Francescani in
Prima di Marco Polo
ASIA
Tutti conoscono la figura
di Marco Polo che fece uno storico viaggio in Cina, ma non tutti
sanno che 25 anni prima di quell’impresa, due francescani fecero un
viaggio altrettanto straordinario nel cuore dell’Asia, per gli Europei
la vera terra incognita:
Benedetto Polacco e Giovanni da Pian del Carpine percorsero circa 10
mila chilometri in un anno e mezzo (1245-46) per arrivare a Karakorum,
allora capitale dell’impero dei mongoli.
Ma cosa ci facevano i frati francescani alla corte dei Khan dei
Mongoli? Il viaggio fu voluto da Innocenzo IV, che in quegli anni
risiedeva a Lione per il concilio, e fu principalmente una missione
politica e religiosa. Il Papa decise d’inviare una legazione a Guyuk
Khan, nipote di Gengis Khan, per convincerlo a fermare le invasioni
mongole in Europa. Alcuni anni prima, i Mongoli devastarono la parte
centro-orientale dell’Europa, comprese le terre polacche.
Particolarmente drammatica fu la spedizione del 1241 che culminò con la
battaglia di Legnica, dove i cavalieri polacchi sostenuti da un
gruppo di Templari subirono una disastrosa sconfitta. Sul campo di
battaglia cadde il principe slesiano Enrico II il Pio, figlio di santa
Edvige di Slesia. All’inizio, Innocenzo IV volle organizzare una
crociata contro i tartari, ma senza successo. Allora decise di
stabilire dei contatti con loro inviando quattro delegazioni: a capo di
una, che riuscì a raggiungere la capitale mongola, ci fu appunto
Giovanni da Pian del Carpine affiancato da Benedetto Polacco.
Ma il Papa indicò ai suoi emissari anche altri scopi. Prima di
tutto volle proporre ai mongoli di stringere un’alleanza contro i
musulmani, che in quel momento minacciavano la Terra Santa. Ma ci
fu anche un altro scopo della missione, ufficialmente non
dichiarato e il più difficile: convincere il Khan mongolo e i suoi
sudditi a convertirsi alla fede cristiana. Ovviamente, i frati durante
la loro missione dovevano osservare tutto per apprendere la conoscenza
delle leggi e dei costumi mongoli e degli altri popoli che abitavano il
loro impero, ad anche raccogliere delle informazioni militari che
potevano servire come consigli su come combattere i mongoli.
I messi del papa ripartirono nel novembre 1246 e il loro viaggio di
ritorno durò un anno. Purtroppo, i risultati della missione per conto
d’Innocenzo IV non furono soddisfacenti, perché il Gran Khan chiese al
Papa insieme ad altri sovrani d’Europa di venire da lui: la richiesta
non poteva essere soddisfatta. Anche l’offerta della conversione al
cristianesimo fu ignorata dal capo mongolo. Ma il solo fatto di
allacciare i rapporti ebbe la sua importanza.
Invece dal punto di vista della scienza, il viaggio dei francescani fu
importantissimo e contribuì in modo significativo alla conoscenza del
cuore dell’Asia. Gli appunti fatti durante lunghi mesi di spostamenti
costituiscono un’ottima fonte di informazioni non soltanto per gli
storici, ma anche per i geografi e gli etnografi. La fonte più preziosa
rimane
La Storia mongola ( Historia Mongalorum),
scritta da Giovanni da Pian del Carpine e il “Rapporto” di Benedetto
Polacco (anche se più breve, contiene un documento preziosissimo: la
lettera del Khan mongolo a papa Innocenzo IV).
Ma chi erano questi due frati francescani che hanno compiuto un’impresa straordinaria, storica anche se me-
no conosciuta dei viaggi di Marco Polo? Giovanni da Pian del Carpine
era uno dei compagni e dei più stretti collaboratori di san Francesco
d’Assisi; predicò e fondò le comunità francescane in tutta Europa e,
tra l’altro, fu provinciale dell’ordine nella Slesia, a Breslavia. E
probabilmente durante il suo soggiorno in terra polacca conobbe
Benedetto Polacco (Benedictus Polonus) che, successivamente, scelse
come compagno di viaggio, tenendo conto anche della sua padronanza della
lingua rutena, tanto importante in una spedizione così difficile.
A questo viaggio storico e ai suoi due protagonisti è consacrata una mostra nell’Istituto Polacco di Roma intitolata:
25 anni prima di Marco Polo: la missione di Benedetto Polacco e
Giovanni di Pian del Carpine nella residenza dei Khan mongoli,
1245-1247. È stata appena inaugurata da tre
studiosi: lo storico dell’arte dell’università di Varsavia Jerzy
Miziolek, padre dr Emil Kumka della Pontificia facoltà teologica di San
Bonaventura - Seraphicum a Roma e l’archeologo e curatore della mostra
Mariusz Ziólkowski dell’Università di Varsavia. La mostra rimane
aperta fino alla fine di marzo nell’orario di lavoro dell’Istituto
Polacco di Roma (via Vittoria Colonna, 1; info: 06 36000723).
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Medioevo
Benedetto Polacco e Giovan da Pian del Carpine 25 anni prima
dell’esploratore veneziano furono inviati da Innocenzo IV a convertire i
mongoli e a siglare un’alleanza contro la Mezzaluna
La spedizione non riuscì, il Gran Khan chiese al Papa di recarsi da lui
ma la richiesta non poteva essere esaudita. Eppure la missione consentì
di aprire lo sguardo su una “terra incognita” Una mostra a Roma
racconta questa storia
MINIATURA. “Innocenzo IV invia domenicani e francescani dai Tartari” (XV secolo)