martedì 2 dicembre 2008

Caso Eluana: Carità o violenza?

«Capire le ragioni della fatica è la suprema cosa nella vita, perché l’obiezione più grande alla vita è la morte e l’obiezione più grande al vivere è la fatica del vivere; l’obiezione più grande alla gioia sono i sacrifici… Il sacrificio più grande è la morte» (don Giussani).


Che società è quella che chiama la vita “un inferno” e la morte “una liberazione”? Dov’è il punto di origine di una ragione impazzita, capace di ribaltare bene e male e, quindi, incapace di dare alle cose il loro vero nome?

L’annunciata sospensione dell’alimentazione di Eluana è un omicidio. La cosa è tanto più grave in quanto impedisce l’esercizio della carità, perché c’è chi si è preso cura di lei e continuerebbe a farlo.


Nella lunga storia della medicina il suo sviluppo è diventato più fecondo quando, in epoca cristiana, è cominciata l’assistenza proprio agli “inguaribili”, che prima venivano espulsi dalla comunità degli uomini “sani”, lasciati morire fuori dalle mura della città o eliminati. Chi se ne fosse occupato avrebbe messo a rischio la propria vita. Per questo chi cominciò a prendersi cura degli inguaribili lo fece per una ragione che era più potente della vita stessa: una passione per il destino dell’altro uomo, per il suo valore infinito perché immagine di Dio creatore.

Così il caso Eluana ci mette davanti alla prima evidenza che emerge nella nostra vita: non ci facciamo da soli. Siamo voluti da un Altro. Siamo strappati al nulla da Qualcuno che ci ama e che ha detto: «Persino i capelli del vostro capo sono contati».
Rifiutare questa evidenza vuol dire, prima o poi, rifiutare la realtà. Persino quando questa realtà ha il volto delle persone che amiamo.

Ecco perché arrivare fino a riconoscere Chi ci sta donando la presenza di Eluana non è un’aggiunta “spirituale” per chi ha fede. È una necessità per tutti coloro che, avendo la ragione, cercano un significato. Senza questo riconoscimento diventa impossibile abbracciare Eluana e vivere il sacrificio di accompagnarla; anzi, diventa possibile ucciderla e scambiare questo gesto, in buona fede, per amore.

Il cristianesimo è nato precisamente come passione per l’uomo: Dio si è fatto uomo per rispondere all’esigenza drammatica - che ognuno avverte, credente o no - di un significato per vivere e per morire; Cristo ha avuto pietà del nostro niente fino a dare la vita per affermare il valore infinito di ciascuno di noi, qualunque sia la nostra condizione.

Abbiamo bisogno di Lui, per essere noi stessi. E abbiamo bisogno di essere educati a riconoscerLo, per vivere.


Comunione e Liberazione

venerdì 7 novembre 2008

12ª Giornata nazionale della Colletta alimentare



Sabato 29 novembre 2008
“Un semplice gesto di carità: condividere la propria spesa”


Sabato 29 novembre si svolgerà in tutta Italia la Giornata Nazionale della Colletta Alimentare organizzata dalla Fondazione Banco Alimentare Onlus e dalla Compagnia delle Opere Impresa Sociale. Sarà possibile in quell’occasione aiutare concretamente i poveri del nostro Paese che, secondo le ultime rilevazioni Istat (ottobre 2007), sono il 12,9% della popolazione italiana. In oltre 7600 supermercati più di 100.000 volontari, inviteranno le persone a donare alimenti non deperibili – preferibilmente olio, omogeneizzati ed alimenti per l’infanzia, tonno e carne in scatola, pelati e legumi in scatola - che saranno distribuiti a oltre 1.480.000 indigenti attraverso i più di 8,500 enti convenzionati con la rete Banco Alimentare (mense per i poveri, comunità per minori, banchi di solidarietà, centri d’accoglienza, ecc.).

In occasione della “Colletta Alimentare” del 2007 oltre 5 milioni di italiani hanno donato più di 8900 tonnellate di cibo per un valore economico pari a 26.299.000 euro. L'obiettivo di questa edizione della Colletta è quello di sensibilizzare ancora di più le persone a questo gesto di carità e alla condivisione dei bisogni di chi è in difficoltà.
Per introdurre al significato della Colletta Alimentare, viene proposta una frase che sottolinea il valore educativo dell’iniziativa:

La durezza del tempo presente colpisce ormai tutto il nostro popolo. La solitudine e la fragilità dei legami familiari e sociali rendono le persone ancora più povere, in uno scenario economico già allarmante. In questa situazione, il semplice gesto di carità cristiana, che è il condividere la propria spesa con il più povero, è come “accendere un accendino nel buio”. L’estraneità e la paura sono sconfitte, può nascere un’amicizia che rilancia nella realtà col gusto di essere nuovamente protagonisti, sostenendosi nella quotidiana fatica del vivere.

La Giornata Nazionale della Colletta Alimentare è resa possibile grazie alla collaborazione con l’Associazione Nazionale Alpini e la Società San Vincenzo De Paoli, e gode dell’Alto Patronato della Presidenza della Repubblica, del patrocinio del Segretariato Sociale della Rai e della Giornata Mondiale dell'Alimentazione.

Per informazioni su quali punti vendita aderiscono all’iniziativa visitate il sito www.bancoalimentare.it.

domenica 26 ottobre 2008

Lettera di padre Aldo Trento

Padre Aldo Trento è un sacerdote in Paraguay dal 1989, parroco della chiesa di San Rafael ad Asunción e dal 2004 responsabile della clinica per malati terminali intitolata a san Riccardo Pampuri.


Cari amici,
bisogna partire sempre dalla vita, dalla realtà e non dal fatto che siamo sposati, consacrati, scapoli o dal ruolo, perché è la vita che chiede l’eternità. Quante volte l’abbiamo cantato in “povera voce”, ma è come se tutto fosse scontato. Oggi è un giorno difficile per me a causa dell’insonnia, che oltre a farmi sentire stanco mi fa sudare in modo strano. Così con il clima a 40 gradi e per di più questa mia situazione vi lascio immaginare il mio stato d’animo. Ma da 20 anni sto imparando a ripetermi: “io sono Tu che mi fai”, “anche i capelli del mio capo sono contati”, “prima di formarti nel seno di tua madre ho pronunciato il tuo nome”, “sei come la pupilla dei miei occhi”. Ebbene, anche in barba a chi non sopporta la parola depressione e per questo come buon amico gliela auguro così capiranno cosa vuol dire diventare uomo e non rimanere dei borghesi pieni di se stessi, dentro questa situazione, emotivamente negra, non è questo stato d’animo a definirmi, ma la certezza che Lui mi ama così come sono. Oggi sono facilmente irritabile, eppure nessuno se ne accorge, si accorgono che sono stanco, ma la pace, la gioia del cuore vince tutto. Mi muovo già da tempo solo perché Lui mi muova e il mio stato d’animo è come assorbito, santificato da questa certezza. Per cui oggi ho potuto accogliere questa piccola bambina, Celeste è il suo nome, ormai alla fine per colpa di una leucemia, trascurata a motivo della povertà. La mamma ha 31 anni e 8 bambini. Da sempre non sorride. La sua vita è stata solo stenti, dolore, miseria, violenza. Oggi, stando io nelle condizioni di cui sopra, l’ho ascoltata. I miei occhi rossi non riuscivano a sostenere il suo sguardo pieno di dolore. “Padre, sono figlia della violenza come tutti i miei 8 bambini. Violentata, picchiata a sangue, sono dovuta scappare dalle grinfie di un uomo che mi ha distrutta. Ho dovuto abbandonare i miei bambini nelle mani di questa bestia. Adesso il dolore della mia bambina di 12 anni mi ha inchiodato qui nella sua clinica… la prego di aiutarmi. Non ho piú lacrime da versare... mi sento come una statua...” La guardavo, vedendo nel suo volto una tristezza infinita come nella maggioranza delle donne di questo paese, ridotte ad animali, abbruttite dalla violenza. Eppure una tenerezza ed era già un’altra. Guardo la sua bimba, già senza capelli, dolori forti, non parla più, mi guarda fisso ma non sorride. Quanto dolore! Il mio cuore spesso ha paura che non resista, ma poi la Provvidenza mi recupera subito. Alcune ore prima ho celebrato il funerale di un “travestito”, un figlio di Dio di 28 anni morto di AIDS. Erano presenti gli altri amici ammalati di AIDS, questi miei figli prediletti. Nella breve omelia ho detto: “figli miei, siamo qui per celebrare la misericordia di Dio. Guardatelo, questo ragazzo, ha vissuto come un animale ed è morto come un santo. Vi ricordate com’era la sua faccia quando è arrivato da noi e ora guardatelo bene: è la faccia di un uomo vero. E’ davvero il trionfo della misericordia che non distingue gli esseri umani in normali, omosessuali, travestiti, ermafroditi, ma che guarda ad ognuno come figlio. Amici, capite, che bello: per Dio siamo figli, siamo creature sue”. Mi guardavano commossi, loro gli emarginati, loro i lebbrosi del secolo XXI, loro giudicati la perversione del vizio… loro che mi vogliono bene, che ogni mattina bacio e mi inginocchio davanti ad ognuno, non importa se deformati da fattezze femminili o maschili finte. Loro che chiedono di confessarsi, che mi chiedono se la propria compagna o compagno con la stessa malattia possono venire a visitarli. E così, come mi dice la suora, approfitto per annunciare anche a loro la misericordia di Dio. Victor, che tutti conoscono, e sul quale è nata una reazione a catena a livello mondiale, dividendo quanti mi scrivono in due partiti: quello perché viva e l’altro perché lo lasciamo morire. Quanto mi duole questo secondo partito. Se lo vedessero gemere, soffrire, si renderebbero conto del perché Gesù è morto per me e anche per loro. Ma perché voler eliminare il dolore dal mondo, quando questo dal peccato di Adamo è condizione inevitabile? E’come che io volessi togliermi la depressione, togliermi le notti insonni, togliermi l’ansia. Ma non è possibile. Posso prendere, e lo faccio, delle pastiglie per aiutare la mia pazza emotività, ma non posso, non chiedo a Gesù di togliermi la fatica perché sarebbe ripetere a Gesù quanto quel giorno Pietro gli disse perché non accettasse il dolore… e Gesù gli rispose: “allontanati da me, Satana, perché ragioni secondo il mondo e non secondo la volontà del mio Padre”. Chiaro che Victor soffre, lo vedo 24 ore al giorno. Ma possibile che ci sia chi si permetta di dirmi: lascialo morire. Quando non sono io che lo faccio vivere, ma il Mistero che lo crea in ogni istante. Ma possibile che non capiamo che la vita, non importa le condizioni in cui si manifesta, è sempre l’affermazione del “io sono Tu che mi fai”. Victor ha perfino il piccolo torace incurvato per il dolore, per la fatica del respiro, per le convulsioni. Ha la testa appoggiata nel cuscino con tante lacerazioni per decubito, non si può muovere… ma capite che per ognuno di noi è Gesù, è Gesù. Victor non è riconducibile alla sua dolorosissima malattia, perché è Cristo. E allora se è Cristo, capite che è il Paradiso qui in terra.
Io non posso stare senza contemplarlo, perché è il mio conforto, come in questi giorni in cui la fatica si fa sentire. Guardarlo, baciarlo, è sentire vibrare la dolce Presenza di Gesù che mi accarezza nei momenti difficili. Certamente senza prendere sul serio la vita, come ci ricorda Giussani nel Senso Religioso citando quel pezzo di un dialogo fra Richard e la vecchina nonna Henry, è impossibile riconoscere in questi fatti la grande Presenza, il Mistero che da senso e bellezza a tutto… Quando lo si riconosce come mi ha detto l’altro giorno Cristina, la giovane mamma di una delle casette di Betlemme, con 14 bambini da 0 a 11 anni: “padre, da quando Dio mi ha tolto le mie uniche due figlie del mio matrimonio. Nageli di 6 anni e Natali di 9, e mi ha chiamato ad essere madre di tutti questi bimbi ho capito che per me essere madre significa non possedere mai i miei figli. Ogni attimo li guardo, li amo immensamente, ma so che non saranno mai miei e che prima o poi se ne andranno. Ma questa è la mia vocazione. Mi tortura il cuore, però se Gesù vuole questo è anche vero che mi ha regalato un vero cuore di mamma: farli crescere e poi lasciarli andare seguendo il disegno bueno di Dio... ed io rimanere ogni volta a ricominciare e pregare”. Questa è la santità.
Grazie a quanti mi siete amici.

P. Aldo

lunedì 26 maggio 2008

"Le mie letture" di Giussani

Venerdì 23 maggio alle ore 19.00 l’auditorium del palazzo dei Celestini di Manfredonia ha ospitato un evento di grande spessore culturale: il giovane prof. Valerio Capasa, del Dipartimento di Italianistica dell’Università di Bari, ha illustrato il libro di Luigi Giussani ‘Le mie letture’ ad un pubblico composto da numerosi giovani, insegnanti, adulti, cittadini incuriositi dagli inviti e dal “passaparola” dei giorni precedenti.
I convenuti non sono certo rimasti delusi. In un tempo relativamente breve (circa tre quarti d’ora) il relatore ha presentato otto autori e autrici della letteratura italiana ed europea – Leopardi, Pascoli, Claudel, Milosz, Lagerkvist, Rebora, Montale, Ada Negri – precisandone la chiave di lettura offerta da Giussani (“Un genio che legge altri grandi geni italiani e stranieri”): la pertinenza del testo dell’autore con sé. Giussani, afferma il prof. Capasa, arriva ai libri con un desiderio di vita e giudica, si paragona, e fa venire una grande domanda: “come vorrei leggere anch’io così, come vorrei vivere anch’io così!”.
Il tempo è letteralmente volato. Il cuore dell’uomo è sempre lo stesso, da Omero ai cantanti del 2008; è grido di felicità. Le domande infinite sgorgano ed esigono di essere ascoltate: “che fai tu luna in ciel? Che fai, silenziosa luna? Che fa questa aria infinita?.....ed io, che sono?”
Tali domande, commentava il relatore a proposito di Cesare Pavese, non sono espressioni adolescenziali, ma sono costitutive dell’io.Mons.Giussani è stato un uomo che è vissuto all’altezza di queste domande; e leggere i suoi scritti è come cominciare a far respirare la propria ragione, toglierla dall’asfissia dei luoghi comuni e dalle risposte prefabbricate.


Gemma Barulli

giovedì 15 maggio 2008

Presentazione del libro "Le mie letture" di Luigi Giussani

Si svolgerà venerdì 23 maggio 2008 alle ore 19,00 presso l'Auditorium di Palazzo Celestini in Manfredonia l'incontro di presentazione del libro di Luigi Giussani "Le mie letture", edito da Rizzoli Bur.
Dopo l'intervento introduttivo del presidente del Centro Culturale "Fontana Vivace", prof.ssa Gemma Barulli, sarà il prof. Valerio Capasa del Dipartimento di Italianistica dell'Università di Bari a presentare l'opera del noto sacerdote milanese.

Nel volume sono presentati alcune letture di testi svolte da Monsignor Luigi Giussani su autori a lui cari, taluni frequentati fin dalla prima giovinezza, altri scoperti più di recente. Sono letture "occasionali", nel senso che ognuna di esse è svolta in un preciso contesto, il più delle volte in momenti di conversazione con i giovani, e di tale contesto mantiene non solo l'impronta della forma parlata - pur riveduta e corretta dall'Autore - ma anche il carattere di esemplificazione e di suggerimento rispetto ai temi e agli approfondimenti più generalmente affrontati nelle rispettive occasioni.

Così, autori come Leopardi o come Montale sono chiamati a far riflettere in un percorso educativo sulla ragione, la libertà, la morale, l'amore, il senso del dolore, il dono di sé.

Tutto ciò conferisce a queste letture una singolare vivezza, tanto che attraverso di esse migliaia di giovani sono stati mossi alla riscoperta del valore della lettura e della letteratura.

sabato 5 aprile 2008

La vita tra le mani, poetica di un’arte inconsapevole

Incontro di presentazione del libro e inaugurazione della mostra


Ritrovare nelle parole di Teresa La Scala i pensieri che mi frullavano in testa da bambina è stato sorprendentemente inaspettato. “Ma non finiscono mai di costruirlo?”. Era questa la domanda che mi ponevo anch’io da piccola quando passando davanti al porto, osservavo lo scheletro di legno geometricamente perfetto di un peschereccio in costruzione.
Nella penna di Teresa La Scala si sono concretizzate le riflessioni di molti adulti di oggi; ancora continua la scrittrice: “Non ero mai stata in un cantiere navale. Sono nata a Manfredonia, ci vivo da trent’anni, e non avevo mai visitato un cantiere navale. Però l’immagine di quell’immenso scheletro arancione che svetta al di sopra delle cancellate del porto mi segue intatta, sempre uguale nel corso del tempo. E’ un’immagine legata alla mia infanzia, al ricordo di lunghe passeggiate con mia madre mano nella mano e, di fronte a quello scheletro di peschereccio, sempre la stessa domanda: - Ma non finiscono mai di costruirlo?- Faccio ancora lunghe passeggiate, con mio figlio, mano nella mano, e di fronte a quell’enorme scheletro arancione adesso è lui a chiedermi: - Ma non lo finiscono mai, questo peschereccio?- Come se fosse sempre lo stesso, dopo trent’anni, giorno dopo giorno:sempre lo stesso scheletro di una nave che non verrà mai terminata, che si monta di giorno e si smonta durante la notte…”. Queste parole sono tratte dal libro 'La vita tra le mani, poetica di un’arte inconsapevole', che sarà presentato questa sera, sabato 5 aprile alle ore 19.00, presso Palazzo Celestini. Nel testo gli scatti di Angelo Torre, che ritraggono maestri d’ascia, falegnami, sarti e agricoltori della nostra terra, si susseguono creando un connubio perfetto con i testi di Teresa La Scala. Ciò che colpisce di primo acchitto sono i colori intensi del legno, del fuoco e del mare, che l’occhio di questo fotografo innamorato della nostra terra, è riuscito a carpire per farcene dono. I due autori sono entrati in punta di piedi nelle botteghe e nei laboratori dei nostri artigiani, cogliendo l’essenza della loro “arte” che null’altro rappresenta se non l’essenza della loro vita.
'La vita tra le mani' ha proprio lo scopo di riscoprire e porre all’attenzione del pubblico quelle storie marginali di persone 'che hanno fatto della loro vita lo spartito nel quale orchestrare una passione, il proprio lavoro”. In questa pubblicazione, che ogni manfredoniano dovrebbe gelosamente custodire, le fotografie raccontano storie passate e presenti; e le parole riportano alla mente le immagini di quelle “Botteghe del tempo” in cui i ricordi e le passioni si mescolano a trucioli, stoffe e arnesi, che appaiono quali naturali propaggini della mano dell’uomo.
Alla presentazione di questa sera interverranno: il presidente della CDO della Puglia Luigi Angelillis, il presidente del GAL Daunofantino Luca D’Errico, Matteo Di Mauro della Segreteria generale CCIAA di Foggia, e Angelo Torre, fotografo e autore del libro. In occasione dell’incontro, il libro 'La vita tra le mani, poetica di un’arte inconsapevole' verrà distribuito gratuitamente a tutti i presenti.
Seguirà la Mostra fotografica di Angelo Torre, un “percorso espositivo che si snoda tra le tante realtà produttive di una terra, la nostra, che ha la 'vita tra le mani. Un vero e proprio viaggio nella tradizione custodita da pescatori, maestri d’ascia, agricoltori e allevatori… Un viaggio che racconta della nobiltà di gesti quotidiani, di una manualità multiforme, fatta di luce e materia, di padri e di figli legati dalla stessa gestualità produttrice, lì dove le mani non hanno paura di essere sostituite dalle macchine. Ed è come sfogliare luminose pagine di vita: l’uomo ascolta la voce della natura, vi adatta le proprie mani, e la traduce in lavoro. Terra e mare, solidità e fluidità, tradizione e innovazione, identità e trasformazione: un inesorabile divenire che, attraverso la fotografia, viene raccontato in questa mostra. Davanti a una rete da tessere, i giorni non hanno bisogno di ieri o di domani, si susseguono senza inizio né fine… E senza fretta, perché non si conta il tempo in minuti, in ore, in stagioni quando la vita ti accade tra le mani” (Teresa La Scala).
Le ragioni del libro: “Di solito si è portati a relegare il bello nelle polverose categorie del passato, a cercarlo nelle vecchie fotografie in bianco e nero, a rimpiangerlo nelle cose che non ci sono più… Ma il passato non si conclude, va avanti, fino a specchiarsi nella nostra realtà quotidiana, fino a mescolarsi con il presente. Ed ecco che i colori si confondono, i volti si sovrappongono, le storie si ripetono, i gesti si susseguono, sempre uguali da generazioni…Tutto il fascino del tempo passato sta qui, nella normalità dell’ora presente. È più difficile scorgerlo, questo è vero: strumenti di ogni giorno, arnesi che abbiamo sottomano ogni momento, movimenti che scandiscono ogni mattinata, percorsi che concludono ogni giornata… Cosa c’è di bello in tutto ciò? C’è la magia del fare, del creare il presente, lasciandolo uscire dalle proprie mani lavorato e forgiato, bello dell’opera dell’uomo, e bello dei germi del passato che reca in sé. Le fotografie fermano il momento in cui il passato della nostra terra diventa presente tra le mani operose di sarti, agricoltori, falegnami, calafatari. Un presente fatto di oggetti concreti, aghi, trattori, barche, pialle, testimoni che passano di mano in mano giorno dopo giorno, anno dopo anno, secolo dopo secolo. Per cogliere tutta la bellezza del nostro territorio, di questo Gargano variegato e multiforme, non basta fotografarne i colori, il grafismo della terra, le sfumature del mare. Indagare il Gargano vuol dire anche indagare l’uomo che lo abita, che lo lavora, che lo rende vivo nel quotidiano. Negli ambienti di lavoro, su un campo coltivato, nel cantiere di un maestro d’ascia, ogni oggetto, che può apparire banale o scontato nel suo utilizzo, guardato con attenzione diventa non solo bello, ma anche interessante da raccontare, perché rimanda all’essenza umana di chi lo ha prodotto.Lo scopo di questo lavoro è guardare la realtà che ci circonda, per scoprirla legata alla nostra storia, alle tradizioni culturali del nostro territorio, con il passo ben fermo nel presente ma con lo sguardo carico di speranze per il futuro. Partire dai limiti del reale per continuare a progettare. Il lavoro è stato condotto mediante indagini e interviste sul campo: attraverso parole e immagini, quella che vogliamo far emergere è la voce di coloro che, di giorno in giorno, plasmano la nostra terra, i suoi prodotti, rendendola più ricca, rendendoci più consapevoli di tale ricchezza”.

Mariella La Forgia, Manfredonia.net magazine

martedì 19 febbraio 2008

Si può vivere così?

Il Centro Culturale Archè, in collaborazione con la Cappella dell’Università degli Studi di Foggia, nel 3° anniversario della morte di Mons. Luigi Giussani, fondatore di Comunione e Liberazione, invita tutta la cittadinanza all’incontro di presentazione del libro:


Si può vivere così?
Uno strano approccio all'esistenza cristiana

di Luigi Giussani (Rizzoli, Milano 2007)

Interviene: prof. Costantino Esposito
Ordinario di Filosofia dell’Università di Bari

Introduce:
prof. Lorenzo Scillitani
Presidente Centro Culturale Archè

venerdì 22 febbraio 2008 ore 18.30
Aula magna Facoltà di Economia
Via Caggese - Foggia
Nato come trascrizione fedele di colloqui con un centinaio di giovani, il libro di don Luigi Giussani propone un approccio non consueto all’esistenza cristiana e pregno di profonde ragioni. Quasi un “romanzo”, ‘Si può vivere così’, è il racconto dell’appassionante gioco di domande e risposte tra don Giussani e alcuni giovani decisi a prendere sul serio la promessa di Cristo “chi mi segue avrà la vita eterna e il centuplo quaggiù”. Questo particolarissimo libro testimonia che si può riflettere con spontaneità, lealtà e serietà sulla propria esistenza e che si può percepire il fascino e la ragionevolezza di un’esperienza che la mentalità comune disistima e talvolta censura. Lo stile discorsivo e di aperto confronto con l’esperienza dell’autore e con le domande dei giovani è stato trattenuto nella forma del libro, atestimonianza di una modalità di approccio al problema come grossoproblema umano. Nello scorrere delle pagine si intuisce e si scopre con stupore e piacevole meraviglia che “quel centuplo” è la riuscita vera, che inizia già in questo mondo, e si compie nell’eterno.

Al termine della presentazione del libro le comunità di CL della provincia di Foggia, dalle quali sono nate anche numerose esperienze sociali, culturali e imprenditoriali in tutta la Capitanata, celebreranno la Santa Messa per il terzo anniversario della morte di don Luigi Giussani nella cappella dell’Opera Pia Scillitani, via Lorenzo Scillitani - Foggia.

Info: centroculturalearche@tiscali.it tel. 3477356439

domenica 17 febbraio 2008

La carità cambia la vita

La carità cambia la vita” Così Paolo Gradnik, presidente dell’associazione Banco Farmaceutico, ha commentato l’esito positivo dell’ottava giornata nazionale della raccolta del farmaco che l’associazione ha proposto in collaborazione con la Federazione dell’Impresa Sociale della Compagnia delle Opere.
“Dona un farmaco a chi ne ha bisogno” è la proposta alla quale hanno aderito due persone su tre dei clienti delle 2.800 farmacie italiane coinvolte nell’iniziativa di sabato 9 Febbraio donando un farmaco e permettendo di raggiungere la significativa cifra di 302.500 farmaci donati, per un controvalore di 1.905.750. I medicinali raccolti saranno donati ad oltre 1100 enti convenzionati che danno assistenza ogni giorno ad oltre 300.000 persone indigenti.
Anche in Capitanata la carità ha preso il sopravvento facendo registrare un incremento di farmaci raccolti pari al 30% rispetto alla edizione precedente. Questo grazie alla generosità dei donatori, all’impegno dei farmacisti che hanno sostenuto l’iniziativa con al propria professionalità, alla disponibilità dei volontari che hanno presidiato per tutto il giorno di sabato le farmacie. Un grazie anche al Centro di Servizi di Volontariato Daunia che ha sostenuto l’iniziativa
Il grazie di Paolo Gradik va anche alle aziende farmaceutiche che da sempre integrano con proprie donazioni i risultati della colletta, a Paolo Cevoli e Claudia Pennoni che hanno prestato gratuitamente il proprio volto all’iniziativa, alla Presidenza della Repubblica che ha concesso il patronato, al segretariato sociale della Rai alla fondazione Pubblicità Progresso ed agli sponsor per l’importante contributo concesso.
Ecco, infine, come Raffaello Vignali presidente della Compagnia delle Opere commenta l’avvenimento “Il successo di questo gesto di carità dimostra che c’è un popolo straordinariamente vivo: l’Italia riparte da qui”.

Fabio Quitadamo

sabato 9 febbraio 2008

Dona un farmaco a chi ne ha bisogno - Due le farmacie sipontine che resteranno aperte tutta la giornata

Anche la città di Manfredonia ha aderito alla VIII Giornata nazionale di raccolta del farmaco in programma per domani 9 febbraio.75 province, oltre 1.000 comuni e circa 2.800 farmacie hanno aderito alla campagna di alto valore sociale promossa in tutta Italia che si svolge sotto l’Alto Patronato della Presidenza della Repubblica.
Lo scopo del Banco Farmaceutico è aiutare le persone indigenti rispondendo al loro bisogno di farmaci, tramite la collaborazione con gli enti assistenziali che già operano localmente, al fine di educare l’uomo alla condivisione e alla gratuità.
Domani, circa 9.500 volontari spiegheranno lo scopo della raccolta ai cittadini e saranno gli stessi farmacisti a consigliare il tipo di farmaco da banco di cui è maggiormente avvertito il bisogno per le oltre 270.000 persone, che vivono al di sotto della soglia di povertà, assistite dai 1.050 enti assistenziali convenzionati con il Banco Farmaceutico in tutta Italia. A Manfredonia le farmacie convenzionate sono la Farmacia Murgo in corso Manfredi, 225 e la farmacia Querques di via Aldo Moro, 19 che resteranno aperte dalle 8.30 alle 13 e dalle 16.30 alle 20.
Quest'anno i farmaci raccolti andranno all'Aim, associazione interetnica Migrantes di Siponto. "Ringrazio di cuore le dottoresse Rosa Brigida e Anna Spagnuolo, le altre amiche volontarie e la dottoressa Fares, coordinatrice pèrovicnaile del Banco Farmaceutico che hanno avuto l'idea di destinare i farmaci raccolti all'Aim". A dichiararlo è Paolo Balzamo, presidente dell'Aim, l'assocaizione laica che accoglie ogni anno circa 400 migranti provenienti da tutto il territorio della provincia di Foggia. "Ringrazio Padre Mario Marchiori, padre scalabriniano, per il sostegno e l'accompagnamento nelle nostre attività di volontariato e tutti i volontari che prestano quotidianamente servizio di ascolto, informazione, orientamento e distribuzione di alimenti e vestiario".
L'Aim, inoltre, garantisce le cure di prima assistenza sanitaria ai migranti due volte alla settimana, il martedì mattina e il venerdì pomeriggio, grazie alla collaborazione gratuita di due medici, Michele Prencipe e Ruggero Castriotta.
L'invito è rivolto dunque a tutta la comunità sipontina di recarsi presso le farmacie per aiutare attraverso un piccolo gesto di solidarietà le persone meno fortunate per le quali il diritto alla salute deve essere un bene accessibile come lo è per tanti altri.

Anna Castigliego
Manfredonia.net - 8/2/2008

giovedì 7 febbraio 2008

Dona un farmaco a chi ne ha bisogno

L’associazione Banco Farmaceutico in collaborazione con la Federazione dell'Impresa Sociale - Compagnia delle Opere, organizza il prossimo 9 Febbraio, la VIII Giornata Nazionale di Raccolta del Farmaco: 75 province, oltre 1.000 comuni e circa 2.800 farmacie aderiscono all’iniziativa in tutta Italia. Nei sette anni di realizzazione della giornata, l’associazione, grazie al gesto concreto di migliaia di donatori, ha potuto raccogliere, oltre 1.000.000 di medicinali.
Sabato 9 febbraio in tutte le farmacie che esporranno la locandina della raccolta, i circa 9.500 volontari presenti illustreranno l’iniziativa ai cittadini. A beneficiare della raccolta saranno le oltre 270.000 persone, che vivono al di sotto della soglia di povertà, assistite dai 1.050 enti assistenziali convenzionati con il Banco Farmaceutico in tutta Italia. Durante la giornata potranno essere raccolti quei farmaci che non necessitano di ricetta medica, cioè esclusi dal servizio sanitario nazionale e quindi totalmente a carico di chi ne ha bisogno, per l’acquisto dei quali potrai chiedere consiglio al farmacista. Ad ogni farmacia che aderisce all’iniziativa sarà associato un ente assistenziale del territorio al quale saranno donati i farmaci raccolti.
A Manfredonia l’iniziativa, realizzata in collaborazione con il Centro Culturale "Fontana vivace", registra l’adesione delle farmacie
Farmacia Centrale Murgo – C.so Manfredi, 225
Farmacia Querques M.Pia - V.le Aldo Moro, 19
alle quali è associata l'Associazione interetnica Migrantes - Manfredonia.
La Giornata Nazionale di Raccolta del Farmaco si svolge con l’Alto Patronato della Presidenza della Repubblica.

L’associazione Banco Farmaceutico Onlus è nata nel 2000 dall’incontro tra la professionalità della Federfarma Lombarda (associazione fra titolari di farmaci di Milano Lodi e provincia) e l’esperienza nel settore sociale della Compagnia delle Opere. Lo scopo del Banco Farmaceutico è aiutare le persone indigenti rispondendo al loro bisogno di farmaci, tramite la collaborazione con gli enti assistenziali che già operano localmente, al fine di educare l’uomo alla condivisione e alla gratuità.
Per ulteriori approfondimenti visita il sito
www.bancofarmaceutico.org


Fabio Quitadamo

venerdì 18 gennaio 2008

giovedì 17 gennaio 2008

Il 'San Francesco' di Padre Finco - In scena uno spettacolo intenso per i bimbi e con i bimbi

Sabato 12 gennaio 2008 è andato in scena, presso l’auditorium del Palazzo Celestini di Manfredonia, “Il Cavaliere nel Sacco – divagazioni su San Francesco… ma sempre in tema” scritto da Giampiero Pizzol per la regia Carlo Rossi.
Si tratta di un vero e proprio racconto imperniato sulla vicenda del Poverello, San Francesco d'Assisi, narrato ai più piccoli in chiave favolistica.
Ma se il racconto ha un pizzico di fiabesco, autentico è invece l’interprete padre Marco Finco, un frate francescano in carne e ossa che opera presso l'Istituto ‘Sacra Famiglia’ di Cesano Boscone, dov'è a contatto con bambini e ragazzi portatori di handicap.
Lo spettacolo ammicca alle rappresentazioni sacre del Medioevo, con pochi elementi di scenografia e costumi riadattati, ma incredibilmente efficaci.
Sono due le chiavi di lettura attraverso cui viene raccontato Francesco, “che in realtà si chiamava Giovanni”: il suo desiderio di essere cavaliere, e la paura.
Francesco, pur di diventare cavaliere, finisce in un sacco e diventa scudiero di Gesù Cristo.
Così, seguendo il suo sogno di bambino, Francesco passa da un cavalluccio a dondolo a un vero destriero, attraversa la guerra e conosce la prigionia, si imbatte nel Vangelo e incontra Dio; ammansisce un lupo e poi, ancora, tante avventure e intuizioni geniali fino a quella del presepe vivente…A questo punto padre Finco scende tra il pubblico: ci sono molti bambini che finora hanno interagito con ciò che avviene in scena, cantando e suggerendo, tra risate e applausi. Ma adesso tocca ad alcuni di loro salire sul palco e vestire i panni del bue, dell’asinello, dei pastorelli, di san Giuseppe e della Madonna, per dare vita alla Natività.“Ve la ricordate ‘Tu scendi dalle stelle’?”, chiede padre Finco alla platea di spettatori, rapiti dall’incanto. Certo che la ricordano, tutti, e tutti la cantano, mentre il Bambinello viene deposto nella mangiatoia a lume di candela…
Gli applausi scrosciano calorosi e commossi ma, “il presepe non era la fine, era solo l’inizio”.
Organizzato dall’AVSI, un’organizzazione senza scopo di lucro impegnata con numerosi progetti di cooperazione allo sviluppo in 39 paesi del mondo, lo spettacolo è giunto a Manfredonia grazie al Centro Culturale Sipontino ‘Fontana Vivace’.

Testo e foto di
Antonio Universi
da Manfredonia.net

Il cavaliere nel sacco

Sabato 13 gennaio 2008, alle ore 18.00, l’auditorium del Palazzo dei Celestini di Manfredonia ha ospitato lo spettacolo teatrale interpretato, cantato e suonato da padre Marco Finco “Il cavaliere nel sacco”, una rivisitazione sorprendente e piena di colpi di scena sulla vita del Poverello d’Assisi.
Della personalità di Francesco lo spettacolo ha messo in evidenza il suo desiderio di essere cavaliere, cioè la grandezza del suo animo, l’infinita ampiezza dei suoi desideri e la paura che, come ogni uomo, egli ha provato davanti alla guerra, alla sofferenza, alle contraddizioni del vivere. E, pur di essere cavaliere, Francesco è finito in un “sacco” (il saio), ed è diventato scudiero di Gesù Cristo. Ed è passato attraverso la guerra, la prigionia, un libro chiamato Vangelo, l’incontro con il Signore, …e il lupo, fino ad abbracciare Sorella Morte.
Il pubblico dei più piccoli è stato incantato dall’abilità da funambolo del frate, mentre i più grandi sono stati catturati dalla profondità dei testi e dalle metafore inventate a bella posta, come quella del lupo con il cappello, che rappresenta il perbenismo della nostra società senza scrupoli, o come l’ipotetico sfogo del Creatore, che vorrebbe far pagare tutti gli arretrati delle bollette della luce e del gas che finora ci ha elargito gratuitamente con il sole.
Il Centro Culturale Sipontino Fontana Vivace ha organizzato la serata a favore dei progetti di AVSI, per aiutare i bambini e le donne nei paesi in stato di guerra o di miseria, avvalendosi della collaborazione del CSV Daunia.

Gemma Barulli
Presidente del Centro Culturale Fontana Vivace

lunedì 7 gennaio 2008

San Francesco... a Palazzo Celestini

L’AVSI (Associazione di Volontariato per il Servizio Internazionale) è una organizzazione non governativa senza scopo di lucro nata nel 1972 e impegnata con 111 progetti di cooperazione allo sviluppo in 39 paesi del mondo.
AVSI è presente in Africa, America Latina, Est Europa, Medio Oriente, Asia e opera nei settori della sanità, igiene, cura dell'infanzia in condizioni di disagio, educazione, formazione professionale, recupero delle aree marginali urbane, agricoltura, ambiente, microimprenditorialità, sicurezza alimentare, ICT ed emergenza umanitaria.
La missione di AVSI è sostenere lo sviluppo umano nei paesi più poveri del mondo nel solco dell'insegnamento della Dottrina Sociale Cattolica con particolare attenzione all'educazione e alla promozione della dignità della persona umana in tutte le sue espressioni. Il dramma che molte popolazioni stanno vivendo va combattuto tenendo conto dell'unicità dell'uomo con un progetto di sviluppo che guardi all'educazione come strumento per far emergere i talenti.
Come tutti gli anni, nel periodo tra dicembre e gennaio, le Tende di AVSI tornano ad animare i cuori delle città, in Italia e all’estero. Una campagna di sensibilizzazione e raccolta fondi realizzata grazie al coinvolgimento della Rete Sostenitori di AVSI che vede impegnate più di 10.000 persone volontarie.
Anche a Manfredonia da diversi anni il Centro Culturale Sipontino “Fontana Vivace” si fa promotore di iniziative a scopo benefico per sostenere i progetti dell’AVSI. Quest’anno, in collaborazione con Centro Servizi Volontariato Daunia, è stato invitato Padre Marco Finco, un frate francescano con la passione del teatro.
Sabato 12 gennaio p.v. presso l’auditorium del Palazzo Celestini di Manfredonia, il frate sarà il protagonista della rappresentazione teatrale per famiglie “Il cavaliere nel sacco – divagazioni su San Francesco… ma sempre in tema”.
Insieme a te, vogliamo sostenere:
- in Uganda, il Meeting Point International che si prende cura di donne e orfani a Kampala
- in Costa D’Avorio, l’Ospedale St. Camille che protegge mamme e bambini a Bouaké
- in Russia, la Casa Golubka che ospita ragazze madri a Novosibirsk
- in Brasile, l’Asilo Gilmara Iris che accoglie 120 bambini a Belo Horizonte.


Per ulteriori informazioni: cell. 3409641791

Il cavaliere nel “sacco” - divagazione su S. Francesco… ma sempre in tema

Interpretato, cantato e suonato da
P. Marco Finco
spettacolo per scuole elementari e famiglie di
Giampiero Pizzol
Regia
Carlo Rossi



Lo spettacolo nasce dal desiderio di far incontrare gli amici più piccoli con un nostro grande amico: S. Francesco.
Due sono le “chiavi” attraverso le quali vogliamo entrare in rapporto con questo grande uomo: il suo desiderio di essere cavaliere e la paura.
Perché Francesco era uno come noi, come noi aveva desideri e timori, ma a differenza di noi non ha rinunciato a nulla.
Ma come, il poverello di Assisi non ha rinunciato a nulla?
Precisamente. Caso mai siamo noi che rinunciamo ad essere cavalieri, non lui.
Infatti Francesco pur di essere cavaliere è finito in un sacco ed è diventato scudiero di Gesù Cristo.
Così, seguendo il suo sogno da bambino, Francesco passa attraverso la guerra, la prigionia, un libro chiamato Vangelo, l’incontro con il Signore… il lupo, per abbracciare con la spada della fede quella che lui chiama Sorella Morte…
E la paura? Quella c’è sempre, soprattutto la nostra, di aver fatto il passo troppo lungo, di non essere all’altezza, di banalizzare ecc. ecc. e questa paura a volte sembra essere la verità.
Ma la verità è che in questo lavoro noi non ci siamo mai sentiti soli, come se: “Non temete!” Gesù oltre che a Francesco lo abbia detto anche a noi.