Recalcati: “La perdita del centro psichico. Così l’Io è diventato liquido”
di Massimo Recalcati, repubblica.it, 13 ottobre 2015
Il nostro tempo sembra vivere, come ha
mostrato anche Bauman, l’esasperazione del carattere liquido
dell’identità: cambiamento di sesso, di pelle, di razza, di religione,
di partito, di professione, di immagine. Anche il New York Times
recentemente si pone la domanda: «Chi crediamo di essere?». L’identità
vacilla, barcolla, diventa un concetto sempre più mobile,
borderline. Mentre l’età moderna aveva sempre ricercato una identità
(anima, spirito, cogito, ragione, Io) che avesse, come scrisse
Descartes, la stessa solidità della roccia sotto la sabbia, nel tempo
ipermoderno, quale è il nostro, l’identità si pare dissolversi in un
camaleontismo permanente. Anche il contributo della psicoanalisi, almeno
per un verso, sospinge in questa direzione: la malattia psichica non
deriva tanto da una liquefazione dell’identità, ma da un suo
rafforzamento. Non è il deficit dell’Io a causare la sofferenza mentale,
ma una sua amplificazione ipertrofica. Lacan scherniva la supponenza
identitaria dell’Io quando ci ricordava che se un pazzo che crede di
essere Napoleone è chiaramente un pazzo, ma non lo è affatto di meno un
re che crede di essere un re.
Segue qui: