Il ricordo. Rita Atria, la picciridda di Borsellino che morì 25 anni fa
Antonio Maria Miramercoledì 26 luglio 2017 (Avvenire)
Figlia di una famiglia mafiosa di Partanna testimone di
giustizia, aveva 17 anni quando si gettò dalla finestra appena seppe
della strage di via D'Amelio.
Rita Atria
Via D’Amelio e via Amelia. Paolo e Rita. Il magistrato nemico delle mafie e la 'picciridda', figlia di una famiglia mafiosa.
Una storia di riscatto e di speranza, di fiducia nei giovani e in
una vita pulita, che vince anche la morte. Quella di Rita Atria, 17
anni, la settima vittima di via D’Amelio, anche se la sua vita si ferma
il 26 luglio 1992 sul marciapiede al numero 23 di via Amelia, a Roma,
sotto il palazzone dove la ragazzina viveva tutelata dal Servizio
centrale di protezione, testimone di giustizia, dopo l’uccisione del
padre e del fratello, mafiosi di Partanna. Una scelta disperata dopo la
morte di Borsellino, il suo nuovo papà. «Rita non la dobbiamo ricordare
per la sua morte ma per la sua intelligenza che le diede la possibilità
in pochissimo tempo di cambiare. È la storia drammatica di una ragazza
che per la prima volta aveva trovato nella vita cose pulite e siccome
era intelligente aveva capito la differenza tra le cose sporche in cui
aveva vissuto e quelle pulite che aveva trovato».
Le due lapidi poste sulla tomba di Rita Atria (Max Firreri)
La
Lituania offre alla Chiesa universale un’altra grande figura di martire
del XX secolo, l’arcivescovo Matulionis. Durante i festeggiamenti si è
tornati a riflettere su cosa insegni ai giovani d’oggi l’esperienza dei
cristiani sotto il totalitarismo.
Durante
la solenne celebrazione eucaristica presieduta a Vilnius dal cardinal
Angelo Amato, prefetto per la congregazione dei santi, è stato
proclamato beato Teofilius Matulionis, arcivescovo di Kaunas morto
martire nel ’62 dopo un ventennio di prigionia e persecuzioni da parte
del regime sovietico. L’evento assume una carica storica particolare,
dato che si tratta della prima beatificazione di un lituano che viene
celebrata in terra lituana. Nel 1987, infatti, un altro prelato lituano,
Jurgis Matulaitis, fu beatificato a Roma da Giovanni Paolo II in
occasione delle celebrazioni per il sesto centenario del battesimo della
Lituania: allora il regime sovietico non aveva infatti permesso che
l’evento si celebrasse in patria.
Si tratta dunque di un
avvenimento in cui la celebrazione delle virtù di fede di questo
testimone di Cristo diventa nel contempo l’occasione in cui la Chiesa
lituana mostra a sé stessa e al mondo il proprio volto dopo 26 anni di
libertà. Sia la stampa laica che quella cattolica hanno seguito da
vicino le varie tappe che hanno portato alla celebrazione del 25 giugno,
trasmessa dalla televisione nazionale, segno che l’evento ha avuto una
rilevanza mediatica di rilevo. A un quarto di secolo dall’indipendenza,
il dato di questo interesse rimane notevole, poiché, se un tempo la
manifestazione del senso di appartenenza nazionale per tutti i lituani
era strettamente legata ai simboli e al linguaggio religioso, oggi
certamente non è più così. Per questo l’attenzione che il beato
Teofilius Matulionis ha destato nei lituani è segno di qualcosa di
nuovo.
Film per l'estate - Se è grande il mondo e chi lo scruta (www.comunioneliberazione.org)
Un
altro film consigliato: "Fanny e Alexander" di Ingmar Bergman. La madre
dei due bambini protagonisti si risposa con un pastore luterano. «Noi
vivremo in piccolo. Ci contenteremo», dice lo zio. Ma lo sguardo di
Alexander sembra cercare più in làMaurizio CrippaIl cinema non è proprio un sogno, diceva un critico francese, è piuttosto una rêverie, un sogno a occhi aperti in cui si mischiano realtà, finzione, suggestioni. È questo lo scopo dell’arte? Il grande regista Ingmar Bergman ha intitolato, non per caso, la sua autobiografia La lanterna magica,
la fabbrica dei sogni. Le immagini e i colori sontuosi di uno dei più
grandi fotografi del cinema, Sven Nykvist, le musiche magnifiche, le
simbologie, i momenti onirici. Pioggia di Oscar. In Fanny e Alexander
Bergman ha voluto riassumere la sua visione dell’arte e della vita,
sempre combattuta tra la ricerca del vero e il risentimento per la
ristretta fede luterana in cui è stato educato. Un film (in parte)
autobiografico: siamo a Uppsala, inizi Novecento. Una ricca famiglia
festeggia il Natale, due bambini osservano quel mondo incantato. Il
babbo dirige un teatro, lo ama perché «è un piccolo mondo che racchiude
il grande mondo che c’è fuori».
«Tenere
fisso lo sguardo sulla Madonna vi aiuterà a riconoscere l’essenziale.
Immedesimatevi con il suo cammino». Alla vigilia dell'annuale
pellegrinaggio di maturati, laureandi e neolaureati di CL (3-14 agosto)
le parole del Presidente della FraternitàJulián CarrónCari amici,
è
bellissimo che abbiate a disposizione i giorni del pellegrinaggio per
rinnovare la memoria di Cristo compagno di strada. E se in qualche
momento vi prenderà la stanchezza, come accade in tutte le vicissitudini
del vivere, non vi scoraggiate, ma branditela per una riscossa del
vostro cuore, come un’occasione per approfondire la consapevolezza del
vostro vero bisogno: «Il bisogno di Lui» (papa Francesco, Lettera a Julián Carrón,
30 novembre 2016). Così potrete vedere esplodere in voi la gratitudine
perché Lui non vi abbandona. Solo per questo andate dalla Madonna,
invece di preferire una settimana in spiaggia. Qual è la differenza tra
gli altri giovani e voi? Il fatto che voi sareste più bravi di loro? No.
Solo il cammino che avete fatto in questi anni di scuola o di
università vi distingue da loro. Quanti pensano di cavarsela da soli con
i loro progetti sul futuro non hanno da ringraziare né da domandare.
Voi no; già il desiderio di partecipare a questo gesto dice come il
cammino che avete fatto vi ha mostrato che «l’uomo non vive solo di
pane», né si accontenta di avere un lavoro o la morosa, perché ha
bisogno di altro affinché la vita sia “vita”.
Il lavoro è un’autentica emergenza. In Terris ne ha parlato con mons. Filippo Santoro,
arcivescovo di Taranto e presidente del comitato organizzativo della
Settimana Sociale dei cattolici in programma dal 26 al 29 ottobre a
Cagliari. I recenti dati dell’Istat attestano un nuovo aumento della
disoccupazione. C’è il rischio di una ripresa senza la creazione di
lavoro? E cosa comporta sul piano sociale?
“Una ripresa senza creazione di lavoro è solo apparente e anche se ci
fosse non sarebbe una ripresa che rispetta pienamente la centralità
della persona. E’ una questione sociale in cui il centro non è
determinato dal profitto né è costituito dall’impresa ma dalla persona
umana che lavora e che nell’opera mette il suo ingegno. Per cui la
caratteristica della ripresa deve essere proprio uno sviluppo, magari
con nuove tecnologie, però sempre tenendo conto del valore della
persona, che si realizza attraverso un lavoro degno”.
Che cos'è la santità? Dare la vita per i propri amici
Con il motu proprio"Maiorem ac dilectionem",
papa Francesco indica un'altra via per riconoscere santi e beati:
l'offerta di sé per amore, la carità di Cristo. Un aiuto a guardare il
cambiamento d'epoca in atto (da ilsussidiario.net)Francesco BraschiIl riconoscimento della santità è sempre stato, fin dalla Chiesa delle origini,
un modo particolarmente importante per il reciproco sostegno tra le
comunità cristiane e per la costruzione di un "magistero per esempi"
capace di mostrare nello stesso tempo sia la presenza agente tra i
cristiani dello Spirito Santo, capace di suscitare i più disparati
carismi "per l'edificazione della comunità", come afferma san Paolo, tra
cui spiccano le diverse modalità di testimonianza, sia il concreto
configurarsi della risposta della fede e di vite "afferrate da Cristo"
nelle situazioni più varie e mutevoli della storia.
“Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici” (Gv 15, 13).
Sono degni di speciale considerazione ed onore quei cristiani che,
seguendo più da vicino le orme e gli insegnamenti del Signore Gesù,
hanno offerto volontariamente e liberamente la vita per gli altri ed
hanno perseverato fino alla morte in questo proposito.
È certo che l’eroica offerta della vita, suggerita e sostenuta dalla
carità, esprime una vera, piena ed esemplare imitazione di Cristo e,
pertanto, è meritevole di quella ammirazione che la comunità dei fedeli è
solita riservare a coloro che volontariamente hanno accettato il
martirio di sangue o hanno esercitato in grado eroico le virtù
cristiane.
Con il conforto del parere favorevole espresso dalla Congregazione delle Cause dei Santi,
che nella Sessione Plenaria del 27 settembre 2016 ha attentamente
studiato se questi cristiani meritino la beatificazione, stabilisco che
siano osservate le norme seguenti:
Art. 1
L’offerta della vita è una nuova fattispecie dell’iter di beatificazione e canonizzazione, distinta dalle fattispecie sul martirio e sull’eroicità delle virtù.
Charlie e quelle domande che raschiano nel profondo
Il
mondo si è fermato a discutere sul destino del neonato inglese. Un caso
su cui sono necessari discrezione e rispetto. E che interroga la nostra
concezione della vita. Cosa la rende utile? E perché vale la pena di
essere vissuta?Mentre
stiamo vivendo alcuni giorni di vacanza tra amici con i quali si cerca
di giudicare tutto quello che accade nelle giornate passate tra gite,
giochi, incontri e testimonianze, siamo investiti dalla vicenda di Charlie Gard
e della sua famiglia, che sta scuotendo il mondo intero. Ci vengono
immediatamente alcuni spunti di riflessione che vogliamo condividere.
Col
passare delle ore, appare sempre più evidente che nessuno riesce a dare
elementi conclusivi per chiarire definitivamente la questione di fondo:
davanti ad una malattia degenerativa multiorgano per la quale,
considerata l’attuale situazione del paziente e le conoscenze mediche
disponibili, sono previste solo cure palliative, fino a che punto è
giusto insistere nel protrarre la situazione, con tutto il suo carico di
speranze e dolore senza scivolare nell’accanimento terapeutico? Per
questo occorre non dimenticare che è necessaria una prudenza, una
discrezione e un rispetto nel guardare dentro questa vicenda. Ma la vicenda pone questioni che raschiano in profondità.