domenica 25 novembre 2007

Verso un mondo senza pena di morte

In occasione della VI Giornata Mondiale delle
“Città per la vita - Città contro la pena di morte”


la Comunità di Sant'Egidio invita alla manifestazione

Verso un Mondo
senza pena di morte

No Justice without Life


Giovedì 29 novembre 2007
ore 17.30
Facoltà di Giurisprudenza
Largo Papa Giovanni Paolo II - Foggia

Intervengono:

Maria Luisa Lo Giacco
Docente di diritto, Comunità di Sant’Egidio

Stefano Picciaredda
Docente di Storia Contemporanea, Università di Foggia

SueZann Bosler
Florida USA, fondatrice di Journey of Hope,
associazione di parenti delle vittime contro la pena capitale


Video e immagini sulla realtà della pena di morte nel mondo
Musica dal vivo


Info: Comunità di Sant'Egidio - 0805216331

sabato 24 novembre 2007

Fontana vivace

«...Qui se’ a noi meridiana face
di caritate e giuso intra ’ mortali,
se’ di speranza fontana vivace...»
«...Fra tutte le genti dell’universo sei fontana vivace di speranza, sei una sorgente continua della speranza, riproponi di continuo la speranza come significato del tutto, come luce della luce, come colore del colore, come l’altro dell’altro. Sei di speranza fontana vivace: la speranza è l’unica stazione in cui il grande treno dell’eterno si ferma un istante. Sei di speranza fontana vivace. Senza speranza, infatti, non esiste possibilità di vita. La vita dell’uomo è la speranza, perché è alla speranza che io invito i vostri occhi a guardare. I vostri occhi che sono stati drizzati in questi giorni da tante voci sentite. Tra i mortali Tu sei di speranza fontana vivace. La figura della Madonna è proprio la figura della speranza, la certezza che dentro i padiglioni - direbbero i medioevali - dell’universo sei la sorgente di acqua che si sente, che va giorno e notte, notte e giorno.
Che questa fontana vivace di speranza abbia ad essere ogni mattina, ogni mattina il senso della vita immediato più mordace e più tenace che ci possa essere.
Siamo amici per questo...»

Luigi Giussani, 24 agosto 2002

mercoledì 7 novembre 2007

A Torremaggiore la marcia della solidarietà

Il Centro Servizi al Volontariato della Provincia di Foggia (CSV Daunia) e l’Associazione di Volontariato San Cristoforo di Torremaggiore il giorno 11 novembre 2007 organizzano:
La Marcia di Solidarietà
Virgo Virginum Mater Curro - 1° Trofeo Don Amedeo Pensato
La marcia, che si svolgerà lungo il percorso cittadino di Torremaggiore, prevede:
  • un percorso di 10 km rivolto agli atleti tesserati Fidal della provincia di Foggia (settore Amatore, Senior e Master)
  • un percorso a passo libero di 3,5 km rivolto a tutti
  • un percorso di 0,8 km rivolto ai ragazzi delle scuole elementari, scuole medie e scuole medie superiori.

Il percorso della Maratona, dedicata alla S.S. Maria, attraversa le varie Chiese cittadine intitolate alla Madonna (S.S. Maria della Fontana, Santa Maria, Chiesa del Rosario, Chiesa Spirito Santo, Madonna della Torre di Pagliara Vecchia, Madonna S.M. degli Angeli).
Obiettivo della giornata è quello di vivere un momento di svago e di festa coinvolgendo tutte le Associazioni non Profit della Provincia ma soprattutto coloro (giovani e meno giovani) che desiderano partecipare da protagonisti al primo appuntamento della Marcia di Solidarietà.
Tale evento vuol ricordare la memoria di un grandissimo parroco di Torremaggiore, scomparso lo scorso mese, che ha accompagnato il percorso di fede di molti cittadini: Mons. Don Amedeo Pensato.
I primi tre classificati di ogni categoria riceveranno bellissimi premi offerti dagli sponsor dell’evento; il costo della partecipazione è di soli € 3,00 e tutto il ricavato sarà devoluto al Banco Di Solidarietà di Torremaggiore.
L’Associazione San Cristoforo di Torremaggiore (del Banco di Solidarietà) è un associazione seriamente impegnata nel sociale, sostenuta nel suo compito dal Banco Alimentare di Capitanata, che ha come finalità la distribuzione mensile e in via continuativa di generi alimentari a famiglie bisognose. La San Critoforo si interfaccia con chi dona e con chi riceve. La sua missione è pertanto venire incontro periodicamente al bisogno di famiglie meno abbienti sia con il sostegno materiale di alcuni beni di prima necessità che con il tentativo di proporre un’amicizia e un sostegno nell’affrontare i problemi quotidiani.
Le iscrizioni alla gara possono essere effettuate tramite fax. al n. 0882.384991, o presso il Supermercato Conad di Torremaggiore entro le ore 22.00 di venerdi’ 9 novembre 2007.
Per informazioni rivolgersi ai sigg. Andrea Ciaccia tel 3470810780, Antonio De Santis 0882.383559, La Gatta tel.333.6218151, Morano tel 340.2303849 e Bucci 328.9196243.


Il Presidente Ass. San Cristoforo
(Dr. Andrea Ciaccia)
Info: 347-0810780
e-mail: sancristoforo@hotmail.it

venerdì 2 novembre 2007

La memoria dei defunti - Siamo soffio accento d'eterno

Oggi la notizia è la morte. Ma non co­me tutti gli altri giorni. Quando la morte di uno o di tanti ci arriva come no­tizia, violenta e penosa, e pur così con­sueta, triturata e quasi predigerita per il fatto stesso d’esser divenuta titolo o ar­ticolo sui giornali o in tv. No, oggi la mor­te arriva come notizia che ci riguarda. Siamo una società dominata dalla mor­te, dal suo sentimento e dalla sua spet­tacolarizzazione. Nutriamo depressioni e sensi opprimenti del limite, nell’arte spesso esibiamo corpi in preda ad ana­tomie o autopsie. E notiziari e vari you­tube pullulano di immagini di morte. Di sorella morte, come la chiamò rispetto­so e familiare il primo grande poeta e santo italiano, facciamo spesso carne­vale e commedia, esorcizzando. A volte simpaticamente. A volte, con più bana­le e oscura ovvietà, seguendo mode e mi­sere magie.
Fissata in un tempo in cui non c’erano giornali e tv, la ricorrenza della memo­ria dei defunti arriva a ricordarci la noti­zia della nostra stessa morte, che per co­sì dire inizia e più ci duole in quella dei nostri amati. Arrivava sui calendari e og­gi sui giornali la notizia che portiamo scritta nelle ossa, nel correre del sangue, tra le linee della mano: siamo qui prov­visori. Siamo meno di un soffio: così a­vrebbero dovuto titolare oggi i giornali. E forse avrebbero offerto, una volta tan­to, un colpo salutare. Un salutare scora­mento, un venir meno di sicurezze cri­stallizzate, una ferita. Siamo un soffio in un turbinoso e vasto movimento di astri e millenni. Ben prima che la scienza ce lo facesse vedere, e analiticamente cal­colare, i salmisti e i poeti da sempre di­cevano che la vita di un uomo è un 'qua­si' niente nel gran teatro della vita. No­tizia dunque che ben più di altre abbat­te la nostra superbia e la ubriaca alacrità con la quale tutti, o quasi tutti, sembria­mo presi dal breve giro degli affanni, dei tornaconti immediati. E notizia che ben più di altre innalza la nostra dignità: non siamo fatti solo per misurarci e compierci in un soffio d’anni, ma per confrontarci con il grande mare dell’eterno che si a­pre dietro a quella porta.
La morte è un problema della vita. Un laicissimo e religioso problema della vi­ta. Come dire: un ragionevole problema. Da come guardiamo la morte – altrui e nostra – si capisce come guardiamo la vita. Siamo quasi niente. La morte dun­que è la conferma del nostro niente? O al contrario la conferma, del nostro es­ser 'quasi' niente? In altre parole, è una sorta di coperchio finale che cala sulla nostra esistenza breve o lunga, e sigilla nel nulla tutto quel che abbiamo vissu­to e sentito? O è una specie di accento fi­nale, di intonazione ultima data alla vi­ta, di accordo trovato tra il tempo e l’e­terno, tra il finito e l’infinito? Mille e mil­le sono i modi con cui gli uomini hanno immaginato di trovare questo accordo. Mille i modi con cui hanno cercato di modulare questo accento, di lanciare il ponte tra tempo e durata oltre di noi. Mo­di religiosi e modi idolatri.
Oggi prevale la cura della fama, come se essa piccola o grande che sia, assicuras­se un merito alla vita. Durare sì, nelle chiacchiera degli uomini o nelle intito­lazioni delle strade. I famosi sembrano i più fortunati e forti tra gli uomini. Ma 'l’uom s’etterna' solo perché la sua fa­ma dura oltre la sua fine? O forse, come ha espresso Dante, la fama è la preoccu­pazione un po’ isterica di intellettuali co­me Brunetto Latini, una finta, una ma­lacopia dell’eterno? Solo l’incontro con Beatrice, con una presenza amata e pie­na di grazia, introduce l’uomo a speri­mentare la vertigine e il mistero buono dell’al di là, dell’eterno che inizia nel tem­po e ci chiama. Senza quell’incontro, la memoria dei morti diventerebbe solo un incubo, un farsi amaro sangue, un’om­bra da cui dopo breve sosta fuggire, co­me nelle struggenti epigrafi antiche.
Invece oggi li ricordiamo, i nostri cari morti, con dolente desiderio. Sapendo che l’aggettivo cari è più importante e duraturo di quell’altra parola lì accanto.

Davide Rondoni, Avvenire 2 novembre 2007