domenica 31 marzo 2019
Secondo e ultimo giorno della visita nel Paese nordafricano. A Rabat l'abbraccio con l'ultimo sopravvissuto dei monaci di Tibhirine
Jean-Pierre Schumacher, ultimo sopravvissuto dei monaci di Tibhirine, e il saluto del Papa (Lapresse)
Jean-Pierre Schumacher, ultimo sopravvissuto dei monaci di Tibhirine, e il saluto del Papa (Lapresse)
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Le mura colore del deserto e le persiane azzurre della Medina di Rabat fanno da sfondo ai campanili bianchi della Cattedrale di San Pietro ormai caratteristici dello skyline cittadino. Anche il piccolo numero dei cristiani del “Regno maghebrino” sono dentro lo stesso profilo. Nel via vai delle strade affollate da etnie diverse, in quel “dialogo della vita” che mette gomito a gomito cristiani e musulmani nella vita quotidiana. «Le vie della missione non passano attraverso il proselitismo, che porta sempre a un vicolo cieco» dice papa Francesco alzando un sentito applauso sotto le volte decò della cattedrale di Rabat. In più di cinquecento hanno partecipato all’incontro ecumenico del Papa con i sacerdoti e i religiosi nella mattinata della seconda e ultima giornata della sua visita-lampo in Marocco. E tutta dedicata alla presenza cristiana.