lunedì 20 novembre 2017

A Remi Brague il Premio internazionale di Cultura Cattolica

A Remi Brague il Premio internazionale di Cultura cattolica

Fu relatore al Meeting 2009 sul tema “La realtà come segno e la sfida del conoscere”
«Si dice spesso che l’Europa deve tornare alle sue radici cristiane. Io più che di radici preferisco parlare di sorgenti, perché ciò da cui origina l’Europa è un principio vivo, che zampilla ancora oggi». Remi Brague, intervistato da Giulio Meotti de Il Foglio, è molto emozionato. Alle platee folte come quella che lo sta ascoltando dal Teatro Remondini di Bassano del Grappa è abituato. Ma ricevere il 35mo Premio internazionale di Cultura cattolica, assegnato come ogni anno dalla Scuola di Cultura cattolica di Bassano del Grappa, è qualcosa di speciale. «Se guardo la lista di quelli che hanno ricevuto questo riconoscimento prima di me, con nomi come Joseph Ratzinger, rimango impressionato».

A sciogliere almeno un po’ l’emozione venerdì 17 novembre è il pubblico bassanese, che saluta il suo intervento con applausi molto calorosi. In sala varie autorità locali, c’è anche una piccola delegazione del Meeting con la segretaria generale Angela Matteoni e il responsabile dell’Ufficio stampa Eugenio Andreatta.

Quella tra il Premio (e il Comune dei Giovani da cui nasce) e il Meeting infatti è un’antica amicizia. E anche il professor Brague non è un nome nuovo per la manifestazione riminese. Nel 2009 tenne un bellissimo incontro intitolato “La realtà come segno e la sfida del conoscere” (https://www.meetingrimini.org/default.asp?id=673&item=4813) e nel 2007 intervenne con un contributo altrettanto rilevante all’incontro di presentazione della mostra Exempla con a tema l’uomo e la modernità (https://www.meetingrimini.org/news/default.asp?id=676&id-n=5692).

La Giuria che assegna il riconoscimento presieduta dal prof. Lorenzo Ornaghi (presente anche monsignor Luigi Negri, arcivescovo emerito di Ferrara), ha deciso assegnare il Premio a Brague perché «è tra i filosofi maggiori e più originali del nostro tempo» e perché «è anche l’esponente di un pensiero cattolico che oggi sente sempre più acuto il dovere di tornare ad alimentare e orientare cristianamente la visione culturale della vita umana e della storia».

Formatosi all’École Normale Supérieure, Rémi Brague ha insegnato sia in Europa che negli Stati Uniti, e per 11 anni, fino al 2013, ha ricoperto la cattedra della Ludwig-Maximilians-Universität di Monaco intitolata a Romano Guardini e dedicata a una “visione cristiana del mondo”. “Con uno stile di scrittura chiaro ed elegante, Brague argomenta efficacemente le proprie tesi, contrastando il conformismo accademico-culturale oggi dominante”, si legge nella motivazione del Premio, ed è intensa anche la sua attività di approfondimento e di traduzione del pensiero arabo.

I suoi più recenti interventi si sono dedicati in particolare al tema dell’Europa, delle sue radici e del suo futuro, che Brague ritiene essere incerto sia per motivi demografici che culturali. La soluzione, per il filosofo parigino, è in quelli che egli stesso ha definito come un ritorno e una riscoperta del Medioevo cristiano dei grandi Padri della Chiesa, dei filosofi, dei teologi e degli scrittori che hanno fatto grande la cultura europea. È infatti al cristianesimo e all’umanesimo cristiano, recita ancora la motivazione della Giuria, che l’Europa deve “la sua anima vera, la sua attitudine a dialogare con culture differenti”.