A Remi Brague il Premio internazionale di Cultura cattolica
Fu relatore al Meeting 2009 sul tema “La realtà come segno e la sfida del conoscere”
«Si
dice spesso che l’Europa deve tornare alle sue radici cristiane. Io più
che di radici preferisco parlare di sorgenti, perché ciò da cui origina
l’Europa è un principio vivo, che zampilla ancora oggi». Remi Brague,
intervistato da Giulio Meotti de Il Foglio, è molto emozionato. Alle
platee folte come quella che lo sta ascoltando dal Teatro Remondini di
Bassano del Grappa è abituato. Ma ricevere il 35mo Premio internazionale di Cultura cattolica,
assegnato come ogni anno dalla Scuola di Cultura cattolica di Bassano
del Grappa, è qualcosa di speciale. «Se guardo la lista di quelli che
hanno ricevuto questo riconoscimento prima di me, con nomi come Joseph
Ratzinger, rimango impressionato».A sciogliere almeno un po’ l’emozione venerdì 17 novembre è il pubblico bassanese, che saluta il suo intervento con applausi molto calorosi. In sala varie autorità locali, c’è anche una piccola delegazione del Meeting con la segretaria generale Angela Matteoni e il responsabile dell’Ufficio stampa Eugenio Andreatta.
Quella tra il Premio (e il Comune dei Giovani da cui nasce) e il Meeting infatti è un’antica amicizia. E anche il professor Brague non è un nome nuovo per la manifestazione riminese. Nel 2009 tenne un bellissimo incontro intitolato “La realtà come segno e la sfida del conoscere” (https://www.meetingrimini.org/default.asp?id=673&item=4813) e nel 2007 intervenne con un contributo altrettanto rilevante all’incontro di presentazione della mostra Exempla con a tema l’uomo e la modernità (https://www.meetingrimini.org/news/default.asp?id=676&id-n=5692).
La Giuria che assegna il riconoscimento presieduta dal prof. Lorenzo Ornaghi (presente anche monsignor Luigi Negri, arcivescovo emerito di Ferrara), ha deciso assegnare il Premio a Brague perché «è tra i filosofi maggiori e più originali del nostro tempo» e perché «è anche l’esponente di un pensiero cattolico che oggi sente sempre più acuto il dovere di tornare ad alimentare e orientare cristianamente la visione culturale della vita umana e della storia».
Formatosi all’École Normale Supérieure, Rémi Brague ha insegnato sia in Europa che negli Stati Uniti, e per 11 anni, fino al 2013, ha ricoperto la cattedra della Ludwig-Maximilians-Universität di Monaco intitolata a Romano Guardini e dedicata a una “visione cristiana del mondo”. “Con uno stile di scrittura chiaro ed elegante, Brague argomenta efficacemente le proprie tesi, contrastando il conformismo accademico-culturale oggi dominante”, si legge nella motivazione del Premio, ed è intensa anche la sua attività di approfondimento e di traduzione del pensiero arabo.
I suoi più recenti interventi si sono dedicati in particolare al tema dell’Europa, delle sue radici e del suo futuro, che Brague ritiene essere incerto sia per motivi demografici che culturali. La soluzione, per il filosofo parigino, è in quelli che egli stesso ha definito come un ritorno e una riscoperta del Medioevo cristiano dei grandi Padri della Chiesa, dei filosofi, dei teologi e degli scrittori che hanno fatto grande la cultura europea. È infatti al cristianesimo e all’umanesimo cristiano, recita ancora la motivazione della Giuria, che l’Europa deve “la sua anima vera, la sua attitudine a dialogare con culture differenti”.