mercoledì 26 aprile 2017

"Opere gemelle" in Argentina

ARGENTINA

Un legame più grande dell'Atlantico (www.tracce.it)

di Davide Bartesaghi
11/04/2017 - Un gruppo di realtà italiane legate a Cdo Opere sociali che attraversa l'oceano per incontrare le sorelle sudamericane a Buenos Aires. Più di una convention, quattro giorni di lavoro e di amicizia. Ecco cosa è "Opere gemelle"
La condivisione di esperienze come occasione formativa. Anche a 12mila chilometri da casa. Un gruppetto di opere sociali italiane e di Argentina, Venezuela, Cile, Paraguay e Perù si sono date appuntamento a Buenos Aires, a fine marzo, per quattro giorni di lavoro comune. Sono le “Opere Gemelle”, e l’evento ha come titolo “Educare al lavoro attraverso il lavoro”, un’iniziativa voluta dalla Cdo Opere Sociali per condividere conoscenze, sfide, sensibilità, successi, problemi e anche fallimenti, e così mettere o rimettere in moto processi che nascano da un cammino comune.

Quattro giorni di lavoro intenso. Ma c’è anche tempo per altro. Per incontri con opere sociali che lavorano nelle zone più difficili della capitale e ti fanno toccare con mano situazioni nelle quali il bisogno si presenta come un pugno nello stomaco. Un esempio: il giorno stesso del loro arrivo, i responsabili delle varie realtà si sentono fare una proposta non consueta: distribuire zuppa bollente, pane e aranciata a uomini che vivono per strada dormendo sui marciapiedi a ridosso della Villa 21, una delle più terribili baraccopoli della capitale argentina (cfr. Tracce, novembre 2016, «Corpo a corpo con la vita»): territori di miseria e violenza dove anche i taxi si rifiutano di entrare. La distribuzione viene fatta in due gruppi, al seguito di un auto e un carretto a due ruote su cui sono stati caricati enormi pentoloni di zuppa fumante. Al loro passaggio tante figure sbucano fuori dall'ombra della notte, da un cespuglio, da sotto un cartone o un cumulo di stracci. Volti segnati dalla droga, ma anche ragazzi e bambine con gli occhi candidi che ti chiedi come siano finiti li. Molti ringraziano chiedendo un abbraccio, uno scambio di baci.

mercoledì 19 aprile 2017

Omelia di Papa Francesco nella Domenica di Pasqua

MAGISTERO

«Fermati, Gesù è risorto»

Omelia di papa Francesco (Domenica di Pasqua, Piazza San Pietro, 16 aprile 2017)
18/04/2017
Oggi la Chiesa ripete, canta, grida: «Gesù è risorto!». Ma come mai? Pietro, Giovanni, le donne sono andate al Sepolcro ed era vuoto, Lui non c’era. Sono andati col cuore chiuso dalla tristezza, la tristezza di una sconfitta: il Maestro, il loro Maestro, quello che amavano tanto è stato giustiziato, è morto. E dalla morte non si torna. Questa è la sconfitta, questa è la strada della sconfitta, la strada verso il sepolcro. Ma l’Angelo dice loro: «Non è qui, è risorto». È il primo annuncio: «È risorto». E poi la confusione, il cuore chiuso, le apparizioni. Ma i discepoli restano chiusi tutta la giornata nel Cenacolo, perché avevano paura che accadesse a loro lo stesso che accadde a Gesù. E la Chiesa non cessa di dire alle nostre sconfitte, ai nostri cuori chiusi e timorosi: «Fermati, il Signore è risorto». Ma se il Signore è risorto, come mai succedono queste cose? Come mai succedono tante disgrazie, malattie, traffico di persone, tratte di persone, guerre, distruzioni, mutilazioni, vendette, odio? Ma dov’è il Signore? Ieri ho telefonato a un ragazzo con una malattia grave, un ragazzo colto, un ingegnere e parlando, per dare un segno di fede, gli ho detto: «Non ci sono spiegazioni per quello che succede a te. Guarda Gesù in Croce, Dio ha fatto questo col suo Figlio, e non c’è un’altra spiegazione». E lui mi ha risposto: «Sì, ma ha domandato al Figlio e il Figlio ha detto di sì. A me non è stato chiesto se volevo questo». Questo ci commuove, a nessuno di noi viene chiesto: «Ma sei contento con quello che accade nel mondo? Sei disposto a portare avanti questa croce?». E la croce va avanti, e la fede in Gesù viene giù. Oggi la Chiesa continua a dire: «Fermati, Gesù è risorto». E questa non è una fantasia, la Risurrezione di Cristo non è una festa con tanti fiori (continua a leggere sul sito della Santa Sede)

martedì 18 aprile 2017

Augurio di Carron al Triduo di Gioventù Studentesca

Julián Carrón

15/04/2017 - Rimini, 15 aprile 2017 (www.tracce.it)

Carissimi amici,

penso a ciascuno di voi dominato dal desiderio di diventare grande.
Crescere vuol dire prendere in mano le redini della propria vita.
Ma questo non sempre è semplice. A volte, infatti, ci viene la voglia di tornare indietro.
Era più comodo, meno impegnativo quando erano altri che pensavano ad affrontare i problemi per noi.
E tante volte ritorna la domanda: ma io voglio veramente crescere o preferisco rimanere bambino?

Assecondare il desiderio di diventare grandi richiede un amore, una passione verso se stessi.
Vivere all’altezza del nostro desiderio è un impegno.
Ed è solo per gli audaci, come vi dico spesso; è per chi vuole essere protagonista in prima persona, senza scaricare la propria libertà sugli altri.

Sono io che voglio scoprire tutta la bellezza del vivere, tutta l’intensità che può raggiungere la mia vita.
Scoprirlo, ci ricorda don Giussani, è «un traguardo possibile solo per chi prende sul serio la vita», senza escludere niente: «Amore, studio, politica, denaro, fino al cibo e al riposo, senza nulla dimenticare, né l’amicizia, né la speranza, né il perdono, né la rabbia, né la pazienza».
La ragione di questa audacia è l’incrollabile certezza di don Giussani che «dentro […] ogni gesto sta il passo verso il proprio destino» (Il senso religioso, pp. 48-49).

Che brividi alzarsi ogni mattina con la curiosità di scoprire come ogni gesto si può rivelare un passo al destino, in ogni sfida da affrontare!
Possiamo farlo solo per la certezza di avere un compagno di cammino come Gesù. «Io sarò con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Mt 28,20).

Con la Sua compagnia possiamo osare affrontare qualsiasi sfida, come ci testimonia uno che non ha avuto paura di diventare grande, papa Francesco: «Non lasciamoci imprigionare dalla tentazione di rimanere soli e sfiduciati a piangerci addosso per quello che ci succede; non cediamo alla logica inutile e inconcludente della paura, al ripetere rassegnato che va tutto male e niente è più come una volta. Questa è l’atmosfera del sepolcro; il Signore desidera invece aprire la via della vita, quella dell’incontro con Lui, della fiducia in Lui, della risurrezione del cuore, la via dell’“Alzati! Alzati, vieni fuori!”. È questo che ci chiede il Signore, e Lui è accanto a noi per farlo» (Omelia a Carpi, 2 aprile 2017).

Buona Pasqua!
Il vostro amico Julián

mercoledì 12 aprile 2017

Auguri di una Santa Pasqua

Nel sonno nostro e del mondo, Cristo risorge dopo la passione e la croce. Buona Pasqua!

martedì 11 aprile 2017

Assemblea di AIC con Julian Carron

La questione

Il capovolgimento culturale dettato dalla potenza dei fatti (Associazione Italiana Centri Culturali)

Sull'Assemblea di AIC con Julián Carrón, 1 Aprile 2017 Un sabato mattina con Julián Carrón per parlare di cultura. Una cultura come ricaduta della fede, come effetto collaterale dello sguardo nuovo ricevuto dalla vita del cristianesimo, da quell’avvenimento che introduce una drammaticità del vivere che impedisce di stare alla finestra. La prima domanda centra subito il cuore della chiaccherata: « A seguito dell’ intervista alla rivista spagnola jotdown.es, ci hai indicato un modo radicalmente diverso di fare cultura; invece che proporre qualcosa al mondo, sei sostenuto dalla realtà, da quello che accade e questo dà una indicazione profonda sul modo di guardare le nostre città, alle esigenze dell’uomo, e sul modo di fare un centro culturale oggi».
«Ciascuno è chiamato a stare davanti alle sfide, alle questioni che agitano tutti» risponde Carrón.
Così come ha mostrato Papa Francesco a Milano il 25 marzo, nell’espressione culturale i gesti sono uniti alle parole, i fatti diventano forma di una presenza. Guardando Papa Francesco si capisce la portata culturale della fede. In lui parole e fatti sono legati e diventano un tutt’uno nella testimonianza. Il nostro fare cultura deve lasciarsi interpellare da quello che sta capitando con Francesco. Basta con le parole che non succedono, solo i fatti assicurano la potenza culturale.
Il dialogo con Carrón prende spunto da tante domande: cosa impedisce all’impegno del centro culturale di diventare attivismo, che tipo di amicizia è quella fra chi fa il centro culturale? Cosa vuol dire assumersi una responsabilità in ambito culturale? Come gioca la preferenza che Dio introduce nella realtà spostandoci dalla nostra posizione?
Una chiacchierata a 360°, dalla dialettica fra Lessing e Origene sulla modernità alla nostra personalità in ambito culturale …
E Carrón riprende Giussani, certe sue parole dell’82, illuminanti: «Vi chiedo se il problema di una fede che diventi cultura non stia molto di più nella certezza della fede che neanche nella scaltrezza del passaggio alla cultura»

A breve saranno disponibili le note dell'Assemblea.

lunedì 10 aprile 2017

Angelus: Il Signore converta il cuore di coloro che seminano morte

PAPA FRANCESCO
ANGELUS
Piazza San Pietro
Domenica delle Palme, 9 aprile 2017


Al termine di questa celebrazione, saluto cordialmente tutti voi qui presenti, specialmente quanti hanno partecipato all’Incontro internazionale in vista dell’assemblea sinodale sui giovani, promosso dal Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita in collaborazione con la Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi. Questo saluto si estende a tutti i giovani che oggi, intorno ai loro vescovi, celebrano la Giornata della Gioventù in ogni diocesi del mondo. È un’altra tappa del grande pellegrinaggio, iniziato da san Giovanni Paolo II, che l’anno scorso ci ha radunati a Cracovia e che ci convoca a Panamá per il gennaio 2019.
Per questo, tra qualche istante, i giovani polacchi consegneranno la Croce delle Giornate Mondiali della Gioventù ai giovani panamensi, accompagnati, gli uni e gli altri, dai loro Pastori e dalle Autorità civili.
Chiediamo al Signore che la Croce, unita all’icona di Maria Salus Populi Romani, là dove passerà faccia crescere la fede e la speranza, rivelando l’amore invincibile di Cristo.
A Cristo, che oggi entra nella Passione, e alla Vergine Santa affidiamo le vittime dell’attentato terroristico avvenuto venerdì scorso a Stoccolma, come pure quanti sono ancora duramente provati dalla guerra, sciagura dell’umanità. E preghiamo per le vittime dell’attentato compiuto purtroppo oggi, questa mattina, al Cairo, in una chiesa copta. Al mio caro fratello, Sua Santità Papa Tawadros II, alla Chiesa Copta e a tutta la cara nazione egiziana esprimo il mio profondo cordoglio, prego per i defunti e per i feriti, sono vicino ai familiari e all’intera comunità. Il Signore converta il cuore delle persone che seminano terrore, violenza e morte, e anche il cuore di quelli che fanno e trafficano le armi.

(www.vatican.it)

giovedì 6 aprile 2017

martedì 4 aprile 2017

Franco Nembrini a Bogotà

COLOMBIA

Bogotà, a cena con Zaccheo (www:tracce.it)


03/04/2017 - Due incontri in un giorno con Franco Nembrini. Al mattino, un'ottantina di giovani studenti rapiti per due ore da Dante. La sera è toccato ai genitori confrontarsi su cosa voglia dire educare. Ecco cosa è successo
Fine marzo. Un venerdì mattina, 11.30. Sala "Boggio" del liceo Alessandro Volta, di Bogotà: 75 alunni dai 14 ai 18 anni, tutti attenti e in silenzio per due ore... Esteban è uno che non può mai stare fermo e non riesce a non parlare con i compagni: qui rimane in silenzio tutto il tempo, rispettando i compagni che ascoltano attenti. E ascolta anche lui, anche se per un momento si appisola. Hamachi, invece, di solito in classe non fa altro che disegnare: ora invece rimane, tutto preso, senza la necessità di fare altro. E c’è Anamaría, che spesso dorme sui banchi: adesso osserva e ascolta senza ombra di noia sul volto…