Che cos'è la santità? Dare la vita per i propri amici
Con il motu proprio "Maiorem ac dilectionem", papa Francesco indica un'altra via per riconoscere santi e beati: l'offerta di sé per amore, la carità di Cristo. Un aiuto a guardare il cambiamento d'epoca in atto (da ilsussidiario.net)Così, se la "forma dominante" della santità fu, nella Chiesa dei primi tre secoli, quella del martirio, che venne immediatamente riconosciuta e, gradualmente, "normata" nelle sue caratteristiche (ad esempio, si arrivò ben presto ad affermare che non era martirio quello di chi temerariamente si gettava nelle mani dei soldati che non avevano nessuna intenzione di ucciderlo, perché il martirio non poteva essere una decisione propria, bensì il riconoscimento di una vocazione particolare, a volte anche imprevista), si arrivò con il tempo a riconoscere che vi erano dei vescovi e dei monaci, che pur non avendo subito il martirio avevano vissuto la loro vita in una così evidente e luminosa unione e dedizione totale a Cristo, da fare della loro esistenza un vero e proprio «sacrificio vivente, santo e gradito a Dio». Da qui il riconoscimento della loro esemplarità e della loro santità, sempre come "presa d'atto" della fecondità del loro magistero.
Nella
storia della Chiesa, poi, le forme di santità si sono rivelate e hanno
ottenuto un riconoscimento anche in forme differenti secondo le diverse
culture e spiritualità: ad esempio, nella Chiesa ortodossa
bizantino-slava esistono categorie di Santi - i "pazienti per Cristo", o
"coloro che hanno subito pazientemente la sofferenza e la morte", o
anche i "folli per Cristo", persone che univano la reputazione di follia
ad una totale limpidezza quasi fanciullesca alla fede - che in
Occidente non sono riconosciute come particolari ragioni per la
canonizzazione.
Che oggi Papa Francesco abbia istituito, con il motu proprio Maiorem hac dilectionem, una nuova «fattispecie dell'iter di beatificazione e di canonizzazione» (art. 1) volta a riconoscere l'esistenza de «l'eroica offerta della vita, suggerita e sostenuta dalla carità», ci aiuta a riconoscere meglio quali siano i tratti del cambiamento d'epoca che stiamo vivendo.
Che oggi Papa Francesco abbia istituito, con il motu proprio Maiorem hac dilectionem, una nuova «fattispecie dell'iter di beatificazione e di canonizzazione» (art. 1) volta a riconoscere l'esistenza de «l'eroica offerta della vita, suggerita e sostenuta dalla carità», ci aiuta a riconoscere meglio quali siano i tratti del cambiamento d'epoca che stiamo vivendo.
Il "punto focale" di questa nuova via per la santità, infatti, è quello dell'offerta della vita propter caritatem
(a motivo della carità): una fattispecie che permette di riconoscere
una speciale configurazione a Cristo - e un corrispondente dono dello
Spirito che la sostiene e la rende possibile - in situazioni nelle quali
da parte dell'uccisore o del persecutore non vi è nemmeno l'intenzione
di agire in odium fidei, ma semplicemente una tale mancanza di
umanità, che arriva a sfigurare completamente in lui l'immagine di Dio. E
davanti a questa situazione - di cui tanti tragici esempi abbiamo
davanti agli occhi - la testimonianza dell'offerta della vita per amore è
innanzitutto la via per dimostrare che la fede in Cristo ridona
all'uomo tutta la sua dignità, capace di dire una parola nuova anche a
chi è ormai divenuto insensibile alla stessa percezione della presenza
di Dio.
Il
sacrificio di Cristo si riattualizza oggi, nella situazione che tanti
giudicano di crisi del cristianesimo, in un modo che dobbiamo guardare e
riconoscere più da vicino. E, forse, sempre più frequentemente capiterà
anche a noi di essere chiamati a vivere
Riconoscere
e proclamare davanti a tutti i fedeli cristiani e davanti a tutto il
mondo che la radice vera e ultima dell'offerta di sé che tanti
battezzati compiono è la carità di Cristo, significa riproporre - anche
davanti a chi ha escluso totalmente dal suo orizzonte la percezione del
Mistero - in tutta la sua originalità e universalità il messaggio del
Vangelo, particolarmente del versetto di Giovanni (15,13) che
costituisce il titolo del motu proprio («Non c'è amore più
grande di questo: dare la vita per i propri amici»). Che la Chiesa abbia
sempre riconosciuto questo versetto come la descrizione, innanzitutto,
della passione e morte di Cristo, e che questo stesso versetto venga
ripreso nel culto eucaristico, dimostra in modo lampante come il motu proprio
intenda semplicemente puntualizzare e riproporre all'attenzione di
tutti un fatto: che il sacrificio di Cristo si riattualizza oggi, nella
situazione che tanti giudicano di crisi del cristianesimo, in un modo
che dobbiamo guardare e riconoscere più da vicino. E che, forse, sempre
più frequentemente capiterà anche a noi di essere chiamati a vivere. Per
Grazia.
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