giovedì 16 novembre 2017

Incontro Meeting- Gran Muftì di Croazia

Vivere insieme, non solo coesistenza. Il nostro incontro con il Gran Muftì di Croazia

La delegazione Meeting a Zagabria con uno dei maggiori leader del mondo islamico
Quattro ore e mezzo di dialogo con il presidente del Meeting Emilia Guarnieri, il professor Wael Farouq e il vicedirettore del Meeting Marco Aluigi. L’accoglienza riservata mercoledì 15 novembre a Zagabria dal Gran Muftì di Croazia, il dottor Aziz Hasanović, alla delegazione del Meeting di Rimini è stata decisamente fuori ordinanza.

«Mi ha colpito un particolare», racconta Emilia. «A un certo punto ci è stato servito un caffè con dei dolci. Il gran Muftì ci ha spiegato che nella loro cultura quando si prende il caffè insieme non si tratta appena di un fare un break, ma perché si deve parlare di tante cose, e quindi il caffè va degustato molto lentamente, perché quando si parla di cose importanti che si condividono non bisogna avere alcuna fretta. Con questo semplice gesto ci ha detto che lui era lì solo per noi».

Che Hasanović abbia molto a cuore il Meeting lo ha chiarito lui stesso: «Quando visito sedi importanti per incontri istituzionali parlo spesso della mia esperienza del 2016 al Meeting di Rimini. Per me è stato un incontro di grandissimo valore, in seguito ho continuato ad approfondire i vostri testi e documenti».

Significativo anche il luogo dell’incontro: il Mashiakha, il Centro islamico di Zagabria, il più grande edificio islamico costruito in Jugoslavia prima della guerra del 91-92, di fatto un centro polifunzionale comprendente la moschea, scuole di ogni ordine, un ristorante, tutto aperto alla comunità cittadina. Qui in questi giorni si sta tenendo un convegno sul tema del rapporto tra religione e scienze che coinvolge 44 scienziati di tutto il mondo.

Molti gli argomenti sui cui ci si è soffermati durante l’incontro, proseguito poi a pranzo. Sul tema delle migrazioni, racconta Wael Farouq, «il dottor Hasanović ci ha detto che in Europa il problema delle migrazioni si risolve troppo spesso con la burocrazia, soprattutto là dove si tratta di una burocrazia efficiente. Il limite di questo approccio è che non ha alcun contenuto spirituale. Per questo le persone immigrate, quando manifestano il loro bisogno di spiritualità, cercano risposte altrove, a volte anche in ambienti fondamentalisti ed estremisti».

Il modello croato invece, ha proseguito Hasanović, unisce forma e contenuto. Quando si è trattato di affrontare il problema delle crescenti migrazioni, ha raccontato, è stato il governo a coinvolgere la comunità musulmana croata, la quale a sua volta ha contattato i cristiani del luogo. Così a Natale numerose famiglie cristiane hanno invitato a casa propria una famiglia di migranti musulmani. L’adesione è stata così convinta che c’erano più famiglie disponibili del necessario.

Un modello interessante per tutta l’Europa quindi, come era emerso anche nell’incontro “Quale Islam per l’Europa?” del 22 agosto 2016. «Un modello che si basa non solo sulla semplice coesistenza», spiega la presidente del Meeting, «ma sul vivere insieme. Non è la stessa cosa. A me ha ricordato quello che ci diceva don Giussani sulla differenza tra la tolleranza e il vero amore all’altro. Non è solo rispettare una diversità, ma sentire l’altro come un bene per me».

Le prossime tappe di questo cammino? «Abbiamo già cominciato ad intravederne alcune, proseguiremo presto il percorso intrapreso oggi», racconta Emilia, «ma seguendo l’affermazione del dottor Hasanović secondo cui “ogni luogo dovrebbe poter avere il proprio Meeting di Rimini”, è possibile che, insieme, lavoreremo per un appuntamento del Meeting a Zagabria. E comunque quello che abbiamo condiviso oggi è destinato a fiorire, ne sono certa».