giovedì 27 ottobre 2016

Terremoto in centro Italia: la paura e amici sconosciuti che offrono una mano e un'amicizia

LETTERA

Il Suo abbraccio dopo la scossa


27/10/2016 - Il terremoto che torna in Centro-Italia. La paura, anche durante la Scuola di comunità. E i tanti messaggi e telefonate ricevuti al mattino. Come l'sms di Daniele, un amico «sconosciuto» che si offre per dare una mano
Le scosse sono state lunghe, forti, ripetute. Grazie a Dio, la prima ha allarmato così tanto che, nei paesi più colpiti, quasi tutti erano già fuori casa quando è arrivata la seconda scossa di magnitudo 5,9.

Ciò che mi è successo è che, mentre stavo andando al video-collegamento per la Scuola di comunità di Carrón, ripensavo che avevo ricevuto tante telefonate e messaggi; e tra i primi a cercarmi c’era anche Alejandra dalla Spagna e allora mi sono detta: «Ma qual è il problema?». Proprio la domanda che Carrón le aveva fatto (malata gravemente di tumore) quando si erano incontrati. Io mi sono fatta la domanda soltanto dopo due ore dalla scossa. Ma dopo due ore la mia coscienza si è risvegliata.

martedì 25 ottobre 2016

Verso il referendum: primo incontro con Violante e Politi

VERSO IL REFERENDUM

Prima del voto, dove inizia il cambiamento (www.tracce.it)

di Fabrizio Sinisi
25/10/2016 - Ieri sera, il primo incontro di una serie al Centro Culturale di Milano in vista dell'appuntamento del 4 dicembre. Nelle parole di Luciano Violante e Antonio Polito, una riflessione sulla Costituzione. E sul bisogno del Paese, oggi
«Siamo qui per evitare una logica da tifosi, perché svilisce la questione. Il punto è recuperare il senso del vivere insieme: se tu non recuperi l’idea di un vivere insieme, di un bene comune, qualunque sia l’esito del referendum, sarà una sconfitta». Così Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per la Sussidiarietà, introducendo il primo di un ciclo d’incontri di approfondimento sul referendum a cura del Centro Culturale di Milano. «Il senso di questi dibattiti è insegnarci a vivere così», spiega Vittadini: «Se si vota in un clima che rende coscienti, il voto, qualunque esso sia, non è buttato via». La prima domanda è: la Costituzione italiana deve cambiare?

I due ospiti sono due grandi esponenti di questo clima diverso, ed entrambi non si sottraggono alle provocazioni dei temi offerti. Luciano Violante, presidente emerito della Camera dei Deputati, nonché giurista di lungo corso, aiuta a guardare la questione a partire dalle sue radici storiche. La Costituzione italiana fu scritta, infatti, in un contesto e in un clima per molti aspetti diverso dal nostro. L’elemento più evidente è una serietà da parte dei partiti politici – e della fiducia che in essi il Paese ha storicamente riposto – andata incontro a una crisi progressiva: «Uno dei criteri basilari della stesura della Costituzione era una cosiddetta “instabilità”: il criterio di stabilità non era affidato alla Carta, ma ai partiti. Il meccanismo farraginoso del bicameralismo perfetto era perciò assolutamente voluto. Fu una scelta di grande coraggio».

domenica 23 ottobre 2016

"Non aver paura di perdonare"

QUELL’INCONTRO FORTUITO IN CONFESSIONALE. Esce il libro “Non aver paura di perdonare”. Un lungo dialogo con “il confessore del Papa”. E questo è l’antefatto…

Padre Luis Dri nel cortile del Santuario di Pompeya a Buenos Aires. La copertina del libro
Padre Luis Dri nel cortile del Santuario di Pompeya a Buenos Aires. La copertina del libro
Non avevamo un volto da cercare e neanche un nome. Avevamo soltanto un luogo. Il pomeriggio di domenica 1° maggio 2015, poche ore dopo l’atterraggio a Buenos Aires, con ancora la stanchezza del lunghissimo volo e un po’ di spaesamento per il jet-lag, abbiamo varcato per la prima volta la Porta Santa del santuario della Madonna di Pompei. Ci aveva colpito la frequenza con cui Papa Francesco aveva citato in diverse occasioni, meditazioni e omelie, un sacerdote. Un confessore. Lo aveva additato come modello raccontando di una risposta che gli aveva dato.
La prima volta ne aveva parlato il 6 marzo 2014, incontrando i parroci di Roma. «Se uno vive questo su di sé, nel proprio cuore – aveva detto Francesco parlando della misericordia in confessionale – può anche donarlo agli altri nel ministero. E vi lascio la domanda: come mi confesso? Mi lascio abbracciare? Mi viene alla mente un grande sacerdote di Buenos Aires, ha meno anni di me, ne avrà 72… Una volta è venuto da me. È un grande confessore: c’è sempre la coda lì da lui… I preti, la maggioranza, vanno da lui a confessarsi… È un grande confessore. E una volta è venuto da me: “Ma Padre…”, “Dimmi”, “Io ho un po’ di scrupolo, perché io so che perdono troppo!”; “Prega… se tu perdoni troppo…”. E abbiamo parlato della misericordia. A un certo punto mi ha detto: “Sai, quando io sento che è forte questo scrupolo, vado in cappella, davanti al Tabernacolo, e Gli dico: Scusami, Tu hai la colpa, perché mi hai dato il cattivo esempio! E me ne vado tranquillo…”. È una bella preghiera di misericordia! Se uno nella confessione vive questo su di sé, nel proprio cuore, può anche donarlo agli altri. Il prete è chiamato a imparare questo, ad avere un cuore che si commuove».

sabato 22 ottobre 2016

La fede bella di Benedetto XVI

LIBRO DEL MESE

La fede bella di Benedetto (www.tracce.it)

di Luca Fiore
21/10/2016 - Ieri l'autore di "Ultime conversazioni", Peter Seewald, ha presentato in Cattolica la sua lunga intervista al Papa emerito: una "passeggiata" nella «vita di un gigante del pensiero, ma con una semplicità contagiosa». Il racconto della serata
«Incontrandolo si ha la sensazione di avere davanti un uomo che vive già, in parte, nell’altro mondo. Quando, di recente, gli ho chiesto se era contento di festeggiare i novant’anni, mi ha risposto: “Oh, no, speriamo di no!”». Peter Seewald, giornalista di Spiegel, Süddeutsche Zeitung Magazine e Stern, quando racconta di Joseph Ratzinger sa restituire quell’alchimia di profondità e leggerezza che caratterizza il discorso e la persona del Papa emerito.

Ieri, 20 ottobre, nell’Aula Magna dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, Seewald ha tenuto l'unica presentazione pubblica in Italia di Ultime conversazioni (Garzanti), l’ultimo suo libro intervista con Ratzinger (è il quarto, il secondo dopo l’elezione al Soglio di Pietro). All’incontro, organizzato dal Centro Culturale di Milano, il giornalista tedesco ha anche rivelato il messaggio arrivato al convento Mater Ecclesiae (abitazione del Papa emerito), proveniente dalla residenza Santa Marta: il Papa regnante ringrazia il suo predecessore e gli fa i complimenti. Lo avverte solo di un errore: «Non dovrebbero essere le ultime conversazioni…».

venerdì 21 ottobre 2016

Claudio Pastro, l'arte e la bellezza

BRASILE

L'arte al servizio della bellezza (www.tracce.it)

di Isabella Alberto
21/10/2016 - È scomparso il 19 ottobre l'artista Claudio Pastro, a cui fu affidato l'interno della Basilica di Nostra Signora di Aparecida. E che disegnò il "San Benedetto" simbolo della Fraternità di CL. Ripubblichiamo una sua intervista rilasciata a "Passos"
Nel 1997, l’allora arcivescovo di Aparecida do Norte (San Paolo), mons. Aloisio Lorscheider, aveva invitato lo scultore Claudio Pastro, con altri venti architetti, perché realizzassero un progetto artistico per il Santuario Nazionale di Nostra Signora di Aparecida. Dal 2000 Pastro è stato scelto come responsabile per il completamento di tutta la parte iconografica all’interno della Basilica. Grazie al suo lavoro, il Santuario sta diventando uno dei più bei luoghi di pellegrinaggio del paese. Per la visita del Papa i lavori sono stati accelerati e furono inaugurate nuove opere di Claudio. Pochi giorni prima della visita di Benedetto XVI, l’artista ci ha ricevuto a casa sua per un’intervista.

Quando ha incominciato a lavorare nella Basilica, l’impianto iconografico era già stato deciso oppure è stato lei a idearlo? E in questo caso, qual è l’idea generale che ha seguito?
In primo luogo dobbiamo considerare che la Basilica è in stile neoromanico, come era stata pensata all’inizio del XX secolo, quando fu concepita, tra il 1930 e il 1940, anche se la costruzione è iniziata soltanto nel 1955. Il progetto architettonico era di Benedito Calixto de Jesus Neto, ma per l’interno non vi era alcuna idea, e il piano iconografico della Basilica, conformemente a quello che i padri mi hanno permesso di realizzare fino a oggi, è stato interamente mio. Di che cosa si tratta? Della creazione del grande giardino del Cantico dei Cantici, che è un’immagine del paradiso perduto e ora ritrovato o riaperto in Gesù Cristo, per mezzo di Gesù Cristo. La mia idea è proprio quella di un grande giardino, un giardino dove ci si riposa, ci si ristora, si passeggia. E lo stile neoromanico, a mio avviso, è uno stile architettonicamente adatto alla liturgia cattolica. In realtà l’architettura è l’immagine della Gerusalemme celeste. Ed è lo stile che permette al Signore di manifestarsi, per esempio attraverso una certa austerità, una certa pulizia degli spazi e la moltiplicazione di archi, di arcate, gli elementi geometrici del tondo e del quadrato che rimandano all’incontro del divino con l’umano. E psicologicamente parla a tutti gli esseri universalmente, non è limitato a una certa epoca: nel cristianesimo viene universalizzato perché possiede elementi che sono specifici dell’essere umano.

La bellezza disarmata a Madrid

MADRID

La vita che sfida l'ideologia(www.tracce.it)

di Fernando De Haro
20/10/2016 - Come si risponde all'ideologia gender? Come si fa a dialogare se l'altro non vuole? Julián Carrón ha presentato alla stampa spagnola "La belleza desarmada": tra domande e provocazioni, a tema il cambiamento epocale che stiamo vivendo
Circolo delle Belle Arti, cuore della Madrid culturale. Una grande vetrata aperta su una mattina di pioggia. Julián Carrón, presidente della Fraternità di CL, presenta alla stampa il suo libro La belleza desarmada, uscito in Spagna per Encuentro. «Era da tanto tempo che la Rizzoli, in Italia, mi chiedeva di pubblicare un libro, ma io non avevo particolare interesse a farlo. Ero già abbastanza impegnato con la responsabilità del movimento… Ma alla fine ho ceduto perché mi è sembrata un’occasione per fare un bilancio di quello che avevo detto da un po’ di tempo e per entrare nel dibattito attuale sul futuro dell’Europa, l’immigrazione, il terrorismo, i nuovi diritti…», dice Carrón con un accento dell’Estremadura che affiora qua e là in qualche frase.

mercoledì 19 ottobre 2016

Bogotà, l'accordo tra le Farc e il Governo, la reazione della gente

BOGOTÀ (www.tracce.it)

Ora serve dire di «sì» al perdono


18/10/2016 - L'accordo tra il Governo e le Farc, il «no» del popolo al referendum e lo sconforto di chi vuole andarsene. Una telefonata a 3mila chilometri di distanza mostra una nuova possibilità di vita, per «riempire di luce» gli angoli più inospitali della Colombia
Mentre mi trovo a Lima ricevo una telefonata da Bogotà. Sono le 5,30 del pomeriggio del 2 ottobre. È mia sorella, che mi racconta che nel referendum a cui è stato chiamato il paese ha vinto il "no" all'accordo tra il governo e le FARC. Dopo un breve e laconico saluto, mi passa mia nipote, una ragazza di 21 anni che ha da poco iniziato un nuovo lavoro. Sconfortata mi dice fra i singhiozzi: «Ho una tristezza immensa, quello che è successo è una grande delusione». Mi rendo conto che le ragioni che lei chiede sono le stesse di cui ho bisogno io, e mi vedo costretto ad andare al fondo della mia umanità per rispondere al disagio senza erigermi a giudice implacabile degli altri.

Comincio col dirle che dobbiamo capire che il "sì" che abbiamo espresso con gioia non sarà sconfitto se nei rapporti quotidiani lasceremo entrare uno sguardo diverso, che abbraccia e perdona; che lenisce il dolore, la rabbia e la disperazione; uno sguardo che risponda al desiderio di giustizia o di vendetta che alberga nel cuore di molti che hanno scelto per il "no", o che forse accolga semplicemente il desiderio di uscire dalla violenza attraverso una condiscendenza eccessiva verso chi l'ha praticata. Il nostro "sì" ci affida la responsabilità di portare la vera pace a quelli che incontriamo, e questo è possibile solo se lasciamo entrare in noi la misericordia che permette di guardare all'altro nella verità del suo essere, nella sua natura di figlio e fratello. Le dico che abbiamo bisogno di domandare, e di mettere tutto il nostro disagio, il dolore e la delusione, nelle mani di Colui che ha vissuto fino in fondo questa condizione, davanti a un "plebiscito" in cui il popolo decise di liberare Barabba e condannare Lui. Le domando che cosa permise a Cristo di vivere quella situazione che lo portava alla morte, e lei mi risponde: «il perdono». Allora le dico che Lui ci dona la possibilità di capire che la vera giustizia è il perdono, la misericordia; che guardando a Lui capiamo che solo nel rapporto con il padre possiamo respirare, lasciare entrare un'aria nuova che ricrei la vita, e perdonare a quanti ci hanno fatto del male per anni.

lunedì 17 ottobre 2016

referendum istituzionale

DOCUMENTI

Per recuperare il senso del vivere insieme (ww.tracce.it)


17/10/2016 - Oltre la logica del disimpegno e quella dello schieramento, il nostro contributo è mostrare la bellezza di aprirsi all'altro. Il documenti di CL in vista del referendum costituzionale del 4 dicembre 2016
In un clima generale travagliato, con rilevanti mutamenti politici in corso, con una ripresa economica debole, che lascia tante persone in condizioni di incertezza e sofferenza, in una situazione internazionale sempre più complicata e drammatica, il 4 dicembre saremo chiamati a pronunciarci con un referendum sulla riforma della Costituzione approvata dal Parlamento. In particolare, tutti i cittadini dovranno esprimersi sul superamento del bicameralismo perfetto e sulla riformulazione delle competenze Stato-Regioni.

1. Oltre la logica del disimpegno e quella dello schieramento
Il dibattito sulla riforma è da mesi appesantito da forzature e strumentalizzazioni, che hanno condotto le formazioni politiche a una forte polarizzazione e a trasformare il referendum in un test sull’attuale governo e sul premier in particolare. A questo si aggiunga la sempre crescente disaffezione, carica di sfiducia e risentimento, alla partecipazione politica, che verosimilmente, anche in questo importante appuntamento con le urne, consoliderà la tendenza all’astensionismo.
In queste condizioni, sembrano possibili solo due posizioni antitetiche: da un lato, una sterile indifferenza e un cinico disimpegno; dall’altro, la logica dello schieramento a priori che impedisce un reale confronto con l’altro e le sue ragioni. Entrambe le posizioni ci appaiono umanamente e politicamente aride e improduttive, se non addirittura dannose, anche per chi le sostiene.
Ancora prima dei giudizi di merito sulle soluzioni adottate dalla riforma soggetta a referendum (che meritano attenti approfondimenti), nessuno può ignorare la vera urgenza del momento: la necessità, che si è fatta strada negli ultimi anni, di una maggiore stabilità ed efficienza del sistema politico a favore di migliori condizioni di vita per ogni cittadino e per il Paese, in vista dell’obiettivo fondamentale di sempre, vale a dire la promozione del bene comune. Come osservava don Giussani, «il contratto che regola la vita comune (la “Costituzione”) deve cercare di dare norme sempre più perfette che assicurino ed educhino gli uomini alla convivenza come comunione».

venerdì 14 ottobre 2016

Padre Lepori a Karkhov

UCRAINA

«La vera questione? Se tu mi aiuti a vivere»

di Luca Fiore
14/10/2016 - Padre Mauro-Giuseppe Lepori ha partecipato, a Kar'kov, al festival per don Gnocchi e al pellegrinaggio di CL. Prima di tornare, ha regalato un'assemblea "improvvisata" alla comunità. A tema? Quella «sorpresa che mi stupisce sempre»
Gira di continuo, a visitare le comunità di tutto il mondo. Dal Perù al Vietnam, dallo Sri Lanka al Rwanda. Ma a queste latitudini non ci era mai stato. In Ucraina non ci sono monasteri cistercensi, perché la tradizione è quella del monachesimo orientale. Padre Mauro-Giuseppe Lepori, abate generale dell’ordine, è arrivato qui invitato da alcuni amici di Kiev e Kar’kov incontrati al Meeting 2015, dove aveva visitato la mostra sul metropolita Antonij di Suroz. Ha partecipato al festival “Un cuore più grande della guerra”, dedicato a don Carlo Gnocchi, e al pellegrinaggio per il Giubileo della misericordia organizzato da CL nel fine settimana dell’1 e 2 ottobre. Prima della sua partenza ha trovato un momento per un’assemblea improvvisata con i giovani della comunità. Lepori viene introdotto da Aleksandr Filonenko che gli pone queste domande: «Che cosa hai visto in questi giorni? Che cammino hai fatto tu per diventare quello che sei? Che stupore è stato l’incontro col movimento per te?». Ne è venuta fuori una testimonianza che vale la pena raccontare.

giovedì 13 ottobre 2016

Carlo Acutis, la santità a quindici anni

TESTIMONI

«Non è altro che alzare lo sguardo»

di Paola Bergamini
12/10/2016 - Dieci anni fa moriva (a quindici anni, di leucemia) Carlo Maria Acutis, di cui è imminente la chiusura della fase diocesana della causa di beatificazione. Ripubblichiamo la sua storia attraverso il racconto della mamma (da "Tracce", 2/2014)
Il 12 ottobre 2006 moriva a soli quindici anni, per una leucemia fulminante, Carlo Maria Acutis. Lo sport, la passione per il computer... E poi, ogni giorno, la messa e la recita del Rosario. Un ragazzo come gli altri, ma con un accento diverso che lo faceva sentire amico di tutti. Padre Roberto Gazzaniga, che lo ebbe come alunno all’Istituto Leone XIII di Milano, ricorda: «Era così bravo, così dotato da essere riconosciuto tale da tutti, ma senza suscitare invidie o gelosie. Carlo non ha mai celato la sua scelta di fede e anche in colloqui e incontri-scontri verbali con i compagni di classe era sempre rispettoso delle posizioni altrui, ma senza rinunciare alla chiarezza e di dire e testimoniare i principi ispiratori della sua vita cristiana». A proposito dell’imminente chiusura della fase diocesana della causa di beatificazione, monsignor Ennio Apeciti, responsabile dell’Ufficio delle cause dei santi dell’Arcidiocesi di Milano ha detto: «La sua fama di santità è esplosa a livello mondiale, in modo misterioso come Qualcuno volesse farlo conoscere. Attorno alla sua vita è successo qualcosa di grande, di fronte a cui mi inchino». Su Tracce, nel febbraio 2014, abbiamo raccontato la sua storia.


«Signora, suo figlio è speciale». Antonia Acutis questa frase l’ha sentita ripetere più volte: dal prete della parrocchia, dagli insegnanti, da compagni di classe, dal portinaio del loro stabile in via Ariosto a Milano, dove si erano trasferiti nel 1994 tre anni dopo la nascita di Carlo, questo ragazzo morto a 15 anni per il quale la Congregazione delle Cause dei Santi ha concesso il nulla osta per l’avvio dell’inchiesta diocesana per la causa di beatificazione.

In fondo, Carlo è un ragazzino normale: vivace, con tanti amici e una passione per l’informatica. Ma quella specialità ha un nome: Gesù, l’Amico. Se ne era accorta fin da quando Carlo, piccolissimo, passando davanti alle chiese le diceva: «Mamma, entriamo a fare un saluto a Gesù, a dire una preghiera». Poi aveva scoperto che leggeva la vita dei santi e la Bibbia. La loro è una famiglia normale, inizialmente la sua frequentazione in chiesa neanche molto assidua. «Ma quel “mostriciattolo” mi faceva tante domande profonde a cui io non sapevo rispondere. Rimanevo perplessa per quella sua devozione. Era così piccolo e così sicuro. Capivo che era una cosa sua, ma che chiamava anche me. Così ho iniziato il mio cammino di riavvicinamento alla fede. L’ho seguito». Don Aldo Locatelli, il sacerdote che accompagna lei e il figlio, le dice: «Ci sono bambini che il Signore chiama fin da quando sono piccoli».

Le opere di misericordia: la vera rivoluzione culturale

“Facciamo una rivoluzione culturale con le opere di misericordia”(www.lastampa.it)

Il Papa all’udienza generale: «Educano all’attenzione verso le esigenze più elementari dei nostri “fratelli più piccoli”, nei quali è presente Gesù»
AFP
Francesco all’udienza generale in San Pietro. Con lui sulla papamobile, un bambino

12/10/2016
Città del Vaticano
Le opere di misericordia «educano all’attenzione verso le esigenze più elementari dei nostri “fratelli più piccoli”, nei quali è presente Gesù» e rappresentano un «antidoto» in un mondo «colpito dal virus dell’indifferenza»: lo ha detto il Papa, preannunciando, nel corso dell’udienza generale in piazza San Pietro, che dedicherà alle sette opere spirituali e alle sette opere corporali le catechesi delle prossime settimane, nel corso del Giubileo che si conclude il 20 novembre: «Sono convinto – ha detto Francesco – che attraverso questi semplici gesti quotidiani possiamo compiere una vera rivoluzione culturale». A conclusione dell’udienza il Papa ha pronunciato un appello per la Siria, implorando i responsabili politici per un «immediato cessate il fuoco» che permetta almeno «l’evacuazione dei civili, soprattutto dei bambini, che sono ancora intrappolati sotto i bombardamenti cruenti».

La misericordia «non è riservata solo a dei momenti particolari, ma abbraccia tutta la nostra esistenza quotidiana», ha sottolineato il Pontefice. «Non pensiamo che si tratti di compiere grandi sforzi o gesti sovraumani. No, non è così. Il Signore ci indica una strada molto più semplice, fatta di piccoli gesti che hanno però ai suoi occhi un grande valore, a tal punto che ci ha detto che su questi saremo giudicati», ha detto Francesco, rievocando poi il «testamento di Gesù» raccolto dall’Evangelista Matteo al capitolo 25 («Ogni volta che diamo da mangiare a chi ha fame e da bere a chi ha sete, che vestiamo una persona nuda e accogliamo un forestiero, che visitiamo un ammalato o un carcerato, lo facciamo a Lui»).

martedì 11 ottobre 2016

Il Sogno di Francesco

Recensione al film: Il Sogno di Francesco (AIC)

Proponiamo una recensione di Nicola Campagnoli al film presente nelle sale cinematografiche Il sogno di Francesco, nuova incursione cinematografica nella vita del santo di Assisi firmata da Renaud Fely e Arnaud Louvet con Elio Germano.

Il film Il sogno di Francesco ha la forza di mettere in evidenza due modi diversi di intendere la fede: il primo modo, intende la fede come mezzo per mettere ordine nella realtà. Per risolvere i problemi e i bisogni infiniti e innumerevoli della gente. E' la modalità di frate Elia, una persona sicuramente piena di impeto generoso e organizzativo, ma che non riesce a cogliere il vero dell'esperienza cristiana. Si preoccupa dei poveri, salva dei bambini dalla fame e dalla morte, si impegna con tutto se stesso per guarire un confratello moribondo. Cerca di rendere la vita di Cristo, l'originalità e la gratuità della tenerezza di Cristo sull'uomo ( testimoniate da Francesco), delle conquiste "applicabili e ripetibili"; tenta di far diventare la fraternità di Francesco una forma associativa fruibile a tutti attraverso delle opere che possano " rendere solida" e stabile - di cristallizzare cioè - la testimonianza del padre spirituale, a cui egli peraltro è devotamente legato. Proprio così Francesco stesso definisce Elia, parlandone con Chiara, " devoto". Elia, insomma, cerca di pianificare un carisma, di togliere la sua imprevedibile misteriosità e alterita' per renderlo una organizzazione democratica e umana. Fatta dall'uomo e adeguata all'uomo.

sabato 8 ottobre 2016

Intervista a Carron: "Nel tempo della bellezza disarmata"

DA LA VOCE E IL TEMPO

Carrón nel tempo della «bellezza disarmata»

di Adriano Moraglio
07/10/2016 - Sul settimanale della diocesi di Torino, un'intervista alla guida di CL sulle prospettive del cristianesimo a partire dalla "bellezza disarmata" cui aspira ogni uomo: «Non c'è altra strada per non soccombere nel mondo globale di oggi»
«Prima battaglia, ridestare tutta la potenza del desiderio umano». Seconda, accogliere da don Giussani, da papa Benedetto XVI e papa Francesco «la testimonianza di Cristo come l'Unico che conosce veramente il cuore dell'uomo e non lo delude». Invito ai ciellini ad avere «il mondo intero» come «orizzonte della propria fede». Don Julián Carrón, presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione, spiega a che cosa serve un movimento come quello che guida da oltre dieci anni, dopo esser stato scelto da don Giussani come suo successore. E come lo guida.

Don Carrón, nel suo primo libro italiano, La bellezza disarmata, presentato di recente anche a Torino, colpisce una preoccupazione costante rispetto a come si vive oggi in Occidente: lei parla di riduzione dell'uomo e del suo desiderio. Dove individua queste «riduzioni»?
Proprio nel tentativo di ridurre tutta l'ampiezza del desiderio dell'uomo per poter «governare» più facilmente le persone. Ciascuno di noi nasce con un desiderio di verità, bellezza, giustizia, amore, felicità. E tutti i nostri tentativi sono per trovare una risposta a queste domande che ci costituiscono e che nessun surrogato può soddisfare. Il tempo in cui viviamo offre costantemente dei «falsi infiniti», come ha detto Benedetto XVI, che sembrano riempire la vita, ma lo fanno solo per qualche istante e poi lasciano più soli e scettici.

mercoledì 5 ottobre 2016

Il Papa tra i terremotati del centro Italia

“Ho visto il terrore negli occhi dei bambini” (La Stampa)

Il Papa in ginocchio fra le macerie del terremoto nel centro Italia. L’editoriale di Tornielli

Papa Francesco ad Amatrice

05/10/2016
«Ho visto il terrore negli occhi dei bambini. E ho visto la forza che nonostante tutto sanno trasmettere gli anziani...». Papa Francesco è visibilmente stanco e provato dopo la maratona che lo ha portato nelle zone terremotate appena un giorno dopo la conclusione del faticoso viaggio in Georgia e Azerbaigian. Alla fine della giornata, commosso, commenta con chi gli sta vicino ciò che ha colto nei volti delle persone incontrate. È voluto venire ad Amatrice, Accumoli, Arquata e Pescara del Tronto per abbracciare i vivi e pregare per i morti, non per benedire le macerie. Guardando dal parapetto della strada che dall’alto offre una visuale sulle case di Pescara del Tronto devastate come da un bombardamento, Bergoglio si è commosso. E girandosi verso il vescovo, Giovanni D’Ercole, ha chiesto sussurrando con un filo di voce: «Quanti morti?». Ricevuta la risposta è rimasto in silenzio a pregare.

lunedì 3 ottobre 2016

Giubileo della Misericordia a Caravaggio, 1-10-2016

IL PELLEGRINAGGIO


«Senza misericordia non c'è cammino» (www.Tracce.it)

di Davide Perillo
03/10/2016 - Sabato scorso 20mila aderenti a CL da tutta la Lombardia al Santuario della Madonna di Caravaggio, nella bergamasca. Le parole di don Carrón e quelle del cardinale Scola. E la gratitudine per una Presenza da cui ripartire
«Che gratitudine sconfinata per la Sua misericordia lungo tutto questo anno!». Senti le parole con cui Julián Carrón apre il suo intervento, posi gli occhi sul popolo che ti circonda - uomini e donne, bambini ed anziani: e disabili, famiglie intere, gruppi di studenti -, e pensi che è vero, che il cammino non può ripartire se non da qui. Da una gratitudine sconfinata. Perché una strada c’è.