giovedì 30 agosto 2018

A. Spadaro: Bergoglio, La sfida dell'educazione

BERGOGLIO
La sfida dell’educazione
Anticipazione
Per Francesco «educare è una delle arti più appassionanti dell’esistenza, e richiede incessantemente che si amplino gli orizzonti» Su “La Civiltà Cattolica” padre Spadaro esamina sette “colonne” del pensiero educativo del Papa maturato prima di diventare pontefice
La sfida educativa è al centro dello sguardo dell’attuale Pontefice da sempre. Come egli stesso ha rivelato in una nostra intervista del 2016, da parroco a San Miguel si occupava di pastorale giovanile e di educazione. Quotidianamente ospitava i ragazzini negli spazi molto grandi del Collegio annesso: «Io dicevo sempre la Messa dei bambini e il sabato insegnavo il catechismo». E lo faceva anche organizzando spettacoli e giochi, che in quella intervista descrive nel dettaglio. Da qui viene la sua capacità spontanea di stare con i bambini. Ma già da studente gesuita in formazione Bergoglio ebbe un’esperienza scolastica che ha lasciato il segno. Fu inviato dai suoi superiori a insegnare letteratura in due licei dei gesuiti. Egli tuttavia non si fermava alle lezioni in cattedra: al contrario, spingeva i suoi ragazzi alla composizione creativa - fino a coinvolgere il grande Jorge Luis Borges nelle sue attività -, ma anche al teatro e alla musica. L’azione educativa allora era legata all’esperienza artistica e creativa, e proprio da questa Bergoglio riusciva a far emergere la dimensione più ampiamente umana e spirituale. Un esempio inedito per comprendere meglio: José Hernàn Cibils, oggi musicista in Germania e allora alunno del ventottenne Bergoglio, conserva ancora oggi il commento del professore di allora a una sua esercitazione sulla Hora undécima della scrittrice Marja Esther de Miguel. L’alunno riteneva che il messaggio finale dell’opera fosse che la negazione di sé e la mortificazione portino a Dio. Bergoglio commentava elogiando il lavoro fatto dallo studente, ma proponeva un cambiamento nella formulazione del messaggio finale che gli sembrava troppo negativo; e annotava: «La dedizione è frutto dell’amore», non della mortificazione.

venerdì 3 agosto 2018

MEETING PER L'AMICIZIA DEI POPOLI 2018

Giovedì, 23 Agosto - ore 20.00

La voce delle pietre di Enza Armiento, Smasher
Inizio anni Settanta. Uno specchio. Una ragazza guarda il suo corpo fasciato di nero. È stata abbandonata e non ne comprende la ragione. Sente la necessità di trovare una strada che le permetta di stare nel mondo.
In un gioco di rimandi, il suo bisogno si dilegua nei ricordi dei vicoli del rione, tra le case, le tradizioni, la miseria, la vita semplice della gente. Riemerge il passato attraverso le storie che racconta, in una sorta di rappresentazione catartica.
La voce narrante è quella di una bambina, con il suo modo di raccontare le storie anche se con un linguaggio più evoluto, poiché cambia man mano che cresce. La bambina racconta della perdita della sua amica di giochi, dei poveri che si fanno scherno di chi è ancora più povero di loro, dell’orfana costretta a raccogliere gli escrementi di chi non ha fogna in casa, degli emigranti che partono e vanno a nord, con il Treno del Sole.
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