Giornata Mondiale della Poesia/3 – Intervista a Davide Rondoni
Davide Rondoni è uno dei poeti più interessanti della cosiddetta “Generazione Novanta”, cio+è quei poeti che sono nati negli anni Sessanta e hanno cominciato a pubblicare negli anni Novanta. Sono molti e hanno impresso uno spirito d’innovazione alla poesia italiana contemporanea. (Cfr.: Poesia presente di Francesco Napoli – Raffaelli, 2011). L’Accademia Mondiale della Poesia lo ha invitato ospite alla festa per la Giornata Mondiale della Poesia , che si terrà a Verona, dopodomani venerdì 22 marzo, a cominciare dalle ore 17, nel Teatro Maffeiano, dove Rondoni leggerà alcune poesie di Gabriele D’Annunzio, accompagnato dal musicista Nazzareno Carusi al pianoforte, per il 150° anniversario della nascita. Inoltre, leggerà alcune sue poesie edite e inedite. Rondoni ha pubblicato diverse sillogi poetiche. I libri di maggiore diffusione e innovazione letteraria sono sostanzialmente due: Il bar del tempo (1999) e Apocalisse amore (2008). Rondoni è poeta ma anche critico e traduttore. Responsabile di collane di poesia e fondatore del Centro della poesia contemporanea dell’Università di Bologna. Nella saggistica, fondamentale è il suo libro Il fuoco della poesia (2008).Cattolico, scrive una poesia “incendiata”, in cui la spontaneità della testimonianza è coinvolgente ed anche provocante, sentimento che assurge a fortezza grazie anche a una fresca incisività linguistica. Nell’occasione, ecco una breve intervista che, ovviamente, non esaurisce i motivi della sua ricerca, molto complessa e articolata, soprattutto nell’evidenziare l’abbandono al “fuoco” della poesia, come raggiungimento della gioia nel cammino di fede.
D. Sarai testimonial dell’Accademia Mondiale della Poesia di Verona nell’omaggio a Gabriele D’Annunzio nel 150° della nascita. Oggi sei in Sicilia e dopodomani sarai a Verona. Sei una specie di globetrotter della poesia.
R. Partecipo alla festa dell’Accademia a Verona perché mi diverte. Tra l’altro, l’evento non è il 21, Giornata Mondiale della Poesia, ma il 22. È divertente anche questa sfasatura, perché in fondo ogni giorno è la festa della poesia, con giornate mondiali o, meglio ancora, segrete. Inoltre l’Accadenmia ha organizzato un appuntamento con cose molto varie. Omaggi non solo a D’Annunzio, ma anche a Sereni, a Tonino Guerra, con musiche e danze. Sì, è un evento divertente.
D. A parte il tuo invito, cosa distingue l’Accademia della Poesia?
R. C’è gente che lavora a mettere in evidenza i diversi generi della poesia e in particolare i poeti di
valore. Non è casuale l’omaggio che si farà a Sereni e a Guerra, oltre che a D’Annunzio. Finalmente una rassegna che presenta personaggi della poesia di grande valore. E con questo non voglio dire che io, in quanto invitato, faccia parte del gruppo dei poeti di valore.
D. Beh, ti chiamano da tutte le parti. Mi meraviglio sempre come tu possa spostarti continuamente dal nord al sud, dall’est all’ovest, e anche all’estero, con tanta frequenza.
R. Sì, ho l’energia per farlo. Tutto qui. E lo faccio soprattutto perché mi diverto. Mi accorgo che la poesia oggi è molto seguita. E soprattutto quella autentica.
D. Col passare degli anni la tua ricerca si sta spostando. Verso dove?
R. Sai, ognuno scrive come vuole. Lo stile si scopre man mano. Le mie valutazioni però valgono poco. Tuttavia, posso dire che forse con il passare del tempo, mi avvicino ad una maggiore essenzialità. Procedo verso un impoverimento delle parole. Ho avuto due colossi come riferimento: Testori e Luzi. Naturalmente con tutte le loro diversità. I due poeti sono così lontani tra loro. Ma per me sono stati entrambi importanti. Dentro di me credo di aver fatto di loro una “strana” sintesi. Provo a sorprendermi io stesso. Non so. Tutto sommato non saprei cosa esattamente rispondere al quesito.
D. Qual è il rapporto tra la tua vita e la tua poesia?
R. Se una vita è ricerca, anche la poesia è ricerca. Così è la mia vita, cane che abbaia contro l’infelicità.
D. Ora che cosa stai creando?
R. La gioia. Tutti gli uomini creano la gioia. Almeno dovrebbero. Penso che l’esperienza dà valore smisurato alle cose. E intendo la gioia come anticipo del Paradiso, se mai ci sarà. Oggi è facile intendere questo concetto perché va di moda lo spirito francescano. La ricerca della perfetta letizia.
D. Come cattolico, con quel “se mai ci sarà” mi pare che tu esprimi un dubbio tremendo.
R. Aspirare al Paradiso non significa arrivarci.
D. Dicono che il tuo successo è dovuto al fatto che appartieni a Comunione e Liberazione.
R. Cattiverie ce ne sono tante. Invidie, piccinerie. Quest’affermazione è talmente stupida che non vale la pena commentarla.
D. Guarda, non sono io a dirla. Come giornalista ti riporto solo voci che girano tra poeti e no.
R. Oggi sono in Sicilia. Ho avuto un incontro con cento ragazzi. Non mi pare che mi abbiano ascoltato per l’appartenenza. E poi, il mio editore non mi pare che presti attenzione a queste cose. Se ho successo – ma questa parola non mi piace – forse è dovuto all’autenticità della mia espressione poetica.
D. Parlami del rapporto tra la tua cattolicità e la tua poesia.
R. C’è, per me, una chiara relazione tra ciò che si vive e ciò che si scrive. Io amo le donne, mi piace il cibo, il vino. Sono romagnolo, amo la vita, e sono dentro le cose. Eccetera. Credo che si veda e si senta nella mia poesia. Sono cattolico, ma sono aperto a tutto, a non censurare niente del mondo. Credo sia evidente nella poesia come io sono.
D. Cosa stai scrivendo di nuovo.
R. Ho finito un piccolo libro di poesie che uscirtà a maggio in Francia per le edizioni White Fly, dirette da Gabriella Montanari. Il titolo provvisorio è: Si procede solo per schianto. Ma ti avviso che potrebbe cambiare. Nel frattempo sta crescendo la mia prossima raccolta.
(Ottavio Rossani)