martedì 30 dicembre 2014

Rushkoff: «I nuovi media? Rallentano il pensiero»



Rushkoff: «I nuovi media? Rallentano il pensiero»
Jacopo Guerriero
Non erano i nostri giorni, il tempo del monopolio. La cronaca insegna: quattro  player a spartirsi il mondo, dal virtuale al reale. Google, Apple, Facebook, Amazon.  Sorrideva, il globo, all’idea della rivoluzione digitale, prima della guerra (tardiva) del Parlamento europeo a Larry Page e Sergey Brin, contro i lobbisti loro sostenitori al congresso USA, eppure, qualche anno fa, quando Douglas Rushkoff, teorico dei media fra i più apprezzati d’Oltreoceano, scriveva il suo capolavoro
Presente continuo – in Italia tradotto da Giovanni Giri e Sergio Orrao per Codice (pagine 228, euro 22,00 ) – già provava a dare risposte ai problemi dei nostri giorni. Tentava di riflettere sul rapporto tra tecnica, libera opinione, pensiero, società. Perché sì, certo, «il futuro che abbiamo rincorso per buona parte del Ventesimo secolo è arrivato». Ma le nostre vite in multitasking, la continua violazione della nostra privacy, l’impatto della tecnologia sull’informazione sembrano avere più colonizzato che liberato le nostre coscienze.

Per quale motivo? Nel libro c’è un punto di partenza: esisterebbe, oggi, un neorelativismo indotto nelle nostre vite dalla tecnica stessa.
«La gente non tiene più il passo, questo è certo. E io non penso neppure che ci si debba provare, a stare dietro alla velocità della tecnica. Se cerchiamo di tenere il passo con ogni notizia che ci passa sotto gli occhi, dall’ultimo attacco di uno squalo segnalato dalle cronache al più recente fenomeno politico o popolare, beh non possiamo più, di fatto, conoscere nulla. Le applicazioni per l’informazione che usiamo oggi, da Twitter a Facebook, creano solo l’illusione di andare di pari passo con le news  in tempo reale, quando in effetti ci impediscono di pensare».

lunedì 29 dicembre 2014

Milano: concerto di Natale

MILANO

Cantare, annunciando qualcosa di grande

di Federico Napoletano
19/12/2014 - Il concerto di Natale quest'anno sarà il 23 dicembre davanti al Duomo. Nato nel 2007 per accompagnare la malattia di un'amica, non si è più fermato. Un momento per raccogliere fondi per le famiglie in difficoltà e sentire, insieme, qualcosa di bello
Ci sarà anche quest’anno. L’ormai tradizionale concerto natalizio “In questa notte splendida”, realizzato da Walter Muto, Carlo Pastori e dal coro Maria Contrastini sarà protagonista in piazza Duomo a Milano mercoledì 23 dicembre. Per la prima volta all’aperto, all’ora di pranzo, per regalare alla città un momento di festa tra canti e balli.

Un’idea nata nel 2007 da Fulvio Matone ed Emanuela Molon, marito e moglie di Milano, con tre figli. Ad Emanuela era stato diagnosticato un tumore. Un duro colpo. E per non lasciarsi vincere dallo sconforto, aveva chiesto alle persone care un aiuto a vivere la difficoltà. E sentiva la necessità di avere di fronte delle “cose belle”. Se possibile, qualcosa che avesse a che fare con una sua grande passione, la musica.

sabato 27 dicembre 2014

Franco Nembrini: Mio papà mi chiedeva di essere me stesso

"Mio papà non mi chiedeva di diventare qualcosa d'altro ma di essere me stesso"

Secondo Franco Nembrini, insegnante ed educatore, i ragazzi d'oggi soffrono di un forte senso di colpa e desiderano soltanto essere accolti, amati e perdonati

Roma, (Zenit.org) Maria Gabriella Filippi

“Un giorno uno dei miei figli prende a insultarmi e dice: ‘vai a insegnare per l’Italia letteratura a tutti e a me non hai mai spiegato niente. Lunedì ho l’interrogazione su Dante’. Allora gli ho detto ‘Va bene, domani sera rimango a casa e studiamo insieme’. Quella sera c’era lui, il fratello e due vicini di casa. Sono rimasti così colpiti che questo mio figlio mi dice: ‘Papà, perché non andiamo avanti domenica prossima?’. Insomma, di domenica in domenica ci trovavamo a leggere Dante, ma il gruppo aumentava sempre. Avevamo cambiato più case alla ricerca di taverne sempre più capienti, alla fine siamo finiti in una scuola. Ad aprile dell’anno dopo li ho contati e erano duecentottanta quattro ragazzi che, invece di ‘farsi le canne’, per un passaparola, senza nessun avviso in parrocchia o a scuola, si ritrovavano a leggere Dante; chi portava la fidanzata, chi i compagni di classe o gli amici dell’oratorio… Quella volta ricordo che pensai: ‘il primo che parla male dei giovani di oggi deve prima passare sul mio corpo’. Questi giovani non vedono l’ora di poter vivere per qualcosa di grande.
Ho cominciato ad essere chiamato in alcune città e mi sono ritrovato duemila tremila giovani. Dante era proprio quello che la scuola italiana, per cinquant’anni, aveva rinnegato e sepolto dichiarandolo incomprensibile, non adeguato ai tempi. Il problema invece era che Dante è un cristiano di una forza, una limpidezza, una capacità di sfida, che lo può capire solo chi questa sfida la raccoglie. Noi, davanti alla vita, ce l’abbiamo quella forza lì, di quell’uomo che racconta di sé stesso la selva oscura, il bisogno, il miserere, andar dietro a un maestro, andare a conoscere tutto il proprio male, trovare un percorso per cui questo male possa essere perdonato e avere perciò accesso a una vita che è un pezzo di paradiso su questa terra?”.
Così Franco Nembrini, professore, educatore e dantista, racconta il suo lavoro con i ragazzi. Preside della scuola bergamasca “Le tracce”, tiene incontri in tutto il mondo sul rischio educativo e su Dante e sarà a Roma dal 14 al 18 gennaio 2015. Gli appuntamenti si svolgeranno nelle parrocchie di San Bernardo di Chiaravalle, Santa Maria Regina Mundi, Gran Madre di Dio e San Timoteo.Per l’occasione il prof. Nembrini è stato intervistato da ZENIT sulla questione dell’emergenza educativa.
***
Qual è la percezione che i ragazzi hanno di sé stessi e della realtà?
Mi sembra che questa sia una generazione di ragazzi che non si piacciono e non in senso estetico e superficiale: c’è un oscuro sentimento di colpa, che si può esprimere nella domanda: “ma cosa ho fatto di così grave da non poter essere amato, accolto e perdonato?”. Mentre la generazione precedente sosteneva che il mondo andava cambiato e riversava tutta la sua rabbia e violenza all’esterno, questi ragazzi esercitano invece una qualche forma di violenza contro se stessi. Senza andare a valutare la percentuale dei suicidi, il tipo di patologie come l’anoressia, la bulimia, gli emo che si tagliano, gli attacchi di panico, fa pensare che questi ragazzi non si stimano, si puniscono per qualcosa, e gli psichiatri confermano che c’è questo fenomeno da affrontare.

venerdì 26 dicembre 2014

Vienna: la strada bella

VIENNA

La strada bella che riporta a casa


15/12/2014 - In un cinema del centro città, tra facce nuove e vecchi amici. Il video per i sessant'anni di CL è arrivato anche in Austria. Tra la commozione della comunità e lo stupore di chi era lì per la prima volta. E qualche ritorno
Un cinema nel centro di Vienna, il cui ingresso dà su una piazzetta coronata da antichi palazzi asburgici: non abbiamo avuto molta scelta, ma è stato perfetto per mostrare agli amici e alla città che cosa sia Comunione e Liberazione, la sera del 21 novembre scorso.

Per due settimane abbiamo invitato colleghi di lavoro, compagni di università, amici, parenti e conoscenti. Qualche giorno prima ci siamo accorti che rimanevano ancora dei posti liberi. Che fare? Uno di noi è andato a volantinare di prima mattina in un’affollata stazione della metropolitana. «Desidero davvero che una persona che non conosco condivida questa strada con me?», si chiedeva guardando in faccia la gente di passaggio. E dare quell’invito così, magari, può non aver portato a un successo di pubblico, ma ha aiutato a prendere coscienza dell’atteggiamento verso gli altri.

Il Papa telefona ai profughi in Iraq

Cristiani perseguitati
Il Papa telefona ai profughi
in Iraq: siete come Gesù
 
​(Ap)

Nella vigilia di Natale, pensando in particolare ai profughi, Papa Francesco ha voluto raggiungere, grazie a un collegamento satellitare attraverso Sat 2000, il campo di Ankawa, nei pressi di Erbil, in Iraq. Le parole del Papa, diffuse dall'emittente, sono state tradotte in arabo da un sacerdote locale: "Buona sera - ha detto il Papa - saluto tutti voi in questa serata di Natale. Buona sera e che voi siete pronti a celebrare la messa e io mi unisco a tutti voi in questa celebrazione. Abbraccio tutti voi e auguro a tutti voi un santo Natale". "Voi siete come Gesù la notte del suo Natale: per lui non c'era posto e lui è stato cacciato via ed è dovuto fuggire in Egitto per salvarsi. Voi siete come Gesù questa sera e io vi benedico tanto e sono vicino a voi. Pensate che siete come Gesù in questa situazione e questo a me fa pregare di più per voi".

martedì 23 dicembre 2014

Carron: quell'apparente fragilità che continua a interrogarci

NATALE 2014

Quella apparente fragilità che continua a interrogarci

di Julián Carrón*
23/12/2014 - Dalla nascita Gesù «in periferia» all'accoglienza di papa Francesco, il metodo di Dio ci chiede: cerchiamo la salvezza scendendo a patti col potere o nella «debolezza» del Mistero? (Corriere della Sera, 23 dicembre 2014)
Caro Direttore,
papa Francesco non smette mai di stupirci. Parlando all’udienza generale del 17 dicembre, ha detto: «L’incarnazione del Figlio di Dio apre un nuovo inizio nella storia […] in seno a una famiglia, a Nazaret […], in uno sperduto villaggio della periferia dell’Impero romano. Non a Roma, che era la capitale dell’impero, ma in una periferia quasi invisibile. […] Gesù è rimasto in quella periferia per trent’anni. L’evangelista Luca riassume questo periodo così: Gesù “era loro sottomesso” [cioè a Maria e Giuseppe]. E uno potrebbe dire: “Ma questo Dio che viene a salvarci, ha perso trent’anni lì, in quella periferia malfamata?”». Il Signore sempre scombina i piani sfidando il nostro modo di intendere che cosa sia veramente utile per la vita, per la storia e per i processi in corso. Chi di noi avrebbe mai scelto un uomo come Abramo, un semplice pastore, per cambiare il mondo? Chi avrebbe immaginato che sarebbe bastato?

lunedì 22 dicembre 2014

Cambogia: Storia di Vuon

LETTERA DALLA CAMBOGIA

Storia di Vuon, che è tornato a "camminare"


22/12/2014 - Orfano fin da piccolo e storpio, per una poliomielite infantile. Una vita difficile, fino all'incontro con i missionari e con padre Luca. Oggi, a Siam Reap è felice. Con un lavoro, una moglie, Mom, e due splendidi bambini, Fortunato e Maria
La prima volta che ho incontrato Vuon, mi trovavo in viaggio con alcuni cristiani della nostra comunità di Kdol Leu. Passando vicino alla missione di Kratiè, ci siamo fermati un attimo a salutare quel trionfo di tenerezza e bontà che è suor Savier, anziana missionaria thailandese. Appena sceso dal pulmino vedo un giovanotto venirmi subito incontro, cammina a fatica a causa di un’evidente storpiatura delle gambe, ma sfoggia un bellissimo sorriso a 34 denti (mancandogli due incisivi). Mi chiama lopok, cioè “padre”, come sono chiamati i sacerdoti in Cambogia. Lo guardo meglio, ma non è un volto conosciuto. Si presenta, si chiama Vuon e sta andando a Ratanakiri, la sua provincia natale, per prendere le ceneri dei genitori e portarle in una pagoda di Kratiè. Parliamo un po’ e mi spiega che, da alcuni mesi, sta studiando al Centro per disabili dei Gesuiti vicino a Phnom Penh. Al momento di salutarlo e riprendere il viaggio, avendo saputo che è al verde, gli lascio qualcosa, ma non molto, perché purtroppo mi faccio prendere dal dubbio che forse non sia tutto vero quello che mi ha detto. E lui, in cambio, mi dà una piccola colomba di legno che ha intagliato al Centro. Parto con l’idea di non rivederlo più. Ma nel pomeriggio, sulla strada del ritorno, ritrovo Vuon da un benzinaio mentre sta ancora aspettando un mezzo di trasporto per andare a Ratanakiri. Quando mi vede mi abbraccia commosso. Quel gesto mi intenerisce, forse Vuon è più onesto di quello che penso.

venerdì 19 dicembre 2014

Natale 2014


(Gerrit von Hountoust, Adorazione dei Pastori, particolare)

E' un Altro che prende iniziativa verso la nostra vita, così è un Altro che salva la nostra vita, la porta alla conoscenz del vero, la porta all'adesione alla realtà, la porta all'affezione per il vero, la porta all'amore alla realtà. Se si accetta quest'annuncio come un'ipotesi di lavoro, allora il respiro ritorna, tutto diventa più semplice,, si dice pane al pane e vino al vino,, vita alla vita e morte alla morte, amico all'amico, si diventa più contenti e tutto diventa aqncor più origine di stupore. E quanto più uno cerca di vivere questo tanto più capisce la sproporzione, e cammina umilmente, perchè questo Altro che interviene mi prende e mi riprendem, mi rilancia, e compirà l'opera che ha iniziato: ci fa giungere al destino (Luigi Giussani)

Natale 2014

mercoledì 17 dicembre 2014

Droga e periferie

ARGENTINA

Droga e periferie. La via di padre Pepe

di Alver Metalli
17/12/2014 - Disoccupazione, povertà e narcotraffico. Nel quadro delle baraccopoli di Buenos Aires, la soluzione ai problemi non viene dagli specialisti, ma da chi dà un'educazione e una ragione per vivere. Testimonianza del "cura villero" Maria José di Paola
C’era attesa nel pubblico. La questione, del resto, era di quelle che sfiorano molti, colpiscono tanti in prima persona e allarmano un po’ tutti gli argentini. Una questione che tocca la vita, la mette in pericolo come recitava il titolo che gli organizzatori hanno dato alla serata di giovedì 11 dicembre a Campana, una popolosa località alle porte di Buenos Aires. Perché la droga, il suo consumo, il commercio che significa, è oramai qualcosa che si è incistato nelle pieghe della società argentina per restarci a tempo indeterminato. «L’allarme l’hanno lanciato i vescovi un mese fa, nella loro assemblea annuale», ha ricordato José Maria di Paola, o padre Pepe, come lo conoscono tutti, uno dei Curas Villeros di Buenos Aires e oratore di spicco dell’incontro. Le parole che avevano usato i presuli in quell’occasione fecero correre un brivido freddo lungo la schiena di una società dai riflessi lenti, che non si era ancora accorta che la crescita strisciante degli ultimi anni aveva fatto un salto di qualità. «Il Paese si sta trasformando in un campo di battaglia tra narcos, e questo è inaccettabile», avevano gridato i vescovi, come poi ha ripetuto Di Paola nei saloni messi a disposizione dal Club Ciudad de Campana. Qualche giorno fa, Jorge Lozano, un vescovo suo amico, responsabile della Pastorale sociale della Chiesa argentina, aveva avvertito a sua volta che «il narcotraffico e la tratta di persone sono attività criminali portate avanti da mafie che stanno occupando il territorio e infettano con ricatti o mazzette diverse strutture della società e dello Stato».

martedì 16 dicembre 2014

Mons. Filippo Santoro: la forza del fascino cristiano

TARANTO

La bellezza di Cristo e dell'essere cristiani

di Vito Piepoli
15/12/2014 - La presentazione del libro di monsignor Filippo Santoro, arcivescovo del capoluogo pugliese dopo trent'anni di missione in Brasile. A raccontarne il contenuto, Guzmán Carriquiry, amico di lunga data e stretto collaboratore degli ultimi tre Pontefici
Un libro che rappresenta «un’occasione di riprendere e rilanciare esperienze e riflessioni di grande attualità per la missione della Chiesa di Francesco», ha detto Guzmán Carriquiry Lecour, avvocato e collaboratore diretto di tre Papi al Pontificio Consiglio per i Laici, oggi vicepresidente della Pontificia Commissione dell’America Latina, tornato a Taranto dopo venticinque anni per la presentazione del libro La forza del fascino cristiano dell’arcivescovo Filippo Santoro, lunedì 1 dicembre.

lunedì 15 dicembre 2014

Come spiegare ai propri figli il mistero del Natale?

PRESEPE

Quando Gesù entra "di botto"

di Giampaolo Cerri
09/12/2014 - Come spiegare ai propri figli il mistero del Natale? Alcuni amici realizzano da anni una sacra rappresentazione per le vie di Como. Dal coro ai volantini dei ragazzi di Gs, passando perfino per i petardi. Un gesto aperto a tutta la città
L'Annunciazione avverrà a quattro-cinque metri d'altezza, sotto la prima arcata di Porta Torre. L'angelo ridirà il suo «Ave» e Maria, «piena di grazia», risponderà.

Accade, da due millenni, nella liturgia e, da qualche secolo, nelle rievocazioni prodotte dalla pietà popolare. A Como, succede da oltre vent’anni, da quando, cioè, un gruppo di amici della locale comunità di Comunione e Liberazione sentì il bisogno di trovare un modo adeguato per spiegare il Natale ai loro figli, allora molto piccoli, avvertendo il rischio che lo scintillio dei negozi e la bellezza dei doni non fossero d'aiuto. E pensarono a un presepe vivente nelle vie della città.

Carron: nel crollo delle evidenze, la generazione di un soggetto

DOCUMENTI

Nel crollo delle evidenze, la generazione di un soggetto


09/12/2014 - La "Pagina Uno" di dicembre 2014, gli appunti dall’intervento conclusivo di Julián Carrón agli Esercizi spirituali dei sacerdoti. Pacengo del Garda (Verona), 5 novembre 2014
Mi sono svegliato questa mattina con l’urgenza di domandare lo Spirito per tutti noi, perché soltanto lo Spirito può darci quella apertura, quella capacità di conoscere, che ci consente di riconoscere come stanno realmente le cose. Senza questa consapevolezza non è che non facciamo o non prendiamo iniziativa - perché ciascuno di noi si muove comunque per una certa percezione che ha delle cose, per una urgenza che vede -, ma non ha incidenza quello che facciamo. Per questo, che noi ci aiutiamo vicendevolmente ad avere uno sguardo vero sul reale, sulle circostanze che viviamo, è il primo gesto di amicizia che ci offriamo per vivere, per vivere il nostro ministero, per vivere davanti ai bisogni del mondo.

UNA PERCEZIONE DIVERSA DEL REALE
Il primo dono che ci ha fatto don Giussani, per cui ha cominciato a generare la storia a cui apparteniamo, è stata la sua percezione del reale. Pensiamo al dialogo con i ragazzi sul treno o con i liceali che si avvicinavano a lui per confessarsi, quando andava nella parrocchia di viale Lazio a Milano il fine settimana, all’inizio degli anni Cinquanta. Dialogando e confessando, ha avuto una percezione chiara di quale fosse la situazione, per cui ha deciso di cambiare tutto, perfino la propria prospettiva accademica, anche scombussolando, in un certo modo, quello che avevano pensato per lui i suoi superiori: lo ha fatto per rispondere a una urgenza che gli era apparsa in modo palese. Da questo ha incominciato. In una situazione come quella della Chiesa ambrosiana degli anni Cinquanta, nella quale non c’erano particolari problemi di ortodossia e tutto si trasmetteva pacificamente, il suo sguardo ha colto - per grazia - una questione decisiva, con una capacità di leggere veramente i segni dei tempi, quei segni che quasi nessuno vedeva. Ciò che adesso è evidente a tutti, per le conseguenze che abbiamo visto e vediamo, all’inizio, come succede sempre, era riconosciuto solo da alcuni. Al genio bastano pochi indizi per trarre una conclusione generale. È questa la genialità dello Spirito, che può dare a uno la grazia perché incominci a capire. Lungo la sua vita, don Giussani ci ha offerto tanti segni di questo sguardo diverso, diverso da quello degli altri e diverso anche dal nostro, tanto che sorprendeva perfino noi stessi.

sabato 13 dicembre 2014

Papa Francesco: 'Vorrei raccontarvi il Sinodo'

DA RADIO VATICANA

«Vorrei raccontarvi il Sinodo»


10/12/2014 - Una nuova tappa, con al centro la famiglia. Papa Francesco, durante l'Udienza generale, ha definito così il tempo tra la prossima Assemblea dei Vescovi e quella che si è appena conclusa. Chiarendo anche cosa è stata quest'ultima
All’udienza generale Papa Francesco ha ricordato di aver concluso il ciclo di catechesi sulla Chiesa: «Ringraziamo il Signore che ci ha fatto fare questo cammino riscoprendo la bellezza e la responsabilità di appartenere alla Chiesa, di essere Chiesa, tutti noi. Adesso iniziamo una nuova tappa, un nuovo ciclo, e il tema sarà la famiglia che si inserisce in questo tempo intermedio tra due Assemblee del Sinodo dedicate a questa realtà così importante. Perciò, prima di entrare nel percorso sui diversi aspetti della vita familiare, oggi desidero ripartire proprio dall’Assemblea sinodale dello scorso mese di ottobre, che aveva questo tema: “Le sfide pastorali sulla famiglia nel contesto della nuova evangelizzazione”. È importante ricordare come si è svolta e che cosa ha prodotto.

Durante il Sinodo i media hanno fatto il loro lavoro (c’era molta attesa, molta attenzione) e li ringraziamo perché lo hanno fatto anche con abbondanza. Tante notizie, tante! Questo è stato possibile grazie alla Sala Stampa, che ogni giorno ha fatto un briefing. Ma spesso la visione dei media era un po’ nello stile delle cronache sportive, o politiche: si parlava spesso di due squadre, pro e contro, conservatori e progressisti, eccetera. Oggi vorrei raccontare quello che è stato il Sinodo.

Anzitutto io ho chiesto ai Padri sinodali di parlare con franchezza e coraggio e di ascoltare con umiltà, dire tutto quello che avevano nel cuore, con coraggio. Nel Sinodo non c’è stata censura previa, non c’è stata. Ognuno poteva, anzi doveva, dire quello che aveva nel cuore, quello che pensava sinceramente. È vero, abbiamo sentito come hanno discusso gli apostoli. Dice il testo: "È uscita una forte discussione". Si sgridavano fra loro, gli apostoli, sì! Perché cercavano la volontà di Dio sui pagani, se potevano entrare in Chiesa o no. Era una cosa nuova. Sempre, quando si cerca la volontà di Dio, in un’assemblea sinodale, ci sono diversi punti di vista e c’è la discussione e quello non è una cosa brutta! Sempre che si faccia con umiltà e con animo di servizio all’assemblea dei fratelli. Ma, sarebbe stata una cosa cattiva, la censura previa. No, no, ognuno doveva dire quello che pensava»...

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giovedì 4 dicembre 2014

lettera e risposta

LETTERA&RISPOSTA

Nuovi diritti, Sinodo e il disagio che non va via


01/12/2014 - Una lettrice scrive a Tracce a proposito dell'editoriale di novembre. Dal tema della famiglia fino alle questioni etiche di cui si discute da mesi, che cosa c'è in gioco? E come si arriva alla radice della questione?
Caro direttore,

ho letto l’editoriale di Tracce di novembre e sono molto sorpresa per la povertà di contenuti. Innanzitutto non condivido il giudizio dato all’inizio, relativo alle cosiddette "sensazioni strane" che, a suo dire, affiorerebbero dalla lettura di blog, siti vari o quant’altro. Ebbene, le mie "sensazioni", che preferirei chiamare "disagio", derivano dalla lettura diretta dei testi ufficiali del sito del Vaticano, e lo stesso vale anche per altri amici che provano le stesse "sensazioni". È sconcertante che un profondo disagio, che Carrón ha in tante occasioni considerato come una risorsa, sia da lei giudicato in modo così superficiale e grossolano. Se io ed altri amici viviamo questo disagio, evidentemente le ragioni sono ben più profonde dell'aver letto qualche blog. Le chiedo di partire da una maggiore stima di fondo nei confronti dei suoi lettori.

mercoledì 3 dicembre 2014

Un cuore integro è un cuore affranto

ROMA

«Un cuore integro è un cuore infranto»

di Alessandra Buzzetti
03/12/2014 - Qual è la natura della speranza? Si gioca in questa domanda la sfida della libertà. Per i cristiani perseguitati come per gli imprenditori. A discuterne, padre Pierbattista Pizzaballa e Bernhard Scholz, per l'incontro di presentazione del Meeting 2015
Gesù o Barabba? Morire sulla croce per dare una speranza definitiva al cuore dell’uomo o combattere per una speranza e una liberazione apparentemente più facili, immediate, ragionevoli, giuste e scontate? Tutta qui, anche oggi, la sfida della libertà per gli uomini che camminano nella storia. Per i cristiani che lottano per la sopravvivenza in Medioriente come per gli imprenditori, grandi e piccoli, che fronteggiano la crisi economica, come per i giovani determinati a costruirsi un futuro.

A riproporre con forza l’attualità della domanda di Pilato al popolo d’Israele è padre Pierbattista Pizzaballa, testimone d’eccezione dell’incontro di apertura del Meeting di Rimini della scorsa estate e protagonista, ieri a Roma, dell’incontro “Il potere della speranza”, dedicato alla prossima edizione. Accanto al Custode di Terra Santa, Bernhard Scholz, presidente della Compagnia della Opere, ed Emilia Guarnieri, presidente della Fondazione Meeting per l’amicizia fra i popoli.

lunedì 1 dicembre 2014

Lecce: presentazione della ?Vita' di don Giussani

LECCE

La novità? Nell'inversione di metodo

di Vincenzo Lorubbio
01/12/2014 - «Docente» per il Rettore universitario, «educatore» secondo il racconto dell'Arcivescovo della città, amico per chi l'ha conosciuto. Alla presentazione del libro di Savorana, cinque relatori alle prese con la biografia e l'esperienza di Giussani
«Ogni volta che mi invitate, io mi domando per quale motivo mi invitiate». Inizia così, il 26 novembre scorso, l’intervento di Antonio Polito, editorialista del Corriere della Sera e direttore del Corriere del Mezzogiorno, alla presentazione della biografia di don Giussani, presso l’Hotel Hilton di Lecce. Alberto Savorana, autore del libro, gli risponderà poco dopo dicendo: «Ti invitano perché tu sei uno disponibile a mettere in gioco la tua esperienza, a raccontare di te».

Sì, perché mettere in campo la propria vita è l’unico segreto per tenere incollate alla sedia oltre cinquecento persone di ogni estrazione sociale, culturale e politica per quasi un'ora e mezzo: ci sono personalità delle istituzioni, tanti giovani, ma anche un anziano signore che ha avuto un tuffo al cuore vedendo la faccia di don Giussani sui manifesti appesi in città (e ha ritrovato il filo, poi perduto, di un incontro avvenuto a Milano nel 1963).

Papa Francesco e il Patriarca di Costantinopoli

Bartolomeo e Francesco: l’unità è necessaria

Divina liturgia di Bartolomeo di fronte al Papa
(©Reuters)
(©Reuters) Divina liturgia di Bartolomeo di fronte al Papa

Dal Fanar, la supplica unanime del Papa e del Patriarca di Costantinopoli per la piena comunione tra cattolici e ortodossi

Gianni Valente Istanbul
«L’unica cosa che la Chiesa cattolica desidera e che io ricerco come Vescovo di Roma» dice Papa Francesco nella tappa cruciale della sua visita in Turchia «è la comunione con le Chiese ortodosse». Una comunione che «non significa né sottomissione l’uno dell’altro, né assorbimento, ma piuttosto accoglienza di tutti i doni che Dio ha dato a ciascuno». Sotto le volte della cattedrale di San Giorgio, nella sede del Patriarcato di Costantinopoli, la divina Liturgia celebrata per la festa patronale di Sant’Andrea trasmette per osmosi la bellezza dei misteri della fede cristiana con le sue forme di sempre: preghiere e litanie cantate anche dal coro venuto dall’America, luci e candele, incenso e segni della croce. Parole e silenzi. Ma oggi, al Fanar, a riempire i cuori di stupore sono state soprattutto le parole di carità fraterna che il Papa e il Patriarca si sono rivolti davanti all’assemblea. Come presagio di una comunione piena tra cattolici e ortodossi che i due vescovi pastori,  successori di San Pietro e di suo fratello Andrea, anticipano come precursori, mostrando al Popolo di Dio la via da seguire, passo dopo passo. «L’amore raffreddato sì è riacceso» dice Bartolomeo «e si è ritemprata la nostra volontà di fare tutto ciò che possiamo, affinché spunti di nuovo la nostra comunione, nella stessa fede e nel Calice comune».

giovedì 27 novembre 2014

Rémi Brague: «Una nonna stanca. Manca di ambizione»
Daniele Zappalà

​Fra gli intellettuali europei che più attentamente hanno seguito la visita di Papa Francesco a Strasburgo, figura di certo pure il grande filosofo francese Rémi Brague, che all’identità continentale ha dedicato opere memorabili, a cominciare da "Il futuro dell’Occidente. Nel modello romano la salvezza dell’Europa" (Bompiani). Docente alla Sorbona e già titolare a Monaco di Baviera della cattedra dedicata a Romano Guardini, professore invitato in numerose università statunitensi e vincitore nel 2012 del Premio Ratzinger per gli studi in teologia, Brague si dice impressionato, oltre che dalle parole pronunciate dal Papa, anche dall’intero contesto d’attenzione concentrata, in particolare durante il primo discorso all’Europarlamento.

Professore, cosa l’ha colpita di più nei due discorsi a Strasburgo?
Prima di tutto, la reazione del pubblico. Certo, alcuni stupidi hanno lasciato l’aula, rifiutando a priori di ascoltare. Ma Francesco ha saputo farsi applaudire pur dicendo cose ben poco gradevoli da ascoltare. Torno dalla Spagna, e i giornali parlavano di questo deputato d’estrema sinistra, un tantino "mangiapreti", che ha cinguettato su Twitter la sua soddisfazione.

Ancona: proprio lì, nella terra di Leopardi

ANCONA

Proprio lì, nella terra di Leopardi

di Stefano Sacchettoni
26/11/2014 - La presentazione di "Vita di don Giussani" di Alberto Savorana nella città marchigiana. Dal rapporto con il poeta di Recanati all'amicizia con i giovani. Ecco perché, dopo un incontro del genere non si può più rimanere tranquilli
«Il comune denominatore degli interventi ascoltati fino ad ora è stata la figura di Giacomo Leopardi. Certo siamo a pochi chilometri da Recanati, ma quanto è emerso va oltre la collocazione geografica. Il poeta è la figura che ha accompagnato don Giussani nel suo percorso». Così Alberto Savorana ha esordito nel suo intervento in occasione della presentazione della biografia di don Giussani ad Ancona.

mercoledì 26 novembre 2014

Monte S.Angelo: Vita di Don Giussani


Ieri sera si è svolto a Monte S. Angelo, nell’auditorium delle Clarisse la presentazione della biografia di Don Giussani il fondatore di Comunione e Liberazione.
Grande partecipazione di pubblico che in religioso silenzio ha ascoltato i due filosofi presenti tra i relatori, il Prof. Costantino Esposito dell’università di Bari ed il Prof. Antonio Nasuto di Monte S. Angelo oltre che sua Eccellenza l’arcivescovo Michele Castoro che con il carisma che lo contraddistingue riesce a trascinare chiunque lo ascolti, il tutto moderato da Mario Palena.
 Grande l’afflusso e attenda partecipazione del pubblico montanaro, che ha voluto onorare con la propria presenza la memoria di questo grande uomo della chiesa italiana.
Non è stato il solito elogio ad un fondatore di una delle più grandi associazione come lo è quella di CL, ma i due filosofi e l’arcivescovo hanno delineato il profilo di questo prete in confronto ed in contraddittorio con i tempi in cui lo stesso ha vissuto.
Conoscere la vita di questo personaggio ha entusiasmato tutti, sia coloro che   già ne aveva sentito parlare o lo aveva  studiato, ma anche coloro che si sono avvicinati all’incontro con la solita curiosità di capire di cosa si trattava, gli stessi sono stati carpiti da ciò che di questo  grande uomo  è stato detto.
L’invito a leggere il libro scritto da Alberto Savorana, è stato ripetuto più volte, non è un invito commerciale bensì un momento di crescita nella conoscenza di uomini del nostro tempo che davvero hanno scritto le pagine più belle dell’Italia.
“L'unica condizione per essere sempre e veramente religiosi è vivere sempre intensamente il reale” – dice don Giussani, un uomo di chiesa che affronta la vita con i piedi per terra e senza essere il soggetto noioso da ascoltare passivamente, ma una persona che vive il reale in mezzo alla gente.
La storia di don Giussani diventa importante, perché ha vissuto  come ognuno di noi, e ha dovuto affrontare le  sfide  che ognuno di noi vive quotidianamente, ecco il segreto che fa diventare protagonista quest’uomo.

domenica 23 novembre 2014

Il fondamentalismo è foraggiato con armi e soldi dall'Occidente

«Il fondamentalismo è foraggiato con armi e i soldi dell'Occidente»

Il patriarca maronita Bechara Rai
Il patriarca maronita Bechara Rai

Il patriarca maronita Béchara Boutros Raї: «In Medio Oriente in 1400 anni abbiamo costruito una convivenza con l'islam. L'Europa si assuma le proprie responsabilità e non si lasci trascinare alla cieca nelle guerre»

andrea tornielli milano «Mi aspettavo un altro ruolo dall'Europa, che è stata trascinata alla cieca prima nella guerra in Irak e poi ora in Siria. È triste constatare che il fondamentalismo è foraggiato con le armi e i soldi occidentali, e che i nemici di oggi erano gli alleati di ieri». Il cardinale Béchara Boutros Raї, Patriarca di Antiochia e di tutto l’Oriente dei Maroniti, è a Milano per inaugurare la missione per i fedeli di rito maronita: l'arcivescovo Angelo Scola ha infatti affidato la parrocchia di S. Maria della Sanità per questo scopo. L'intervista con Vatican Insider è l'occasione per un'analisi a tutto campo sulla situazione mediorientale da parte di uno dei più lucidi protagonisti della vita delle Chiese di quella martoriata regione.

L'Isis con il suo auto-proclamato Califfato vuole la guerra di religione: siamo allo scontro finale tra islam e cristianesimo?

«Non bisogna cadere nelle semplificazioni. I fondamentalisti dell'Isis combattono contro tutti quelli che non sono come loro: a Mosul e Ninive hanno perseguitato anche musulmani sunniti e sciiti, e la minoranza degli yazidi. La loro è un'ideologia o chissà che cosa. Sono un movimento ultrafondamentalista, quelli che vengono chiamati "takfiri" cioè quei musulmani che accusano altri musulmani di infedeltà. Ma il Gran mufti libanese mi ha detto: "Non possiamo chiamarli takfiri, perché non hanno fede e combattono tutti!". È vero che anche i cristiani sono stati vittime, ma il numero maggiore di morti è stato tra i musulmani sunniti e sciiti, e tra gli yazidi».

venerdì 21 novembre 2014

Povertà: tira e molla degli aiuti

VERSO LA COLLETTA/2

Povertà: ecco chi (e come) fronteggia l'emergenza

di Maria Luisa Minelli
21/11/2014 - La legge di stabilità non ne fa accenno, eppure il numero di italiani "poveri assoluti" ha raggiunto i 6 milioni. Tra burocrazia, indifferenza e qualche spiraglio, qualcuno continua a «investire per un popolo»
La bozza della legge di stabilità è arrivata in Parlamento. Ma tra i 47 articoli che la compongono, una sorpresa inaspettata: nessun accenno ad uno dei più grandi problemi dell’Italia di oggi: la povertà. Nelle 123 pagine della manovra finanziaria per il 2015 non si trova traccia di un finanziamento del Fondo nazionale di aiuto agli indigenti. Eppure, il numero di persone che non possono “permettersi” di fare la spesa è aumentato del 20% in un solo anno, tra il 2012 e il 2013: l’ultimo rapporto Istat fa rabbrividire, con 6 milioni di italiani annoverati tra i "poveri assoluti". Ovvero, al di sotto di uno standard di vita minimo accettabile.

Il problema dei finanziamenti alle 8900 strutture caritatevoli presenti nel territorio non è certo una novità. Alcuni enti come la Fondazione Banco Alimentare, Caritas, Sant'Egidio e Croce Rossa si sono fatti sentire e si sono coinvolti in un lavoro che va avanti da più di tre anni. Ma che, purtroppo, continua a subire rallentamenti di ogni genere. «La situazione più difficile è stata affrontata proprio quest’anno», spiega Marco Lucchini, direttore della Fondazione Banco Alimentare Onlus. L’Italia, infatti, ha ricevuto i finanziamenti dal Fondo europeo di aiuto agli indigenti (Fead), previsto per il 2014-2020. Ma i soldi, di fatto, arriveranno nelle casse dello Stato solo a dicembre 2014. «È come ricevere lo stipendio alla fine del mese», spiega: «Abbiamo fatto di tutto per sbloccare quei fondi. Ma problemi burocratici non lo hanno permesso. Grazie ad un emendamento approvato dal Parlamento, l’aiuto è arrivato dal nostro Ministero dell’Agricoltura». A settembre, le opere caritatevoli hanno ricevuto 10 milioni di euro in pasta e farina per sfamare i bisognosi.

giovedì 20 novembre 2014

L'Avvento e il cuore corrotto

RECENSIONE

L’Avvento e il cuore corrotto

di Alessandra Stoppa
17/11/2014 - Una riflessione dell'allora cardinale Bergoglio di fronte ai fatti accaduti dopo l'omicidio di una studentessa in Argentina nel 1991. Oltre i luoghi comuni, un cammino, un metodo, per capire cosa sia davvero «il male del nostro tempo»
Questo testo è stato scritto da Jorge Mario Bergoglio quando ancora non era Papa, nel 1991, per il “Caso Catamarca”: l’omicidio di una studentessa, Maria Soledad Morales, avvenuto mesi prima nella provincia argentina. Maria fu uccisa da los hijos del poder, figli di politici locali, che cercarono di insabbiare le prove senza riuscirci. Questo fatto ha segnato la storia del Paese, che all’epoca fu attraversato da proteste popolari ovunque. Di fronte al dolore e all’«impotenza nel generare soluzioni ai problemi», Bergoglio scrive questa riflessione che è stata ripubblicata nel dicembre 2005, quando l’allora Arcivescovo di Buenos Aires volle offrirla di nuovo a tutta la Diocesi per il tempo di Avvento. «È un tempo favorevole», annota, «per essere vigili e attenti a ciò che ci impedisce di aprire il cuore al desiderio di incontrare Gesù Cristo che viene».

mercoledì 19 novembre 2014

Il PCI e l'OVRA: la sporca alleanza

Il Pci e l’Ovra: la sporca alleanza
Roberto Festorazzi


Il gruppo dirigente del Partito comunista, a cominciare dalla fine degli anni Venti del Novecento, organizzò una vera e propria «macchina del terrore» per eliminare la propria minoranza interna, ricorrendo anche al braccio armato dell’Ovra, il tentacolare apparato repressivo e poliziesco del regime di Mussolini.

Una pagina della storia del partito rimasta finora inesplorata e che non si può definire collusione, per il solo fatto che non vi fu alcun patto formalizzato, ma solo una collaborazione di «intelligence» tra le due entità: la polizia fascista da un lato, il Pci dall’altro. In quegli anni dire «gruppo dirigente» del Pci significa alludere direttamente a Palmiro Togliatti, perché, dopo la cosiddetta «svolta» del 1930, il partito fondato a Livorno nel 1921 aderì in toto alla linea staliniana, tanto da divenire – nelle tesi ideologiche, nel corpus e nella prassi – una forza politica bolscevizzata e saldamente guidata dal compagno "Ercoli", fedelissimo e implacabile interprete delle direttive di Mosca.

martedì 18 novembre 2014

L'analista Loretta Napoleoni: Occidente e Islam, è proprio guerra 'a puntate'

Intervista
L’analista Loretta Napoleoni: Occidente e islam,
stavolta è proprio guerra «a puntate»
Nello Scavo
«L’unico leader ad aver capito fino in fondo cosa sia veramente il Califfato e quali rischi, su scala mondiale, possano venire dalle crisi in Medio Oriente è Francesco. La "terza guerra mondiale a pezzi" di cui parla il Papa è un fatto, non una suggestione. Ora le cancellerie devono decidere: fermare l’escalation militare o peggiorare la situazione, con ripercussioni ad amplissimo raggio». Loretta Napoleoni non è mai stata quel tipo di analista disposto a cedere al "diplomaticamente corretto".

E non lo fa neanche in questa intervista ad Avvenire, a un giorno dall’uscita in Italia del suo Isis. Lo Stato del terrore (Feltrinelli, pagine 144, euro 13), un saggio già divenuto di riferimento nel Regno Unito e negli Usa con il titolo The islamist Phoenix.

Cos’è la "fenice islamica" che chiamiamo Isis?
«Questo movimento è la genesi dello "Stato Islamico". Ho capito che qualcosa di serio stava succedendo alla fine del 2013, quando c’è stata una trasformazione che molti non hanno voluto (o saputo) notare. Quella in Siria e in Iraq non era più una "guerra per procura", nella quale uno sponsor esterno, come il Qatar, prendeva un gruppetto, lo finanziava, gli spediva le armi, sotto il naso della comunità internazionale. Gli americani sapevano, ma consideravano la questione come un problema locale. Anche gli Usa hanno avuto un ruolo: i soldi ai ribelli sono stati forniti anche da loro. Ma questi, intanto, avevano conquistato posizioni chiave, erano in grado di autofinanziarsi, in una sorta di privatizzazione del terrorismo. Da allora quello che alcuni si ostinano a chiamare Isis non esiste più».

Marina Corradi: in un giorno come gli altri

In un giorno come gli altri A cura di M. Corradi

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  Il male di vivere e la Croce che redime
 
 Milano, novembre. Da una vecchia scatola nello sgabuzzino è saltato fuori il mio diario di scuola di quinta ginnasio. Sulla seconda pagina avevo trascritto una poesia di Montale, Il male di vivere. La ho riletta nella mia calligrafia tondeggiante e ancora infantile di quegli anni: «Spesso il male di vivere ho incontrato:/ era il rivo strozzato che gorgoglia/ era l'incartocciarsi della foglia riarsa, / era il cavallo stramazzato./ Bene non seppi, fuori del prodigio/ che schiude la divina Indifferenza:/ era la statua nella sonnolenza/ del meriggio, e la nuvola, e il falco alto levato».
Da bambina in casa avevo visto passare la morte, e a quindici anni ne riconoscevo le tracce dappertutto. L'accartocciarsi della foglia riarsa, il cavallo stramazzato, erano segni che comprendevo bene. Nessuno mi aveva parlato credibilmente di Cristo. E dunque io immaginavo che la salvezza dal dolore potesse essere nella indifferenza descritta da Montale: nella siderale lontananza di certe statue nelle piazze delle città di provincia, nell'ora più calda dell'estate, quando tutto attorno nell'afa è immoto.
Questa mattina però ho aperto gli occhi e ho incontrato il crocifisso di legno appeso sul muro davanti al letto. L'ho comprato anni fa da un robivecchi a Colonia, era confuso in una cassa di cose polverose – sgomberate, credo, dalla casa di un vecchio defunto. Ho pensato che, forse, quel crocifisso stava sulla parete di una stanza di Colonia sotto alle bombe, mentre tutto attorno crollava.
Adesso è la prima cosa su cui poso gli occhi quando mi sveglio. E mi ricordo allora della croce su cui Cristo ci ha salvato dalla morte. A dire la verità, a me pare che di dolore e di morte ce ne siano ancora così smisuratamente tanti, in giro. Però io credo che davvero in quella croce tutta questa immensa mole di sofferenza sia stata salvata; strappata al nulla, abbracciata e sanata.
Ognuno di noi, certo, deve prendersi il pezzo di croce che è suo, e portarlo. Dentro a questo sguardo, comincio a capire, hanno un senso anche le giornate amare. Non è, come credevo da ragazza, l'indifferenza delle nuvole ciò che ti permette di stare davanti al dolore; ma è la croce di Cristo, e l'accettare di mettersene ogni mattina sulle spalle un frammento. Come lo faresti per aiutare, curvo sotto a quel peso, un fratello, o tuo figlio.

RECENSIONI

Un fiore che vale una vittoria

Flora Crescini
18/11/2014 - Il racconto degli ultimi giorni di Charles Péguy. Anche nell'orrore di una guerra assurda, esiste una salvezza per tutti? E cosa salva il mondo? «Perché il problema è non perdere un attimo di stupore»
È uscito in coincidenza col Meeting di Rimini L'ultima marcia del tenente Péguy, di Roberto Gabellini, un'opera poetica in quartine che fa rivivere le ultime giornate dello scrittore francese, precisa nei dettagli storici ed esatta nella conoscenza della sua sensibilità. Da leggere anche l'introduzione di Alessandro Rivali e la postfazione di Pigi Colognesi.

Le storie del video: Manila

LE STORIE DEL VIDEO

Manila e le sorprese dietro l'angolo

di Alessandra Stoppa
14/11/2014 - Prima di arrivare nelle Filippine hanno vissuto a Rio de Janeiro, Shanghai, Seul, Kuala Lumpur. Ne "La strada bella" appaiono mentre vanno a fare caritativa in una bidonville della città. Ecco la vita che c'è dietro quei pochi secondi di filmato
Manila, fine ottobre. Le orchidee sono tutte in fiore ed è Natale inoltrato. Il primo ricordo di Antonietta, quando è arrivata, è che era settembre e vicino alla casa dove avrebbero abitato c’era un gigantesco albero decorato. «Qui le feste natalizie durano per tutti i mesi che finiscono in -bre, con addobbi, party, regali». Le Filippine sono l’ultima meta (per ora) della famiglia Berardi. Da quindici anni, Antonietta si sposta per seguire suo marito Francesco nel lavoro: hanno vissuto a Rio de Janeiro, Shanghai, Seul, Kuala Lumpur e dal 2011 a Manila, e man mano la famiglia cresceva. Oggi hanno sei figli.

Nel video per i 60 anni, si vedono in auto che se ne vanno tutti insieme di domenica in un quartiere poverissimo. Abitano dalla parte opposta della metropoli, la attraversano tutta da sud a nord, per andare in caritativa in una bidonville di Navotas City, vicino alla Smokey Mountain, la montagna fumante di rifiuti. È impossibile sapere quanta gente la abiti. I bambini, anche i più piccoli, aiutano le loro famiglie passando la giornata a smistare rifiuti, per meno di 50 pesos (90 centesimi di euro), a piedi nudi e con ferite che non si rimarginano per la sporcizia attaccata alla pelle.

Papa Francesco: la famiglia ha una forza in sè

MAGISTERO

Niente ideologia, la famiglia ha una forza in sé

sabato 15 novembre 2014

Alain Finkielkraut e l'avvenimento

CMC/ L'INTERVISTA

Noialtri, gli antieredi

di Marie Waller e Silvio Guerra
14/11/2014 - Il dialogo con Alain Finkielkraut, che anticipa l'incontro di lunedì 17 novembre. L'occasione per riprendere in mano le radici, la cultura e l'appartenenza europea. Attraverso lo sguardo di un uomo inquieto e appassionato (da Traces, edizione francese)
Lunedì 17 novembre, il Centro culturale di Milano accoglierà nella sala di via Sant’Antonio 5, alle 21.00, Alain Finkielkraut. Pigi Colognesi e Flora Crescini dialogheranno col filosofo francese su “Ogni cosa è “avvenimento”. Si può pensare e vivere così? Ripartiamo da Péguy”. A sette mesi dalla sua nomina a membro dell’Académie Française, Finkielkraut ha rilasciato un’intervista a Traces, edizione francese di Tracce. La riproponiamo ai nostri lettori.

Alain Finkielkraut, intellettuale e filosofo dell'Ecole Polytechnique di Parigi, grazie alla sua posizione defilata rispetto alle ideologie precostituite, ci permette di avvicinarci a un livello di verità sulle questioni della cultura, dell’appartenenza, dell’Europa, della libertà umana. Pensatore alle prese con la complessità del mondo, offre un chiarimento, con la sua lucidità inquieta e appassionata, sulle sfide della nostra epoca.

Nel suo ultimo libro L'identité malheureuse (Editions Stock), lei ha scritto: «La critica odierna… non vuol sentir parlare di appartenenza. Appartenere, sostiene, equivale a selezionare. L’affiliazione conduce all’esclusione». Come può vivere l’uomo senza appartenere?
Occorre andare alla storia del XX secolo, alla devastazione del nazismo. Questo enorme trauma ha inibito il pensiero. L’Europa ha ormai paura di se stessa. È preoccupata di veder risorgere inesorabilmente i suoi demoni, e fugge l’appartenenza rifugiandosi nell’indeterminazione. Quanti incarnano l’idea di Europa a Bruxelles o altrove si vantano di non riconoscere che dei valori universali e degli individui. Viviamo il trionfo di una ontologia nominalista. Se il nazismo assorbiva gli individui dentro la loro comunità d’origine, l’Europa post-hitleriana, per espiare la propria colpa e purificarsi dei propri antichi e mortiferi errori, non riconosce che l’esistenza di individui isolati. L’antirazzismo ci impedisce di parlare di Islam, ci chiede di riconoscere solo dei soggetti singoli. In queste condizioni è molto difficile anche solo stare di fronte a quello che viviamo.

giovedì 13 novembre 2014

La differenza tra essere "fortino" o "scintilla"

MILANO

La differenza tra l'essere «fortino» o «scintilla»

di Giorgio Paolucci
10/11/2014 - Al Liceo Carducci, la presentazione di "Vita di don Giussani". Un dialogo tra l'autore, Alberto Savorana, il preside Michele Monopoli, l'astrofisico Marco Bersanelli e il salesiano don Erino Leoni. Partendo da una sfida: l'educazione
Aula magna gremita al Carducci di Milano, liceo classico "storico", e uno dei più prestigiosi della città. Studenti e insegnanti di oggi e di ieri, e anche dell'altroieri, a giudicare dai capelli bianchi. Molti amarcord, strette di mano e abbracci tra gente che non si vedeva da anni e che è tornata nella "sua" scuola per partecipare alla presentazione della biografia di don Giussani, alla presenza dell'autore, Alberto Savorana, e di tre persone che a vario titolo incrociano il tema dell'educazione: il preside del Carducci, Michele Monopoli, il presidente della Fondazione Sacro Cuore, Marco Bersanelli, e don Erino Leoni, direttore del seminario salesiano di Nave in provincia di Brescia.

Due di loro hanno frequentato molto da vicino il fondatore di CL, gli altri due lo hanno conosciuto leggendo il libro. Ma tutti e quattro ne parlano come di una persona viva, che ha da dire qualcosa di decisivo sulla frontiera più instabile della nostra società, l'educazione appunto.

"Abbiamo un destino, ed è fatto di bellezza"

LE STORIE DEL VIDEO

«Abbiamo un destino, ed è fatto di bellezza»

di Alessandra Stoppa
12/11/2014 - È uno dei volti de "La strada bella". Siamo andati a conoscere Alessandra, in Cile da 28 anni. Che ricorda di quando don Giussani le disse: «Chiedi alla Madonna di poter servire la Chiesa con la stessa umiltà e letizia con cui stai pulendo questo bagno»
Alessandra, per tutti Iaia, ha conosciuto il cristianesimo nei suoi genitori, giorno dopo giorno, nella loro casa di Bolzano. Dalla madre, maestra elementare, ha imparato che ogni uomo ha un destino. Le bastava guardarla correggere i quaderni fino a tardi o sentire come parlava dei suoi alunni: «Aveva la certezza che ciascuno di loro era nato per qualcosa di positivo». Da suo padre ha imparato a vedere la bellezza. «Innanzitutto quella di mia madre, perché è un uomo innamorato, e poi della vita, della natura, soprattutto della montagna, e del cucinare. Così, insieme, mi hanno insegnato questi due aspetti del cristianesimo: abbiamo un destino e questo destino è fatto di bellezza».

La strada bella: chi era quell'uomo che ha suscitato tutta questa storia?

LA STRADA BELLA / LETTERA

Ma chi era quest'uomo?

di Luca Doninelli
13/11/2014 - Un amico scrittore (e firma di Tracce) racconta che cosa lo ha colpito del film sui 60 anni di CL. Spiegando perché ci ha trovato dentro «lo spettacolo immenso e terribile» di una domanda che interpellava gli apostoli. E che sfida noi ora
Caro Direttore,
ho parlato con diversi amici del film La strada bella sui sessant’anni del nostro movimento. Il bello di un’operazione come questa sta anche nella sua capacità di sollevare discussioni.

Ho ascoltato e letto molti elogi e anche alcune critiche, e in un paio di occasioni mi sono trovato nella situazione comica di essere il solo, in mezzo a tutti ciellini, a difendere questo film. Il giudizio espresso da Davide Rondoni (che è mio amico), per esempio, è stato sostenuto pressappoco con gli stessi argomenti da altri miei amici carissimi. Si parla di “look buonista”, di ambientazioni un po’ “da santino”, di troppo spazio dedicato a certe realtà e troppo poco ad altre, e via dicendo. Qualcuno sottolinea pure che dei seicento filmati arrivati ne saranno stati usati sì e no una cinquantina.

mercoledì 12 novembre 2014

Dialogo tra M.von Trotta, Camillo Fornasieri e Monica Sholz

Eventi

Milano: La persona tra potere e libertà

Incontro con Margarethe von Trotta

Leggi l'articolo di Aldo Brandirali su Il Sussidiario.net come resoconto della serata

Il Centro Culturale di Milano ha organizzato l'incontro dal titolo "La persona tra potere e libertà. Una crisi ci costringe a tornare alle domande" (H. Arendt).
Margarethe von Trotta, regista cinematografica Autrice del film H. Arendt (Germania, 2012) ha dialogato con Camillo Fornasieri e Monica Sholz.
Sembrano cedere le evidenze stesse dei fondamenti della convivenza, del valore della persona, dentro una crisi che è antropologica economica: emergono anche nuove domande e riprese del valore della persona come rapporto con il suo destino e come bisogno dell’altro, sentiti come parte viva della propria esperienza. Sono segni e semi di reale speranza, di un pensiero che nasce dall’esperienza e non da teorie e ideologie e che si riferiscono ad esempi della storia passata e presente.

martedì 11 novembre 2014

Sinead O'Connor & the Chieftains- The Foggy Dew

La strada bella: come ti (cine)racconto CL

Una vita con don Giussani Come ti (cine)racconto Cl

La strada bella, montando più di seicento video, mette in scena il variegato mondo di Comunione e Liberazione. Con semplicità


C'è una ragazza orientale che fa l'insegnante ripresa davanti a una scalinata che dice: facendo questo lavoro non posso non pensare che anche don Giussani, molti anni fa, ha salito dei gradini entrando in una scuola.
Molti anni fa, sessanta per la precisione. Era l'ottobre 1964 e don Luigi Giussani, giovane prete brianzolo con sicure prospettive da teologo, iniziava ad insegnare al Liceo Berchet di Milano. Dalle lezioni che terrà a quegli studenti nascerà il movimento di Comunione e Liberazione, oggi diffuso in tutto il mondo. Per raccontare questi sessant'anni, a quasi dieci dalla morte del fondatore di cui è in corso la causa di beatificazione e canonizzazione, Roberto Fontolan, responsabile del Centro internazionale di CL, e Monica Maggioni, direttore di Rainews 24, hanno realizzato La strada bella , un documentario montato da 603 video arrivati da 43 Paesi.

sabato 8 novembre 2014

Chi sono i protagonisti del video dei 60 anni di CL

LE STORIE DEL VIDEO

«Ho inventato una storia per tirarti fuori dal niente»

di Alessandra Stoppa
07/11/2014 - È uno dei volti che compare nel filmato per i 60 anni del movimento. Siamo andati a scoprire chi è Nicola, tecnico delle caldaie a Rimini. E di come l'incontro con CL gli ha cambiato la vita: «Volevo vedere quello che vedevano loro»
Nicola ha preso la vita un po' alla rovescia. «Da piccolo stavo con i più grandi e da grande ho iniziato a fare il ragazzino». Era sicuro di avere tutto, ma quando è nata sua figlia ha realizzato che non aveva niente. Rovesciato. Essere felice era spendere mille euro di vestiti in una botta o fare vacanze di livello, «che poi non me le godevo, perché in fondo ero sempre incazzato». Gli amici lo avevano soprannominato "il drastico". Lui, per non pensare, si buttava un po' via.

venerdì 7 novembre 2014

Borgna: il video per i 60 anni di Comunione e Liberazione

LA STRADA BELLA

Un'ora e un quarto di «stupefazione»

di Paola Bergamini
07/11/2014 - Lo psichiatra Eugenio Borgna alle prese con il video per i sessant'anni del movimento, visto non appena è uscito. La gratitudine per la storia e per i volti che don Giussani ha generato, insieme a quel «filo invisibile» che si chiama comunione
«È stata un'ora e un quarto trascorsa in una condizione umana di partecipazione emozionale e di pensiero. Nella stupefazione di che cosa don Giussani ha generato. Oggi, in tutto il mondo». Così Eugenio Borgna, primario emerito di Psichiatria all'ospedale Maggiore di Novara, racconta del video per i sessant'anni del movimento, «visto immediatamente, appena mi è arrivata copia di Tracce». Quel primo incontro con don Giussani, avvenuto a fine anni Ottanta, rivive oggi guardando lo scorrere delle immagini di questa storia che negli anni si è intrecciata in vario modo con la sua.

Che cosa l'ha colpita del video?
La continuità delle esperienze, cioè l'accoglienza degli altri, del mistero dell'altro. C'è un filo che unisce tutte le situazioni: una comune speranza, una capacità di vivere l'istante in cui emerge il destino di ogni incontro. Direi la capacità di testimoniare, sempre, anche nel dolore e nella sofferenza, quel desiderio di infinito che oltrepassa il dolore, le angosce la disperazione. Nei volti delle persone - donne uomini, bambini - ho ritrovato lo specchio della semplicità, della profondità, della capacità di intendere i significati che si nascondono nell'infinita fisionomia della realtà che contraddistingueva don Giussani.

Dialogo con Margareth von Trotta

Venerdì 7 novembre ore 21,00
Sala Sant’Antonio 5
Interviene
Margarethe von Trotta, regista cinematografica Autrice del film H. Arendt
Dialogo con Camillo Fornasieri e Monica Scholz
Sembrano cedere le evidenze stesse dei fondamenti della convivenza, del valore della persona, dentro una crisi che è antropologica economica: Emergono anche nuove domande e riprese del valore della persona come rapporto con il suo destino e come bisogno dell’altro, sentiti come parte viva della propria esperienza. Sono segni e semi di reale speranza, di un pensiero che nasce dall’esperienza e non da teorie e ideologie e che si riferiscono ad esempi della storia passata e presente.
Margarethe von Trotta, donna di grande cultura europea e regista di fama internazionale di un cinema indipendente e non commerciale, ha raccontato sempre con originalità i percorsi di queste libertà in azione, accompagnandoli con interrogativi interessanti e mostrando il fascino, la ragionevolezza e la battaglia umana e culturale di questi esempi di persone.
I suoi recenti film come Vision su Ildegarda di Bingen, monaca Badessa e genio del XII secolo e Hannah Arendt, filosofa del novecento (il cui film a Milano ha avuto 6mila spettatori).

giovedì 6 novembre 2014

Lucetta Scaraffia: il dibattito sull'eutanasia

"La morte per scelta di Brittany Maynard ha riproposto il problema su tutti i media, pronti a gettare sul campo le solite ragioni a favore dell’eutanasia, sen- za l’avvertenza di segnalare che la questione si sta velocemente allar- gando: dai casi di vita considerata come vegetativa, si è passati a so- stenere apertamente la scelta euta- nasica di persone che ancora sono in possesso di tutte le loro facoltà, ma hanno avuto una diagnosi in- fausta. La maggior parte dei com- menti sembrano infatti favorevoli alla scelta della giovane americana, la leggono come una prova di co- raggio e soprattutto la interpretano come un allargamento della sfera dei diritti umani. Scegliere quando e come morire sarebbe infatti un nuovo diritto conquistato, un’altra acquisizione ai fini del riconosci- mento della dignità umana.

La Corte di Giustizia Europea vuol mandare in bancarotta la Chiesa italiana

L'Europa vuole far fallire la Chiesa italiana di Massimo Introvigne06-11-2014 AA+A++
La Corte di giustizia dell’Unione Europea – da non confondersi con la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, quella per intenderci del caso del crocefisso, che, a differenza della prima, non è un organo dell’Unione Europea – vuole mandare in bancarotta la Chiesa italiana. Non è un modo di dire. La Corte UE ha dichiarato ammissibile nel merito un ricorso contro la Commissione europea, la quale aveva rinunciato a chiedere all’Italia di recuperare dalla Chiesa Cattolica l’importo delle esenzioni ICI e IMU di cui ha beneficiato dal 2006 al 2011, oltre a deduzioni dalle tasse sul reddito. Il conto per la Chiesa sarebbe di circa quattro miliardi: un conto, appunto, da bancarotta.
Si tratta di un ovvio attacco alla libertà religiosa: quando si vuole mettere a tacere qualcuno, i burocrati europei – e quelli di varie nazioni – usano spesso lo strumento fiscale. Si può pensare ogni male dei Testimoni di Geova sul piano teologico, ma si deve essere grati ai loro avvocati perché nel 2011 hanno fatto condannare la Francia dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo perché – volendo colpire la loro organizzazione nell’ambito delle note campagne francesi contro le «sette» – ha cercato di usare in modo strumentale il fisco, di fatto violando la libertà religiosa.

martedì 4 novembre 2014

Lettere di giovani studenti

La vita è mia, irriducibilmente mia

Lettere di giovani studenti
A cura di Gianni Mereghetti
Prefazione di Julián Carrón
La vita è mia, irriducibilmente mia
Editore: Piccola Casa Editrice - Milano
Anno: 2014
Pagine: 160

«Auguro a chi leggerà le lettere e le testimonianze raccolte in questo piccolo libro di intravvedere la possibilità di una strada per sé, vivendo all’altezza dei propri desideri dentro la normalità della vita a scuola, accompagnati da quello che don Giussani scrisse nel 1946 a un giovane amico: “Ti assicuro che la giovinezza è tutta nell’infinità dei desideri, e dei sogni che ora scrollano la tua anima magnifica. Ti assicuro che Lui ci dona la possibilità di realizzarli: e che la nostra giovinezza non cessa mai”».
(Dalla prefazione di Julián Carrón)