Carissimo fratello don Savino,
ho
quasi vergogna a scriverti per non recarti disturbo nella sofferenza
fisica, che il Signore ti sta chiedendo per rendere la tua vita
totalmente pura, preziosa e utile ai suoi occhi e anche davanti a tutto il mondo.
Quanto
sono stupido! Come se un amico, quale sei tu per me, non desiderasse
avere accanto un fratello nel momento del dolore, perché gli testimoni
con certezza l’incombenza del Destino buono!
Il Signore, nella
sua infinita misericordia, ci ha fissati con uno sguardo d'amore, e ha
chiesto a noi, personalmente: «Vieni e seguimi!». E noi abbiamo risposto
di «sì», lasciandoci condurre per strade da noi nemmeno immaginate (tu
da Bari a Milano e poi nelle varie parrocchie cui hai dato tutto di te).
Sei diventato via via dono della misericordia del Signore per centinaia e centinaia di persone,
che hai introdotto e accompagnato al cuore del Padre, in cui tutto si
compie: «Ora qui non esiste più il buio / c'è la luce negli occhi di Dio
/ c'è la pace nelle mani di Dio / c'è la gioia nel cuore di Dio».
Non
so come esprimerti tutta la mia gratitudine per la lunga storia che,
nell'incontro con don Giussani e con la compagnia del movimento,
generata dal carisma a lui dato dal Signore, abbiamo potuto condividere
per lunghi anni, a partire già dal seminario e poi in questi 44 anni di
servizio sacerdotale.
Tu mi sei sempre stato vicino, direi soprattutto da quando sono stato mandato in missione in Kazakhstan, e io ti
ho sempre sentito presente accanto a me nella preghiera e nel tuo
sostegno materiale per i bisogni delle persone che il Signore mi faceva
incontrare.
Che grazia l'averti incontrato! Che
grazia l'aver potuto condividere con te e con altri amici preti (don
Mario Peretti, don Gianni Casiraghi, don Mario Garavaglia) tante
circostanze, a partire dall'entusiasmante lavoro educativo con i
giovani nelle varie parrocchie in cui eravamo stati mandati a servire,
perché incontrassero Cristo e divenissero protagonisti di vita nuova
nelle scuole, nelle università e nella società. Ci spingeva un grande
entusiasmo per l'incontro fatto con Gesù.
Ma poi, ti sono grato,
perché mi hai testimoniato il miracolo di un cammino di purificazione di
questo nostro entusiasmo giovanile e un po' protagonistico. Tu, caro
amico don Savino, sempre lieto, sempre all’attacco, sempre a prendere
l'iniziativa, come un vulcano in perenne attività, mi hai mostrato e con
sempre più evidenza come il Signore voleva rendere la tua e la mia vita
docile strumento nelle Sue mani, in cui noi dovessimo diminuire perché
risplendesse sempre di più la Sua Presenza e la Sua opera di salvezza.
Ho conservato una tua testimonianza di due anni fa, una lettera che mi hai scritto, quando ero chiamato a servire nell'amministrazione apostolica di Atyrau:
«Carissimo,
mio, Adelio: oso dire, perchè la prima grande scoperta di questa
circostanza è il mare di doni che Gesù mi sta elargendo (o meglio, di
cui mi sto accorgendo ora!). E tu sei uno dei doni più grandi che Dio mi ha dato!
Sono appena tornato dall'ospedale e sono in attesa di essere richiamato per i cicli di chemioterapia...
Pur
nel dolore (lancinante alle ossa!) che adesso è un po’ diminuito, ho il
cuore colmo di gioia per quello che sto vedendo accadere,
proprio adesso che non posso far niente! In particolare in questi giorni
in ospedale con i miei nuovi amici colpiti dal cancro, ma insieme
“colpiti” dalla Presenza di Gesù, ai più sconosciuto, eppure così
familiare e vicino!
... Gesù, per farmi capire come ama proprio me, si presenta Crocifisso: “Il dolore è il biglietto da visita dell’amore”; anzi non si può amare senza soffrire!...
Caro Adelio, non smettiamo mai di sostenerci per dire il nostro “sì” a Gesù nella circostanza in cui ci chiama!».
Sì,
il tesoro più prezioso della vita è solo il miracolo dell’incontro e
dell'amicizia con Cristo e ogni circostanza ci è data per rinnovare
continuamente la grazia di questo incontro e per offrire in cambio, sempre di più e totalmente, la nostra vita a Lui come risposta al Suo amore e alla Sua misericordia.
Sono
certo che ora stai attirando ancora più persone a Cristo e al cuore del
Padre, perchè stai vivendo il grande mistero del dolore offerto per
amore. Chissà quanti volti di persone (dai più conosciuti a quelli meno)
in questo tempo passano davanti allo sguardo del tuo cuore di padre:
affidali alla Chiesa, alla Madonna, al Padre.
E tu affidati a Gesù, lasciati
portare da Gesù, come Lui si è lasciato portare al Padre: «Padre, se
vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma
la tua volontà». Io prego ogni giorno perché accada il
miracolo, che certamente il Signore vuole compiere in te, ma io non so
cosa Lui ti sta preparando, se quello della tua guarigione o un miracolo
ancora più grande, che è la comunione totale e per sempre con Lui.
Ti
affido anche all’intercessione di padre Wladyslaw Bukowinski, un
sacerdote che ha speso gran parte della sua vita in Kazakhstan, finendo
per tre volte nei lager di lavoro forzato, e che papa Francesco
ha riconosciuto Beato. Questo sacerdote ha creduto nel Signore Gesù e
lo ha amato con tutto il cuore, ha sperato nella Provvidenza di Dio e
nessuna persecuzione, nessuna ingiusta accusa e nessuna condanna al
lager hanno potuto spegnere in lui la sua fede e la speranza, ma anzi ha
usato di tutte le occasioni per rendere testimonianza a Gesù.
Grazie
per la tua grande umanità, che irraggia il volto di Gesù! Grazie,
perché ora come non mai mi testimoni quanto Lui ti ami e quanto tu ami
Lui!
Tuo, don Adelio, Karaganda (Kazakhstan), 7 febbraio 2016