domenica 31 dicembre 2023

BENEDETTO XVI. LA DIREZIONE DECISIVA (Pietro Luca Azzaro)

 

BENEDETTO XVI. LA DIREZIONE DECISIVA

A un anno dalla morte, un ricordo di Joseph Ratzinger e del suo profondo legame con sant'Agostino, tutto incentrato sul tema della conversione, possibile solo se si ama e ci si riconosce amati
Pietro Luca Azzaro*
«Signore, ti amo». Le ultime parole di Benedetto XVI, pronunciate all’alba del 31 dicembre 2022 nel monastero Mater Ecclesiae in Vaticano, a pochi passi dalla tomba di san Pietro, ci riportano alla memoria quelle con cui una mattina di primavera, sulle sponde del lago di Tiberiade, il suo primo predecessore rispondeva al Signore risorto che si accingeva ad affidargli la specifica missione di guidare tutta la comunità dei suoi discepoli: «“Simone di Giovanni, mi ami?”. […] Gli disse: “Signore, tu sai tutto; tu sai che ti amo”. Gli rispose Gesù: “Pasci le mie pecorelle”» (Gv 21,17). Ma vengono in mente anche le parole che rivolse al Signore, a suggello della sua conversione, colui che Joseph Ratzinger aveva considerato sin dalla sua giovinezza «grande amico e maestro»: «Tardi ti amai, bellezza così antica e così nuova» (sant’Agostino, Confessioni, X, 26-27).

In effetti, quello che aveva sùbito e maggiormente colpito il giovane dottorando studioso del pensiero del filosofo di Ippona era stato proprio il punto sorgivo della vicenda di sant’Agostino, e cioè l’esperienza personale della conversione, tutta incentrata sull’amare e sull’essere amati; una dinamica profondamente umana e vera che, tanti anni dopo, Benedetto XVI, nella sua prima enciclica, Deus Caritas est, sintetizzerà così: «All’inizio dell’essere cristiano non c’è una decisione etica o una grande idea, bensì l’incontro con un avvenimento, con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva». Su questa base, grazie anche allo studio dell’ecclesiologia di sant’Agostino, Joseph Ratzinger era andato sempre più maturando la convinzione che la Chiesa è proprio «il comunicare con noi del Signore, che insieme genera l’autentico comunicare degli uomini fra loro. Per questo la Chiesa nasce attorno a un altare». E per questo l’Eucaristia è «il procedimento vivo della comunione di Cristo con noi».

Quando il Vaticano II aveva posto la questione della necessità di un rinnovamento della Chiesa, al giovane professore di dogmatica e perito conciliare – che pure auspicava un “Concilio di rinnovamento” – era già perfettamente chiaro che “aggiornamento” non poteva significare la formulazione di nuove dottrine, la creazione di un’altra Chiesa, ma facilitare invece quanto più possibile, nell’oggi e per l’uomo di oggi, l’incontro con quella Persona, quella conversione, quel comunicare, quella comunione.

(continua su https://it.clonline.org/news/chiesa/2023/12/29/benedetto-xvi-azzaro)