domenica 25 novembre 2007

Verso un mondo senza pena di morte

In occasione della VI Giornata Mondiale delle
“Città per la vita - Città contro la pena di morte”


la Comunità di Sant'Egidio invita alla manifestazione

Verso un Mondo
senza pena di morte

No Justice without Life


Giovedì 29 novembre 2007
ore 17.30
Facoltà di Giurisprudenza
Largo Papa Giovanni Paolo II - Foggia

Intervengono:

Maria Luisa Lo Giacco
Docente di diritto, Comunità di Sant’Egidio

Stefano Picciaredda
Docente di Storia Contemporanea, Università di Foggia

SueZann Bosler
Florida USA, fondatrice di Journey of Hope,
associazione di parenti delle vittime contro la pena capitale


Video e immagini sulla realtà della pena di morte nel mondo
Musica dal vivo


Info: Comunità di Sant'Egidio - 0805216331

sabato 24 novembre 2007

Fontana vivace

«...Qui se’ a noi meridiana face
di caritate e giuso intra ’ mortali,
se’ di speranza fontana vivace...»
«...Fra tutte le genti dell’universo sei fontana vivace di speranza, sei una sorgente continua della speranza, riproponi di continuo la speranza come significato del tutto, come luce della luce, come colore del colore, come l’altro dell’altro. Sei di speranza fontana vivace: la speranza è l’unica stazione in cui il grande treno dell’eterno si ferma un istante. Sei di speranza fontana vivace. Senza speranza, infatti, non esiste possibilità di vita. La vita dell’uomo è la speranza, perché è alla speranza che io invito i vostri occhi a guardare. I vostri occhi che sono stati drizzati in questi giorni da tante voci sentite. Tra i mortali Tu sei di speranza fontana vivace. La figura della Madonna è proprio la figura della speranza, la certezza che dentro i padiglioni - direbbero i medioevali - dell’universo sei la sorgente di acqua che si sente, che va giorno e notte, notte e giorno.
Che questa fontana vivace di speranza abbia ad essere ogni mattina, ogni mattina il senso della vita immediato più mordace e più tenace che ci possa essere.
Siamo amici per questo...»

Luigi Giussani, 24 agosto 2002

mercoledì 7 novembre 2007

A Torremaggiore la marcia della solidarietà

Il Centro Servizi al Volontariato della Provincia di Foggia (CSV Daunia) e l’Associazione di Volontariato San Cristoforo di Torremaggiore il giorno 11 novembre 2007 organizzano:
La Marcia di Solidarietà
Virgo Virginum Mater Curro - 1° Trofeo Don Amedeo Pensato
La marcia, che si svolgerà lungo il percorso cittadino di Torremaggiore, prevede:
  • un percorso di 10 km rivolto agli atleti tesserati Fidal della provincia di Foggia (settore Amatore, Senior e Master)
  • un percorso a passo libero di 3,5 km rivolto a tutti
  • un percorso di 0,8 km rivolto ai ragazzi delle scuole elementari, scuole medie e scuole medie superiori.

Il percorso della Maratona, dedicata alla S.S. Maria, attraversa le varie Chiese cittadine intitolate alla Madonna (S.S. Maria della Fontana, Santa Maria, Chiesa del Rosario, Chiesa Spirito Santo, Madonna della Torre di Pagliara Vecchia, Madonna S.M. degli Angeli).
Obiettivo della giornata è quello di vivere un momento di svago e di festa coinvolgendo tutte le Associazioni non Profit della Provincia ma soprattutto coloro (giovani e meno giovani) che desiderano partecipare da protagonisti al primo appuntamento della Marcia di Solidarietà.
Tale evento vuol ricordare la memoria di un grandissimo parroco di Torremaggiore, scomparso lo scorso mese, che ha accompagnato il percorso di fede di molti cittadini: Mons. Don Amedeo Pensato.
I primi tre classificati di ogni categoria riceveranno bellissimi premi offerti dagli sponsor dell’evento; il costo della partecipazione è di soli € 3,00 e tutto il ricavato sarà devoluto al Banco Di Solidarietà di Torremaggiore.
L’Associazione San Cristoforo di Torremaggiore (del Banco di Solidarietà) è un associazione seriamente impegnata nel sociale, sostenuta nel suo compito dal Banco Alimentare di Capitanata, che ha come finalità la distribuzione mensile e in via continuativa di generi alimentari a famiglie bisognose. La San Critoforo si interfaccia con chi dona e con chi riceve. La sua missione è pertanto venire incontro periodicamente al bisogno di famiglie meno abbienti sia con il sostegno materiale di alcuni beni di prima necessità che con il tentativo di proporre un’amicizia e un sostegno nell’affrontare i problemi quotidiani.
Le iscrizioni alla gara possono essere effettuate tramite fax. al n. 0882.384991, o presso il Supermercato Conad di Torremaggiore entro le ore 22.00 di venerdi’ 9 novembre 2007.
Per informazioni rivolgersi ai sigg. Andrea Ciaccia tel 3470810780, Antonio De Santis 0882.383559, La Gatta tel.333.6218151, Morano tel 340.2303849 e Bucci 328.9196243.


Il Presidente Ass. San Cristoforo
(Dr. Andrea Ciaccia)
Info: 347-0810780
e-mail: sancristoforo@hotmail.it

venerdì 2 novembre 2007

La memoria dei defunti - Siamo soffio accento d'eterno

Oggi la notizia è la morte. Ma non co­me tutti gli altri giorni. Quando la morte di uno o di tanti ci arriva come no­tizia, violenta e penosa, e pur così con­sueta, triturata e quasi predigerita per il fatto stesso d’esser divenuta titolo o ar­ticolo sui giornali o in tv. No, oggi la mor­te arriva come notizia che ci riguarda. Siamo una società dominata dalla mor­te, dal suo sentimento e dalla sua spet­tacolarizzazione. Nutriamo depressioni e sensi opprimenti del limite, nell’arte spesso esibiamo corpi in preda ad ana­tomie o autopsie. E notiziari e vari you­tube pullulano di immagini di morte. Di sorella morte, come la chiamò rispetto­so e familiare il primo grande poeta e santo italiano, facciamo spesso carne­vale e commedia, esorcizzando. A volte simpaticamente. A volte, con più bana­le e oscura ovvietà, seguendo mode e mi­sere magie.
Fissata in un tempo in cui non c’erano giornali e tv, la ricorrenza della memo­ria dei defunti arriva a ricordarci la noti­zia della nostra stessa morte, che per co­sì dire inizia e più ci duole in quella dei nostri amati. Arrivava sui calendari e og­gi sui giornali la notizia che portiamo scritta nelle ossa, nel correre del sangue, tra le linee della mano: siamo qui prov­visori. Siamo meno di un soffio: così a­vrebbero dovuto titolare oggi i giornali. E forse avrebbero offerto, una volta tan­to, un colpo salutare. Un salutare scora­mento, un venir meno di sicurezze cri­stallizzate, una ferita. Siamo un soffio in un turbinoso e vasto movimento di astri e millenni. Ben prima che la scienza ce lo facesse vedere, e analiticamente cal­colare, i salmisti e i poeti da sempre di­cevano che la vita di un uomo è un 'qua­si' niente nel gran teatro della vita. No­tizia dunque che ben più di altre abbat­te la nostra superbia e la ubriaca alacrità con la quale tutti, o quasi tutti, sembria­mo presi dal breve giro degli affanni, dei tornaconti immediati. E notizia che ben più di altre innalza la nostra dignità: non siamo fatti solo per misurarci e compierci in un soffio d’anni, ma per confrontarci con il grande mare dell’eterno che si a­pre dietro a quella porta.
La morte è un problema della vita. Un laicissimo e religioso problema della vi­ta. Come dire: un ragionevole problema. Da come guardiamo la morte – altrui e nostra – si capisce come guardiamo la vita. Siamo quasi niente. La morte dun­que è la conferma del nostro niente? O al contrario la conferma, del nostro es­ser 'quasi' niente? In altre parole, è una sorta di coperchio finale che cala sulla nostra esistenza breve o lunga, e sigilla nel nulla tutto quel che abbiamo vissu­to e sentito? O è una specie di accento fi­nale, di intonazione ultima data alla vi­ta, di accordo trovato tra il tempo e l’e­terno, tra il finito e l’infinito? Mille e mil­le sono i modi con cui gli uomini hanno immaginato di trovare questo accordo. Mille i modi con cui hanno cercato di modulare questo accento, di lanciare il ponte tra tempo e durata oltre di noi. Mo­di religiosi e modi idolatri.
Oggi prevale la cura della fama, come se essa piccola o grande che sia, assicuras­se un merito alla vita. Durare sì, nelle chiacchiera degli uomini o nelle intito­lazioni delle strade. I famosi sembrano i più fortunati e forti tra gli uomini. Ma 'l’uom s’etterna' solo perché la sua fa­ma dura oltre la sua fine? O forse, come ha espresso Dante, la fama è la preoccu­pazione un po’ isterica di intellettuali co­me Brunetto Latini, una finta, una ma­lacopia dell’eterno? Solo l’incontro con Beatrice, con una presenza amata e pie­na di grazia, introduce l’uomo a speri­mentare la vertigine e il mistero buono dell’al di là, dell’eterno che inizia nel tem­po e ci chiama. Senza quell’incontro, la memoria dei morti diventerebbe solo un incubo, un farsi amaro sangue, un’om­bra da cui dopo breve sosta fuggire, co­me nelle struggenti epigrafi antiche.
Invece oggi li ricordiamo, i nostri cari morti, con dolente desiderio. Sapendo che l’aggettivo cari è più importante e duraturo di quell’altra parola lì accanto.

Davide Rondoni, Avvenire 2 novembre 2007

mercoledì 17 ottobre 2007

Festa cittadina di inizio di anno scolastico

Manfredonia. Sabato 20 ottobre si svolgerà, a partire dalle ore 18.00, in piazza del Popolo e nel chiostro di palazzo San Domenico, la prima Festa cittadina per l’inizio dell’anno scolastico, organizzata dagli uffici Scuola e di Religione Cattolica dell’arcidiocesi di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo con il patrocinio del Comune di Manfredonia.

La festa è articolata in tre momenti: i forum, a partire dalle ore 18.00, su temi attinenti al rapporto tra scuola e vita; l’incontro, alle 19.30 nel chiostro, con l’Arcivescovo e il Sindaco, dove dopo lo scambio di auguri i giovani potranno interagire con le autorità; la festa-concerto, dalle ore 20.30, che vedrà alternarsi sul palco di Piazza del Popolo diversi gruppi musicali e voci soliste provenienti dalle scuole della città. A fare da cornice alcuni murales che saranno realizzati nel corso della giornata da alcuni giovanissimi “writers” anch’essi studenti delle nostre scuole cittadine.

La proposta, partita dagli insegnanti di religione delle scuole medie e superiori della città, ha trovato accoglienza immediata da parte di circa una ottantina di studenti che si sono attivati per fare di questa giornata un momento di festa e di partecipazione giovanile non “contro” ma “per” la scuola.

Sul versante della partecipazione vengono proposti, a partire dalle ore 18.00, alcuni forum che si svolgeranno contemporaneamente in diversi punti della piazza: il primo, moderato dal prof. Lorenzo Vitulano – dirigente scolastico della scuola media Ungaretti, è dedicato ad un primo bilancio dello «Statuto degli studenti e delle studentesse» nel decennale dalla sua emanazione e in un momento in cui si sta procedendo ad una sua revisione sugli articoli dedicati alla disciplina. Sarà perciò anche l’occasione per parlare di bullismo e della frequenza di atti goliardici da parte dei giovani.
Un secondo forum sarà dedicato al tema dell’amore. A partire da una esperienza didattica condotta in classe con i suoi alunni, il prof. Michele Illiceto proporrà una definizione di che cos’è l’amore, e avvierà un dibattito sulla possibilità che anche a scuola ci possa essere spazio per le emozioni e l’affettività, e quale potrebbe essere il ruolo dei docenti e degli studenti e studentesse.

Sempre nella stessa piazza, in un altro gazebo, un forum tratterà di studenti, volontariato e immigrazione in Capitanata: con l’aiuto di don Domenico Facciorusso, direttore della Caritas diocesana, si discute del ruolo della scuola nell’educazione alla legalità, al servizio, alla multiculturalità. A fare da sfondo è sempre un esperienza già realizzata nel nostro territorio, e precisamente la partecipazione, la scorsa estate, ad un campo di servizio a Borgo Mezzanone rivolto agli extracomunitari, da parte di decine di studenti e studentesse che si erano preparati durante l’anno scolastico.

C’è poi un forum un po’ strano, dove invece di discutere dei grandi temi si parla, magari sottovoce, di se stessi e della propria vita: il luogo è la Cappella della Maddalena, dove in una suggestiva cornice religiosa, alcuni giovani sacerdoti della città accoglieranno chi ha voglia di uno scambio spassionato di idee e impressioni sul ruolo della fede nello studio, si annoia dei soliti discorsi e invece di discutere preferisce confidarsi.

Il “Come ti vorrei…” che dà il titolo alla manifestazione suggerisce un desiderio di speranza e di futuro che l’adulto propone ai più giovani, indicando esperienze concrete e già realizzate di buona pratica di cittadinanza attiva. Non si tratta cioè semplicemente di figurarsi una scuola dei sogni, ma di tracciare percorsi praticabili di una scuola più vicina al bisogno di relazione che le nuove generazioni chiedono sempre più insistentemente.
Ma il “Come ti vorrei” è soprattutto quello che i giovani rivolgeranno ai loro educatori, perché nei forum e poi nell’incontro con l’Arcivescovo e il Sindaco, che si svolgerà dalle 19.30 alle 20.30 nel chiostro di palazzo San Domenico, saranno loro ad avere la parola e a dettare i temi di discussione alle principali autorità civili e religiose della città.

Il finale non poteva che essere la musica. Dall’Itis al Commerciale, quasi tutti gli istituti superiori della città e due scuole medie avranno voci o gruppi musicali a rappresentarli.

La «Festa di inizio di anno scolastico» intende coinvolgere gli studenti, ragazzi e giovani, della città e i loro educatori in una manifestazione di piazza, allo scopo di dare un messaggio di speranza e un augurio di buon anno scolastico, perché ogni nuovo inizio contiene in sé qualcosa di positivo su cui è possibile costruire un progetto di futuro. Essa si propone infatti di offrire a tutta la comunità scolastica cittadina un momento informale ma importante di dialogo, di approfondimento e di reciproca conoscenza.
Ulteriori informazioni: Francesco Di Palma 349.5112902


Ufficio Insegnamento della Religione Cattolica
Ufficio Educazione Scuola e Università
Arcidiocesi di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo

sabato 13 ottobre 2007

Testimonianze sull'accoglienza in famiglia

Sono state le signore Antonella Bellatalla e Antonella Locatelli, venute da Crema e da Lodi, nell'ultimo della serie di incontri su "Famiglie in rete" che si sono svolti nel Palazzo dei Celestini in Manfredonia, a raccontare la loro esperienza di accoglienza di minori in affido nelle loro famiglie, esperienza che ormai dura da vent’anni e che ha coinvolto altre famiglie in un’unica Fraternità guidata da un sacerdote, Mons. Mauro Inzoli.
Entrambe con semplicità hanno posto come inizio il desiderio di qualcosa di più, e hanno documentato come nella Fraternità, in un cammino personale spesso pieno di contraddizioni, abbiano fatto esperienza di essere amate, così come l’hanno fatta i loro mariti. Così è diventato possibile accogliere bambini fino ad aderire, ciascuna nella sua città, a un progetto di casa–famiglia.
Noi perché accogliamo? Per un centuplo: Cento volte di più nel rapporto con i figli, con il marito, con gli amici, con il reale. Quando si fa qualcosa si compiono tanti errori, ma proprio quando uno si sente mancante comincia realmente a chiedere. Parlare dell’accoglienza non è un discorso quando arriva fino al fondo, al perché, a come stiamo davanti a quello che Dio ci mette davanti. Non si tratta di fare chissà che cosa. Tutto può diventare eroico”.
Il convegno si è concluso con l’invito, da parte della presidente del Centro Culturale Sipontino "Fontana Vivace" prof.ssa Gemma Barulli, ai presenti a rimanere in contatto creando una “rete” di rapporti, nel solco indicato dalle ultime relatrici, il cui elemento materiale iniziale sia lo scambio di notizie per via informatica, primo passo di un “forum” tra le famiglie che hanno partecipato agli incontri e alle altre che si incontreranno.

sabato 6 ottobre 2007

Testimonianze sull’accoglienza nella famiglia

«Non dimenticate l’ospitalità:
alcuni, praticandola, hanno accolto
degli angeli senza saperlo»

Ebrei, 13,2


Il Centro Culturale Sipontino “Fontana Vivace" e il "Centro Servizi Volontariato Daunia" nell'ambito del ciclo di incontri su "La famiglia risorsa della persona e della società: famiglie in rete" invitano al quarto incontro previsto

Testimonianze sull’accoglienza nella famiglia

Introduzione:
prof.ssa Gemma Barulli, presidente del C.C.S. “Fontana Vivace”
Relatori
:
dott.ssa Silvia Bassi, psicologa
coniugi Antonella e Emilio Gobbi, Associazione Fraternità di Crema

Venerdì 12 ottobre 2007 - ore 18.30
Palazzo dei Celestini
Corso Manfredi - Manfredonia

lunedì 1 ottobre 2007

Famiglia: la priorità si chiama educazione

Sabato 6 ottobre alle ore 16.30 nell’Auditorium della Biblioteca Provinciale di Foggia si svolgerà il convegno dal titolo "Famiglia: la priorità si chiama educazione" promosso dal CSV Daunia e dal Centro culturale Archè che apre con questo appuntamento il nuovo anno sociale.

Con l’inizio della scuola, si torna prepotentemente a parlare di famiglia e di educazione, spesso attraverso fatti di cronaca non sempre piacevoli. Il convegno di Sabato 6 ottobre vuole essere un’occasione di approfondimento ma anche un punto di lavoro per l’associazionismo familiare.

Dall’appello sull’educazione del 2005, sottoscritto a livello nazionale da intellettuali, studiosi e padri di famiglia, il CCA ha riservato sempre uno spazio fondamentale nella programmazione delle sue attività a questo tema. Anche questo anno l’emergenza educativa sarà terreno di confronto e di incontro con quanti pensano che la priorità del nostro paese sia l’educazione e che la famiglia sia l’ambito primario in cui essa è favorita e sostenuta.

L’impegno che il CCA fa proprio è di far “conoscere” la famiglia, spiegare da dove nasce, e propriamente di prendere consapevolezza delle ragioni che hanno portato più di un milione di italiani in Piazza San Giovanni a Roma nel maggio scorso. L’errore sarebbe credere di dover “rappresentare” la famiglia. Il problema è invece di educare a prendere coscienza della famiglia, avvenimento quotidiano ma allo stesso tempo fenomeno quotidianamente trascurato.

Il convegno si occuperà nello specifico: di approfondire le ragioni culturali del modello di società civile attuale sia dal punto di vista teorico (sociologico) che da quello giuridico (costituzionale); di fornire testimonianze nate dall’impegno nella realtà di esperienze associative familiari; di monitorare la situazione del nostro territorio e di valorizzare le iniziative che condividono lo stesso scopo.

Intervengono:
prof. Fabio FERRUCCI (Università del Molise),
prof. Marco OLIVETTI (Università di Foggia),
prof. Paolo IAGULLI (Università di Bari-Taranto).
Le testimonianze dal mondo dell’associazionismo familiare sono a cura di
Mattia e Loredana D’EMILIO (Associazione nazionale famiglie numerose – Foggia),
Innocente e Marina FIGINI (Cometa – Como)
Luigi ROMANO (Associazione Cilla – Lecce).

Per informazioni: centroculturalearche@tiscali.it - Tel. 347-7356439

domenica 30 settembre 2007

La famiglia come risorsa per la società

Il 28-9, assente la Dott.ssa Carli per sopraggiunti impegni istituzionali, il compito di illustrare il tema della famiglia “come risorsa per la società”, all'interno del ciclo di conferenze su "La famiglia risorsa della persona e della società: famiglie in rete", è stato assolto unicamente, ed esaustivamente, dalla Dott.ssa Sandra Gernone, che ha raccontato la storia della Associazione di famiglie di cui è Presidente, l’Angelina Gelosa di Bari, che è partita pochi anni fa per l’esigenza di alcune famiglie di non lasciare i figli senza alcun impegno durante tutto il tempo estivo. All’inizio poche persone e venti bambini, ogni anno classi in più e perciò più volontari, luoghi da cercare che fossero consoni allo scopo, attività da preparare, rapporti con i bambini e con le famiglie.Oggi le famiglie si sono costituite in Associazione, le attività durano tutto l’anno e sono un punto di riferimento per tre quartieri di Bari, con una fascia di utenza che si sta allargando sempre più. Alla domanda su come mai le famiglie si coinvolgevano in modo così entusiasta, visto che l’esperienza comune segnala il contrario, la relatrice ha risposto che le famiglie si aggregano quando vedono un’esperienza bella, curata nei particolari, in cui tutti collaborano e anche loro sono chiamati a offrire il loro contributo: si entusiasmano e desiderano che si ripeta.

sabato 22 settembre 2007

La cura dell’altro nella famiglia

Il 21 settembre 2007 il Prof. Marcello Tempesta, Docente di Pedagogia all’Università di Lecce, e il Sig. Luigi Romano, responsabile della casa famiglia per i diversamente abili di Matino (Lecce), hanno partecipato al secondo incontro del progetto "La famiglia risorsa della persona e della società: famiglie in rete" soffermandosi sul tema “La cura dell’altro nella famiglia”.
Il Prof. Tempesta, dopo aver parlato delle relazioni affettive all’interno della famiglia e sul motivo per cui la mentalità odierna è così ostile all’idea che la persona formi se stessa in vincoli stabili, ha approfondito il concetto di “cura”, sottolineando che all’ovvio significato materiale, che pur insegna tante cose a chi si prodiga in attenzioni quotidiane, occorre associare un significato specificamente umano. Prendersi cura di qualcuno, come solo la famiglia può rendere capaci, significa accettare l’altro completamente, incondizionatamente, e così aprirgli sempre una speranza e un futuro possibile. La società, in fondo, si basa su queste fondamenta.
Il Sig. Romano ha raccontato la sua storia, a partire dalla prima giovinezza, per rendere ragione del fatto che, pur svolgendo tutt’altra attività, si è trovato coinvolto in un una rete di amicizia e di attenzione al bisogno che lo ha condotto alla decisione di prendere con sé e con la sua famiglia ragazzi diversamente abili ai quali sta insegnando un lavoro, sulla base di un’esperienza che da diversi anni Lorenzo Crosta vive nel Nord Italia.

domenica 16 settembre 2007

Al via il progetto network famiglie solidali

“La carità sarà sempre necessaria, anche nella società
più giusta”

Benedetto XVI

Sui blocchi di partenza il progetto realizzato dal centro servizi al Volontariato Daunia di Foggia e l’associazione di volontariato Banco di Solidarietà della Capitanata dal titolo “Network Famiglie solidali”.
Questo progetto si inserisce a pieno titolo nell’attività dell’associazione che si preoccupa di assistere famiglie e soggetti indigenti, attraverso la consegna mensile di un “pacco” di generi alimentari. Questo gesto molto spesso costituisce la possibilità di entrare in rapporto con famiglie e soggetti che sovente celano dietro l’impossibilità di provvedere autonomamente al pasto quotidiano problematiche di altro genere (mancanza di lavoro, disagio sociale, situazioni border line).
Il progetto Famiglie Solidali intende sensibilizzare la cittadinanza al volontariato ed alla cultura della donazione attraverso un’azione semplice. Infatti famiglie, gruppi di famiglie o gruppi di amici che vogliono prenderne parte, devono semplicemente impegnarsi a donare alle famiglie assistite il cosiddetto pacco mensile. Pacco che dovrà essere commisurato sulle esigenze delle famiglie assistite e che mensilmente i volontari dell’associazione Banco di Solidarietà preleveranno dalle “famiglie solidali” e doneranno alle “famiglie assistite”. Non saranno accettate donazioni in denaro ma solo sotto forma di generi alimentari.
Questa iniziativa è partita in via sperimentale nella città di Foggia, ed è aperta a chiunque voglia parteciparvi sia come donatore che come volontario.
Per prendere parte al progetto o semplicemente saperne di più sull’attività del Banco di Solidarietà e su come sostenerla puoi chiamare il numero 320.38.60.438 o scrivere una mail all’indirizzo: info@bancodisolidarietacapitanata.org.

domenica 9 settembre 2007

Famiglie in rete

Lo scorso 7 settembre, alle ore 18.30, presso l’Auditorium del Palazzo dei Celestini in Manfredonia si è tenuto il primo incontro del progetto “La famiglia come risorsa della persona e della società: famiglie in rete”, organizzato dal Centro Culturale Sipontino Fontana Vivace e dal Centro Servizi al Volontariato Daunia.
I relatori dell’incontro, la dott.ssa Michela Di Gennaro dell’Associazione “La bottega dell’orefice” di Bari e Don Vittorio Ranieri del Consultorio “Nazareth”, Manfredonia, hanno illustrato nelle loro relazioni in che senso la famiglia si può considerare fondamento insostituibile delle persona: fondamento dell’identità e asse portante della relazione, senza del quale l’essere umano frana in un magma di emozioni e reazioni senza scopo e durata. Si è insistito molto sui diritti e i doveri della famiglia intesa come soggetto sociale, e sul significato della “generazione” che è compito proprio della famiglia.
Il Ciclo di incontri continuerà nelle prossime settimane secondo il seguente calendario:
Venerdì 21-9-07, “La cura dell’altro nella famiglia”
Relatori: Prof.Marcello Tempesta, Università di Lecce
Sig. Luigi Romano, Casa famiglia per diversamente abili, Matino (Lecce)
Venerdì 28-9-07, “La famiglia come risorsa per la società”
Relatori: Dott.ssa Lodovica Carli, Presidente Regionale del Forum delle famiglie
Dott.ssa Sandra Gernone, Presidente CSV Bari
Venerdì 12-10-07, Testimonianze sull’accoglienza.

sabato 25 agosto 2007

Claudio Chieffo ci ha lasciato

Claudio Chieffo con il Vescovo D'Ambrosio a Manfredonia
febbraio 2005


Cari amici, preghiamo per Claudio Chieffo, che ora vede faccia a faccia il volto buono del Mistero che fa tutte le cose e che egli ha desiderato e cantato per tutta la vita.
La poesia delle sue canzoni ha espresso la passione per la presenza di Cristo come di Colui che svela a ciascuno di noi il significato del dramma della vita, facendosi compagno del cammino al Destino.
Il nostro popolo, educato dal suo canto, continua a camminare nella certezza che «è bella la strada che porta a casa», dove ora don Giussani e don Ricci accolgono Claudio.

Julián Carrón
Rimini, 19 agosto 2007



Nelle chiese si canterà ancora “Lui mi ha dato” o il “Seme” ma chi ha scritto queste canzoni è tornato al Padre. Claudio Chieffo è morto infatti sabato scorso alla vigilia dell’apertura del Meeting di Rimini, avvenimento che lo aveva visto molte volte protagonista. L’ultima volta lo scorso con un memorabile concerto-evento davanti ad oltre cinquemila spettatori, meglio partecipanti, che accompagnarono il suo canto con il loro. Una percezione strana quella di un popolo commosso che segue un maestro. Indubbiamente un fenomeno strano quello di Chieffo dentro il mondo incellofanato e prevedibile della musica italiana. La sua prima canzone la scrisse nel 1962 a 17 anni l’ultima lo scorso gennaio a 62. In mezzo altre 113 e oltre 3000 concerti. Molti dei quali all’estero. In sud America, ma anche nei paesi dell’est europeo. Prima della caduta del muro di Berlino si trattava di concerti clandestini nelle cantine di Praga o di Cracovia. Dopo ha conosciuto paesi non certo frequentati da chansonnier alla moda. Ne ricordiamo uno il Kazakhistan. Dove andò a trovare comunità sorte da poco dopo la caduta del regime e venne invitato a suonare per le detenute di un carcere. La ricordava come una delle esperienze più commoventi della sua vita. Il tutto circondato da un silenzio stampa che si potrebbe definire “bulgaro”. Verrebbe da chiedersi perché. Preferiamo chiedere: ma cosa di lui ha affascinato tante persone? “La mia predilezione per Chieffo ha radici solide e lontane” ci dice Paola Scaglione, autrice del libro “La mia voce le Tue Parole” una biografia dialogata la definisce, edito lo scorso anno dall’editrice Ares. raggiunta telefonicamente “Al suo canto prosegue devo la memoria dell’unica ragione che rende bella e vera la vita. La sua musica è la garanzia: la voce del bene che non finisce. La consapevolezza della Salvezza possibile”. Ma come ha conosciuto Chieffo? “Da ragazzina attraverso le sue canzoni. Poi ebbi modo di incontrarlo, fu una vera sorpresa, alla presentazione di un mio libro”. In seguito è scaturita l’idea del libro. “Un libro - ci racconta - cresciuto dentro una storia che ha coinvolto mio marito e i figli da una parte, la moglie di Claudio Marta e i figli ma anche il nipote Giovanni, figlio del primogenito Martino, dall’altra.” Rimangono le canzoni nate dentro una storia personale, ma non individualistica. Una storia di un popolo la cui origine è nel fatto del “fiat” detto da una ragazzina ebrea all’Angelo inviatogli dal Padre. Tutto la storia è scaturita da lì. Anche l’umanità e le canzoni di questo uomo di Forlì. Grazie Claudio di essere esistito e di aver cantato per noi e di averci dato la tua amicizia.


Fonte: Il Cittadino, 22/08/2007



mercoledì 13 giugno 2007

“di Necessità .… Virtù” Dal cuore al gesto: un ponte di solidarietà

Il CSV Daunia - Centro Servizi al Volontariato di Foggia, in collaborazione con l’Associazione “LA FORMICA” che si occupa della distribuzione di generi alimentari alle famiglie bisognose e con “I DIVERSABILI”, organizza la 1ª Giornata di sensibilizzazione al volontariato dal titolo:

“di Necessità .… Virtù”
Dal cuore al gesto: un ponte di solidarietà

La giornata, rivolta a tutti gli operatori sociali e a coloro che svolgono attività di volontariato o desiderano iniziare ad intraprenderla, si svolgerà presso la Sala Conferenze VEM Farmaceutica – zona ASI – Lucera (strada per Pietra) sabato 16 giugno 2007 a partire dalle ore 9.00. Il programma della giornata prevede due momenti formativi.
Il primo è a cura di Mauro Ettorre, Presidente Banco di Solidarietà Teramo, associazione che sostiene famiglie in situazione grave di sussistenza attraverso la distribuzione periodica e continuata di alimenti di prima necessità.
Il secondo momento (con inizio alle ore 15.00) sarà centrato sulla testimonianza di Luigi Romano, Presidente Associazione “Solidarietà Sociale” che si occupa dell’inserimento dei diversamente abili nel mondo del lavoro.
Partendo dalle testimonianze e dalle provocazioni dei relatori è previsto anche un momento laboratoriale dal titolo: “Condividere il bisogno: dall’Io agli Altri” in cui elaborare insieme un progetto per rispondere ad un bisogno reale di cui si fa esperienza.
I partecipanti che lo desiderino potranno trattenersi insieme anche a pranzo grazie all’allestimento di un buffet.
Gli interessati potranno far pervenire, presso la segreteria de “La Formica” sita in Lucera alla via don Minzioni, 73 – telefax 0881/520816 – la propria adesione.
Il corso è completamente gratuito e ai partecipanti sarà rilasciato un attestato di frequenza.
Per maggiori informazioni telefonare al numero: 347/7356439 o mandare un’email a laformicalucera@gmail.com.
La locandina con il programma dettagliato e la scheda d’iscrizione sono scaricabili dal sito: http://digilander.iol.it/totod2000/dinecessita.zip


venerdì 4 maggio 2007

Rischio educativo e affettività

L’educazione è il punto in cui si decide se amiamo abbastanza il mondo per assumercene la responsabilità” scriveva Hannah Arendt.
La vera prima emergenza del nostro Paese, condivisa da tutti, è rappresentata dall’educazione. Ovviamente non si intende quella formale del bon ton dei salotti o della capacità di essere gentili e garbati con i propri simili, ma l’educazione intesa come cultura, cioè la capacità personale di affrontare in modo critico e sistematico la realtà, in ogni suo aspetto e in relazione ad uno scopo. Per far questo occorrono padri e maestri desiderosi di condividere la domanda di senso dei ragazzi che è ciò che spinge fuori da se stessi alla ricerca dell’amicizia, dell’amore, della profondità delle cose.
Il terzo incontro del ciclo Rischio educativo e affettività si incentra sulla figura del maestro e sulla sua “credibilità”.
Interviene il prof. Guido GILI, ordinario di Sociologia dei processi culturali e comunicativi all’Università del Molise sul tema “La credibilità dell’insegnante”.
L’incontro è promosso dall’assessorato alla Pubblica Istruzione del Comune di Foggia, dal Centro Culturale Archè e dalla FISM.
L’appuntamento è LUNEDI’ 7 maggio alle ore 18.30 nell’Auditorium della Biblioteca Provinciale in Viale Michelangelo a Foggia.

venerdì 13 aprile 2007

INCONTRI CENTRO CULTURALE ARCHE’ - mese di aprile

La prossima settimana il CCA propone un tris di appuntamenti estremamente interessanti.

Il primo è il 6° degli incontri del ciclo “Solo lo stupore conosce”, frequentato da centinaia di studenti e amanti del sapere. L’appuntamento è con la filosofia. Titolo dell’incontro ”Solo lo stupore conosce. Percorsi filosofici del ‘900”. Interviene il prof. Giovanni Maddalena docente di Filosofia della Comunicazione e del Linguaggio (Univ. del Molise).
L’incontro si terrà Mercoledì 18 aprile ore 18.30 nell’Aula Magna della Facoltà di Giurisprudenza a Foggia.

Giovedì 19 aprile l’appuntamento è con il ciclo “Rischio educativo e affettività”. Dopo l’incontro con la psicologa Vittoria Maioli Sanese, l’appuntamento è con il tema: “Bisogni giovanili e domande di senso”. Interviene il prof. Paolo Terenzi docente di Sociologia dei processi culturali, Università di Bologna.
L’incontro si terrà Giovedì 19 aprile alle ore 17.00 Tribunale della Dogana, P.za XX settembre a Foggia.

Sabato 21 aprile il CCA promuove, insieme all’Unione Giuristi Cattolici Italiani, il convegno “LA LAICITÀ - LE LAICITÀ: Nuove questioni, nuove prospettive”.
Intervengono: Prof. Pietro Barcellona - ordinario di Filosofia del diritto, Università di Catania, prof. Sergio Belardinelli - ordinario di Sociologia dei processi culturali e comunicativi, Università di Bologna-Forlì, prof. Marco Miletti - ordinario di Storia del diritto italiano, Università di Foggia. Coordina i lavori: Prof. Lorenzo Scillitani - Università del Molise. Conclude: Dott. Cons. Luigi Catelli - magistrato, Corte d’Appello L’Aquila.
L’incontro si terrà Sabato 21 aprile 2007, ore 16.30, Aula magna Liceo Classico ‘V. Lanza’ Piazza Italia, 3 – Foggia.

sabato 24 marzo 2007

Dall'utopia alla presenza: resoconto

Domenica 10 marzo, alle ore 19.00, il Palazzo dei Celestini ha ospitato la presentazione del libro di Luigi Giussani “Dall’utopia alla presenza”, iniziativa voluta e predisposta dal Centro Culturale Sipontino “Fontana Vivace”.
Ha introdotto il momento la prof.ssa Gemma Barulli, Presidente del Centro Culturale, che ne ha esplicitato il significato di omaggio a don Giussani, grande figura di sacerdote e di educatore scomparso due anni fa. Il libro, riferito ad un arco temporale brevissimo (1975-1978), delinea il dialogo tra don Giussani e gruppi di universitari coinvolti nell’esperienza di Comunione e Liberazione, un dialogo impegnativo e intenso, all’interno del quale i giovani mostrano se stessi fino alle loro debolezze e all’incapacità di far fronte agli eventi drammatici di quegli anni (gli “anni di piombo”), mentre don Giussani li sfida in continuazione ponendo domande radicali alla ragione e al cuore di tutti coloro che parlano con lui. Non di un semplice “parlare” si tratta, perché il sacerdote milanese coinvolge se stesso senza risparmiarsi, e i giovani rispondono con l’entusiasmo e la freschezza della loro età.
Sono stati quindi introdotti i relatori: il prof. Paolo Cascavilla, Docente nel Liceo Scientifico di Manfredonia, e l’ing. Achille Fonzone, ricercatore al Politecnico di Bari.

Il prof. Cascavilla ha proposto una interpretazione analitica e critica del testo, ponendo nel contempo alcune domande. Molto interessante l’inizio, quando ha “tradotto” l’espressione “conversione continua”, che è uno dei motivi ricorrenti del discorrere di don Giussani, come uno stimolo a trovare un centro all’esistenza e a pensare l’esperienza, e si è chiesto che cosa direbbe oggi don Giussani di fronte alla frammentazione totale dell’esperienza stessa che giovani e adulti subiscono. Il professore ha poi posto l’attenzione sulla parola “presenza”, intesa come fedeltà nella vita quotidiana, e ha notato che spesso questo termine si accompagna all’”ironia”, che impedisce alla presenza di fossilizzarsi, e alla “verifica”, che evita che la presenza diventi puro attivismo.
Il terzo tema, molto problematizzato dal prof. Cascavilla, è stato il binomio tra autorità e sequela; il relatore ha poi accennato alla sottolineatura del peccato originale, inteso esistenzialmente come incapacità di seguire i propri ideali, e si è soffermato infine sulla questione posta nel titolo del libro, la dialettica tra utopia e presenza. Nel suo discorrere ha proposto una differenza tra utopismo (inteso negativamente) e utopia, chiedendosi e chiedendo se il lasciare il mondo migliore rispetto a come lo abbiamo trovato non sia un’utopia necessaria, sottolineando che senza progetto non vi sarebbe nulla, e lanciando un’ultima provocazione, che l’assenza di progettualità sia il rischio di Comunione e Liberazione, il movimento iniziato da Don Giussani.

L’intervento successivo dell’ing. Achille Fonzone ha espresso un punto di vista diverso.
Il relatore si è dichiarato entusiasta del libro, dando ragione della sua posizione: a suo parere la figura di don Giussani che emerge dalle conversazioni, infatti, è quella di un uomo più giovane dei giovani a cui parla, perché capace di farsi sorprendere dall’esperienza e di porsi e porre domande non scontate e radicali. Nella lettura si è trascinati come in un turbine, come se si fosse protagonisti in prima persona di quei dialoghi. L’ing. Fonzone ha quindi letto brani del libro, evidenziando il filo d’oro che lega il discorrere del sacerdote milanese, e facendo ben percepire al pubblico il suo entusiasmo e la profonda razionalità che emerge in tutti i temi trattati.

L’aspetto più interessante, comunque, è stato il dibattito successivo ai due interventi.
La maggior parte del pubblico non aveva letto il libro, ma i temi sollevati hanno suscitato una molteplicità di considerazioni e di domande. Molte questioni poste riguardavano Il Sessantotto e gli anni Settanta, che avevano visto lo svanire di ogni presenza pubblica della Chiesa e dei cristiani: vivissimo il ricordo di quegli anni in molte delle persone intervenute, che senza volerlo hanno concretizzato il tema principale del libro che era stato presentato. Altre questioni riguardavano uno dei nervi scoperti della nostra società, quello dei giovani, e la trasmissione di valori validi per l’esistenza; ci si è chiesto, per esempio se oggi è ancora possibile richiamare i ragazzi a un’unità della vita, e in che modo. Il prof. Cascavilla, rispondendo ad una delle domande, ha sottolineato un’altra questione purtroppo molto attuale, che il problema cioè non sono i giovani, ma gli adulti che non trasmettono loro nulla.
Il tempo ormai brevissimo a disposizione ha costretto la prof. Barulli ad una sintesi estremamente stringata, nella quale si è dato ragione degli aspetti più problematici, e si ricordato soprattutto che don Giussani intendeva educare i giovani a diventare se stessi perché poi fossero in grado di affrontare la vita e tentare di rendere il mondo migliore di come l’avevano trovato, e che in questo è sempre consistita la sua progettualità: nell’educare.

giovedì 15 marzo 2007

GIUSSANI: DALL'UTOPIA ALLA PRESENZA

Pubblichiamo l'intervento introduttivo della prof.ssa Gemma Barulli all'incontro di presentazione del libro di Luigi Giussani, Dall'utopia alla presenza (1975-1978), ed. Rizzoli, che si è svolto presso il Palazzo Celestini di Manfredonia, il 10 marzo 2007.
  1. L’incontro di stasera è stato organizzato dal centro Culturale Sipontino “Fontana vivace”, da un anno operante sul nostro territorio, e ha a tema la presentazione del libro di don Luigi Giussani intitolato “Dall’utopia alla presenza”, di recente edito da Rizzoli in versione economica.
  2. Il libro raccoglie una serie di conversazioni tra don Giussani e gruppi di universitari in un breve arco temporale (1975-1978), e dà modo di notare la grande figura educativa di questo sacerdote che, coinvolgendo la propria vita con quella di migliaia di giovani, già dagli anni Cinquanta aveva dato origine a quello che sarebbe poi diventato il Movimento di Comunione e Liberazione. I dialoghi riportati nel libro permettono di osservare passo passo la dinamica educativa cui si accennava.
  3. Come molti dei presenti senz’altro ricorderanno, gli anni Settanta sono stati particolarmente difficili nella vita italiana – li si ricorda come “gli anni di piombo”-, e gli eventi più drammatici sono presenti in sordina nelle conversazioni trascritte nel libro, soprattutto nella dichiarata difficoltà da parte dei giovani ad essere se stessi contrastando le opinioni dominanti, spesso diffuse con l’uso della violenza. Don Giussani sfida in continuazione il cuore e la ragione dei ragazzi che dialogano con lui, e il motivo ricorrente della sua sfida è indicato dallo stesso titolo del libro, “dall’utopia alla presenza”.
    La nostra tentazione è l’utopia. Intendo per utopia qualcosa – ritenuto buono e giusto – da realizzare nel futuro, la cui immagine e il cui schema di valori sono creati da noi” (p.62).
    Il termine “utopia”, preso in un’accezione evidentemente negativa, indica qui un sogno irrealizzabile che, non potendo mai concretizzarsi, dà luogo ad una posizione piena di lamento, di recriminazione verso la realtà presente, di violenza.
    La “presenza” segnala la coscienza della propria identità dentro l’ambiente in cui si è, ed è fattore non solitario, in quanto, come l’autore afferma, “presenza è realizzare la comunione” (p.52).
    Essa può essere definita come la forza di una proposta. Una presenza, come forza di proposta, è perciò avvenimento per la gente e per l’ambiente circostante”.
    In anni più recenti don Giussani ha riproposto lo stesso tema parlando di “sogno” e di “ideale”, inconcludente il primo, illuminante e produttivo il secondo.
  4. Il tema è di grande attualità anche nel contesto di oggi.
    Per illustrarlo abbiamo invitato il Prof. Paolo Cascavilla, in qualità di docente e di educatore, e l’ing. Achille Fonzone, ricercatore universitario.

mercoledì 14 marzo 2007

RISCHIO EDUCATIVO ED AFFETTIVITÀ - ciclo di incontri


La vera prima emergenza del nostro Paese è rappresentata dall’educazione.

Ovviamente non si intende quella formale del bon ton dei salotti o della capacità di essere gentili e garbati con i propri simili, ma l’educazione intesa come cultura, cioè la capacità personale di affrontare in modo critico e sistematico la realtà, in ogni suo aspetto e in relazione ad uno scopo. Questo implica un percorso adeguato, una esperienza formativa in atto e soprattutto una continua lealtà di cuore con le domande originarie connesse al senso della vita, del lavoro e della propria esperienza umana intera, con le quali il paragone costante di ogni nostra giornata rappresenta il pungolo esistenziale più acuto. Acuto, acutissimo perchè è proprio vero che «Si può accettare il nulla per noi stessi. Mai per quelli nei quali si è intravisto il riflesso del bello, del bene, per quelli che abbiamo amato» (Van der Meersch Maxence, Corpi e anime, p. 331). Di questa schiera fanno parte i nostri figli, i nostri studenti, i nostri amici e colleghi.
È questo livello profondo e troppo spesso non indagato che il CENTRO CULTURALE ARCHE’ intende approfondire con la dott.ssa Vittoria Maioli Sanese, psicologa della coppia e della famiglia.
Dopo gli incontri della scorsa stagione sul testo di Luigi Giussani Il Rischio Educativo, (ed. Rizzoli, 2005), il CCA propone un nuovo ciclo di appuntamenti.

Il primo incontro avrà a tema l’affettività: la famiglia, primo soggetto educatore, ha come presupposto l’identità della coppia uomo-donna e l’amore umano. Tale presupposto risulta essere necessario e non prescindibile affinchè venga generata l’identità di ogni uomo.
La dott.sa Vittoria Maioli Sanese (dopo Ho sete, per piacere, dove trattava con suggestiva chiarezza il rapporto tra genitori e figli mettendo a disposizione la propria esperienza professionale), ora ci offre Perché ti amo, (ed. Marietti, 2006) un percorso di aiuto alla vita della coppia. Non è il solito manuale, non sono le "istruzioni per l'uso": ancora una volta l'autrice ci guida con passione e capacità avvincenti, introducendoci all'esperienza dell'incontro fra un uomo e una donna. Ne risulta un lavoro che è anche un efficace sostegno, illuminante sulle problematiche della vita in due.


L’incontro si terrà
martedì 20 MARZO 2007 alle ore 18.45
Sala della Musica Istituto Marcelline c.so Garibaldi 108
Foggia

Vittoria Maioli Sanese (Rimini 1943) è psicologa della coppia e della famiglia. Ha fondato nel 1970 il Consultorio famigliare di Rimini, di cui è tuttora direttore. Oltre al lavoro clinico con le coppie, guida da anni gruppi di riflessione e di formazione per genitori, operatori sociali, educatori, psicologi e svolge un lavoro di ricerca sulla coppie e sulla famiglia dal punto di vista psicologico, esistenziale, sociale, culturale e antropologico.
Il ciclo continua con altri due incontri:

Il secondo incontro ci guiderà ad una lettura della attuale condizione dei giovani, ripercorrendo i punti di svolta più significativi del rapporto educativo degli ultimi decenni. Non per un interesse storico o sociologico, ma per comprendere meglio quali siano i fattori che definiscono il profilo della sfida educativa oggi.
Relazione educativa e generazioni: la condizione giovanile oggi. Interviene: Paolo Terenzi, docente di Sociologia degli stili di vita, Univ. di Bologna-Forlì.
L’incontro si terrà nell’Auditorium del Liceo Psico Pedagogico “Poerio” (aprile 2007).

Il terzo incontro centrerà la sua attenzione sul ruolo di colui che è chiamato ad educare.
La credibilità dell'educatore: il 'caso serio' dell'insegnare nella scuola. Interviene Guido Gili, docente di Sociologia dei processi culturali e comunicativi, Università del Molise.
L’incontro è patrocinato dall’ Assessorato alla Pubblica Istruzione del Comune di Foggia e si terrà il 7 maggio 2007.

giovedì 1 marzo 2007

Dall'UTOPIA alla PRESENZA

Sabato 10 marzo 2007 - ore 19,00
Palazzo Celestini - Manfredonia

Presentazione del libro di Luigi GIUSSANI

Dall'UTOPIA alla PRESENZA

INTERVENGONO:

Prof.ssa Gemma Barulli
Presidente del C.C.S “Fontana Vivace”

Prof. Paolo Cascavilla
Docente - Liceo “Galilei” Manfredonia

Ing. Achille Fonzone
Università di Bari

Il libro riproduce lezioni e dialoghi di don Giussani con i responsabili degli universitari di Comunione e Liberazione, tenuti nei periodici incontri chiamati "Equipe" a partire dalla metà degli anni Settanta (questo primo volume della serie propone gli incontri dal 1975 al 1978). A tema, continuamente, le domande che bruciano. Che destino ha la vita? Che cos’è il cristianesimo? Che cos’è la fede? Dov’è Cristo oggi? La stupefacente potenza di una proposta di contenuto e di metodo. Lo spaccato di una storia in cui l’esperienza della persona e l’urgenza del mondo sono unite e rilanciate, in quella modalità “sovversiva e sorprendente” di vivere le solite cose che è la fede come don Giussani l’ha concepita e vissuta.

martedì 27 febbraio 2007

VAN GOGH: parole, colore, stupore

Giovedì 1 marzo alle ore 18.30 presso l’Aula Magna della Facoltà di Giurisprudenza di Foggia ci sarà il 4° incontro del ciclo “SOLO LO STUPORE CONOSCE” per gli studenti delle scuole superiori, universitari e appassionati del sapere.
Il viaggio intrapreso all’inizio per contemplare la Bellezza, continua. Dopo gli incontri con la letteratura europea, Dante e la storia dei ragazzi della Rosa Bianca, l’appuntamento è con l’arte. Attraverso i colori di Van Gogh e le parole del prof. Filippetti, ci soprenderemo a stupirci ancora.
Un altro appuntamento con la Bellezza. Perchè se non si è sorpresi dalla Bellezza, la realtà - quella vera - spaventa e rende disperati.

Roberto Filippetti, studioso d’arte e letteratura, ha pubblicato una ventina di volumi; si è occupato di Ungaretti, di Leopardi, Manzoni, Pascoli, Montale, Pirandello. E’ fra gli estensori dei commenti alla Divina Commedia di Dante Alighieri, Rizzoli BUR, 2001. E’ stato chiamato a tenere conferenze di arte e letteratura nelle università di Bologna, Venezia, Padova, Firenze, Bergamo, Milano (Cattolica, Statale e Bocconi, Politecnico Bicocca, San Raffaele), Palermo, Bari, Trieste, Sassari, Torino, Verona, Modena.
Ha tenuto cicli di conversazioni in Austria (Innsbruck), Svizzera (Lugano e Bellinzona), Paraguay (Asunciòn, Encarnaciòn, Ciudad de l’Este); a Lima, in Perù, ha tenuto lezioni magistrali presso la Universidad Peruana de Ciencias Aplicadas, presso l’Università Cattolica Sedes Sapientiae e presso il “Museo del Arte Italiano”.
E’ stato cooptato quale relatore per corsi di aggiornamento da IRRE Sicilia e Lombardia.
Tra febbraio e aprile 2006 ha collaborato con la redazione culturale del TG2 della Rai ed è stato intervistato in una serie di servizi di TG2 Mizar, rispettivamente su Pietro da Rimini, Caravaggio, Giotto.

giovedì 22 febbraio 2007

DURANTE ALIGHIERI detto DANTE. CHI ERA COSTUI?

Sala gremita. Silenzio attento. Applauso fragoroso.
Questo è successo nell’aula magna dell’Università di Foggia, in occasione del secondo appuntamento del ciclo “Solo lo stupore conosce”, organizzato dall’Ufficio Scuola e Università della Arcidiocesi di Foggia in collaborazione con il Centro Culturale Archè. Relatore: Prof. Franco Nembrini, docente di letteratura italiana a Bergamo e autore di tre volumi di commento alla Divina Commedia.
Si è resa necessaria anche una videoconferenza nell’aula accanto per permettere alla folla di studenti, professori e adulti appassionati, accorsi da tutta la provincia.
Per chi? Per cosa?
Per DANTE ALIGHIERI!!!… "Chi era costui?” A lui, certo, non si addice tal quesito! Anzi, tutti sanno: è il Poeta, è l’autore della Divina Commedia, uno di Firenze vissuto nel Medioevo, amava una certa Beatrice, aveva un naso 'importante’.
Ma che tipo di uomo era? Cosa pensava? Di cosa conversava coi suoi amici?
“Lo immagino, ragazzo sedicenne, passeggiare per le vie di Firenze” ci suggerisce il prof. Nembrini “e un pomeriggio, per caso, PUFF!!... incontra Beatrice. Tutto ciò che di bello, di positivo c’è nella vita, lo intravede nel sorriso di Lei. E’ il sorriso stesso dell’Essere. Se ne innamora. E’ talmente felice, che, appena tornato a casa, scrive all’amico Guido (Cavalcanti) per comunicargli tutta la gioia del suo cuore. E in un’epoca in cui le parole avevano un peso specifico notevole, la parola Amore acquista un significato profondissimo. Beatrice: colei che porta beatitudine. La luce. D’un tratto, però, l’evento inatteso: Beatrice muore. Il buio. Uno schianto nel cuore. Dante si trova al bivio con la vita, soffre e si interroga. Dov’è quella bellezza intravista nella donna amata? Possibile che sia svanita? Perché la vita deve tradire questa promessa di bene che aveva dentro e che gli aveva fatto sperimentare?”
Posto di fronte agli eventi, Dante vuole capire. Rilegge le lettere che ha scritto, le riordina e nasce “La Vita Nuova”. Da qui, Durante capisce che la conoscenza vera è il modo di stare di fronte alle cose. Lo SGUARDO. Costruisce tutta la dinamica della Divina Commedia sul vedere ed instaura un dialogo col lettore con la ‘pretesa’ di insegnargli a guardare la realtà con verità, Io e Tu, plurale e singolare, “Nel mezzo del cammin di nostra vita, mi ritrovai per una selva oscura…” e così “ho scoperto che Dante parla di Me, di Te” afferma il professore e continua: “Ci sono alcune terzine in cui mi sento descritto”, perché l’Alighieri è talmente dentro le cose che può parlare all’umanità tutta e scrivere un capolavoro di universale bellezza come la DIVINA COMMEDIA.
Condensare in un articolo la ricchezza e il contenuto di questo incontro è veramente arduo. Abbiamo avvertito una consonanza umana con quest’uomo medievale, “ho conversato con lui per due ore, senza annoiarmi”, commenta una studentessa, e questo è stato senz’altro merito della passione (senza pretese accademiche) che Nembrini nutre per Dante e che ci ha comunicata tutta.
Il prossimo appuntamento è con l’arte, giovedì 1 marzo alle ore 18.30. Protagonista della scena: VAN GOGH. Parole, stupore, colore.

Paola Lepore

martedì 13 febbraio 2007

VII GIORNATA NAZIONALE DI RACCOLTA DEL FARMACO

300.000 farmaci donati in un giorno

Si chiude con una raccolta di 300.000 farmaci (e un aumento del 14 per cento) la VII Giornata nazionale di raccolta del farmaco, l’iniziativa organizzata dall’Associazione Banco farmaceutico onlus in collaborazione con la Federazione impresa sociale Compagnia delle Opere e i farmacisti di Federfarma.
“Dona un farmaco a chi ne ha bisogno” è la proposta a cui ha aderito una persona su due dei clienti delle 2.600 farmacie italiane coinvolte nell’iniziativa di sabato 3 febbraio, donando un farmaco per il Banco farmaceutico e permettendo di raggiungere la significativa cifra di 300.000 farmaci donati. I medicinali raccolti saranno donati agli oltre 1.000 enti convenzionati che danno assistenza a circa 260.000 persone indigenti. Il Banco farmaceutico è riuscito in pochi anni di attività a coinvolgere attorno al gesto semplice della raccolta un numero sempre maggiore di persone e di associazioni, con la consapevolezza che si possa costruire una mentalità nuova partendo da atti concreti e da opere che educano alla carità cristiana.
«Un grazie di cuore va alle persone che hanno donato i medicinali, ai farmacisti che hanno sostenuto l’iniziativa con la propria professionalità e che hanno devoluto al Banco farmaceutico il guadagno realizzato sui farmaci donati, ai volontari della Compagnia delle Opere che con grande impegno hanno presidiato per tutto il giorno le farmacie e infine alle aziende farmaceutiche che da sempre integrano con ulteriori donazioni in farmaci il risultato della Giornata. Il successo confermato anche in questa settima edizione della Giornata di raccolta è la dimostrazione che la costruzione del bene comune può e deve cominciare da ciascuno di noi» ha dichiarato Paolo Gradnik presidente del Banco farmaceutico.
«Un gesto come la Raccolta del farmaco interpella la libertà di ognuno, e chiede di essere vissuto non come generica beneficenza ma come coinvolgimento e immedesimazione totale con l'umanità dell'altro. Il punto non è “di che cosa hai bisogno” ma “chi sei”. Questo lo spirito con cui i nostri volontari da sempre sostengono il Banco farmaceutico» commenta Antonio Mandelli, presidente Federazione impresa sociale - Compagnia delle Opere.Anche Angelo Zanibelli, presidente di Anifa (Associazione nazionale Industrie farmaceutiche dell’automedicazione), esprime la sua piena soddisfazione per il successo dell’edizione 2007 del Banco farmaceutico. «È un risultato che conferma una volta di più lo spirito solidaristico e l’attenzione alle difficoltà dei più bisognosi di tanti italiani - spiega Zanibelli - e ci spinge a rinnovare con forza il nostro supporto fattivo all’iniziativa».
da CorrieredelleOpere.it

sabato 10 febbraio 2007

LA ROSA BIANCA. Volti di un'amicizia


SOLO LO STUPORE CONOSCE

3° INCONTRO: STORIA CONTEMPORANEA
INCONTRO DI PRESENTAZIONE DELLA MOSTRA-EVENTO

Intervengono:
prof. Stefan Nienhaus, docente di Lingua e letteratura tedesca Università Foggia
Annette Schoningh, curatrice della mostra
dott.ssa Stefania Menduno, resp. Progetto-scuola La Rosa Bianca


martedì 13 febbraio 2007, ore 18.30
AUDITORIUM SANTA CHIARA Via Arpi, Foggia
La mostra rimarrà esposta dal 12 al 17 febbraio 2007
(ore 9-13; 16-20)
La visita guidata partirà ogni ora e sarà curata dal CCA su prenotazione (347.7356439)


Continua il ciclo di incontri che durerà fino a maggio, per gli studenti delle scuole superiori, universitari e appassionati del sapere.

Questa mostra presenta l'esperienza di un gruppo di giovani studenti tedeschi che nell'estate del 1942 e nel febbraio del 1943 distribuirono volantini firmati Rosa bianca che incitavano alla resistenza contro Hitler e chiedevano libertà per il popolo tedesco.
Perché rischiano la vita? Che cosa li unisce? Da dove nasce in loro il coraggio e il giudizio?
La Rosa Bianca non è innanzitutto un gruppo di resistenza, quanto piuttosto un gruppo di persone unite da una profonda amicizia. Dal racconto della mostra emergono ritratti di persone che vissero la realtà intensamente, fecero incontri incisivi e insieme crebbero nella certezza e nella speranza. Il racconto della loro esperienza emerge dalle comuni letture, dalla reciproca amicizia, dalla passione per la bellezza e per la verità, fino al coraggio di una decisione. Vengono infatti condannati a morte dal regime nazista per aver osato diffondere tramite volantini il loro giudizio politico.
Le lettere d'addio, che concludono la mostra, rendono evidente la possibilità di vivere in libertà anche una condizione di estrema oppressione.
La mostra è proposta a tutti gli studenti e alla città, come occasione per conoscere l'esperienza della Rosa Bianca e per trovare in quei giovani le sollecitazioni ideali a vivere con maggior impegno l'oggi.

Il ciclo è organizzato dal CENTRO CULTURALE ARCHE' con il patrocinio dell'Ufficio Scuola e Università della Diocesi e dell'Assessorato alla Pubblica Istruzione e dell'Assessorato alla Cultura per la mostra-evento "La Rosa Bianca".

Centro Culturale ARCHE',
Via A. Gramsci, 39 sc. A 71100 Foggia
email: centroculturalearche@tiscali.it - tel. 347/7356439

venerdì 9 febbraio 2007

Ma alla fine ha vinto il '77

L’okkupazione delle scuole ormai è prassi e in Italia la religione della «struttura» ha generato un’irresponsabilità diffusa. Con gli ideologi e gli assassini di ieri tornati con tutti gli onori al potere: nelle università, nei giornali, perfino in Parlamento

di Davide Rondoni

Entrarono in un gruppetto di otto, nove. Io ero matricola, o forse al secondo anno. Era il 1987. Dieci anni dopo gli scontri bolognesi tra il cosiddetto movimento studentesco e polizia. Io facevo parte di un movimento cattolico. Volantinavo con un mio compagno. Invitavamo ad una iniziativa culturale, una cosa letteraria. L'atrio era quello di via Zamboni 38, facoltà di Lettere e Filosofia, appunto. Dove arrivarono dieci anni prima i carri armati. Faccio appena in tempo a vedere il mio amico Paolo che con una mano alzata mi fa il segno di «telare», tagliar la corda. E mi ritrovo spinto addosso al muro da quel gruppetto che mi circonda. Iniziarono a menare, riuscii a divincolarmi, presi un pugno in faccia, due in pancia, però via, via, me ne scappai fuori dal portone.
Il Settantasette mi arrivò in faccia e in pancia dieci anni dopo. Sapevo dagli amici più grandi che cosa era successo a Bologna dieci anni prima, proprio quando un'assemblea di giovani cattolici divenne il pretesto per lo scatenarsi di quelle violenze in cui rimase ucciso il povero Lorusso. Noi, venuti dieci anni dopo, vedevamo per così dire gli zombie aggirarsi ancora in zona universitaria. Vecchi protagonisti delle «lotte» di allora. Con il loro linguaggio sorpassato, gli slogan sempre quelli. Ma zombie, appunto.
Pochi anni fa, chiesi a un protagonista di quegli anni, uno che poi ha scelto la lotta armata, coerente con l'ubriacatura rivoluzionaria e ideologica di allora, cosa salvava di quegli anni. Che so l'entusiasmo, le aspirazioni politiche… Ma lui mi disse: niente. Lui, che aveva finito per sparare e uccidere, che finì per diventare con tutta la sua vita una pura «funzione» della parte giusta che lottava e colpiva altre persone viste solo come «funzioni» della parte sbagliata, mi disse così: non salvo niente. Perché non c'è niente da salvare, come già aveva intuito Pasolini, nell'impeto con cui una generazione spinta da certi leader culturali e politici si buttò a ricattare la realtà con l'utopia, riducendo tutto a «funzione», a pedine di un gioco, a schema. E affidandosi solo al potere dell'organizzazione. Niente da salvare in una analisi che diventò violenza. Niente da salvare in quella fede cieca e totalitaria nell'organizzazione, nella realizzazione del paradiso di giustizia attraverso l'imposizione di una analisi, di una prassi e di un linguaggio. Qui sta il nodo culturale di un fallimento: la fede nell'organizzazione. Come se una buona ridistribuzione, come se un buon controllo, come se una buona regola bastasse a rendere giusta la vita e la convivenza. Come se l'uomo si realizzasse in una organizzazione fatta a sua misura. Ma fatta da chi, e a che misura?
Erano, sono balle. Dimostrate dalla esperienza personale e collettiva. In ogni campo. Ma allora, il retaggio che si era nutrito delle illusioni sessantottarde e poi delle indignazioni anche giuste degli anni Settanta, e forse ancor prima si era nutrito di una frustrazione di generazioni precedenti che nel dopoguerra avevano lavorato e sodo per poter arrivare con la bandiera rossa al potere, finì per creare questa chiesa eretica allo stesso marxismo dei partiti, questa chiesa violenta del dio organizzazione.
Come in un supremo paradosso, le azioni di disturbo, illegali quando non violente miravano a volere più organizzazione. Si distruggeva ciò che era organizzato per sostituirlo con altra organizzazione. Da allora molti sfasciavetrine invocano più diritti garantiti dalla legge, molti violenti okkupatori dicono di farlo per volere leggi più giuste. Quando molti ragazzi si accorsero del paradosso venne per molti un bianco di disperazione, un vuoto. Lo racconta bene Luigi Amicone in un libretto uscito da Rizzoli e che sarebbe da ristampare, Nel nome del niente.
Dalla fede nell'utopia viene solo l'ansia dell'organizzazione. E più l'utopia è formidabile, alta, nobile (la giustizia, ora, ovunque) tanto più è ansiosa, febbrile, violenta la fede nell'organizzazione. A costo di spacciar per progresso ciò che è solo sfascio, a costo di non vedere di che poderosa e «capitalista» macchina della cultura si dotò il Pci e la sinistra proprio in quegli anni. Oppure, per stare ai termini di un dibattito sul Corsera del settembre '77 tra Fortini e Testori, persino a costo di veder mutare l'aspirazione giovanile alla felicità in rapida angoscia…
Noi, dieci anni dopo, vedevamo quegli zombie. Noi ci incontravamo (e incontriamo) non per la presunzione di realizzare il paradiso a nostra immagine e somiglianza, ma per accompagnare noi stessi e i compagni di università ad affrontare i problemi e le scoperte dello studio e della vita studentesca. Come avviene in ogni dinamica non «utopista», a muoverci è una presenza positiva, e capace di costruzione. È il modello benedettino, opposto al modello gramsciano. È l'incontro con persone positive e attente, rese tali dalla fede cristiana, non da un'idea infallibile. Un pezzo per quanto piccolo di realtà già cambiata movimenta di più di un programma perfetto. Un fatto è più forte di qualsiasi idea, diceva Pavese. E questa presenza che non pretendeva nessuna egemonia ma solo di esistere ed esprimersi, diveniva da parte dei figliocci degli zombie ancora un bersaglio.
I rituali a cui abbiamo assistito di «pantere» e via via mode di okkupazione sempre più light o addirittura, come si arriva a fare ora nei licei, istituzionalizzate hanno mantenuto tratti simili. La violenza è diminuita, o si è spostata, giustificandosi spesso in termini simili ad allora, come abbiamo visto di recente, dopo la morte di un poliziotto alla partita di Catania. Ma il modo di pensare si è perpetuato e diffuso. Loro, i settantasettini, dicono che hanno perso. Non è vero. Hanno vinto, non solo perché molti di loro hanno raggiunto posti di potere, e non solo perché molti che da lì hanno abbracciato la lotta armata, come Oreste Scalzone, si trovano - in punta di diritto ma in spregio alla pena delle vittime - a poter tornare da esili, e da carceri salire in cattedra, o in Parlamento.
La vittoria è soprattutto perché la religione dell'organizzazione ha pervaso la cultura e la società. Producendo il suo mostruoso e furbesco figlio: un vasto senso di irresponsabilità. Loro hanno perso perché stiamo perdendo tutti. Proprio nel '77 Umberto Eco mandò in stampa un libro di cassetta dal titolo Come si fa una tesi di laurea. Elencando le tipologie di studente a cui si rivolge il suo manuale, al secondo posto tra le categorie presenti nell'«università di massa» indica: «Studenti che, delusi dalla università, hanno scelto l'attività politica e perseguono un altro tipo di formazione» ma che, bontà loro e dell'autore, prima o poi dovranno far la tesi. La figura dello studente «politico» era dunque ben prevista. L'università invece di essere luogo dove studiare i fenomeni, era il luogo prescelto per una formazione politica, di stampo utopista e organizzativista. Coi risultati di irresponsabilità che vediamo.
da Avvenire
7/2/2007

lunedì 5 febbraio 2007

Nel mezzo del cammino umano di ciascuno di noi. Il viaggio comincia.

Giovedì 8 febbraio 2007 ci sarà il secondo incontro di “SOLO LO STUPORE CONOSCE”, il ciclo di appuntamenti per gli studenti superiori, universitari e amanti del sapere che l’Ufficio Scuola e Università della Arcidiocesi di Foggia-Bovino, in collaborazione con il Centro Culturale Archè e con il patrocinio dell’Assessorato alla Pubblica Istruzione e dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Foggia, propone come occasione per affrontare “un viaggio che induce a contemplare la Bellezza in questo nostro tempo così drammatico”. Gli incontri ci strapperanno dalla distrazione, ci ricorderanno che la natura umana consiste in un cuore affamato e assetato. “Di un’arte così abbiamo bisogno come del pane quotidiano. Assolutamente.” scriveva Hans Scholl della Rosa Bianca. Ogni incontro sarà un appuntamento con la Bellezza, nelle sue varie forme. Perchè se non si è sorpresi dalla Bellezza, la realtà - quella vera - spaventa e rende disperati.

Il relatore sarà il prof. Franco NEMBRINI, docente di Letteratura italiana - Bergamo e si soffermerà su “Nel mezzo del cammino umano di ciascuno di noi. Il viaggio comincia.” AULA MAGNA - Facoltà di Giurisprudenza – Largo Giovanni Paolo II, Foggia

L’intuizione, da cui ha origine questo incontro, è che Dante non è semplicemente oggetto di studio per gli accademici o gli “addetti ai lavori” ma, come nessun altro poeta nella storia della letteratura, è capace di parlare al cuore e alla mente di ogni uomo, nel medioevo così come nel XXI secolo. Per approfondire le ragioni della bellezza della Commedia ed aiutarne la comprensione il Centro Culturale Arché propone a tutta la città l'incontro con il prof. Franco Nembrini che ha fatto amare Dante a migliaia di persone di ogni età e cultura. L’originalità di questa proposta consiste nella capacità di questo studioso di introdurre alla lettura della Commedia lasciandosi provocare da ciò che Dante comunica con la sua opera all’uomo del XXI secolo, attraverso il paragone tra l’esperienza del poeta e la propria.

Agli studenti partecipanti sarà rilasciato un attestato di frequenza valido per il riconoscimento dei crediti formativi.

Per informazioni: Dott.ssa Stefania Menduno
Cell. 347/7356439 - email: centroculturalearche@tiscali.it

sabato 3 febbraio 2007

Al banco aderiscono due farmacie


A Manfredonia saranno i volontari dell’associazione culturale “Fontana vivace” a collaborare nella raccolta di medicinali per il Banco Farmaceutico che provvederà alla loro distribuzione attraverso gli enti convenzionati della Provincia.

Manfredonia, sabato medicine per i poveri

Due le farmacie che hanno aderito all’iniziativa "Banco farmaceutico" che si svolge il 3 febbraio in tutta Italia.


venerdì 2 febbraio 2007

mercoledì 31 gennaio 2007

Mostra su "La Rosa Bianca": le nuove date

Continua la presentazione della mostra "La Rosa Bianca" nelle scuole del territorio. Grazie alla disponibilità dei Dirigenti delle Istituzioni scolastiche interessate la mostra sarà presente
dal 2 al 3 febbraio presso il Liceo classico "Moro"
dal 6 al 9 febbraio presso l'Istituto Nautico "Rotundi"
dal 12 al 14 febbraio presso l'I.T.I.S. "Fermi".

Ulteriori informazioni ai post http://fontanavivace.blogspot.com/2007/01/la-rosa-bianca-anna-maria-vitulano.html e http://fontanavivace.blogspot.com/2007/01/la-rosa-bianca-unamicizia-resistente-al.html

martedì 30 gennaio 2007

La Giornata nazionale di raccolta del farmaco: sabato 3 febbraio 2007


C’è qualche cosa che veramente deve cambiare nella nostra sensibilità quotidiana. Deve diventare abituale una nobiltà che ci è ancora ignota, ma che presentiamo e di cui presentiamo la necessità, perché sia degna, e piena di fascino, di gusto, la vita: la gratuità. (Luigi Giussani)

Ogni anno, nel mese di febbraio, ha luogo la Giornata nazionale di raccolta del farmaco: migliaia di volontari presidiano le farmacie aderenti, spiegando l’iniziativa ai cittadini e invitandoli a donare un farmaco per gli enti assistenziali della propria città. Ciascuna farmacia ha la responsabilità di raccogliere le tipologie di farmaci necessarie all’ente assistenziale ad essa ‘associato’ e di consegnare successivamente i farmaci raccolti a tale ente, secondo le indicazioni del Banco Farmaceutico. L’iniziativa ha consentito di raccogliere, in 6 anni, oltre 780.000 farmaci per un valore economico di circa 4.3 milioni di euro.

Il Banco Farmaceutico sostiene gli enti assistenziali che operano in prima linea, fornendo loro gratuitamente farmaci di cui hanno bisogno. Ad oggi sono circa 1.000 gli enti convenzionati (un numero questo in continua evoluzione) e 250.000 i bisognosi soccorsi.
Aderiscono all'iniziativa
  • Farmacia MANZO MICHELE Via Giuseppe Di Vittorio, 3/5 - Manfredonia
  • Farmacia DI STEFANO DR.SSA ERSILIA ANNA Via Martiri di Cefalonia, 61 H/B - Manfredonia

Solo lo stupore conosce: primo appuntamento con... la letteratura europea moderna

Un giorno Alberto Moravia rispose ad un amico che gli chiedeva: ”Perché scrivi?” - “Per sapere perchè scrivo!”… Mah!?!
Il prof. Enzo Arnone, docente di letteratura contemporanea a Torino, ha spiegato questa curiosa risposta a più di 250 persone fra studenti e docenti delle scuole superiori e universitari, convenuti in gran numero nell’Aula Magna della Facoltà di Giurisprudenza al primo appuntamento del ciclo di incontri “Solo lo stupore conosce”. Titolo: “La metamorfosi del Romanzo tra Ottocento e Novecento” .
Il professore ci ha introdotti al cambiamento delle forme e della struttura di questo particolare genere letterario citando numerosi scrittori: dal classico Alessandro Manzoni (I Promessi Sposi) a Fedor Dostoevskij (I fratelli Karamazov) a Oscar Wilde (Il ritratto di Dorian Grey), passando per Marcel Proust (Alla ricerca del tempo perduto), citando G. Flaubert, soffermandosi su J. Joyce (Ulisse), F. Kafka (Il processo) e infine I. Svevo (La coscienza di Zeno).

Ma qual è il punto di svolta? In cosa consiste questa metamorfosi?
La dissoluzione della struttura tradizionale del romanzo corrisponde ad una mutata coscienza di sé da parte dell’artista, del significato del mondo e del significato dell’esistenza.
“Il romanzo dell’800 è denotativo, si costituisce attorno ad una precisa definizione della realtà, espressa esaurientemente. L’autore intrattiene con la sua opera un rapporto consapevole delle strutture del mondo, del ruolo degli eventi e ne offre la sua personale interpretazione. Il romanziere si comporta come il proprietario che va in giro a perlustrare la sua tenuta, a inventariare, a dettagliare, a prendere atto del mondo che gli appartiene magari svelandone le contraddizioni. Il romanzo, quindi, è l’offerta di un sapere già posseduto, già conosciuto.
Ad un certo punto in una parte lontana dell’Europa, la Russia, questo sereno rapporto tra romanziere e romanzo si incrina e l’opera d’arte si ribella al suo creatore. Il primo a farne esperienza è Dostoevskij. Il romanzo diventa allusivo, non è esaurito da ciò che dice, bensì nasconde, sotto la superficie del linguaggio, un contenuto inesplorato. Vuole dirci ciò che il mondo nasconde e ciò che si cela negli aspetti più segreti e più profondi della personalità umana: le sue angosce, le sue paure, il suo bisogno di vita che, per affermarsi, deve fare i conti con le misteriose e infinite irradiazioni di significati che provengono dalle cose. E’ il presentimento che l’essere umano è definito da una potenzialità senza fine, che è un’apertura all’infinito. C’è una domanda forte. Di senso. Lo scrittore non spiega più la realtà al lettore, ma con lui ne ricerca il senso”.
A questa fase della letteratura ne subentrerà un’altra: quella della risalita dell’uomo da questa estraneità rispetto a se stesso e al mondo portata avanti dal romanzo neorealista.
Ma noi ci fermiamo qui… con dentro la certezza che aveva Ludwig Wittgenstein nel dire: "A cosa servono i libri, se non per rimandarci con più gusto alla vita?”

Paola Lepore