
È lo stand più «audace» del Meeting di Rimini e, probabilmente, anche il più affollato. Non ci si può sbagliare: nel padiglione C4 ci sono i missionari e i seminaristi della Fraternità San Carlo Borromeo. Fa da sfondo allo stand un’immagine di Gesù bambino che getta le braccia al collo di san Giuseppe sorridente, toccandogli gioiosamente la barba. L’immagine, stampata anche sulle magliette distribuite ai visitatori, sintetizza l’aria che si respira allo stand: gioia, amicizia, accoglienza.
La mostra su san Giuseppe
Ogni giorno (i nomi e gli orari sono disponibili sul sito Sancarlo.org) seminaristi e missionari raccontano la propria esperienza e spiegano la piccola mostra su san Giuseppe, O felicem virum! San Giuseppe non è solo il patrono della Fraternità, ma anche il modello: silenzioso, obbediente, casto e felice. Della sua vita i Vangeli ci dicono pochissimo e la mostra – sintetica, concisa e profonda – raccoglie le migliori riflessioni fatte sulla sua figura: Benedetto XVI, papa Francesco, san Bernardo di Chiaravalle, Giovanni Paolo II, solo per citarne alcuni.
Il modello della Fraternità San Carlo
San Giuseppe, ci spiega Giorgio Ghigo, seminarista di 28 anni di Cuneo, «ha accettato il sacrificio di non essere padre carnale di Gesù e si è messo al servizio di Dio». E Dio, come sottolineava san Bernardo,
«gli permise di conoscere il mistero che nessuno dei principi di questo secolo conobbe; a lui fu dato di vedere e udire ciò che molti re e profeti, pur desiderandolo, non videro e non udirono; e non solo vedere e udire fu a lui concesso, ma anche portare, accompagnare, abbracciare, baciare, nutrire e proteggere».
San Giuseppe, uomo vero e «audace»
Tutt’altro che un «mutilato» o soltanto un uomo contemplativo, san Giuseppe è un uomo «audace», anche nell’agire: «L’obbedienza a Dio sconvolge la sua vita», continua Ghigo, «ma è proprio quando ti scopri preferito che diventi audace. Non è un caso se san Giuseppe ha il coraggio di lasciare tutto e fuggire in Egitto per proteggere Maria e Gesù».
«Vorrei essere come lui», afferma il seminarista di Cuneo, che l’anno prossimo diventerà sacerdote. «Non so dove sarò inviato in missione l’anno prossimo, ma ho il desiderio di ubbidire e diventare uomo come san Giuseppe. Perché questa è l’unica prerogativa per rispondere a Dio: essere uomini. Veri. Come san Giuseppe». (continua su Tempi)
@LeoneGrotti
Foto Fraternità San Carlo Borromeo