martedì 18 maggio 2021

Silvio Cattarina: A mani vuote e a piedi nudi (clonline)

 

A MANI VUOTE E A PIEDI NUDI

Il Covid ha lasciato il segno. Eppure, tra spaesamento e timori, permane «il desiderio che questa ripartenza sia davvero qualcosa di nuovo, di utile». La lettera di Silvio Cattarina, de "L'Imprevisto" di Pesaro
Mi colpisce vedere tante persone che ricompaiono sulla scena della vita, del lavoro, della scuola, delle città un poco spaesate, disinteressate e distaccate, demotivate, con la testa fra le nuvole, gaiamente disorientati con il vago sospetto di una "cosa" che può malignamente sovrastare tutto e tutti; ancor più i ragazzi che non vogliono tornare a scuola, dopo peraltro aver rifiutato la Dad… Sì, tutto ciò mi colpisce.

Ho visto tante situazioni così in questi mesi, lavorando con i giovani dell’Imprevisto di Pesaro, una comunità di recupero da devianze e tossicodipendenze per ragazzi, e con tante altre persone, decine di storie che incrocio quotidianamente.

A guardar bene però si vede, si intuisce, anche il desiderio che questa ripartenza sia davvero qualcosa di nuovo, di interessante, di utile. Per i giovani e per gli adulti. Si desidera che il ricominciare, tenendo conto di quanto accaduto, sia anche un nuovo slancio.

Per questo occorre un impegno costante nel tentativo di comprendere chi siamo, dove andiamo, come e con chi ci andiamo, per fare cosa.

È necessario prenderci cura di noi stessi in forza dell’attesa che abbiamo vissuto, sperato – anche inconsapevolmente - nei lunghi mesi trascorsi in isolamento. Può giungere e sopraggiungere “tanto” e “molto” solo nella misura in cui l’avremo atteso!

In questo, a noi tocca la lotta per la consapevolezza di quello che veramente importa, di quello che davvero conta: ci tocca guardare, prendere e ammirare l’io. La persona, la persona di ognuno di noi. Il fatto più unico ed eccezionale è sicuramente la persona di ognuno.

La forza non verrà tanto e solo da farmaci, tecniche e metodiche sanitarie, politiche o sociali: la forza viene dalla persona. E quanta sterminata fiducia bisogna saper porre nel cuore di ogni persona!

Quando ero piccolo – regnava il Sessantotto – a mo’ di slogan si sventolava questa storiella: «Ad un povero smetti di donare il pesce; insegnagli, piuttosto, a pescare, così non sarà più povero». Ma col passare del tempo si è compreso che nemmeno questo bastava. Per pescare (cioè per studiare, per lavorare, per metter su famiglia…) ci vuole una grande ragione, uno scopo affascinante, altrimenti non si ha l’energia sufficiente e necessaria. ( continua...)



Silvio Cattarina, "L'imprevisto" Pesaro

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