sabato 28 ottobre 2017
Le figure femminili al centro del nuovo libro dello scrittore «Ogni storia è una storia d’amore» (Mondadori). In questo brano protagonista è Nadežda scrittrice e moglie del poeta sovietico Mandel’štam
Arte e passione, la bellezza secondo D'Avenia
Nadežda, il tuo nome vuol dire speranza. La speranza di un segnalibro, la misura di ciò che non possiamo perdere, perché ne andrebbe di noi stessi. Ti ho vista due volte, Nadežda Jakovlevna, quando controllavo gli intellettuali per conto del ministero della Cultura. Eri nella penombra in un’epoca di lupi. La prima volta fu nel 1919 in un locale in cui parlavamo di poesia, di libri, di politica e di rivoluzione. Tu avevi i capelli che si accendevano agli incerti bagliori delle lampade e i tuoi occhi puliti sembravano lavanda in un mazzo di calle, perché avevi la pelle chiara in quella notte di ferro. Io ti guardavo, cercando il tuo consenso, ma tu eri tutta concentrata su di lui. Lo stavi già aspettando. Io mi chiedevo cosa ci trovassi in uno che parlava così lentamente, aveva le spalle incurvate e le gambe troppo lunghe. Era troppo magro per la tua bellezza. Troppo serio per i tuoi occhi incantati. Ma tu con quegli occhi seguivi le sue labbra, era il segno che non c’erano speranze. Lo so che quando una donna guarda le mani e le labbra di un uomo quell’uomo è già stato scelto. E tu gli guardavi le labbra, da cui uscivano parole gravi, simili ai metalli nelle miniere. Rilucevano nella tenebra e veniva subito voglia di incastonarle in un gioiello, tanto erano pure e grezze al tempo stesso, originarie e originali. Contenevano tutto lo spessore del mondo, fino al centro della terra e ritorno.