domenica 8 febbraio 2009

APPELLO AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA PER SALVARE LA VITA DI ELUANA ENGLARO

Signor Presidente, la tragica fine che si prospetta per Eluana Englaro non lascia indifferente la coscienza civile dell'Italia.Eluana è portata a morte senza che sia stata accertata in maniera incontrovertibile la sua volontà, né l'irreversibilità del suo stato vegetativo.
Eluana rischia dunque di morire sulla base di una volontà solo presunta, e sarebbe l'unica persona a subire una tale sorte, poiché nessuna delle leggi sul fine-vita in discussione in Parlamento permetterà più questo obbrobrio.
Signor Presidente, Le chiediamo fermamente di non permettere questa tragedia, che sarebbe un insulto sanguinoso alla storia, alla cultura, all'identità stessa del nostro Paese, convinti come siamo che nessuno deve essere costretto a morire per un formalismo giuridico.
Le chiediamo un intervento perché – di concerto con il Governo – sia data una moratoria alla sospensione dell'alimentazione e idratazione cui è sottoposta Eluana, in attesa che il Parlamento – nelle cui fila si è già appalesata un'ampia maggioranza in sintonia con la maggioranza che vi è nel Paese – possa pronunciarsi su un'adeguata legge.
Siamo certi che Ella non rimarrà insensibile al nostro appello.


Per firmare l'appello e/o per scaricare il modello di raccolta firme: appellonapolitano

Caso Eluana, parla l’ateo Jannacci

Riportiamo dal Corriere della Sera questa intervista, su cui riflettere.

Caso Eluana, parla l’ateo Jannacci: allucinante fermare le cure. «La vita è importante anche quando è inerme e indifesa. Fosse mio figlio mi basterebbe un battito di ciglio»

MILANO - Ci vorrebbe una carezza del Nazareno» dice a un certo punto, e non è per niente una frase buttata lì, nella sua voce non c’è nemmeno un filo dell’ironia che da cinquant’anni rende inconfondibili le sue canzoni. Di fronte a Eluana e a chi è nelle sue condizioni — «persone vive solo in apparenza, ma vive » — Enzo Jannacci, «ateo laico molto imprudente», invoca il Cristo perché lui, come medico, si sente soltanto di alzare le braccia: «Non staccherei mai una spina e mai sospenderei l’alimentazione a un paziente: interrompere una vita è allucinante e bestiale».

È un discorso che vale anche nei confronti di chi ha trascorso diciassette anni in stato vegetativo?
«Sono tanti, lo so, ma valgono per noi, e non sappiamo nulla di come sono vissuti da una persona in coma vigile. Nessuno può entrare nel loro sonno misterioso e dirci cosa sia davvero, perciò non è giusto misurarlo con il tempo dei nostri orologi. Ecco perché vale sempre la pena di aspettare: quando e se sarà il momento, le cellule del paziente moriranno da sole. E poi non dobbiamo dimenticarci che la medicina è una cosa meravigliosa, in grado di fare progressi straordinari e inattesi».
Ma una volta che il cervello non reagisce più, l’attesa non rischia di essere inutile?
«Piano, piano... inutile? Cervello morto? Si usano queste espressioni troppo alla leggera. Se si trattasse di mio figlio basterebbe un solo battito delle ciglia a farmelo sentire vivo. Non sopporterei l’idea di non potergli più stare accanto».
Sono considerazioni di un genitore o di un medico?
«Io da medico ragiono esattamente così: la vita è sempre importante, non soltanto quando è attraente ed emozionante, ma anche se si presenta inerme e indifesa. L’esistenza è uno spazio che ci hanno regalato e che dobbiamo riempire di senso, sempre e comunque. Decidere di interromperla in un ospedale non è come fare una tracheotomia...».
Cosa si sentirebbe di dire a Beppino Englaro?
«Bisogna stare molto vicini a questo padre».
Non pensa che ci possano essere delle situazioni in cui una persona abbia il diritto di anticipare la propria morte?
«Sì, quando il paziente soffre terribilmente e la medicina non riesce più ad alleviare il dolore. Ma anche in quel caso non vorrei mai essere io a dover “staccare una spina”: sono un vigliacco e confido nel fatto che ci siano medici più coraggiosi di me».
Come affronterebbe un paziente infermo che non ritiene più dignitosa la sua esistenza?
«Cercherei di convincerlo che la dignità non dipende dal proprio stato di salute ma sta nel coraggio con cui si affronta il destino. E poi direi alla sua famiglia e ai suoi amici che chi percepisce solitudine intorno a sé si arrende prima. Parlo per esperienza: conosco decide di ragazzi meravigliosi che riescono a vivere, ad amare e a farsi amare anche se devono invecchiare su un letto o una carrozzina».
Quarant’anni fa la pensava allo stesso modo?
«Alla fine degli anni Sessanta andai a specializzarmi in cardiochirurgia negli Stati Uniti. In reparto mi rimproveravano: “Lei si innamora dei pazienti, li va a trovare troppo di frequente e si interessa di cose che non c’entrano con la terapia: i dottori sono tecnici, per tutto il resto ci sono gli psicologi e i preti”. Decisero di mandarmi a lavorare in rianimazione, “così può attaccarsi a loro finché vuole”... ecco, stare dove la vita è ridotta a un filo sottile è traumatico ma può insegnare parecchie cose a un dottore. C’è anche dell’altro, però».
Che cosa?
«In questi ultimi anni la figura del Cristo è diventata per me fondamentale: è il pensiero della sua fine in croce a rendermi impossibile anche solo l’idea di aiutare qualcuno a morire. Se il Nazareno tornasse ci prenderebbe a sberle tutti quanti. Ce lo meritiamo, eccome, però avremmo così tanto bisogno di una sua carezza».

Fabio Cutri
6 febbraio 2009

sabato 7 febbraio 2009

Progetto MosaiComEra


Si terrà il prossimo 9 febbraio 2009, alle ore 19.00 nella sala Santa Chiara, presso l’Arcivescovado di Manfredonia, la conferenza stampa di presentazione del progetto “MosaiComEra”.

Il progetto, finanziato da Fondazione per il Sud, vede la collaborazione di Arcidiocesi di Manfredonia – Vieste – San Giovanni Rotondo, Fondazione Ravennantica e Consorzio OPUS, con la partnership di Provincia di Foggia, ATP Provincia di Foggia, Fedecultura, COTAP, L’Opera – Broadcast video service, e Consorzio ICARO, è finalizzato al recupero e alla valorizzazione dell’area archeologica costituita dal complesso di Santa Maria di Siponto, attraverso una serie di attività combinate, come il restauro dei mosaici e del materiale lapideo, la manutenzione dell’area archeologica, la realizzazione di un sito internet che riporterà tutte le notizie relative allo svolgimento del progetto, la creazione di nuove opportunità lavorative in loco con l’inserimenti di soggetti svantaggiati (con un percorso formativo finalizzato all’istituzione di nuove figure di guide professionali), la realizzazione di iniziative didattiche per le scuole, la creazione di laboratori di mosaico e progetti specifici di studio e realizzazione di opere musive per diffondere ed appassionare a questa tecnica artistica le giovani generazioni.


Alla presentazione interverranno S.E. Mons. Domenico D’Ambrosio, Arcivescovo della diocesi di Manfredonia – Vieste – San Giovanni Rotondo, Paolo Campo, sindaco di Manfredonia, Nicola Vascello, assessore provinciale al Turismo, Sergio Fioravanti, direttore della fondazione Ravennantica, Francesco Carlucci, presidente regionale di Federcultura, Carlo Rubino, presidente del Consorzio OPUS, Gerardo Fascia per lo staff progettazione e Damiano Bordasco, giornalista, come moderatore.
PER INFORMAZIONI
Ufficio stampa Consorzio OPUS
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