è il luogo dell'attesissima sosta sul Rio Grande, il fiume che segna il confine con gli Stati Uniti. Il momento che stasera milioni di migranti in tutto il Continente americano guarderanno con emozione. Ma è un appuntamento che anche da El Paso - la grande città del Texas che si dipana subito al di là della sorvegliatissima rete metallica, sulla sponda americana - si guarda in queste ore con grande attenzione.

le Messe per don Giussani nel mondo

LE MESSE PER DON GIUSSANI


Ciò che continua a far fiorire una vita


16/02/2016 - Si svolgono celebrazioni in tutto il mondo per l'anniversario della morte del fondatore di CL e il riconoscimento della Fraternità. Non un semplice ricordo, ma l'occasione di renderci conto «della grazia che ci è capitata»
«Una gratitudine che non si può trattenere» davanti alla grazia «che ci è capitata». Don Julián Carrón ha iniziato così la sua omelia, lunedì 15 febbraio nella Basilica dei Santi XII Apostoli a Roma, in occasione dell’anniversario della morte di don Giussani e del riconoscimento della Fraternità di CL: «Che cosa può accadere nella vita quando uno lascia entrare quella novità che è entrata nella storia e si lascia trascinare da essa… Noi abbiamo visto e toccato con mano che cosa vuol dire uno che si lascia definire tutto da questa presenza, dal Signore».

Un evento, quello delle celebrazioni per don Giussani e la Fraternità, che tra febbraio e marzo radunerà le comunità in tutto il mondo. Anzi, qualcuno ha già iniziato. A Roma, appunto. Ma anche a Mosca per esempio, dove monsignor Paolo Pezzi ha celebrato la messa l’11 febbraio. Il 13 monsignor Adelio Dell’Oro, vescovo di Karaganda, ha ricordato il fondatore di CL nella steppa kazaka. E poi è toccato a New York, domenica 14 febbraio, con il cardinale Timothy Dolan. Stessa data per Praga, col cardinale Dominik Duka.

A Milano, la “patria” di don Giussani e del movimento, tocca questa sera, con il Duomo che attende la celebrazione con il cardinale Angelo Scola. E poi Madrid, Londra, Philadelphia, Nairobi, Pretoria, Palermo… L’elenco lunghissimo è sul sito di Comunione e Liberazione, decine date diverse tutte a cavallo del 22 febbraio, il giorno in cui nel 2005 moriva don Giussani

«Dopo sessant’anni, il carisma originario non ha perso la sua freschezza e vitalità», aveva detto papa Francesco a Comunione e Liberazione ricordando il fondatore del movimento durante l’udienza del 7 marzo 2015: «Tenete vivo il fuoco della memoria di quel primo incontro e siate liberi! Così, centrati in Cristo e nel Vangelo, voi potete essere braccia, mani, piedi, mente e cuore di una Chiesa “in uscita”».

Lo ha ribadito anche don Carrón a Roma: «È ciò a cui don Giussani ci ha introdotto, Cristo presente, che continua a far fiorire la vita».

lunedì 15 febbraio 2016

Omelia di Papa Francesco alla S.Messa celebrata alle comunità indigene del Chiapas

«Li smantal Kajvaltike toj lek – La legge del Signore è perfetta, rinfranca l’anima» (Sal 19/18,8): così cominciava il Salmo che abbiamo ascoltato. La legge del Signore è perfetta; e il salmista si propone di enumerare tutto ciò che tale legge produce in chi la ascolta e la segue: rinfranca l’anima, rende saggio il semplice, fa gioire il cuore, è luce per illuminare il cammino (cfr Sal 19/18,8-9).
Questa è la legge che il Popolo d’Israele aveva ricevuto per mano di Mosè, una legge che avrebbe aiutato il Popolo di Dio a vivere nella libertà alla quale era stato chiamato. Legge che chiedeva di essere luce ai loro passi e accompagnare il peregrinare del Suo Popolo. Un Popolo che aveva sperimentato la schiavitù e il dispotismo del Faraone, che aveva sperimentato la sofferenza e i maltrattamenti, finché Dio disse “basta!”, finché Dio disse: “non più!”. Ho visto l’afflizione, ho udito il grido, ho conosciuto la sua angoscia (cfr Es 3,9). E lì si manifesta il volto del nostro Dio, il volto del Padre che soffre di fronte al dolore, al maltrattamento, all’ingiustizia nella vita dei suoi figli e la sua Parola, la sua legge diventava simbolo di libertà, simbolo di gioia, di sapienza e di luce. Esperienza, realtà che trova eco in quella espressione che nasce dalla sapienza allevata in queste terre fin dai tempi lontani e che così recita nel Popol Vuh: “L’alba sopraggiunse sopra le tribù riunite. La faccia della terra fu subito risanata dal sole” (33). L’alba sopraggiunse per i popoli che più volte hanno camminato nelle diverse tenebre della storia.

Cosa vuol dire essere amici

Carissimo fratello don Savino,

ho quasi vergogna a scriverti per non recarti disturbo nella sofferenza fisica, che il Signore ti sta chiedendo per rendere la tua vita totalmente pura, preziosa e utile ai suoi occhi e anche davanti a tutto il mondo.

Quanto sono stupido! Come se un amico, quale sei tu per me, non desiderasse avere accanto un fratello nel momento del dolore, perché gli testimoni con certezza l’incombenza del Destino buono!

Il Signore, nella sua infinita misericordia, ci ha fissati con uno sguardo d'amore, e ha chiesto a noi, personalmente: «Vieni e seguimi!». E noi abbiamo risposto di «sì», lasciandoci condurre per strade da noi nemmeno immaginate (tu da Bari a Milano e poi nelle varie parrocchie cui hai dato tutto di te). Sei diventato via via dono della misericordia del Signore per centinaia e centinaia di persone, che hai introdotto e accompagnato al cuore del Padre, in cui tutto si compie: «Ora qui non esiste più il buio / c'è la luce negli occhi di Dio / c'è la pace nelle mani di Dio / c'è la gioia nel cuore di Dio».

Non so come esprimerti tutta la mia gratitudine per la lunga storia che, nell'incontro con don Giussani e con la compagnia del movimento, generata dal carisma a lui dato dal Signore, abbiamo potuto condividere per lunghi anni, a partire già dal seminario e poi in questi 44 anni di servizio sacerdotale.

Tu mi sei sempre stato vicino, direi soprattutto da quando sono stato mandato in missione in Kazakhstan, e io ti ho sempre sentito presente accanto a me nella preghiera e nel tuo sostegno materiale per i bisogni delle persone che il Signore mi faceva incontrare.

Che grazia l'averti incontrato! Che grazia l'aver potuto condividere con te e con altri amici preti (don Mario Peretti, don Gianni Casiraghi, don Mario Garavaglia) tante circostanze, a partire dall'entusiasmante lavoro educativo con i giovani nelle varie parrocchie in cui eravamo stati mandati a servire, perché incontrassero Cristo e divenissero protagonisti di vita nuova nelle scuole, nelle università e nella società. Ci spingeva un grande entusiasmo per l'incontro fatto con Gesù.

giovedì 11 febbraio 2016

Il viaggio di Papa Francesco in Messico: la vigilia

PAPA FRANCESCO

La riconquista del Messico

di Stefano Filippi
11/02/2016 - Un popolo ferito da conflitti sociali, narcotraffico, violenza. E il rischio di sentirsi inutili di fronte a problemi enormi. Alla vigilia della visita del Pontefice, abbiamo raccolto le voci di chi lo attende (da "Tracce" di febbraio)
Hugo León, di Città del Messico, ha capito che cosa rappresenta l’imminente visita di papa Francesco guardando sua figlia maggiore. Fino a quel momento, gli ronzavano in testa le risposte offerte dai media: «Una scossa politica, una tirata d’orecchi ai Vescovi, una denuncia contro la corruzione e le violenze». Ma un pomeriggio Rachele comincia a raccogliere oggetti da vendere per aiutare un asilo della zona: le catechiste stanno spiegando le opere di misericordia e hanno invitato i ragazzini ad implicarsi. Il papà costruisce carrettini di legno, la zia inforna biscotti, i fratelli radunano i giocattoli. E Rachele non ha voluto depositarli nei contenitori della parrocchia, ma consegnarli di persona ai bimbi dell’asilo. «È stato uno spettacolo commovente», racconta Hugo. Che cos’è dunque l’arrivo del Papa? «La misericordia di Dio che ti raggiunge, il suo contagio, e scoprire che essa è più potente di qualsiasi altra cosa».

mercoledì 10 febbraio 2016

Mercoledì delle Ceneri, Papa Francesco: Torniamo ad essere generosi

MAGISTERO

«Torniamo a essere generosi, grandi»

Udienza generale di papa Francesco (Piazza San Pietro, Mercoledì delle Ceneri 10 febbraio 2016)
10/02/2016
Cari fratelli e sorelle, buongiorno e buon cammino di Quaresima. È bello e anche significativo avere questa udienza proprio in questo Mercoledì delle Ceneri. Incominciamo il cammino della Quaresima, e oggi ci soffermiamo sull’antica istituzione del “giubileo”; è una cosa antica, attestata nella Sacra Scrittura. La troviamo in particolare nel Libro del Levitico, che la presenta come un momento culminante della vita religiosa e sociale del popolo d’Israele. Ogni 50 anni, «nel giorno dell’espiazione» (Lv 25,9), quando la misericordia del Signore veniva invocata su tutto il popolo, il suono del corno annunciava un grande evento di liberazione. Leggiamo infatti nel libro del Levitico: «Dichiarerete santo il cinquantesimo anno e proclamerete la liberazione nella terra per tutti i suoi abitanti. Sarà per voi un giubileo; ognuno di voi tornerà nella sua proprietà e nella sua famiglia […] In quest’anno del giubileo ciascuno tornerà nella sua proprietà» (25,10.13). Secondo queste disposizioni, se qualcuno era stato costretto a vendere la sua terra o la sua casa, nel giubileo poteva rientrarne in possesso; e se qualcuno aveva contratto debiti e, impossibilitato a pagarli, fosse stato costretto a mettersi al servizio del creditore, poteva tornarsene libero alla sua famiglia e riavere tutte le proprietà. Era una specie di “condono generale”, con cui si permetteva a tutti di tornare nella situazione originaria, con la cancellazione di ogni debito, la restituzione della terra, e la possibilità di godere di nuovo della libertà propria dei membri del popolo di Dio. Un popolo “santo”, dove prescrizioni come quella del giubileo servivano a combattere la povertà e la disuguaglianza, garantendo una vita dignitosa per tutti e un’equa distribuzione della terra su cui abitare e da cui trarre sostentamento. L’idea centrale è che la terra appartiene originariamente a Dio ed è stata affidata agli uomini (cfr Gen 1,28-29), e perciò nessuno può arrogarsene il possesso esclusivo, creando situazioni di disuguaglianza. Questo, oggi, possiamo pensarlo e ripensarlo; ognuno nel suo cuore pensi se ha troppe cose. Ma perché non lasciare a quelli che non hanno niente? Il dieci per cento, il cinquanta per cento… Io dico: che lo Spirito Santo ispiri ognuno di voi. Con il giubileo, chi era diventato povero ritornava ad avere il necessario per vivere, e chi era diventato ricco restituiva al povero ciò che gli aveva preso. Il fine era una società basata sull’uguaglianza e la solidarietà, dove la libertà, la terra e il denaro ridiventassero un bene per tutti e non solo per alcuni, come accade adesso, se non sbaglio… (continua a leggere sul sito della Santa Sede)

martedì 9 febbraio 2016

"Febbre di vita": Abbiategrasso, una mostra su Andrea Aziani

DALL'ITALIA

ANDREA AZIANI Un uomo consumato dal desiderio di Cristo

di Dado Peluso
23/03/2010 - "Febbre di vita" è il titolo della mostra che ad Abbiategrasso ha ricordato il "Memor Domini" che dal '76 ha vissuto in missione: a spingerlo, tra Siena e Lima, una passione ardente per l'uomo, «perché Dio lo raggiunga»
Nel quinto anniversario della morte di don Luigi Giussani la comunità di Cl di Abbiategrasso ha presentato una mostra dedicata ad Andrea Aziani, dal titolo: "Febbre di vita - L’avventura di uomo libero. Abbiategrasso, Siena, Lima".
Andrea, studente della Statale di Milano negli anni più violenti della presenza cristiana in università, fu mandato da don Giussani nel 1976 ad iniziare l’esperienza del Clu a Siena, con altri tre universitari. Dal 1989 viveva a Lima, inviato da don Giussani per accompagnare la presenza del movimento in quel Paese, dove fu tra i fondatori di una importante Università cattolica.

LUIGI GIUSSANI - RICONOSCERE CRISTO/1

lunedì 8 febbraio 2016

Aleppo, Padre Ibrahim: noi rimaniamo qui

Aleppo dilaniata: «Ma noi rimaniamo»

08.02.2016 - aggiornato: 08.02.2016 - 08:12
L’offensiva di Assad per riprendere la città ha scatenato l’ira dei ribelli. «I missili distruggono tutto, ci sono morti e migliaia di sfollati.  Noi frati non ce ne andremo finché ci sarà l’ultimo cristiano» dice padre Ibrahim.
di Maria Acqua Simi


Della bellissima e antica Aleppo non è rimasto più niente. Solo macerie, case sventrate, scuole deserte, ospedali privi di medici ma zeppi di feriti. La situazione è precipitata in questi giorni, con l’offensiva lanciata dal Governo siriano di Bashar al Assad per riprendere la città occupata per buona parte dai ribelli islamisti. Ma il prezzo più alto lo stanno pagando i civili, quelli che negli scorsi anni e mesi non sono riusciti a lasciare il Paese. O non hanno voluto. Come il nostro amico padre Ibrahim Alsabagh, per il quale da mesi il GdP sta conducendo una coraggiosa colletta per provare a dare una risposta all’emergenza.

Lo sentiamo al telefono. «Sono cinque giorni ormai che bombardano senza sosta. Più l’esercito avanza, più i ribelli lanciano i missili sui civili.  Ci sono tanti morti. Nessuno ci dice cosa fare: se dobbiamo nasconderci in attesa della liberazione, se dobbiamo fuggire, come comportarci. Sono triste ma rimango qui finché rimarrà l’ultimo dei cristiani».

sabato 6 febbraio 2016

Storico incontro di Papa Francesco e del Patriarca Kirill

ECUMENISMO

Francesco e Kirill, l'incontro a Cuba

di Luca Fiore
05/02/2016 - Un comunicato congiunto annuncia l'evento storico. Mai un Papa e un Patriarca di Mosca si erano visti di persona. Perché proprio ora? Per Giovanna Parravicini di Russia Cristiana la posta è molto alta. E ha a che fare con la natura del cristianesimo
«Non possiamo cedere alla tentazione di ridurre questo avvenimento epocale ai suoi fattori di carattere diplomatico e politico. Questo incontro può cambiare la storia della Chiesa e il modo in cui i cristiani lo prenderanno sul serio nel quotidiano sarà decisivo per non sprecare questa occasione». Giovanna Parravicini, ricercatrice della Fondazione Russia Cristiana, si trova per una serie di conferenze a Smolensk, a cinque ore di auto a Est di Mosca, nella sede del seminario della Chiesa ortodossa russa. È qui che l’ha raggiunta l’annuncio congiunto dell’incontro, il primo nella storia, tra un Papa e un Patricarca di Mosca. Francesco e Kirill, infatti, si incontreranno venerdì prossimo, 12 febbraio, all’aeroporto José Martí dell’Avana. Il Papa farà scalo prima di arrivare in Messico, il Patriarca sarà sull’isola per un incontro con Raúl Castro. Per una volta le solite iperboli giornalistiche - inaudito, epocale, mai visto - non sono fuori luogo.

Giubileo della Misericordia: Padre Pio

GIUBILEO STRAORDINARIO DELLA MISERICORDIA
GIUBILEO DEI GRUPPI DI PREGHIERA DI PADRE PIO
DISCORSO DEL SANTO PADRE FRANCESCO
Piazza San Pietro
Sabato, 6 febbraio 2016


Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
Vi do il mio benvenuto – vedo che siete molto numerosi! – e ringrazio Monsignor Castoro per le parole che mi ha indirizzato. Rivolgo un saluto a tutti voi, che venite da diversi Paesi e regioni, uniti da grande affetto e gratitudine verso san Pio da Pietrelcina. Gli siete molto grati, perché vi ha aiutato a scoprire il tesoro della vita, che è l’amore di Dio, e a sperimentare la bellezza del perdono e della misericordia del Signore. E questa è una scienza che dobbiamo imparare tutti i giorni, perché è bella: la bellezza del perdono e della misericordia del Signore.
Possiamo proprio dire che Padre Pio è stato un servitore della misericordia. Lo è stato a tempo pieno, praticando, talvolta fino allo sfinimento, “l’apostolato dell’ascolto”. E’ diventato, attraverso il ministero della Confessione, una carezza vivente del Padre, che guarisce le ferite del peccato e rinfranca il cuore con la pace. San Pio non si è mai stancato di accogliere le persone e di ascoltarle, di spendere tempo e forze per diffondere il profumo del perdono del Signore. Poteva farlo perché era sempre attaccato alla fonte: si dissetava continuamente da Gesù Crocifisso, e così diventava un canale di misericordia. Ha portato nel cuore tante persone e tante sofferenze, unendo tutto all’amore di Cristo che si è donato «fino alla fine» (Gv 13,1). Ha vissuto il grande mistero del dolore offerto per amore. In questo modo la sua piccola goccia è diventata un grande fiume di misericordia, che ha irrigato tanti cuori deserti e ha creato oasi di vita in molte parti del mondo.

venerdì 5 febbraio 2016

Dopo la lettera di Carron: "Ma questo è rivoluzionario!"

LETTERA/3

«Ma questo è rivoluzionario»


05/02/2016 - La presentazione de "La bellezza disarmata" a Bari, il dialogo con la madre e il racconto dell'amicizia con Vincenzo. Che, dopo aver letto l'articolo di don Carrón sul "Corriere della Sera", chiede: «Posso condividerlo su Facebook?»
(www.tracce.it)
Caro Julián, da quando sei venuto a Bari a presentare il tuo libro, le cose non sono più come prima. Perché ho capito che il punto sono io. Io, nel mio rapporto con il Mistero, agli occhi del quale sto capendo di essere prezioso. Sono arrivato lì con tutto il mio bisogno di Lui, per cui ho sempre una grande nostalgia. E, te lo confesso, il fatto che proprio tu fossi presente mi ha messo addosso una grande aspettativa, che solitamente nella vita non ho. Quando prendi la parola non fai una lezione, non ci dici come dobbiamo vivere la vita: ci dici di vivere la vita e basta. Abbiamo già tutto per giudicare. E per renderci conto della tenerezza di Cristo presente, e testimoniare agli altri la nostra gratitudine. Banale? Può darsi.

Turchia: Intervista al nuovo Vicario apostolico

l’altra faccia della Turchia

di Andrea Avveduto
MEDIORIENTE/2
Chi lo ha preceduto è stato ucciso, cinque anni fa. «Ma gli estremisti, qui, sono pochissimi. Mentre ci sono tanti giovani che vorrebbero sapere di più del cristianesimo...». PAOLO BIZZETI, nuovo vicario apostolico in Anatolia, racconta cosa vuol dire testimoniare la fede oggi, in una delle terre dove il cristianesimo è nato

«Quei cristiani hanno diritto ad avere un pastore. In quei luoghi ci sono le radici del cristianesimo». Parla con una certezza incrollabile Paolo Bizzeti, nuovo vicario apostolico dell’Anatolia. Sessantasette anni, fiorentino, cinquant’anni fa è entrato nella Compagnia di Gesù. Appassionato di Bibbia e di Medioriente, succede a monsignor Luigi Padovese, morto da martire nel 2010 (fu assassinato dal suo autista). «Vengo a voi con il sincero desiderio di servirvi e di imparare dalla vostra coraggiosa vita di cristiani in situazioni spesso difficili», aveva dichiarato, appena nominato dal Papa. Monsignor Bizzeti, prima di ricoprire questo ruolo di grande responsabilità, ha fatto la guida in Terra Santa e Turchia. Conosce bene la realtà di quei luoghi, e negli anni precedenti ha curato anche la pubblicazione di una guida dedicata proprio alla terra ampiamente raccontata negli Atti degli Apostoli. Sa bene che «le Chiese di oggi arrivano da tante vicende, e hanno imparato a vivere da piccola minoranza. Vanno sostenute, anche nella linea di avvicinare le Chiese d’Oriente a quelle d’Occidente».

Eccellenza, è stato nominato Vicario apostolico in una regione dove i cristiani sono appena il 2% della popolazione. Una bella sfida...
Sono diventato Vescovo in un luogo dove il panorama religioso è estremamente variegato. La maggior parte delle persone ha una religiosità bella, e sono uomini di buona volontà. Ci sono delle piccole frange di estremismo, naturalmente, ma la realtà ha davvero tante facce, e molti non sono praticanti.

mercoledì 3 febbraio 2016

Andrea Aziani Memor Domini, aperta la causa di beatificazione

Andrea Aziani, aperta la causa di Beatificazione


03/02/2016 - Il vescovo di Lima, Lino Panizza, ha annunciato l'apertura della causa per il Memor Domini morto nel 2008, missionario in Perù per vent'anni
Il 2 febbraio, durante la messa del XIX anniversario della Diocesi di Carabayllo, nella città di Lima, il vescovo, monsignor Lino Panizza, ha dato l'annuncio dell'apertura della causa di Beatificazione di Andrea Aziani.
Memor Domini, Andrea è nato a Milano il16 gennaio 1953. Incontra don Luigi Giussani nel 1972 e, quindici anni dopo, parte per la missione in Perù, dove rimane fino alla sua morte, il 30 luglio 2008.

Giornata per la vita consacrata

Giornata per la vita consacrata
«Consacrati condividano le ferite dell'uomo»
 



«Gesù è il volto della Misericordia del Padre. È questa l’icona che il Vangelo ci offre al termine dell’Anno della Vita Consacrata, un anno vissuto con tanto entusiasmo. Esso, come un fiume, ora confluisce nel mare della misericordia, in questo immenso mistero di amore che stiamo sperimentando con il Giubileo straordinario».

lunedì 1 febbraio 2016

Simoncini: a proposito della legge Cirinnà

Simoncini: legge incostituzionale, vuole uniformare realtà diverse

di Marcello Palmieri
01/02/2016 - Ordinario di Diritto costituzionale a Firenze, venerdì scorso è intervenuto sul ddl Cirinnà dalle pagine del quotidiano cattolico: «È necessario che il dibattito sui diritti non sia semplicemente la battaglia per la maggioranza»
Il ddl Cirinnà è incostituzionale sotto molti punti di vista. L`ha detto su queste pagine (anche) Cesare Mirabelli, presidente emerito della Corte Costituzionale. La stessa convinzione è filtrata dal Quirinale. Ora ad avanzare nuovi dubbi sulla compatibilità tra questo disegno di legge e la nostra Carta fondamentale è Andrea Simoncini, ordinario di Diritto costituzionale all'Università Statale di Firenze.

Si è detto che il testo eleva i desideri a diritti. È così?
Due premesse sono a mio avviso decisive. Prima: oggi viviamo in quella che Bobbio ha definito l'età dei diritti, un'epoca che si fonda sull'illusione che la legge possa rispondere compiutamente ai desideri più profondi dell'uomo e così soddisfarli. Questa idea distorce ed esaspera il dibattito politico democratico e così finisce per perdere le sue qualità importanti: la ragionevolezza e il senso del limite.