WILLIAM CONGDON
La vertigine e la pianura
di Davide Dall’Ombra24/02/2016 - L'ultimo weekend per visitare la mostra a Casa Testori: una parabola che racconta il ventennio lombardo ed il legame con lo scrittore di Novate. Sull'ingresso e il catalogo, un'offerta riservata ai lettori di "Tracce"
- William Congdon e Giovanni Testori.
Il Congdon degli anni Ottanta e Novanta, che viene raccontato nella mostra allestita a Novate, è infatti il Congdon che Testori ha conosciuto personalmente, con il quale ha intrecciato la sua attività critica, facendo risuonare una consonanza di percorso esistenziale e culturale che gli ha permesso di entrare in sintonia con il pittore di Providence. Sono anni in cui entrambi attraversano una fase nuova della propria vita, segnata dalla fede cristiana, in cui dar corpo con la propria opera alla speranza tanto invocata e prefigurata nella rispettiva produzione dei decenni precedenti. Se quella di Testori, alla fine degli anni Settanta, non era stata una vera conversione, certamente gli anni dopo la morte della madre avevano segnato per lui una forte pacificazione nel suo rapporto con la fede. Ed è significativo che, sia per Testori che per Congdon, la produzione artistica adiacente a questo momento, più esplicitamente religiosa, non sia stata certamente la migliore della loro produzione, ma solo un passaggio necessario a una terza fase che rischia di rappresentare, per entrambi, un apice assoluto. È in questi anni che il ritrovato realismo dei soggetti dà vita a capolavori come la Branciatrilogia (testi teatrali scritti per Franco Branciaroli) e i Tre lai per Testori o i "Campi esposti in mostra", per Congdon.