martedì 7 aprile 2009

Emergenza terremoto Abruzzo

"Al grido doloroso della popolazione d'Abruzzo, colpita dal terremoto, la Fondazione Banco Alimentare Onlus vuole rispondere immediatamente raccogliendo e distribuendo generi alimentari per aiutare chi è stato colpito da un così grave evento - ha spiegato Monsignor Mauro Inzoli, presidente della Fondazione Banco Alimentare Onlus - In questo momento, in cui le necessità principali sono il pane e la casa, la Fondazione Banco Alimentare Onlus vuole essere in prima linea a condividere il dolore di questo popolo, consapevole che dalla gratuita condivisione del bisogno nasce sempre un germoglio di speranza, ora più che mai indispensabile per affrontare la fatica del vivere".
Per sostenere la Fondazione Banco Alimentare Onlus ad aiutare le popolazioni colpite dal terremoto: i privati possono fare una donazione in denaro, non sarà possibile accettare donazioni di alimenti; le aziende alimentari potranno invece donare direttamente anche cibo.

COME OFFRIRE AIUTO
  • CONTO CORRENTE POSTALE N° 28748200
    Intestato a: Fondazione Banco Alimentare Onlus
    Causale: emergenza terremoto Abruzzo
  • CONTO CORRENTE BANCARIO
    Banca Prossima
    IBAN IT52L0335901600100000003514
    Intestato a: Fondazione Banco Alimentare Onlus
    Causale: emergenza terremoto Abruzzo
  • DONA ONLINE (con carta di credito)http://www.bancoalimentare.org/donazioni
    Causale: emergenza terremoto Abruzzo
  • ALIMENTI NECESSARI (SOLO DA PARTE DI AZIENDE)
    • latte a lunga conservazione
    • zucchero
    • crackers e fette biscottate
    • biscotti, brioche e altri prodotti per la prima colazione
    • tonno in scatola
    • confetture e frutta sciroppata
    • succhi di frutta
    • cioccolata
    • prodotti per la prima infanzia
    • acqua minerale

PER CONTATTARCI
02-89.65.84.63
- Per aiuti da privati (solo donazioni in denaro)
02-89.65.84.58 - Per aiuti da aziende (donazioni e alimenti)
per info e segnalazioni: terremotoabruzzo@bancoalimentare.it

TERREMOTO / Che senso ha?



«Oh! Noi non vogliamo dire di più davanti ai lutti e alle rovine dalle dimensioni tragiche, che sembrano superare ogni misura e rifiutare ogni conforto. Vogliamo comprendere e raccogliere in silenzio riverente il grido ineffabile di questa acerbissima pena. Ma una parola non possiamo tacere per i cuori forti, per gli animi buoni: niente disperazione! Niente cecità del fato! La nostra incapacità a dare una spiegazione, che rientri negli schemi abituali della nostra breve e miope logica, non annulla la nostra superiore fiducia nella misteriosa, ma sempre provvida e paterna presenza della bontà divina, che sa risolvere a nostro vantaggio anche le più gravi e incomprensibili sciagure. La Madonna rimetta col suo fiat, la pazienza, la speranza e anche l’Alleluia pasquale sulle nostre labbra e nei nostri cuori». Sono parole di Paolo VI, pronunciate il 9 maggio 1976, pochi giorni dopo il devastante terremoto del Friuli.
Che altro aggiungere? Forse solo ciò che lo stesso Papa Montini disse in quella stessa occasione, che cioè in questo «male che ci colpisce» possiamo intravvedere qualche barlume: «Il primo bene è la solidarietà; il dolore si fa comunitario, e nel nostro abituale disinteresse, e nelle nostre contese egoiste ci fa sperimentare uno sconosciuto amore. Ci sentiamo fratelli, diventiamo cristiani, comprendiamo gli altri, esprimiamo finalmente l’amore disinteressato, solidale e sociale. E poi impariamo a “vincere il male nel bene”, cioè a far scaturire energie positive di bene dalla stessa sventura che ci affligge».
Due giorni dopo il terremoto in Irpinia del 1980, Giovanni Paolo II si è recato personalmente sul posto. Anche lui attonito di fronte alla tragedia: «Ecco i sentimenti, le espressioni che mi vengono dal cuore. Come vedete, vengono con difficoltà, perché la commozione è maggiore della possibilità di parlare e di formulare bene le idee». Ma anche lui carico di speranza: «Io vengo, carissimi fratelli e sorelle, per dirvi che siamo vicino a voi per darvi un segno di quella speranza, che per l’uomo deve essere l’altro uomo. Per l’uomo sofferente, l’uomo sano; per un ferito, un medico, un assistente, un infermiere; per un cristiano, un sacerdote. Così un uomo per un altro uomo. E quando soffrono tanti uomini ci vogliono tanti uomini, molti uomini, per essere accanto a quelli che soffrono. Non posso portarvi niente più di questa presenza; ma con questa presenza si esprime tutto». Con essa, infatti, «si realizza la presenza di Cristo. E, con la presenza di Cristo, il mondo anche stigmatizzato dalla croce porta in sé la speranza della risurrezione».
E, in questa speranza, la tenacia concreta di tutto l’aiuto operativo che si può dare. E a proposito di aiuto operativo che si può dare vi segnaliamo l’iniziativa di solidarietà del Banco Alimentare.



Pigi Colognesi su Il Sussidiario.net

domenica 5 aprile 2009

Pasqua 2009



La redenzione ci è offerta nel senso che ci è stata donata la speranza, una speranza affidabile, in virtù della quale noi possiamo affrontare il nostro pesente: il presente, anche il presente più faticoso, può essere vissuto ed accettato se conduce verso una meta e se di questa meta noi possiamo essere sicuri, se questa meta è così grande da giustificare la fatica del cammino. La presenza di Cristo non è soltanto una realtà attesa, ma una vera presenza.

Benedetto XVI

Noi diciamo quello che dovrebbe essere o quello che non va e non “si parte dall’affermazione che Cristo ha vinto”. Che Cristo ha vinto, che Cristo è risorto, significa che il senso della mia vita e del mondo è presente, è già presente, e il tempo è l’operazione profonda e misteriosa del suo manifestarsi.

Luigi Giussani