giovedì 22 dicembre 2016

Papa Francesco scrive a don Julian Carron

Papa Francesco scrive a Julián Carrón (www.tracce.it)

22/12/2016 - Nei giorni scorsi don Julián Carrón ha ricevuto da papa Francesco una lettera autografa. Qui la pubblichiamo con un messaggio che il Presidente della Fraternità ha rivolto agli aderenti a CL
Cari amici,
che gioia poter condividere con tutti voi la lettera autografa che ho ricevuto da papa Francesco, con la sua personale benedizione! Il Papa ci ringrazia delle offerte raccolte durante i pellegrinaggi che abbiamo compiuto nei Santuari mariani di tutto il mondo, in occasione dell’Anno Santo della Misericordia, e che gli abbiamo inviato per la sua carità.
Ma papa Francesco non si è limitato a ringraziarci, infatti ha voluto anche indicarci dove dobbiamo guardare per poter continuare il nostro cammino, in modo da «testimoniare con coraggio l’autenticità della vita cristiana». Vi chiedo di leggere attentamente la lettera, di farla oggetto della vostra riflessione, di aiutarvi a capirla sempre di più con l’aiuto degli amici, nei gruppi di Fraternità, per fare tesoro del suo contenuto. Dio non finisce mai di stupirci. Come non essere colpiti e grati per questo regalo inaspettato di un padre, che si prende così a cuore il destino dei suoi figli!
Mi auguro che Cristo trovi ciascuno di noi disponibile alla modalità che ha scelto per venirci incontro in questo Natale della nostra vita. Non è scontato: come don Giussani ci ha sempre richiamato nel tempo di Avvento, possiamo attendere la Sua venuta, ma senza amare veramente la modalità con cui Lui decide ogni volta di venire. Chiediamo alla Madonna di renderci aperti come lei alla sorpresa con cui il Mistero ci visita oggi. Vi raccomando di non fare passare giorno senza una preghiera per papa Francesco, come ha chiesto a ciascuno di noi.
Tanti auguri di Buon Natale.
Vostro Julián Carrón
21 dicembre 2016

Ed ecco il testo della lettera del Papa:

D.S.M., 30 novembre 2016

Reverendo Don Julián,
ringrazio lei e l’intera Fraternità di Comunione e Liberazione per la offerta, raccolta durante i pellegrinaggi, che generosamente avete voluto inviarmi per le Opere della Carità.
Mi fa bene al cuore e mi consola tanto sapere che da più di duecento Santuari mariani in Italia e nel mondo, tante persone hanno intrapreso il cammino della misericordia nello spirito della condivisione con i bisognosi. I poveri infatti ci rammentano l’essenziale della vita cristiana. Sant’Agostino insegna: «Ci sono alcuni che più facilmente distribuiscono tutti i loro beni ai poveri, piuttosto che loro stessi divenire poveri in Dio». Questa povertà è necessaria perché descrive ciò che abbiamo nel cuore veramente: il bisogno di Lui. Perciò andiamo dai poveri, non perché sappiamo già che il povero è Gesù, ma per tornare a scoprire che quel povero è Gesù. Sant’Ignazio di Loyola a sua volta soggiunge che: «la povertà è madre e muro. La povertà genera, è madre, genera vita spirituale, vita di santità, vita apostolica. Ed è muro, difende. Quanti disastri ecclesiali sono cominciati per mancanza di povertà».
In un mondo lacerato dalla logica del profitto che produce nuove povertà e genera la cultura dello scarto, non desisto dall’invocare la grazia di una Chiesa povera e per i poveri. Non è un programma liberale, ma un programma radicale perché significa un ritorno alle radici. Il riandare alle origini non è ripiegamento sul passato ma è forza per un inizio coraggioso rivolto al domani. È la rivoluzione della tenerezza e dell’amore. Per questo chiedo anche a voi di unire gli intenti verso questo obiettivo. Vi auguro di lavorare con serenità e con frutto, e di testimoniare con coraggio l’autenticità della vita cristiana.
A tutti e a ciascuno invio di cuore la benedizione del Signore.
Per favore non dimenticate di continuare a pregare per me.
Francesco

domenica 18 dicembre 2016

"Volle venire Colui che si poteva accontentare di aiutarci" (S.Bernardo)

 

DOCUMENTI

«Volle venire Colui che si poteva accontentare di aiutarci» (www.tracce.it)


14/12/2016 - La "Pagina Uno" di "Tracce" di dicembre, gli appunti dalla sintesi conclusiva di Julián Carrón agli Esercizi spirituali per sacerdoti proposti da Comunione e Liberazione. Pacengo del Garda (Verona), 26 ottobre 2016
Più passa il tempo, più mi rendo conto di quanto sia vero ciò che afferma don Giussani sulla portata delle circostanze: esse non sono qualcosa di secondario, ma di essenziale per comprendere - possiamo dire sinteticamente - la natura del cristianesimo (cfr. L. Giussani, L’uomo e il suo destino, Marietti 1820, Genova 1999, p. 63).
Si tratta di una percezione che riscontriamo nelle persone più coscienti di ciò che sta capitando. Qualcuno citava di recente un famoso testo di Joseph Ratzinger, scritto negli anni Sessanta, sul fenomeno dell’ateismo, che egli percepiva come un richiamo per i cristiani a vivere una fede più consapevole: «In rapporto ai pagani moderni, il cristiano deve sapere che la loro salvezza è nascosta nella grazia di Dio, dalla quale dipende appunto anche la sua salvezza; egli deve sapere che per quanto riguarda la loro possibile salvezza non si può dispensare dalla serietà della sua propria esistenza di fede, che anzi la loro mancanza di fede deve spingerlo ad una sua fede più piena, poiché si sa coinvolto nella funzione di rappresentanza di Gesù Cristo, dalla quale dipende la salvezza del mondo e non solo quella dei cristiani» (J. Ratzinger, «I nuovi pagani e la Chiesa», in Il nuovo popolo di Dio. Questioni ecclesiologiche, Queriniana, Brescia 1992, p. 362).
Molti anni dopo, Ratzinger descriveva con perentoria lucidità l’esito del tentativo, durato secoli, di mettere i valori universali (introdotti dal cristianesimo) al riparo dai conflitti religiosi scatenatisi dopo la Riforma, staccandoli dal fatto storico che li aveva fatti emergere e resi evidenti. Nell’approfondirsi delle contrapposizioni tra le confessioni e nella sopravveniente crisi dell’immagine di Dio, fu compiuto il tentativo di sottrarre i valori essenziali della morale alle contraddizioni, cercando per essi un’evidenza autonoma, che li rendesse indipendenti dalle contese e incertezze delle varie filosofie e confessioni. Al momento le grandi convinzioni di fondo create dal cristianesimo sembrarono resistere e mantenersi nella loro innegabilità. Ma, concludeva Ratzinger, «la ricerca di una tale rassicurante certezza, che potesse rimanere incontestata al di là di tutte le differenze, è fallita» (L’Europa di Benedetto nella crisi delle culture, LEV-Cantagalli, Roma-Siena 2005, pp. 61-62).

giovedì 15 dicembre 2016

Roma, presentazione del libro "Dalla liturgia vissuta"

ROMA

Nella memoria di un cuore vivente (www.tracce.it)

di Silvia Guidi
13/12/2016 - La presentazione della nuova edizione del libro di Giussani "Dalla liturgia vissuta. Una testimonianza", nella Capitale. Da una provocazione di don Carrón, il dialogo con monsignor Pierangelo Sequeri e il curatore, don Francesco Braschi
«Ricorda lo stile di Romano Guardini, una teologia che riesce a caricare di potenza l'elementare. Ci riporta sull'asse di questioni importanti, di affermazioni basilari nella loro incandescenza, troppo spesso lontane dalla nostra attenzione, troppo spesso percepite come remote».

Pierangelo Sequeri sta parlando del volume Dalla liturgia vissuta - Una testimonianza, scritto da don Luigi Giussani nel 1973 e di nuovo in libreria con un ampio apparato di note curato da monsignor Francesco Braschi. Il libro è stato presentato il 12 dicembre scorso nell'Aula Magna “con vista” dell'Urbaniana, la Pontificia Università che si affaccia su Roma dal colle del Gianicolo, un luogo dove anche i muri parlano del nesso misterioso che lega verità e bellezza. In senso letterale, non solo metaforico.

lunedì 12 dicembre 2016

Tutto il gruppo SWAP si stringe con dolore intorno ai familiari delle persone, principalmente donne e bambini, cadute vittime dell'attentato di questa mattina al Cairo, avvenuto nella chiesa di san Pietro ad Abbaseya.
La nostra risposta è la preghiera per la pace delle anime dei martiri e per la pace delle loro famiglie e di chiunque si trovi in dolore per l'accaduto.
Preghiamo anche per le persone che sono incatenate e accecate dal male, chi uccide ha ucciso prima se stesso degli altri, ma le due morti portano a strade diverse.
Noi non cediamo all'odio. Non ci faremo muovere dallo stesso odioso sentimento che ha dettato le azione dei terroristi in questione. Non prenderemo mai parte, e anzi condanniamo quell'odiosa dialettica di "noi contro voi" in cui si crede alle giustificazioni indebite di colpevoli e si accusano ingiustamente innocenti, vittime del terrorismo tanto quanto i morti che piangono loro stessi.
Questi atti non hanno né religione né umanità, ma sono solo l'incarnazione del male e follia pura.
L' amore che viviamo quotidianamente è il più forte segno di vittoria del bene che porta la nostra amicizia e l'Unione -Le uniche armi che conosciamo- contro tutto il male che dilaga nel mondo in forme infinite. Nel nostro piccolo continueremo a portare acqua nel serbatoio dell'amore in risposta a chi alimenta quello dell'odio.
Preghiamo per l'Egitto, per il suo popolo e per tutte le altre nazioni che vivono dilaniate dalla piaga del male e del terrorismo.

Gruppo SW



domenica 11 dicembre 2016

Ucraina, un cuore più grande della guerra

Viaggio in Ucraina - 3. Un cuore più grande della guerra (www.tracce.it)

L’amicizia con degli italiani ha dato il via a una rete di consulenze e collaborazioni prima inimmaginabili. L’esperienza dell’ex «nemico di guerra» don Carlo Gnocchi sostiene i volontari di oggi. Bellezza e speranza procedono insieme.
Da cosa nasce cosa: il contatto con i bambini colpiti dalla guerra nel Donbass ha richiamato alla mente di qualcuno il precedente italiano dei «mutilatini» raccolti da don Carlo Gnocchi. Cappellano degli alpini nella campagna di Russia, don Carlo era infatti tornato dal fronte con la ferma decisione di curare le piaghe della guerra, e aveva iniziato raccogliendo i piccoli mutilati e orfani di guerra.
E in Ucraina è iniziata una nuova, magnifica impresa al tempo stesso assistenziale e culturale. Assistenziale perché è stato naturale rivolgersi alla Fondazione don Gnocchi come massima specialista nel recupero degli handicap fisici, per avere consigli e istruzioni; ma anche culturale perché la figura del beato Carlo Gnocchi ha un valore unico nella comprensione e nell’accoglienza del «dolore innocente». Questa è stata la chiave veramente vincente dell’operazione.

mercoledì 7 dicembre 2016

La Natività di Giotto scelta dal Papa come augurio di Natale

Assisi. Papa Francesco sceglie la Natività di Giotto per gli auguri di Natale (Avvenire.it)

martedì 6 dicembre 2016
La Natività di Giotto nel transetto destro della Basilica inferiore di San Francesco D’Assisi è stata scelta dal Papa per essere utilizzata per gli auguri di Natale. Il significato dell'affresco.
La Natività affrescata da Giotto nel transetto destro della Basilica inferiore di San Francesco d'Assisi
La Natività affrescata da Giotto nel transetto destro della Basilica inferiore di San Francesco d'Assisi
Quest’anno Papa Francesco ha scelto, per gli auguri natalizi, l’immagine della Natività affrescata da Giotto nel transetto destro della Basilica inferiore di San Francesco d’Assisi (1313 circa).
L’affermazione biblica che vi appone dietro è quella di Isaia 9,5: «Ci è stato dato un figlio... il Principe della pace”. Cogliendo quindi dal Natale pensieri, sguardi e gesti di pace.
Come riporta il sito del Sacro Convento di Assisi, Papa Bergoglio ha guardato ad Assisi perché Francesco è stato colui che ha inventato il presepe. In quella notte del 1223 il santo volle «rappresentare il Bambino nato a Betlemme, e in qualche modo vedere con gli occhi del corpo i disagi in cui si è trovato per la mancanza delle cose necessarie a un neonato» affinché potesse nascere nel cuore di ogni uomo. La Natività narrata dai francescani a Giotto è parte della così detta «Bibbia dei poveri», gli affreschi della Basilica di Assisi che raccontano la vita di Francesco per raggiungere tutti: ricchi e poveri, letterati e illetterati.
L’affresco è l’unico al mondo dove viene rappresentato un presepe con due bambinelli a esprimere, alla luce di una lettura spirituale, la natura di Cristo: umana e divina. Il lato divino Giotto lo racconta attraverso il blu che splende nella notte di Betlemme. L’artista sfonda, allarga e dilata la sua narrazione consapevole di raccontare una storia vera, non una favola. Un uso del blu che commuove e cattura chiunque, pellegrino o turista. Chi entra nelle basiliche ne rimane affascinato. Un colore profondo, luminoso e soprattutto regale e reale. Il cielo di Giotto getta sulle rappresentazioni una luce radiosa, rendendole pure e senza scorie. Questo per avvicinare l’uomo alle verità che sta raccontando, una verità che emerge da sguardi e gesti tutti puntati su Gesù: è la pupilla spalancata, curiosa e saziata di Giotto.
Alla luce di questa immagine Papa Francesco esalta per questo Natale tre gesti «terribilmente umani» perché impegnativi e «dolcemente umani» perché possibili. I gesti sono quelli delle due levatrici che nell'affresco stanno accanto al bambino: abbracciano, fasciano e sostengono. Il primo, abbracciare, è parabola umana. Si tratta di considerare l’altro non un estraneo, ma «pezzi» di umanità che ci appartengono. Fasciare, un gesto che richiama la necessità di lenire le sofferenze dell’altro, la sofferenza della fame perché si è chiamati ad allattare; la sofferenza del freddo perché si è costretti a lasciare la casa natia. Sostenere la fragilità di un corpo.

Il biglietto di auguri del Papa per il santo Natale

È proprio qui che siamo chiamati a percepire, attraverso i nostri gesti, il Dio con noi. È il Natale. Analizzando la scena affrescata da Giotto sono evidenti due punti topografici: la grotta e il campo dei pastori. Due segni di quotidiana indigenza che diventano il centro della Speranza. E sono queste periferie che il Papa vorrebbe affrescare affinché l’uomo si possa accorgere di Dio attraverso i gesti semplici della vita quotidiana.

martedì 6 dicembre 2016

Gli scritti di don Giussani on line

DON GIUSSANI

Una biblioteca a portata di mano

di Simone Abbiati
06/12/2016 - Da oggi disponibile anche su tablet e smartphone il sito che raccoglie gli scritti del fondatore di CL. Centinaia di articoli, 57 volumi pubblicati, ordinati per anno e tradotti. Un archivio pubblico, gratuito, e con accesso ancora più semplice
Il sito che raccoglie tutti gli scritti di don Giussani da oggi è accessibile in modo più semplice: è stato ottimizzato, infatti, anche per smartphone e tablet. Il progetto di rendere digitale gli scritti del fondatore di CL è iniziato alcuni anni fa: oltre ai 57 volumi curati personalmente dall'autore, sono stati raccolti più di 600 articoli firmati dal fondatore del movimento. E per molti di questi sono disponibili le traduzioni in più lingue.

Una biblioteca digitale, insomma, accessibile a tutti gratuitamente, con la registrazione prevista per l’utilizzo di alcune funzionalità, tra cui la lettura integrale del testo. Oltre alla consultazione, il portale permette di cercare parole e frasi all'interno dei testi delle opere e di salvare le schede preferite o le ricerche di volta in volta.

Ogni pubblicazione ha una sua scheda di riferimento, con le informazioni bibliografiche essenziali, la storia editoriale e le notizie relative alla genesi del testo. Vengono anche indicati dibattiti e convegni dove il libro è stato presentato. E dove viene citata un'altra opera di Giussani, un link diretto rimanda alla scheda di riferimento.

Un’occasione in più, quindi, di approfondire l’opera di don Giussani, oggi ancora più “a portata di mano”.

scritti.luigigiussani.org

lunedì 5 dicembre 2016

La gioia di don Pigi Bernareggi

SUD AMERICA

«Abbiamo bisogno di recuperare la gioia»

di Isabella Alberto
05/12/2016 - La comunità del movimento brasiliana incontra don Pigi Bernareggi, uno dei primi giessini partiti in missione nel 1964. Dalle lezioni con Giussani alla gente della favela: «Sono loro il motore del riscatto per tutti»
«Il tempo che passa può sembrare una cosa noiosa, priva di attrattiva. E invece è Dio che mi dà tutto. Perché in questo istante che sta passando, io non faccio nulla per esistere». Questa è per don Pigi Bernareggi la prima misericordia di Dio. Infinita gratuità. Classe 1939, don Pigi fu allievo di Giussani al Berchet di Milano e uno dei primi giessini partiti per il Brasile, nel 1964. Da allora non è più tornato. Vive a Belo Horizonte, dedicandosi al popolo delle favelas. È venuto a incontrarci durante la vacanza nazionale della comunità di CL basiliana. Qui, riportiamo alcuni momenti dell’assemblea con lui, un serrato botta e risposta sul tema degli Esercizi della Fraternità e sulla misericordia.

«Sono consapevole di portare con me un tesoro, grazie all’incontro con Cristo», dice un insegnante aprendo il dialogo, «ma spesso, davanti agli studenti, è come se ne dubitassi, come se avessi paura. E mi sento impotente. Può raccontarci come ha vissuto la sfida che Giussani le ha lanciato?». Don Pigi sorride, è contento, perché ricordare le lezioni di Giussani è uno dei suoi temi preferiti. «Ai miei tempi, in Italia, eravamo proprio immersi nel risultato di un cambiamento epocale. Non un cambiamento di giorni o di mesi, ma un cambiamento di cinquecento anni. Quindi nessuno di noi, almeno nella mia classe, era più cristiano o diceva di essere cristiano. E quando Giussani entrava, trovava un muro di preconcetti, un muro nemico. Non era l’uno o l’altro studente a non essere d’accordo su qualcosa: era tutta la classe ad essere contro di lui. Ma lui accettava la battaglia. Per cominciare, si presentava con una sfida: siate leali con la vostra esperienza».

giovedì 1 dicembre 2016

Intervista a Carron su "Credere"

DA CREDERE

La libertà, sfida cruciale per la nostra fede

di Gerolamo Fazzini
01/12/2016 - «La questione oggi è come rendere attraente la vita cristiana in un mondo in cui il valore supremo è la libertà». Intervista a don Julián Carrón alla rivista della San Paolo: «La fede, infatti, non si comunica per costrizione, ma per “attrazione”»
«La questione cruciale oggi è come rendere attraente la vita cristiana in un mondo in cui il valore supremo è la libertà. La fede, infatti, non si comunica per costrizione, ma per “attrazione”. Come continua a dire il Papa».
Don Julián Carrón è alla guida di Comunione e Liberazione dal 2005, designato da don Luigi Giussani a succedergli pochi mesi prima della morte del fondatore. Da allora il sacerdote spagnolo sta vivendo la complessa e affascinante avventura di condurre il movimento alla riscoperta del suo carisma originario, in una fase storica travagliata, che l’ha visto, talvolta, affrontare resistenze e tensioni anche interne, al punto che qualcuno l’accusa persino di disperdere l’eredità del «Gius».
L’intervista con don Carrón prende le mosse dalla pubblicazione di una nuova versione, per i tipi delle Edizioni San Paolo, di un testo di don Giussani del lontano 1973, Dalla liturgia vissuta. Una testimonianza.

Come mai questa scelta?
«A lungo abbiamo riflettuto se fosse il caso di ripubblicare quel libro, ma ci sembra che sia ancora utile e attuale per introdurre con semplicità i fedeli alla liturgia. Don Giussani non poteva concepire una proposta cristiana senza la liturgia come punto sorgivo della vita nella fede. Tutti siamo invitati a entrare, grazie all’atto liturgico, nel mistero di Dio e ad attingere da lì l’energia necessaria per vivere nella vita quotidiana tutta la novità che il cristianesimo implica».