mercoledì 7 marzo 2018

Francescani in Asia prima di Marco Polo

Francescani in Prima di Marco Polo
ASIA
Tutti conoscono la figura di Marco Polo che fece uno storico viaggio in Cina, ma non tutti sanno che 25 anni prima di quell’impresa, due francescani fecero un viaggio altrettanto straordinario nel cuore dell’Asia, per gli Europei la vera terra incognita: Benedetto Polacco e Giovanni da Pian del Carpine percorsero circa 10 mila chilometri in un anno e mezzo (1245-46) per arrivare a Karakorum, allora capitale dell’impero dei mongoli.
Ma cosa ci facevano i frati francescani alla corte dei Khan dei Mongoli? Il viaggio fu voluto da Innocenzo IV, che in quegli anni risiedeva a Lione per il concilio, e fu principalmente una missione politica e religiosa. Il Papa decise d’inviare una legazione a Guyuk Khan, nipote di Gengis Khan, per convincerlo a fermare le invasioni mongole in Europa. Alcuni anni prima, i Mongoli devastarono la parte centro-orientale dell’Europa, comprese le terre polacche. Particolarmente drammatica fu la spedizione del 1241 che culminò con la battaglia di Legnica, dove i cavalieri polacchi sostenuti da un gruppo di Templari subirono una disastrosa sconfitta. Sul campo di battaglia cadde il principe slesiano Enrico II il Pio, figlio di santa Edvige di Slesia. All’inizio, Innocenzo IV volle organizzare una crociata contro i tartari, ma senza successo. Allora decise di stabilire dei contatti con loro inviando quattro delegazioni: a capo di una, che riuscì a raggiungere la capitale mongola, ci fu appunto Giovanni da Pian del Carpine affiancato da Benedetto Polacco. 


Ma il Papa indicò ai suoi emissari anche altri scopi. Prima di tutto volle proporre ai mongoli di stringere un’alleanza contro i musulmani, che in quel momento minacciavano la Terra Santa. Ma ci fu anche un altro scopo della missione, ufficialmente non dichiarato e il più difficile: convincere il Khan mongolo e i suoi sudditi a convertirsi alla fede cristiana. Ovviamente, i frati durante la loro missione dovevano osservare tutto per apprendere la conoscenza delle leggi e dei costumi mongoli e degli altri popoli che abitavano il loro impero, ad anche raccogliere delle informazioni militari che potevano servire come consigli su come combattere i mongoli.
I messi del papa ripartirono nel novembre 1246 e il loro viaggio di ritorno durò un anno. Purtroppo, i risultati della missione per conto d’Innocenzo IV non furono soddisfacenti, perché il Gran Khan chiese al Papa insieme ad altri sovrani d’Europa di venire da lui: la richiesta non poteva essere soddisfatta. Anche l’offerta della conversione al cristianesimo fu ignorata dal capo mongolo. Ma il solo fatto di allacciare i rapporti ebbe la sua importanza.
Invece dal punto di vista della scienza, il viaggio dei francescani fu importantissimo e contribuì in modo significativo alla conoscenza del cuore dell’Asia. Gli appunti fatti durante lunghi mesi di spostamenti costituiscono un’ottima fonte di informazioni non soltanto per gli storici, ma anche per i geografi e gli etnografi. La fonte più preziosa rimane
La Storia mongola ( Historia Mongalorum), scritta da Giovanni da Pian del Carpine e il “Rapporto” di Benedetto Polacco (anche se più breve, contiene un documento preziosissimo: la lettera del Khan mongolo a papa Innocenzo IV).
Ma chi erano questi due frati francescani che hanno compiuto un’impresa straordinaria, storica anche se me- no conosciuta dei viaggi di Marco Polo? Giovanni da Pian del Carpine era uno dei compagni e dei più stretti collaboratori di san Francesco d’Assisi; predicò e fondò le comunità francescane in tutta Europa e, tra l’altro, fu provinciale dell’ordine nella Slesia, a Breslavia. E probabilmente durante il suo soggiorno in terra polacca conobbe Benedetto Polacco (Benedictus Polonus) che, successivamente, scelse come compagno di viaggio, tenendo conto anche della sua padronanza della lingua rutena, tanto importante in una spedizione così difficile.
A questo viaggio storico e ai suoi due protagonisti è consacrata una mostra nell’Istituto Polacco di Roma intitolata: 25 anni prima di Marco Polo: la missione di Benedetto Polacco e Giovanni di Pian del Carpine nella residenza dei Khan mongoli, 1245-1247. È stata appena inaugurata da tre studiosi: lo storico dell’arte dell’università di Varsavia Jerzy Miziolek, padre dr Emil Kumka della Pontificia facoltà teologica di San Bonaventura - Seraphicum a Roma e l’archeologo e curatore della mostra Mariusz Ziólkowski dell’Università di Varsavia. La mostra rimane aperta fino alla fine di marzo nell’orario di lavoro dell’Istituto Polacco di Roma (via Vittoria Colonna, 1; info: 06 36000723).
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Medioevo
Benedetto Polacco e Giovan da Pian del Carpine 25 anni prima dell’esploratore veneziano furono inviati da Innocenzo IV a convertire i mongoli e a siglare un’alleanza contro la Mezzaluna
La spedizione non riuscì, il Gran Khan chiese al Papa di recarsi da lui ma la richiesta non poteva essere esaudita. Eppure la missione consentì di aprire lo sguardo su una “terra incognita” Una mostra a Roma racconta questa storia
MINIATURA. “Innocenzo IV invia domenicani e francescani dai Tartari” (XV secolo)