martedì 30 dicembre 2014

Rushkoff: «I nuovi media? Rallentano il pensiero»



Rushkoff: «I nuovi media? Rallentano il pensiero»
Jacopo Guerriero
Non erano i nostri giorni, il tempo del monopolio. La cronaca insegna: quattro  player a spartirsi il mondo, dal virtuale al reale. Google, Apple, Facebook, Amazon.  Sorrideva, il globo, all’idea della rivoluzione digitale, prima della guerra (tardiva) del Parlamento europeo a Larry Page e Sergey Brin, contro i lobbisti loro sostenitori al congresso USA, eppure, qualche anno fa, quando Douglas Rushkoff, teorico dei media fra i più apprezzati d’Oltreoceano, scriveva il suo capolavoro
Presente continuo – in Italia tradotto da Giovanni Giri e Sergio Orrao per Codice (pagine 228, euro 22,00 ) – già provava a dare risposte ai problemi dei nostri giorni. Tentava di riflettere sul rapporto tra tecnica, libera opinione, pensiero, società. Perché sì, certo, «il futuro che abbiamo rincorso per buona parte del Ventesimo secolo è arrivato». Ma le nostre vite in multitasking, la continua violazione della nostra privacy, l’impatto della tecnologia sull’informazione sembrano avere più colonizzato che liberato le nostre coscienze.

Per quale motivo? Nel libro c’è un punto di partenza: esisterebbe, oggi, un neorelativismo indotto nelle nostre vite dalla tecnica stessa.
«La gente non tiene più il passo, questo è certo. E io non penso neppure che ci si debba provare, a stare dietro alla velocità della tecnica. Se cerchiamo di tenere il passo con ogni notizia che ci passa sotto gli occhi, dall’ultimo attacco di uno squalo segnalato dalle cronache al più recente fenomeno politico o popolare, beh non possiamo più, di fatto, conoscere nulla. Le applicazioni per l’informazione che usiamo oggi, da Twitter a Facebook, creano solo l’illusione di andare di pari passo con le news  in tempo reale, quando in effetti ci impediscono di pensare».

lunedì 29 dicembre 2014

Milano: concerto di Natale

MILANO

Cantare, annunciando qualcosa di grande

di Federico Napoletano
19/12/2014 - Il concerto di Natale quest'anno sarà il 23 dicembre davanti al Duomo. Nato nel 2007 per accompagnare la malattia di un'amica, non si è più fermato. Un momento per raccogliere fondi per le famiglie in difficoltà e sentire, insieme, qualcosa di bello
Ci sarà anche quest’anno. L’ormai tradizionale concerto natalizio “In questa notte splendida”, realizzato da Walter Muto, Carlo Pastori e dal coro Maria Contrastini sarà protagonista in piazza Duomo a Milano mercoledì 23 dicembre. Per la prima volta all’aperto, all’ora di pranzo, per regalare alla città un momento di festa tra canti e balli.

Un’idea nata nel 2007 da Fulvio Matone ed Emanuela Molon, marito e moglie di Milano, con tre figli. Ad Emanuela era stato diagnosticato un tumore. Un duro colpo. E per non lasciarsi vincere dallo sconforto, aveva chiesto alle persone care un aiuto a vivere la difficoltà. E sentiva la necessità di avere di fronte delle “cose belle”. Se possibile, qualcosa che avesse a che fare con una sua grande passione, la musica.

sabato 27 dicembre 2014

Franco Nembrini: Mio papà mi chiedeva di essere me stesso

"Mio papà non mi chiedeva di diventare qualcosa d'altro ma di essere me stesso"

Secondo Franco Nembrini, insegnante ed educatore, i ragazzi d'oggi soffrono di un forte senso di colpa e desiderano soltanto essere accolti, amati e perdonati

Roma, (Zenit.org) Maria Gabriella Filippi

“Un giorno uno dei miei figli prende a insultarmi e dice: ‘vai a insegnare per l’Italia letteratura a tutti e a me non hai mai spiegato niente. Lunedì ho l’interrogazione su Dante’. Allora gli ho detto ‘Va bene, domani sera rimango a casa e studiamo insieme’. Quella sera c’era lui, il fratello e due vicini di casa. Sono rimasti così colpiti che questo mio figlio mi dice: ‘Papà, perché non andiamo avanti domenica prossima?’. Insomma, di domenica in domenica ci trovavamo a leggere Dante, ma il gruppo aumentava sempre. Avevamo cambiato più case alla ricerca di taverne sempre più capienti, alla fine siamo finiti in una scuola. Ad aprile dell’anno dopo li ho contati e erano duecentottanta quattro ragazzi che, invece di ‘farsi le canne’, per un passaparola, senza nessun avviso in parrocchia o a scuola, si ritrovavano a leggere Dante; chi portava la fidanzata, chi i compagni di classe o gli amici dell’oratorio… Quella volta ricordo che pensai: ‘il primo che parla male dei giovani di oggi deve prima passare sul mio corpo’. Questi giovani non vedono l’ora di poter vivere per qualcosa di grande.
Ho cominciato ad essere chiamato in alcune città e mi sono ritrovato duemila tremila giovani. Dante era proprio quello che la scuola italiana, per cinquant’anni, aveva rinnegato e sepolto dichiarandolo incomprensibile, non adeguato ai tempi. Il problema invece era che Dante è un cristiano di una forza, una limpidezza, una capacità di sfida, che lo può capire solo chi questa sfida la raccoglie. Noi, davanti alla vita, ce l’abbiamo quella forza lì, di quell’uomo che racconta di sé stesso la selva oscura, il bisogno, il miserere, andar dietro a un maestro, andare a conoscere tutto il proprio male, trovare un percorso per cui questo male possa essere perdonato e avere perciò accesso a una vita che è un pezzo di paradiso su questa terra?”.
Così Franco Nembrini, professore, educatore e dantista, racconta il suo lavoro con i ragazzi. Preside della scuola bergamasca “Le tracce”, tiene incontri in tutto il mondo sul rischio educativo e su Dante e sarà a Roma dal 14 al 18 gennaio 2015. Gli appuntamenti si svolgeranno nelle parrocchie di San Bernardo di Chiaravalle, Santa Maria Regina Mundi, Gran Madre di Dio e San Timoteo.Per l’occasione il prof. Nembrini è stato intervistato da ZENIT sulla questione dell’emergenza educativa.
***
Qual è la percezione che i ragazzi hanno di sé stessi e della realtà?
Mi sembra che questa sia una generazione di ragazzi che non si piacciono e non in senso estetico e superficiale: c’è un oscuro sentimento di colpa, che si può esprimere nella domanda: “ma cosa ho fatto di così grave da non poter essere amato, accolto e perdonato?”. Mentre la generazione precedente sosteneva che il mondo andava cambiato e riversava tutta la sua rabbia e violenza all’esterno, questi ragazzi esercitano invece una qualche forma di violenza contro se stessi. Senza andare a valutare la percentuale dei suicidi, il tipo di patologie come l’anoressia, la bulimia, gli emo che si tagliano, gli attacchi di panico, fa pensare che questi ragazzi non si stimano, si puniscono per qualcosa, e gli psichiatri confermano che c’è questo fenomeno da affrontare.

venerdì 26 dicembre 2014

Vienna: la strada bella

VIENNA

La strada bella che riporta a casa


15/12/2014 - In un cinema del centro città, tra facce nuove e vecchi amici. Il video per i sessant'anni di CL è arrivato anche in Austria. Tra la commozione della comunità e lo stupore di chi era lì per la prima volta. E qualche ritorno
Un cinema nel centro di Vienna, il cui ingresso dà su una piazzetta coronata da antichi palazzi asburgici: non abbiamo avuto molta scelta, ma è stato perfetto per mostrare agli amici e alla città che cosa sia Comunione e Liberazione, la sera del 21 novembre scorso.

Per due settimane abbiamo invitato colleghi di lavoro, compagni di università, amici, parenti e conoscenti. Qualche giorno prima ci siamo accorti che rimanevano ancora dei posti liberi. Che fare? Uno di noi è andato a volantinare di prima mattina in un’affollata stazione della metropolitana. «Desidero davvero che una persona che non conosco condivida questa strada con me?», si chiedeva guardando in faccia la gente di passaggio. E dare quell’invito così, magari, può non aver portato a un successo di pubblico, ma ha aiutato a prendere coscienza dell’atteggiamento verso gli altri.

Il Papa telefona ai profughi in Iraq

Cristiani perseguitati
Il Papa telefona ai profughi
in Iraq: siete come Gesù
 
​(Ap)

Nella vigilia di Natale, pensando in particolare ai profughi, Papa Francesco ha voluto raggiungere, grazie a un collegamento satellitare attraverso Sat 2000, il campo di Ankawa, nei pressi di Erbil, in Iraq. Le parole del Papa, diffuse dall'emittente, sono state tradotte in arabo da un sacerdote locale: "Buona sera - ha detto il Papa - saluto tutti voi in questa serata di Natale. Buona sera e che voi siete pronti a celebrare la messa e io mi unisco a tutti voi in questa celebrazione. Abbraccio tutti voi e auguro a tutti voi un santo Natale". "Voi siete come Gesù la notte del suo Natale: per lui non c'era posto e lui è stato cacciato via ed è dovuto fuggire in Egitto per salvarsi. Voi siete come Gesù questa sera e io vi benedico tanto e sono vicino a voi. Pensate che siete come Gesù in questa situazione e questo a me fa pregare di più per voi".

martedì 23 dicembre 2014

Carron: quell'apparente fragilità che continua a interrogarci

NATALE 2014

Quella apparente fragilità che continua a interrogarci

di Julián Carrón*
23/12/2014 - Dalla nascita Gesù «in periferia» all'accoglienza di papa Francesco, il metodo di Dio ci chiede: cerchiamo la salvezza scendendo a patti col potere o nella «debolezza» del Mistero? (Corriere della Sera, 23 dicembre 2014)
Caro Direttore,
papa Francesco non smette mai di stupirci. Parlando all’udienza generale del 17 dicembre, ha detto: «L’incarnazione del Figlio di Dio apre un nuovo inizio nella storia […] in seno a una famiglia, a Nazaret […], in uno sperduto villaggio della periferia dell’Impero romano. Non a Roma, che era la capitale dell’impero, ma in una periferia quasi invisibile. […] Gesù è rimasto in quella periferia per trent’anni. L’evangelista Luca riassume questo periodo così: Gesù “era loro sottomesso” [cioè a Maria e Giuseppe]. E uno potrebbe dire: “Ma questo Dio che viene a salvarci, ha perso trent’anni lì, in quella periferia malfamata?”». Il Signore sempre scombina i piani sfidando il nostro modo di intendere che cosa sia veramente utile per la vita, per la storia e per i processi in corso. Chi di noi avrebbe mai scelto un uomo come Abramo, un semplice pastore, per cambiare il mondo? Chi avrebbe immaginato che sarebbe bastato?

lunedì 22 dicembre 2014

Cambogia: Storia di Vuon

LETTERA DALLA CAMBOGIA

Storia di Vuon, che è tornato a "camminare"


22/12/2014 - Orfano fin da piccolo e storpio, per una poliomielite infantile. Una vita difficile, fino all'incontro con i missionari e con padre Luca. Oggi, a Siam Reap è felice. Con un lavoro, una moglie, Mom, e due splendidi bambini, Fortunato e Maria
La prima volta che ho incontrato Vuon, mi trovavo in viaggio con alcuni cristiani della nostra comunità di Kdol Leu. Passando vicino alla missione di Kratiè, ci siamo fermati un attimo a salutare quel trionfo di tenerezza e bontà che è suor Savier, anziana missionaria thailandese. Appena sceso dal pulmino vedo un giovanotto venirmi subito incontro, cammina a fatica a causa di un’evidente storpiatura delle gambe, ma sfoggia un bellissimo sorriso a 34 denti (mancandogli due incisivi). Mi chiama lopok, cioè “padre”, come sono chiamati i sacerdoti in Cambogia. Lo guardo meglio, ma non è un volto conosciuto. Si presenta, si chiama Vuon e sta andando a Ratanakiri, la sua provincia natale, per prendere le ceneri dei genitori e portarle in una pagoda di Kratiè. Parliamo un po’ e mi spiega che, da alcuni mesi, sta studiando al Centro per disabili dei Gesuiti vicino a Phnom Penh. Al momento di salutarlo e riprendere il viaggio, avendo saputo che è al verde, gli lascio qualcosa, ma non molto, perché purtroppo mi faccio prendere dal dubbio che forse non sia tutto vero quello che mi ha detto. E lui, in cambio, mi dà una piccola colomba di legno che ha intagliato al Centro. Parto con l’idea di non rivederlo più. Ma nel pomeriggio, sulla strada del ritorno, ritrovo Vuon da un benzinaio mentre sta ancora aspettando un mezzo di trasporto per andare a Ratanakiri. Quando mi vede mi abbraccia commosso. Quel gesto mi intenerisce, forse Vuon è più onesto di quello che penso.

venerdì 19 dicembre 2014

Natale 2014


(Gerrit von Hountoust, Adorazione dei Pastori, particolare)

E' un Altro che prende iniziativa verso la nostra vita, così è un Altro che salva la nostra vita, la porta alla conoscenz del vero, la porta all'adesione alla realtà, la porta all'affezione per il vero, la porta all'amore alla realtà. Se si accetta quest'annuncio come un'ipotesi di lavoro, allora il respiro ritorna, tutto diventa più semplice,, si dice pane al pane e vino al vino,, vita alla vita e morte alla morte, amico all'amico, si diventa più contenti e tutto diventa aqncor più origine di stupore. E quanto più uno cerca di vivere questo tanto più capisce la sproporzione, e cammina umilmente, perchè questo Altro che interviene mi prende e mi riprendem, mi rilancia, e compirà l'opera che ha iniziato: ci fa giungere al destino (Luigi Giussani)

Natale 2014

mercoledì 17 dicembre 2014

Droga e periferie

ARGENTINA

Droga e periferie. La via di padre Pepe

di Alver Metalli
17/12/2014 - Disoccupazione, povertà e narcotraffico. Nel quadro delle baraccopoli di Buenos Aires, la soluzione ai problemi non viene dagli specialisti, ma da chi dà un'educazione e una ragione per vivere. Testimonianza del "cura villero" Maria José di Paola
C’era attesa nel pubblico. La questione, del resto, era di quelle che sfiorano molti, colpiscono tanti in prima persona e allarmano un po’ tutti gli argentini. Una questione che tocca la vita, la mette in pericolo come recitava il titolo che gli organizzatori hanno dato alla serata di giovedì 11 dicembre a Campana, una popolosa località alle porte di Buenos Aires. Perché la droga, il suo consumo, il commercio che significa, è oramai qualcosa che si è incistato nelle pieghe della società argentina per restarci a tempo indeterminato. «L’allarme l’hanno lanciato i vescovi un mese fa, nella loro assemblea annuale», ha ricordato José Maria di Paola, o padre Pepe, come lo conoscono tutti, uno dei Curas Villeros di Buenos Aires e oratore di spicco dell’incontro. Le parole che avevano usato i presuli in quell’occasione fecero correre un brivido freddo lungo la schiena di una società dai riflessi lenti, che non si era ancora accorta che la crescita strisciante degli ultimi anni aveva fatto un salto di qualità. «Il Paese si sta trasformando in un campo di battaglia tra narcos, e questo è inaccettabile», avevano gridato i vescovi, come poi ha ripetuto Di Paola nei saloni messi a disposizione dal Club Ciudad de Campana. Qualche giorno fa, Jorge Lozano, un vescovo suo amico, responsabile della Pastorale sociale della Chiesa argentina, aveva avvertito a sua volta che «il narcotraffico e la tratta di persone sono attività criminali portate avanti da mafie che stanno occupando il territorio e infettano con ricatti o mazzette diverse strutture della società e dello Stato».

martedì 16 dicembre 2014

Mons. Filippo Santoro: la forza del fascino cristiano

TARANTO

La bellezza di Cristo e dell'essere cristiani

di Vito Piepoli
15/12/2014 - La presentazione del libro di monsignor Filippo Santoro, arcivescovo del capoluogo pugliese dopo trent'anni di missione in Brasile. A raccontarne il contenuto, Guzmán Carriquiry, amico di lunga data e stretto collaboratore degli ultimi tre Pontefici
Un libro che rappresenta «un’occasione di riprendere e rilanciare esperienze e riflessioni di grande attualità per la missione della Chiesa di Francesco», ha detto Guzmán Carriquiry Lecour, avvocato e collaboratore diretto di tre Papi al Pontificio Consiglio per i Laici, oggi vicepresidente della Pontificia Commissione dell’America Latina, tornato a Taranto dopo venticinque anni per la presentazione del libro La forza del fascino cristiano dell’arcivescovo Filippo Santoro, lunedì 1 dicembre.

lunedì 15 dicembre 2014

Come spiegare ai propri figli il mistero del Natale?

PRESEPE

Quando Gesù entra "di botto"

di Giampaolo Cerri
09/12/2014 - Come spiegare ai propri figli il mistero del Natale? Alcuni amici realizzano da anni una sacra rappresentazione per le vie di Como. Dal coro ai volantini dei ragazzi di Gs, passando perfino per i petardi. Un gesto aperto a tutta la città
L'Annunciazione avverrà a quattro-cinque metri d'altezza, sotto la prima arcata di Porta Torre. L'angelo ridirà il suo «Ave» e Maria, «piena di grazia», risponderà.

Accade, da due millenni, nella liturgia e, da qualche secolo, nelle rievocazioni prodotte dalla pietà popolare. A Como, succede da oltre vent’anni, da quando, cioè, un gruppo di amici della locale comunità di Comunione e Liberazione sentì il bisogno di trovare un modo adeguato per spiegare il Natale ai loro figli, allora molto piccoli, avvertendo il rischio che lo scintillio dei negozi e la bellezza dei doni non fossero d'aiuto. E pensarono a un presepe vivente nelle vie della città.

Carron: nel crollo delle evidenze, la generazione di un soggetto

DOCUMENTI

Nel crollo delle evidenze, la generazione di un soggetto


09/12/2014 - La "Pagina Uno" di dicembre 2014, gli appunti dall’intervento conclusivo di Julián Carrón agli Esercizi spirituali dei sacerdoti. Pacengo del Garda (Verona), 5 novembre 2014
Mi sono svegliato questa mattina con l’urgenza di domandare lo Spirito per tutti noi, perché soltanto lo Spirito può darci quella apertura, quella capacità di conoscere, che ci consente di riconoscere come stanno realmente le cose. Senza questa consapevolezza non è che non facciamo o non prendiamo iniziativa - perché ciascuno di noi si muove comunque per una certa percezione che ha delle cose, per una urgenza che vede -, ma non ha incidenza quello che facciamo. Per questo, che noi ci aiutiamo vicendevolmente ad avere uno sguardo vero sul reale, sulle circostanze che viviamo, è il primo gesto di amicizia che ci offriamo per vivere, per vivere il nostro ministero, per vivere davanti ai bisogni del mondo.

UNA PERCEZIONE DIVERSA DEL REALE
Il primo dono che ci ha fatto don Giussani, per cui ha cominciato a generare la storia a cui apparteniamo, è stata la sua percezione del reale. Pensiamo al dialogo con i ragazzi sul treno o con i liceali che si avvicinavano a lui per confessarsi, quando andava nella parrocchia di viale Lazio a Milano il fine settimana, all’inizio degli anni Cinquanta. Dialogando e confessando, ha avuto una percezione chiara di quale fosse la situazione, per cui ha deciso di cambiare tutto, perfino la propria prospettiva accademica, anche scombussolando, in un certo modo, quello che avevano pensato per lui i suoi superiori: lo ha fatto per rispondere a una urgenza che gli era apparsa in modo palese. Da questo ha incominciato. In una situazione come quella della Chiesa ambrosiana degli anni Cinquanta, nella quale non c’erano particolari problemi di ortodossia e tutto si trasmetteva pacificamente, il suo sguardo ha colto - per grazia - una questione decisiva, con una capacità di leggere veramente i segni dei tempi, quei segni che quasi nessuno vedeva. Ciò che adesso è evidente a tutti, per le conseguenze che abbiamo visto e vediamo, all’inizio, come succede sempre, era riconosciuto solo da alcuni. Al genio bastano pochi indizi per trarre una conclusione generale. È questa la genialità dello Spirito, che può dare a uno la grazia perché incominci a capire. Lungo la sua vita, don Giussani ci ha offerto tanti segni di questo sguardo diverso, diverso da quello degli altri e diverso anche dal nostro, tanto che sorprendeva perfino noi stessi.

sabato 13 dicembre 2014

Papa Francesco: 'Vorrei raccontarvi il Sinodo'

DA RADIO VATICANA

«Vorrei raccontarvi il Sinodo»


10/12/2014 - Una nuova tappa, con al centro la famiglia. Papa Francesco, durante l'Udienza generale, ha definito così il tempo tra la prossima Assemblea dei Vescovi e quella che si è appena conclusa. Chiarendo anche cosa è stata quest'ultima
All’udienza generale Papa Francesco ha ricordato di aver concluso il ciclo di catechesi sulla Chiesa: «Ringraziamo il Signore che ci ha fatto fare questo cammino riscoprendo la bellezza e la responsabilità di appartenere alla Chiesa, di essere Chiesa, tutti noi. Adesso iniziamo una nuova tappa, un nuovo ciclo, e il tema sarà la famiglia che si inserisce in questo tempo intermedio tra due Assemblee del Sinodo dedicate a questa realtà così importante. Perciò, prima di entrare nel percorso sui diversi aspetti della vita familiare, oggi desidero ripartire proprio dall’Assemblea sinodale dello scorso mese di ottobre, che aveva questo tema: “Le sfide pastorali sulla famiglia nel contesto della nuova evangelizzazione”. È importante ricordare come si è svolta e che cosa ha prodotto.

Durante il Sinodo i media hanno fatto il loro lavoro (c’era molta attesa, molta attenzione) e li ringraziamo perché lo hanno fatto anche con abbondanza. Tante notizie, tante! Questo è stato possibile grazie alla Sala Stampa, che ogni giorno ha fatto un briefing. Ma spesso la visione dei media era un po’ nello stile delle cronache sportive, o politiche: si parlava spesso di due squadre, pro e contro, conservatori e progressisti, eccetera. Oggi vorrei raccontare quello che è stato il Sinodo.

Anzitutto io ho chiesto ai Padri sinodali di parlare con franchezza e coraggio e di ascoltare con umiltà, dire tutto quello che avevano nel cuore, con coraggio. Nel Sinodo non c’è stata censura previa, non c’è stata. Ognuno poteva, anzi doveva, dire quello che aveva nel cuore, quello che pensava sinceramente. È vero, abbiamo sentito come hanno discusso gli apostoli. Dice il testo: "È uscita una forte discussione". Si sgridavano fra loro, gli apostoli, sì! Perché cercavano la volontà di Dio sui pagani, se potevano entrare in Chiesa o no. Era una cosa nuova. Sempre, quando si cerca la volontà di Dio, in un’assemblea sinodale, ci sono diversi punti di vista e c’è la discussione e quello non è una cosa brutta! Sempre che si faccia con umiltà e con animo di servizio all’assemblea dei fratelli. Ma, sarebbe stata una cosa cattiva, la censura previa. No, no, ognuno doveva dire quello che pensava»...

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giovedì 4 dicembre 2014

lettera e risposta

LETTERA&RISPOSTA

Nuovi diritti, Sinodo e il disagio che non va via


01/12/2014 - Una lettrice scrive a Tracce a proposito dell'editoriale di novembre. Dal tema della famiglia fino alle questioni etiche di cui si discute da mesi, che cosa c'è in gioco? E come si arriva alla radice della questione?
Caro direttore,

ho letto l’editoriale di Tracce di novembre e sono molto sorpresa per la povertà di contenuti. Innanzitutto non condivido il giudizio dato all’inizio, relativo alle cosiddette "sensazioni strane" che, a suo dire, affiorerebbero dalla lettura di blog, siti vari o quant’altro. Ebbene, le mie "sensazioni", che preferirei chiamare "disagio", derivano dalla lettura diretta dei testi ufficiali del sito del Vaticano, e lo stesso vale anche per altri amici che provano le stesse "sensazioni". È sconcertante che un profondo disagio, che Carrón ha in tante occasioni considerato come una risorsa, sia da lei giudicato in modo così superficiale e grossolano. Se io ed altri amici viviamo questo disagio, evidentemente le ragioni sono ben più profonde dell'aver letto qualche blog. Le chiedo di partire da una maggiore stima di fondo nei confronti dei suoi lettori.

mercoledì 3 dicembre 2014

Un cuore integro è un cuore affranto

ROMA

«Un cuore integro è un cuore infranto»

di Alessandra Buzzetti
03/12/2014 - Qual è la natura della speranza? Si gioca in questa domanda la sfida della libertà. Per i cristiani perseguitati come per gli imprenditori. A discuterne, padre Pierbattista Pizzaballa e Bernhard Scholz, per l'incontro di presentazione del Meeting 2015
Gesù o Barabba? Morire sulla croce per dare una speranza definitiva al cuore dell’uomo o combattere per una speranza e una liberazione apparentemente più facili, immediate, ragionevoli, giuste e scontate? Tutta qui, anche oggi, la sfida della libertà per gli uomini che camminano nella storia. Per i cristiani che lottano per la sopravvivenza in Medioriente come per gli imprenditori, grandi e piccoli, che fronteggiano la crisi economica, come per i giovani determinati a costruirsi un futuro.

A riproporre con forza l’attualità della domanda di Pilato al popolo d’Israele è padre Pierbattista Pizzaballa, testimone d’eccezione dell’incontro di apertura del Meeting di Rimini della scorsa estate e protagonista, ieri a Roma, dell’incontro “Il potere della speranza”, dedicato alla prossima edizione. Accanto al Custode di Terra Santa, Bernhard Scholz, presidente della Compagnia della Opere, ed Emilia Guarnieri, presidente della Fondazione Meeting per l’amicizia fra i popoli.

lunedì 1 dicembre 2014

Lecce: presentazione della ?Vita' di don Giussani

LECCE

La novità? Nell'inversione di metodo

di Vincenzo Lorubbio
01/12/2014 - «Docente» per il Rettore universitario, «educatore» secondo il racconto dell'Arcivescovo della città, amico per chi l'ha conosciuto. Alla presentazione del libro di Savorana, cinque relatori alle prese con la biografia e l'esperienza di Giussani
«Ogni volta che mi invitate, io mi domando per quale motivo mi invitiate». Inizia così, il 26 novembre scorso, l’intervento di Antonio Polito, editorialista del Corriere della Sera e direttore del Corriere del Mezzogiorno, alla presentazione della biografia di don Giussani, presso l’Hotel Hilton di Lecce. Alberto Savorana, autore del libro, gli risponderà poco dopo dicendo: «Ti invitano perché tu sei uno disponibile a mettere in gioco la tua esperienza, a raccontare di te».

Sì, perché mettere in campo la propria vita è l’unico segreto per tenere incollate alla sedia oltre cinquecento persone di ogni estrazione sociale, culturale e politica per quasi un'ora e mezzo: ci sono personalità delle istituzioni, tanti giovani, ma anche un anziano signore che ha avuto un tuffo al cuore vedendo la faccia di don Giussani sui manifesti appesi in città (e ha ritrovato il filo, poi perduto, di un incontro avvenuto a Milano nel 1963).

Papa Francesco e il Patriarca di Costantinopoli

Bartolomeo e Francesco: l’unità è necessaria

Divina liturgia di Bartolomeo di fronte al Papa
(©Reuters)
(©Reuters) Divina liturgia di Bartolomeo di fronte al Papa

Dal Fanar, la supplica unanime del Papa e del Patriarca di Costantinopoli per la piena comunione tra cattolici e ortodossi

Gianni Valente Istanbul
«L’unica cosa che la Chiesa cattolica desidera e che io ricerco come Vescovo di Roma» dice Papa Francesco nella tappa cruciale della sua visita in Turchia «è la comunione con le Chiese ortodosse». Una comunione che «non significa né sottomissione l’uno dell’altro, né assorbimento, ma piuttosto accoglienza di tutti i doni che Dio ha dato a ciascuno». Sotto le volte della cattedrale di San Giorgio, nella sede del Patriarcato di Costantinopoli, la divina Liturgia celebrata per la festa patronale di Sant’Andrea trasmette per osmosi la bellezza dei misteri della fede cristiana con le sue forme di sempre: preghiere e litanie cantate anche dal coro venuto dall’America, luci e candele, incenso e segni della croce. Parole e silenzi. Ma oggi, al Fanar, a riempire i cuori di stupore sono state soprattutto le parole di carità fraterna che il Papa e il Patriarca si sono rivolti davanti all’assemblea. Come presagio di una comunione piena tra cattolici e ortodossi che i due vescovi pastori,  successori di San Pietro e di suo fratello Andrea, anticipano come precursori, mostrando al Popolo di Dio la via da seguire, passo dopo passo. «L’amore raffreddato sì è riacceso» dice Bartolomeo «e si è ritemprata la nostra volontà di fare tutto ciò che possiamo, affinché spunti di nuovo la nostra comunione, nella stessa fede e nel Calice comune».