Il cardinale e arcivescovo emerito di Milano ripercorre, a trent'anni dalla scomparsa l’eredità del teologo



Da sinistra l’allora don Angelo Scola con il padre Henri de Lubac - Siciliani


Ricorrono proprio oggi i 30 anni dalla morte del cardinale gesuita Henri de Lubac (1896-1991), perito al Concilio Vaticano II e considerato una delle punte di diamante per la sua conoscenza della patristica e non solo della teologia contemporanea. Il cardinale e arcivescovo emerito di Milano Angelo Scola ha voluto per l’occasione ripercorrere la grandezza intellettuale e spirituale del religioso ignaziano. E di come il suo pensiero sia  stato un riferimento costante, quasi un punto di incontro, per il magistero degli ultimi tre Pontefici: Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Francesco.

Eminenza era il 4 settembre del 1991 quando si spegneva a Parigi a 95 anni padre Henri de Lubac. Quale a suo giudizio è l’attualità di questo pensatore?

È considerevole per tre fattori che, intrecciandosi, determinano la profondità e l’originalità del lavoro scientifico del cardinal De Lubac, e soprattutto del suo esplicito amore alla Chiesa, persino quando dovette subire qualche ingiusta prova. Di quali fattori si tratta? Il primo, legato alla sua competenza di storico e allo stesso tempo di teologo, è l’aver elaborato una messa a punto dell’autentico concetto di soprannaturale; il secondo, aver recuperato una meditazione sulla Chiesa e sull’esegesi medioevale del tutto originale e feconda per gli studi successivi; il terzo - per me decisivo - praticare una teologia aperta alla storia e alla cultura. Penso agli studi importanti sulla “posterità spirituale” di Gioacchino da Fiore, su Pico della Mirandola così come il suo interesse per gli studi sul buddismo e l’aver approfondito il pensiero di Theilard de Chardin. Se è vero che De Lubac fu un teologo, uno studioso, non si può dimenticare il suo impegno - soprattutto all’inizio della II Guerra Mondiale - nel collegio gesuitico di Lyon-Fourvière con i padri Chaillet e Fessard per sostenere i cattolici francesi nel difficilissimo frangente che dovettero attraversare. Aveva una sensibilità pastorale molto acuta.


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