giovedì 30 giugno 2016

Discorso di papa Francesco in occasione del 65 di ordinazione sacerdotale di Papa Benedetto

«Qual è la nota di fondo che da quel primo inizio sino a oggi la domina sempre più? “Signore, tu sai tutto, tu sai che ti amo”... “la ricerca dell’amato”»

Francesco Vatican.va

29/06/2016 - Commemorazione del 65° anniversario di Ordinazione Sacerdotale del Papa Emerito Benedetto XVI

Santità,

oggi festeggiamo la storia di una chiamata iniziata sessantacinque anni fa con la Sua Ordinazione sacerdotale, avvenuta nella Cattedrale di Freising il 29 giugno 1951. Ma quale è la nota di fondo che percorre questa lunga storia e che da quel primo inizio sino a oggi la domina sempre più?

In una delle tante belle pagine che Lei dedica al sacerdozio sottolinea come, nell’ora della chiamata definitiva di Simone, Gesù, guardandolo, in fondo gli chiede una cosa sola: “Mi ami?”. Quanto è bello e vero questo! Perché è qui, Lei ci dice, in quel “mi ami?” che il Signore fonda il pascere, perché solo se c’è l’amore per il Signore Lui può pascere attraverso di noi: “Signore, tu sai tutto, tu sai che ti amo” (cfr Gv 21,15-19). È questa la nota che domina una vita intera spesa nel servizio sacerdotale e della teologia, che Lei non a caso ha definito come “la ricerca dell’amato”; è questo che Lei ha sempre testimoniato e testimonia ancora oggi: che la cosa decisiva nelle nostre giornate — di sole o di pioggia —, quella solo con la quale viene anche tutto il resto, è che il Signore sia veramente presente, che lo desideriamo, che interiormente siamo vicini a Lui, che Lo amiamo, che davvero crediamo profondamente in Lui e credendo Lo amiamo veramente. È questo amare che veramente ci riempie il cuore, questo credere è quello che ci fa camminare sicuri e tranquilli sulle acque, anche in mezzo alla tempesta, proprio come accadde a Pietro. Questo amare e questo credere è quello che ci permette di guardare al futuro non con paura o nostalgia, ma con letizia, anche negli anni ormai avanzati della nostra vita.

mercoledì 29 giugno 2016

Dopo il Concilio ortodosso

DA LANUOVAEUROPA.ORG

Il Concilio si chiude e apre tempi nuovi

di Marta Dell'Asta
28/06/2016 - Domenica si è conclusa l'assemblea panortodossa. Un forte richiamo al cambiamento: apertura al mondo, responsabilità e rinuncia ai particolarismi. Nato sotto pessimi auspici, il grande ecumenismo sta sorprendendo tutti, anche i partecipanti
Domenica 26 giugno si è chiuso il discusso, travagliato Concilio panortodosso. Ma pur con tutte le polemiche che lo hanno accompagnato, il Concilio si è comunque tenuto ed è entrato nella storia della Chiesa, dove farà il suo corso, perché, come ha ricordato padre John Chryssavgis, portavoce del patriarca di Costantinopoli, nel videomessaggio finale, un Concilio si compie veramente solo con la recezione da parte del popolo di Dio: «Una settimana fa, nella festa di Pentecoste, tutti i primati hanno celebrato insieme, e al mattino del giorno successivo hanno inaugurato la sessione. Entrambe le occasioni sono state formali e solenni, era un lavoro preparato da secoli, ma il lunedì pomeriggio qualcosa di straordinario è accaduto, nel linguaggio spirituale si chiamerebbe miracolo, o opera dello Spirito Santo: il fatto è che i padri conciliari hanno incominciato a parlare, e a parlare in una nuova lingua, quella dello scambio aperto, di una comunicazione leale, nella lingua di un dialogo rispettoso, di un discorso umile. Tutto questo era nuovo, veramente nuovo, non accadeva da secoli. Ma ciò che appariva così straordinario era in effetti assolutamente normale. Ed è accaduto perché i vescovi sono stati chiamati in un Concilio che cercava l’unità, e hanno risposto con carità e generosità. Adesso tocca a noi, siamo tutti chiamati all’unità: risponderemo anche noi con carità e generosità?».

I lavori si sono conclusi con la pubblicazione, a sorpresa, di ben due documenti: un Messaggio del Concilio ai fedeli ortodossi e ad ogni uomo di buona volontà abbastanza breve, che riassume in 12 punti le posizioni generali uscite dalla discussione conciliare, e un’Enciclica, più lunga e densa di contenuti teologici, esposti in 20 punti, rivolta direttamente alla comunione ortodossa, dove si ribadiscono le stesse posizioni ma con qualche sottolineatura in più.

Sappiamo che i due documenti sono stati redatti da gruppi diversi di vescovi; forse, ma è solo un’ipotesi avanzata da qualcuno, il Messaggio più dinamico, rivolto largamente al mondo, viene dai vescovi più liberali (in particolare da Anastasio, primate di Albania, pastore di straordinaria forza), mentre l’Enciclica esprimerebbe i sentimenti dei tradizionalisti. In ogni caso entrambi i documenti sono firmati da tutti i partecipanti e non sono minimamente in contraddizione. Seguendo la struttura del Messaggio, si coglie immediatamente che l’obiettivo principale del Concilio era risvegliare l’unità interortodossa, provare a fare esperienza reale della sobornost’ (sinodalità) vissuta come metodo. L’esito sorprendente, come ha detto padre Chryssavgis, è che «i vescovi hanno incominciato a parlare in un linguaggio nuovo».

Continua a leggere su www.lanuovaeuropa.org.

lunedì 27 giugno 2016

Lettera di Carron ai nuovi sacersoti della Fraternità S.carlo

FRATERNITÀ SAN CARLO

Carrón: un "sì" da rinnovare ogni giorno


27/06/2016 - Il messaggio del presidente della Fraternità di CL per i dieci sacerdoti e i due diaconi che sono stati ordinati sabato 25 giugno, a Roma
«Dobbiamo domandare ogni giorno e chiedere che il contenuto del nostro desiderio sia ciò che il Padre ci chiede». Sono le parole che Massimo Camisasca, vescovo di Reggio Emilia-Guastalla, ha rivolto ai nuovi sacerdoti e diaconi della Fraternità dei Missionari di San Carlo Borromeo, sabato 25 giugno, nella basilica di San Giovanni in Laterano, a Roma. «Dio vi ha cercati per primo», ha continuato Camisasca: «Gesù è un maestro sincero, aperto, che ci rivela le esigenze della Sua sequela, perché noi possiamo essere felici».

Qui la lettera di don Julián Carrón:

Ai carissimi: don Giuseppe Cassina, don Alessio Cottafava, don David Crespo, don Tommaso De Carlini, don Giovanni Fasani, don Cristiano Ludovici, don Stefano Motta, don John Roderick, don Stefano Tenti, don Davide Tonini e Marco Vignolo e Mattia Zuliani.

Carissimi,
in questa ora in cui per l’imposizione delle mani del caro monsignor Massimo Camisasca ricevete la grazia dell’ordinazione sacerdotale e diaconale che vi conforma per sempre a Cristo Signore, mi stringo a voi insieme a tutto il movimento di Comunione e Liberazione esprimendo la mia gioia e la mia gratitudine per il dono della vostra vocazione.
Insieme a voi ringrazio i vostri genitori e gli amici che vi hanno fin qui sostenuti e accompagnati, i vostri educatori in Seminario, i vostri superiori che vi hanno paternamente guidato a questo passo, in modo particolare il caro don Paolo Sottopietra.

Papa Francesco: viaggio in Armenia

«Come si può diventare misericordiosi? È anzitutto importante riconoscerci bisognosi di misericordia»

Francesco Vatican.va

25/06/2016 - Omelia a Gyumri - Viaggio apostolico in Armenia (24-26 giugno 2016)


«Riedificheranno le rovine antiche, restaureranno le città desolate» (Is 61,4). In questi luoghi, cari fratelli e sorelle, possiamo dire che si sono realizzate le parole del profeta Isaia che abbiamo ascoltato. Dopo le terribili devastazioni del terremoto, ci troviamo oggi qui a rendere grazie a Dio per tutto quanto è stato ricostruito.

Potremmo però anche domandarci: che cosa il Signore ci invita a costruire oggi nella vita, e soprattutto: su che cosa ci chiama a costruire la nostra vita? Vorrei proporvi, nel cercare di rispondere a questa domanda, tre basi stabili cu cui possiamo edificare e riedificare la vita cristiana, senza stancarci.

venerdì 24 giugno 2016

Brexit e noi

BREXIT

Europa: la crepa e la chance (www.tracce.it)


24/06/2016 - Ieri la Gran Bretagna ha deciso per l'uscita dall'Unione. Scelta imprevista, ma non troppo. E ora? Al di là degli effetti economici che già si vedono, cosa accadrà in futuro? Nelle parole di papa Francesco, il compito che ci attende
Alla fine, la tempesta è arrivata. Imprevista rispetto agli ultimissimi sondaggi, ma molto meno se si allargava lo sguardo agli ultimi tempi. A quel fardello di paure che nel tempo diventava sempre più pesante (le ondate di profughi, la crisi economica, il terrorismo) mentre gli ideali che hanno fatto nascere l'Unione si offuscavano, i rapporti si facevano sempre più sfilacciati e dovunque ha preso fiato un populismo nazionalista che usa solo a sprazzi la ragione, ma è bravissimo a far leva sulla pancia. La Brexit è realtà, la Gran Bretagna esce dall'Unione. Si è giocato troppo a lungo con il fuoco perché alla fine la casa non si incendiasse.

Fa persino impressione rileggere adesso la domanda del Papa che campeggiava sull'ultima copertina di Tracce, «Cosa ti è successo, Europa?». Francesco l'aveva appena fatta ad un'Europa «stanca e invecchiata, non fertile e vitale», dove i grandi ideali che l'hanno ispirata «sembrano aver perso forza attrattiva; un’Europa decaduta che sembra abbia perso la sua capacità generatrice e creatrice. Un’Europa tentata di voler assicurare e dominare spazi più che generare processi di inclusione e trasformazione; un’Europa che si va “trincerando” invece di privilegiare azioni che promuovano nuovi dinamismi nella società». Sono parole profetiche, e la migliore spiegazione possibile ai fatti di oggi.

giovedì 23 giugno 2016

Monza: La bellezza disarmata

MONZA

«Uomini liberi, sul palcoscenico del mondo»

di Giovanni Santambrogio
22/06/2016 - Il 20 giugno, al Teatro Manzoni, Julián Carrón ha presentato il suo libro con l'ex ministro Tiziano Treu e don Matteo Fabbri. Nello spaesamento della società, un testo che «non è una camomilla». E da cui emerge un metodo: «Misurarsi con l'esperienza»
Erano in molti nell’atrio del Teatro Manzoni di Monza in attesa di poter entrare alle 20.50, puntuali, di lunedì 20 giugno. Avevano ancora dieci minuti. Alcuni ce l’hanno fatta, tanti altri no. I mille posti erano già tutti occupati. «Un evento che da tempo non mi capitava di vedere. Che bel segnale sapere che si possa ancora ragionare sul senso della realtà in questo tempo di cambiamento d’epoca dove trionfa la frammentazione e tutto si relativizza. Incontrarsi non è scontato», dirà con una punta di emozione Tiziano Treu, professore emerito all’Università Cattolica di Milano e, per molti, noto ministro e grande conoscitore delle dinamiche aggregative. Veniva presentato il saggio La bellezza disarmata di Julián Carrón e a discuterne con l’autore c’erano don Matteo Fabbri, vicario della prelatura dell’Opus Dei per l’Italia, e appunto Tiziano Treu coordinati da Angelo Chiello, avvocato e responsabile della comunità di CL di Monza.

martedì 21 giugno 2016

Lucia Polito: La Bellezza Disarmata a Manfredonia




CENTRO CULTURALE SIPONTINO  “ FONTANA  VIVACE “
ARTICOLO CORRELATO ALLA PRESENTAZIONE DEL LIBRO
  LA BELLEZZA DISARMATA “
(  JULIAN  CARRON )
AUDITORIUM C. SERRICCHIO ( PALAZZO DEI CELESTINI ) – MANFREDONIA – (FG)

     In data 20 aprile 2016, a MANFREDONIA, presso l’AUDITORIUM C. SERRICCHIO, più conosciuto come “Palazzo dei Celestini”, si è svolta la presentazione del libro “ LA BELLEZZA DISARMATA “, opera prima scritta in lingua italiana dallo spagnolo don JULIAN CARRON, a capo del Movimento CL  dal 2005, incontro proposto dal Centro Culturale Sipontino “FONTANA VIVACE” e dal Movimento COMUNIONE E LIBERAZIONE di  Manfredonia. Sono intervenuti come relatori il Dott. Domenico Crupi, direttore di Casa Sollievo della Sofferenza (S. Giovanni Rotondo), la Prof.ssa Lorenza Violini, ordinario di Diritto Costituzionale all’Università degli Studi di Milano e Stefania Marrone, drammaturga della compagnia teatrale Bottega degli Apocrifi di Manfredonia e, moderatrice della serata la Prof.ssa Gemma Barulli.
     Dopo la presentazione dei relatori, la serata è stata introdotta dalle note lente, austere e ieratiche del primo movimento della seconda ballata di Bach, suonate al violino dal Maestro Rocco Mucciarone. Le note inondavano la sala, creando, con le eccellenti melodie, un’atmosfera di grande bellezza, perché la musica, ha la stessa partitura della vita.

L'opera di Chisto, uno dei più grandi artisti contemporanei

L'OPERA

Dipingere sulle acque (www.tracce.it)

di Giuseppe Frangi
17/06/2016 - Il 18 giugno, l'apertura al pubblico per i tre chilometri di strisce fiammeggianti con cui Christo Vladimir Yavachev ci farà camminare sul Lago d’Iseo per 16 giorni. Ecco cosa c’è dietro l'idea di uno dei più famosi artisti viventi (da "Tracce" 6/2016)
Che senso ha stendere una passerella galleggiante lunga tre chilometri sulle acque di un lago, per unire la terraferma a due isole? Che senso ha ricoprirla di un tessuto di un folgorante color giallo-arancio? E che senso ha tenerla allestita per soli sedici giorni e poi smontare tutto, lasciando negli occhi di chi ha potuto camminarci la nostalgia di un sogno toccato con il proprio corpo? Sono tutte domande che circondano The Floating Piers la gigantesca installazione che Christo Vladimir Yavachev, celebre artista di origini bulgare ma oggi americano a tutti gli effetti, realizzerà a partire dal prossimo 18 giugno sulle acque del Lago d’Iseo, tra Sulzano e Montisola, con ulteriore deviazione verso l’isolino di San Paolo.

Christo è uno dei più famosi artisti viventi, ha 81 anni e quando gli si chiede il perché di tutto questo risponde in modo semplice e quasi disarmante: «A tema nelle nostre opere c’è sempre la bellezza. La bellezza ha bisogno di situazioni uniche, in un certo senso inimmaginabili. È questo che noi cerchiamo nella vita». Quanto alla strada per realizzare queste esperienze di bellezza, la descrive così: «Mettere in atto degli sconvolgimenti gentili del contesto che ci viene dato in prestito».

venerdì 17 giugno 2016

Riotta: Quelle bugie che fomentano l'odio

Quelle bugie che fomentano l’odio (la stampa.it)


17/06/2016
Lotteremo contro l’odio che ha ucciso Jo, perché credeva in un mondo migliore. Dobbiamo unirci tutti e batterci insieme contro l’odio, che non ha credo, razza, religione: è solo un veleno»: con queste parole, nobili, pacate, con classico coraggio britannico, Brendan Cox ha ricordato la moglie Jo, 41 anni, mamma di due bambini, deputata laburista, ex dirigente dell’associazione umanitaria Oxfam, leader europeista al referendum Brexit e campionessa dei diritti umani, uccisa ieri a coltellate e colpi di pistola. Brendan Cox coglie con lucidità la posta in gioco, in Gran Bretagna, Europa, America. L’odio brucia, spinto da politici demagoghi, media irresponsabili e avidi, sottobosco web astuto e violento, dominando la conversazione d’Occidente.
Il sangue che scorre in queste ore - Orlando, Parigi, Leeds,- ne è conseguenza diretta.

Le prime voci dicono che l’assassino avrebbe urlato «Britain First», slogan di battaglia di un gruppo estremista che odia Europa ed emigranti, ma, come nella strage alla discoteca gay di Orlando e per il poliziotto e la moglie uccisi a Parigi, le indagini daranno un caleidoscopio di contraddittori moventi che ciascuno leggerà a vantaggio della propria tesi preconcetta. La sostanza non muta: la zizzania dell’odio, caricaturare gli avversari tutti da corrotti nemici della democrazia, il non dialogare mai o considerare ogni accordo e negoziato tradimenti da punire, tenta gli estremisti alla violenza. Tanti parleranno di «follia», ma c’è metodo in questa pazzia, il metodo feroce del risentimento populista.

giovedì 16 giugno 2016

Brera: il "Cristo morto" di Mantegna

PINACOTECA DI BRERA

Un'immagine che "spacca" (www.tracce.it)

di Giuseppe Frangi
16/06/2016 - Inaugurato il nuovo allestimento del "Cristo Morto" del Mantegna. Il dialogo con il compianto di Annibale Carracci e di Orazio Borgianni. Un confronto che conferma la forza dell'opera. Nessuno sconto alla drammaticità della morte, eppure quel volto...
Ci sono opere d’arte così potenti che sfuggono quasi dalla paternità dei loro autori. Il Cristo morto di Andrea Mantegna è certamente una di queste. Quell’immagine folgorante che ricostruisce un momento preciso della vicenda umana del Signore, il momento dell’unzione del suo corpo prima della sepoltura, è esito della genialità del suo autore. Ma è un’immagine che in modo così sintetico e potente restituisce il dramma dell’esperienza della morte, tanto da travalicare anche la sua funzione devozione. È una di quelle immagini, che sono state generate da uno sguardo e da un’esperienza cristiana, ma che parla immediatamente a tutti. Nel gergo di oggi si direbbe che è un’immagine che “spacca”. Ma in realtà il Cristo “de scurto” di Mantegna "spacca" da secoli.

martedì 14 giugno 2016

Campagna Tende 2015-2016: Cucinare per ricominciare

CAMPAGNA TENDE 2015-2016

Sedici profughi e la voglia di mettere le mani in pasta (www.tracce.it)

di Francesca Capitelli
14/06/2016 - Dai centri di accoglienza di Milano alle cucine di Panino Giusto. È "Cucinare per ricominciare", il progetto pensato insieme ad Avsi e alla cooperativa "Farsi prossimo". Un nuovo modello di «integrazione totale», che parte dalle basi: lingua e lavoro
Sedici candidati. Due mesi di formazione linguistica e professionale e sei di tirocinio presso uno dei ristoranti Panino Giusto di Milano. È il progetto “Cucinare per ricominciare”, nato all’interno della Campagna Tende Avsi di quest’anno e presentato il 10 giugno all’Accademia del Panino Italiano.

«Alcuni mesi fa Antonio Civita, amministratore delegato di Panino Giusto, mi ha chiesto di potersi implicare con le Tende», racconta Marco Andreolli, responsabile Private Partnership di Avsi. Centro della campagna di quest’anno sono i profughi che vivono nelle zone di guerra, ma anche quelli che hanno lasciato tutto per ricominciare una vita qui in Europa.

London Enconter 2016

LONDON ENCOUNTER 2016

La City e il mito dell'isola (www.tracce.it)

di Luca Fiore
13/06/2016 - Un verso di John Donne come titolo della manifestazione di quest'anno. Tra Brexit, Astor Piazzolla e la "lectio magistralis" dell'ex primate anglicano, Rowan Williams. Il racconto di quello che è successo l'11 giugno
Il 155 di Bishopgate si trova accanto alla Liverpool Station, nel centro del distretto finanziario, quello che, per comodità, chiamiamo City. Molto acciaio e vetro, pochi mattoni rossi. È qui che si è svolta la terza edizione del London Encounter, la manifestazione organizzata dai ciellini della comunità inglese e che quest’anno aveva come titolo il verso di John Donne: No Man Is an Island. Un tema affascinante di per sé, ma se affrontato a due settimane dal voto sulla Brexit, l’uscita del Regno Unito dall’Unione europea, diventa rovente. Chi è l’uomo di cui parla il verso? E l’isola?

Settecento le presenze quest’anno, cinquanta i volontari e altre trenta persone che si sono alternate per presentare le tre mostre (su Etty Hillesum, Giacobbe e sul “sogno europeo”). Tra i relatori un arcivescovo anglicano (già primate), un membro della Camera dei Lord, un ex presidente del Parlamento europeo e un consulente di Downing Street. In platea anche monsignor John Wilson, vescovo ausiliare della diocesi cattolica di West London, che tornato a casa parlerà dell’Encounter sul suo profilo Facebook. Per non farsi mancare nulla: nell’elenco delle cose notevoli finisce anche il cyber attacco al sito della manifestazione, che alla vigilia è andato in crash per due ore a causa delle “attenzioni” di un cyber gruppo islamico.

lunedì 13 giugno 2016

Pellegrinaggio macerata-Loreto: 100.000 persone

100 mila pellegrinaggio Macerata-Loreto

All'alba l'arrivo a Loreto,dopo parole Papa,'la vita è cammino'

Quasi centomila persone, fra cui Lorenza, due mesi di vita, sicuramente la più giovane dei pellegrini, hanno preso parte la notte scorsa al pellegrinaggio a piedi fra Macerata e Loreto che si è svolto sotto una pioggia quasi ininterrotta e si è concluso all'alba davanti alla Basilica di Loreto. I primi arrivi dalle 5:30, poi via via una fiumana di ombrelli colorati ha invaso la piazza della Madonna. Il messaggio telefonico di papa Francesco ai pellegrini è stato riproposto a più riprese lungo il percorso: ''Camminate sempre nella vita; mai fermarsi, sempre in cammino: la vita è questo!''. A Chiarino la sosta per la colazione, con 36 tavoli di dolci e bevande calde, distribuiti dai volontari insieme alle fiaccole. Sul sagrato della Basilica il saluto dei vescovi: il card. Edoardo Menichelli, arcivescovo di Ancona, il delegato pontificio di Loreto mons. Giovanni Tonucci, il vescovo di Macerata mons. Nazzareno Marconi, e mons. Vecerrica, vescovo emerito di Fabriano.
   
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Messaggio di Papa Francesco ai pellegrini al santuario di Loreto (pellegrinaggio Macerata Loreto 2016)

Buona sera cari amici.
Mi dice il mio Vescovo che piove lì. Ma anche la pioggia è una grazia. Perché è brutta, ma è anche bella! Ha due cose. È brutta perché ci dà fastidio, ma è bella perché è come la figura della grazia di Dio che viene su di noi. Voi incominciate adesso a fare il cammino; cammino che durerà tutta la notte. Ma anche la vita è un cammino. Nessuno di noi sa quanto durerà la propria vita, ma è un cammino.
E quando uno crede di vivere la propria vita senza camminare… Non si può vivere la propria vita essendo fermo. La vita è per camminare, per fare qualcosa, per andare avanti, per costruire una amicizia sociale, una società giusta, per proclamare il Vangelo di Gesù.
Io sono vicino a voi questa sera, vi sono vicino nella mia preghiera, vi accompagno e vi auguro una notte di preghiera e di gioia. Anche un po’ di sofferenza sicuro ci sarà, ma quello si supera, con la speranza dell’incontro, domani, con Gesù Eucaristia.
Io vi benedico! Camminate sempre nella vita; mai, mai fermarsi, sempre in cammino. La vita è questo!
E pregate anche per me, perché io non mi fermi e continui ad andare in cammino. Il cammino che il Signore mi dirà come fare.
Vi do la mia benedizione, cari amici, e vi auguro una notte di cammino, di preghiera, di gioia, di fratellanza e con lo sguardo verso la Madonna e verso l’Eucaristia che riceverete domani.
Adesso tutti insieme preghiamo la Madonna.
Ave Maria
Vi do la mia benedizione. Vi benedica Dio Onnipotente, Padre, Figlio e Spirito Santo. E per favore non dimenticatevi di pregare per me. Un abbraccio a tutti.
Un abbraccio e pregate per me. Buona notte.


giovedì 9 giugno 2016

GS: Non muri, ma ponti

GIOVENTÙ STUDENTESCA

Tra guerrieri e ponti di legnetti (www.tracce.it)


08/06/2016 - Domenica 5 giugno la giornata di fine anno nel parco di Albiate. Canti, giochi e rapporti che nascono anche sotto il temporale. Un ragazzo racconta di «un'esperienza vissuta che da sola vale più di mille altre cose»
«La gente che vive si incontra». Semplice come frase, eppure non si può dire lo stesso del suo significato ultimo, più intimo. Cosa vuol dire? La gente che incontro per strada è viva? Mi sembra ovvio, eppure non ne sono convinto: sono davvero incontri? Come scoprirlo? Incontrando, ma con uno di quegli incontri belli, che, caschi il mondo, torni a casa felice. Ecco che quella frase, che trovo scritta sul mio tesserino e gli altri sette che mi ritrovo in mano da dare ai miei compagni di raggio, sembra nascondere un’enorme sorpresa e per questo devo lanciarmi con il cuore in una mano e un cubo di legnetti nell’altra.

Ok, il cubo di legnetti è una lunga storia, una storia che ha prodotto litigi in famiglia, a cui molti si sono un po’ arresi. Ma sono il materiale da costruzione per i ponti, necessari per incontrarsi. Follia? Ponti di cubi di stecche di legno… No! Faceva tutto parte della giornata di fine anno di Gs, anche quei dadi di stecchini, che ci ha portato fino ad Albiate, domenica scorsa, in uno splendido parco di querce, cedri e magnolie. Ragazzi da tutta la Lombardia si sono incontrati davanti ad una villa in un parco, accolti da canti e indicazioni, pronti a partecipare a un pomeriggio di gioco intenso sotto il sole. Tempo due ore e ha cominciato a diluviare, ma questo non ha scalfito gli animi.

Per il gioco eravamo divisi in quattro squadre, ed ognuno aveva un ruolo (guerriero, cercatore, cuoco, architetto e ballerino), tutti con un compito diverso, ma con l'obiettivo di costruire ponti attraverso i mitici cubi. I guerrieri dovevano conquistare le città delle altre squadre, sfidando i difensori attraverso diverse prove: palla prigioniera, tiro alla fune, calcio seduto, ma anche prove molto più strane, come muovere soffiando una pallina da ping pong lungo un circuito, o passare un pezzo di cotone da un naso all’altro solo con l’aiuto di un po’ di crema. I cercatori andavano alla caccia dei "bottini" dei guerrieri, le rondelle, usandole poi per comprare dei cubi che, consegnati agli architetti, sarebbero stati "trasformati" in ponti. Le altre due categorie di giocatori dovevano affrontare delle gare aggiuntive che, una volta valutate, avrebbero dato punti in più.

Ed ecco che la mia invincibile squadra di guerrieri si lancia prima nella difesa e poi nell’assalto di altre città, senza perdere mai un colpo! Ma le nuvole stavano tendendo un agguato più grande delle nostre forze: la pioggia ha lasciato a metà i nostri sforzi. Ma i ponti li avevamo già costruiti tra di noi. Me ne accorgo solo ora, ricordando la giornata: quante persone ho incontrato, quanti nuovi nomi ho portato a casa! Ecco, quindi, una prima risposta alla domanda iniziale: «la gente che vive si incontra», nel senso che tende naturalmente a cercare l’altro; eravamo tutti lì per trascorrere un pomeriggio con gente che vuole vivere. Anche un gioco così diventa significativo, non per quello che è in sé, ma perché è difficile ritrovarsi a passare un pomeriggio del genere per esempio con i miei compagni di classe, anzi non succede quasi mai. Per un ragazzo che deve fare la maturità, pensare di passare un pomeriggio a giocare è impensabile, sopratutto all’aperto, con il sole e la pioggia e con centinaia di altri ragazzi. Ed essere contento.

Col temporale siamo tutti corsi al riparo, chi sotto i porticati, chi sotto i gazebo. Li avevamo riempiti in ogni angolo possibile, ma è stato divertente anche così. Era acqua, una goccia in più sulla maglietta sudata non faceva differenza. Fradici come non mai ci siamo diretti verso la chiesa di Albiate, dove abbiamo celebrato messa. La chiesa non era grande e noi eravamo tanti, tutti ammassati tra le panche e sul presbiterio, bagnati e infreddoliti. Eppure nessuno si è lamentato. La giornata si avviava alla conclusione e tornati davanti alla villa, abbiamo fatto merenda con un buffet. Forse quello è stato il momento più bello, tra il cielo rasserenato, il risotto nero e gli amici. Poco dopo, abbiamo cantato insieme, in un’atmosfera tranquilla, serena e insieme festosa.

Rispetto a tanti incontri e momenti che si fanno, lì c’era un’esperienza vissuta che da sola valeva più di mille altre cose. Serve un momento del genere ogni tanto nella vita, per guardare gli altri. E per poter costruire non muri, ma ponti.

Martino, Milano

mercoledì 8 giugno 2016

London Encounter 2016: No man is an island

LONDON ENCOUNTER 2016

Siamo «storie fatte di volti e rapporti» (www.tracce.it)

di Gioia Palmieri
08/06/2016 - Sabato 11 giugno, l'annuale edizione dell'evento nella capitale britannica. Una giornata di incontri, mostre e musica, per offrire alla city un'ipotesi nuova sulla crisi del nostro tempo. E riscoprire il valore «dell'altro»
"No man is an island". Il tema della terza edizione del London Encounter è preso dall’incipit che dà il titolo a una celebre poesia di John Donne. L’evento culturale nel cuore della capitale britannica, nato nel 2014 dall’idea di un gruppo di amici di Comunione e Liberazione, quest’anno vuole andare a fondo della provocazione lanciata più di tre secoli fa dallo scrittore inglese. L’appuntamento è per sabato 11 giugno, al 155 di Bishopgate, nel centro della City.

Mesi fa, prima che entrasse nel vivo la battaglia sulla Brexit, il voto per decidere del futuro della Gran Bretagna all’interno dell’Unione europea, gli organizzatori del London Encounter hanno iniziato a guardare gli effetti della grande ondata migratoria, la posizione presa dall’Ue di fronte alla crisi greca e le conseguenze del referendum scozzese. Come giudicare questi avvenimenti senza cedere a posizioni istintive? Così, scegliendo il titolo “No man is an island”, hanno provato a fare un passo oltre le analisi politiche e sociali di breve termine, cercando partire dal valore “dell’altro”, del “diverso”, del “tu” che nella vita si presenta davanti a noi: l’amico, il vicino di casa, fino al migrante o a un’intera nazione alle prese con una crisi economica.

martedì 7 giugno 2016

Alessandro D'Avenia: amore come dono di sè o come controllo dell'altro

Amore o controllo? (Non siamo cannibali)
Alessandro D'€™Avenia

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Se un uomo strangola e brucia la sua fidanzata, perché lo aveva lasciato, non è pazzo, ma lucidissimo: il contrario dell’amore è il controllo, che si mostra con la maschera dell’amore, ma dell’amore non ha l’essenza, cioè il dono di sé perché l’altro abbia vita, ma il contrario: la distruzione dell’altro perché io abbia vita.


Molti giornali e commentatori di fronte a ripetuti fatti di cronaca continuano a snocciolare la solita litania delle turbe psichiche. Ma qui in gioco non c’è nessuna distorsione della psiche, se non come conseguenza di una distorsione più radicale, perché più profonda: una frattura spirituale. L’unica cosa reale di questa vita è l’amore, reale perché amando diventiamo reali e facciamo diventare reale ciò che amiamo. Senza amore tutto tende al nulla e alla distruzione. La creazione c’è perché è l’amore di Dio gratuito che si riversa sulle cose, Dante dice nei primi tre versi del Paradiso: «La gloria di colui che tutto move / per l’universo penetra e risplende / in una parte più e meno altrove», questa penetrazione e illuminazione da dentro di ogni cosa e persona ha gradi, e nelle creature libere dipende dalla volontà di ricevere questo amore.

Pellegrinaggio Macerata - Loreto 2016

MACERATA-LORETO

«Tu sei unico» (www.tracce.it)

di Alessandra Stoppa
07/06/2016 - Sabato 11 giugno, la 38ª edizione del pellegrinaggio notturno. La scelta del titolo, i tremila volontari e le parole che accompagneranno il cammino
«Tu sei unico». Le parole che papa Francesco ha rivolto ad un pellegrino in Piazza San Pietro sono diventate il titolo della Macerata-Loreto: il cammino nella notte verso la Santa Casa che si snoderà per ventotto chilometri tra sabato e domenica prossimi, l’11 e 12 giugno.

«Quella frase esprime lo sguardo commosso di Gesù davanti ad ognuno di noi, desideroso che questo tesoro non sia ridotto o vada perduto», spiega Carlo Cammoranesi, portavoce del Pellegrinaggio. Uno sguardo «da imparare» proprio seguendo il Santo Padre, come dice don Julián Carrón nel suo messaggio: «Andando verso Loreto scoprirete più facilmente la profondità sterminata del vostro bisogno, se avrete davanti ai vostri occhi il testimone che il Signore ci ha dato per fare un cammino umano oggi: papa Francesco».

Per la 38ª edizione saranno tremila i volontari coinvolti e oltre duecento i pullman che arriveranno da tutta Italia (anche due dalla Svizzera) allo Stadio Helvia Recina, dove sarà celebrata la Messa dal cardinale Edoardo Menichelli, arcivescovo della Diocesi di Ancona-Osimo.

Come ogni anno, dal 1997 a oggi, il pellegrinaggio “inizia” con un gesto del Papa: domani, in Piazza San Pietro, alla fine dell’Udienza Generale, benedirà la Fiaccola della Pace, che sabato sera arriverà a Macerata. Quest’anno la Fiaccola del Pellegrinaggio è passata anche in Polonia, che ospiterà la prossima Giornata Mondiale della Gioventù, e dove è stata inaugurata la cappella della Madonna di Loreto nel Santuario dedicato a san Giovanni Paolo II. Dopo la benedizione di Francesco, i tedofori partiranno da Roma per arrivare a Macerata: una corsa di trecento chilometri e varie tappe, tra cui il monastero delle suore trappiste di Vitorchiano, Terni, Perugia e Assisi.

Per inviare intenzioni di preghiera: www.pellegrinaggio.org
Twitter: #MacerataLoreto16

lunedì 6 giugno 2016

Giussani's Series on Faith and Modernity

STATI UNITI

Il Maestro e la partita di biliardo (www.tracce.it)


04/06/2016 - Con il cardinale Timothy Dolan e father Richard Veras, al via la "Giussani Series on Faith and Modernity", nata da alcuni amici di New York. Perché «un dono preziosissimo non possiamo tenerlo per noi»
Giovedì sera eravamo una quindicina a casa di Therese qui a Omaha, riuniti con tanto di chili, chips e popcorn per un tipico watch party americano, un ritrovo di amici per guardare insieme uno spettacolo in televisione.
Invece di un dibattito elettorale, del Super Bowl o della Notte degli Oscar, quel che ha incollato allo schermo noi e, in contemporanea, tanti altri gruppi in giro per l’America (Miami, Washington, Austin, Rochester…) è stato l’evento inaugurale della Giussani Series on Faith and Modernity , intitolato “Cristo, compagnia di Dio all’uomo” dall’omonima antologia di scritti di don Luigi Giussani recentemente pubblicata in America. Relatori: il cardinale di New York, Timothy Dolan, e father Richard Veras, direttore della Formazione pastorale al Seminario dell’Arcidiocesi di New York.

Colombia, presentazione che apre all'imprevisto

COLOMBIA

Una scintilla per il cuore (www.tracce.it)


06/06/2016 - Dopo la presentazione di "Luigi Giussani. Su vida" a Bogotà, Chiara rimane «stranamente felice». Così invita l'autore, Alberto Savorana, nel liceo dove insegna. Un'ora e mezza di dialogo con i ragazzi: «Alla fine facevamo fatica a staccarli»
Bogotà. Si avvicina il 26 maggio, giorno della presentazione pubblica di Luigi Giussani. Su vida, di Alberto Savorana, e mi pare che in me non ci sia movimento, non ci sia abbastanza movimento. Sarà che la vita è troppo piena di cose da fare? Lavoro intenso, almeno da undici anni a questa parte, le amicizie anche - certi rapporti fanno davvero fatica - ed ora l'organizzazione dell'evento, gli inviti eccetera. Forse il punto è che non basta ripetersi, o ascoltare le solite parole, seppur vere e sincere? Occorre una chispa, come si dice qui in Colombia, una scintilla per il cuore.

26 maggio, ore 13, sbarca a Bogotà Alberto Savorana, che mi sorprende da subito quando alla mia domanda su quante presentazioni dello stesso libro abbia già fatto e cosa pensi di ognuna, risponde che ogni volta è per lui un avvenimento incredibile vedere come sia attuale don Giussani, come risponda seriamente alla realtà concreta dell'uomo di oggi, in ogni parte del mondo si trovi.

Ed è vero. Me ne rendo conto il 26 maggio alle 18,45, quando iniziano gli interventi di monsignor Pedro Salamanca, vescovo ausiliare dell'Arcidiocesi di Bogotà, e del professor Edwin Horta, vicerettore e docente di Diritto dell'Università Cattolica della città.

giovedì 2 giugno 2016

Saluto di Carron per il pellegrinaggio Macerata-Loreto 2016

«Ti basta la mia grazia» (ww.pellegrinaggio.org)

Carissimi, Cristo è una presenza così presente che riempie di letizia, consentendo di vivere in qualunque situazione. Ce lo testimoniano ogni giorno i nostri fratelli perseguitati, nei quali vediamo compiersi le parole di Gesù a san Paolo: «“Ti basta la mia grazia; la mia forza infatti si manifesta pienamente nella debolezza”. (...) Perciò mi compiaccio nelle mie debolezze, negli oltraggi, nelle difficoltà, nelle persecuzioni, nelle angosce sofferte per Cristo: infatti quando sono debole, è allora che sono forte» (2Cor 12,9-10). Siamo piccoli, consapevoli dei nostri limiti, dei tradimenti quotidiani e della fragilità di tutti i nostri tentativi; ma più di tutto siamo certi che il Padre ci ha scelti così come siamo perché sia ancora più palese che la forza è solo Sua.

mercoledì 1 giugno 2016

Minsks, Bielorussia, la mostra sul metropolita Antonij

BIELORUSSIA

Terra di confine e d'incontro (www.tracce.it)

di Stefano Pichi Sermolli
30/05/2016 - La mostra sul Metropolita Antonij al cuore della tre giorni nella città di Minsk. Più di un festival culturale, un luogo di incontro tra ortodossi e cattolici. Un evento che non nasce da un progetto, ma da un'amicizia viva che arriva da lontano...
Minsk è una città ordinatissima, quasi perfetta. Noi italiani, abituati ai centri storici, la potremmo facilmente definire “finta”. Sembra di entrare nella scenografia del famoso film The Truman Show, dove i palazzi, le strade, i giardini, sono troppo perfetti. Anche se, a differenza della città di Truman, la maggior parte degli edifici sono grigi, di architettura sovietica.
Nel cuore della città, di questa città, tra il 27 e il 29 maggio, si è svolta la seconda edizione di un festival culturale organizzato da alcuni amici e intitolato Pamiežža, "Terra di confine".