sabato 25 agosto 2007

Claudio Chieffo ci ha lasciato

Claudio Chieffo con il Vescovo D'Ambrosio a Manfredonia
febbraio 2005


Cari amici, preghiamo per Claudio Chieffo, che ora vede faccia a faccia il volto buono del Mistero che fa tutte le cose e che egli ha desiderato e cantato per tutta la vita.
La poesia delle sue canzoni ha espresso la passione per la presenza di Cristo come di Colui che svela a ciascuno di noi il significato del dramma della vita, facendosi compagno del cammino al Destino.
Il nostro popolo, educato dal suo canto, continua a camminare nella certezza che «è bella la strada che porta a casa», dove ora don Giussani e don Ricci accolgono Claudio.

Julián Carrón
Rimini, 19 agosto 2007



Nelle chiese si canterà ancora “Lui mi ha dato” o il “Seme” ma chi ha scritto queste canzoni è tornato al Padre. Claudio Chieffo è morto infatti sabato scorso alla vigilia dell’apertura del Meeting di Rimini, avvenimento che lo aveva visto molte volte protagonista. L’ultima volta lo scorso con un memorabile concerto-evento davanti ad oltre cinquemila spettatori, meglio partecipanti, che accompagnarono il suo canto con il loro. Una percezione strana quella di un popolo commosso che segue un maestro. Indubbiamente un fenomeno strano quello di Chieffo dentro il mondo incellofanato e prevedibile della musica italiana. La sua prima canzone la scrisse nel 1962 a 17 anni l’ultima lo scorso gennaio a 62. In mezzo altre 113 e oltre 3000 concerti. Molti dei quali all’estero. In sud America, ma anche nei paesi dell’est europeo. Prima della caduta del muro di Berlino si trattava di concerti clandestini nelle cantine di Praga o di Cracovia. Dopo ha conosciuto paesi non certo frequentati da chansonnier alla moda. Ne ricordiamo uno il Kazakhistan. Dove andò a trovare comunità sorte da poco dopo la caduta del regime e venne invitato a suonare per le detenute di un carcere. La ricordava come una delle esperienze più commoventi della sua vita. Il tutto circondato da un silenzio stampa che si potrebbe definire “bulgaro”. Verrebbe da chiedersi perché. Preferiamo chiedere: ma cosa di lui ha affascinato tante persone? “La mia predilezione per Chieffo ha radici solide e lontane” ci dice Paola Scaglione, autrice del libro “La mia voce le Tue Parole” una biografia dialogata la definisce, edito lo scorso anno dall’editrice Ares. raggiunta telefonicamente “Al suo canto prosegue devo la memoria dell’unica ragione che rende bella e vera la vita. La sua musica è la garanzia: la voce del bene che non finisce. La consapevolezza della Salvezza possibile”. Ma come ha conosciuto Chieffo? “Da ragazzina attraverso le sue canzoni. Poi ebbi modo di incontrarlo, fu una vera sorpresa, alla presentazione di un mio libro”. In seguito è scaturita l’idea del libro. “Un libro - ci racconta - cresciuto dentro una storia che ha coinvolto mio marito e i figli da una parte, la moglie di Claudio Marta e i figli ma anche il nipote Giovanni, figlio del primogenito Martino, dall’altra.” Rimangono le canzoni nate dentro una storia personale, ma non individualistica. Una storia di un popolo la cui origine è nel fatto del “fiat” detto da una ragazzina ebrea all’Angelo inviatogli dal Padre. Tutto la storia è scaturita da lì. Anche l’umanità e le canzoni di questo uomo di Forlì. Grazie Claudio di essere esistito e di aver cantato per noi e di averci dato la tua amicizia.


Fonte: Il Cittadino, 22/08/2007