Letture.
«Nel cuore giovane un desiderio sterminato»
C’è nel cuore di tutti i
giovani che si affacciano agli anni che ne faranno le donne o gli
uomini di domani l’attesa di «qualcosa che sia all’altezza del
desiderio sterminato del loro cuore ». E si fermeranno solo quando
l’avranno trovato, sempre che qualcuno o qualcosa li scoraggi al punto
da spegnere quella formidabile domanda di vita, di senso, di eterno. È
questo filo incandescente che percorre le pagine di un libro piccolo e
denso per tensione e profondità, La voce unica dell’ideale
(San Paolo, 80 pagine, 5 euro, da oggi nelle librerie), col quale il
presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione don Julián
Carrón offre un contributo al Sinodo sui giovani attraverso la
trascrizione di due incontri con i maturandi di Gioventù studentesca
(del 2010 e del 2013) centrati sul tema della vocazione a
partire dallo stesso pungolo che ora interpella tutta la Chiesa –
ognuno di noi: «Verificare se la proposta cristiana trova ancora
spazio nel cuore dei giovani, che sono alla ricerca della loro
vocazione», tema dell’assemblea di ottobre in Vaticano.
Quello di Carrón è un ragionamento da cuore a cuore – citazioni di
Giussani alla mano – per giovani in cerca della loro strada. Attenzione,
però: non si tratta di un libro “per ciellini” ma di una riflessione
ragionevole e appassionata che non può lasciare indifferente ogni
educatore come qualunque ado-lescente, l’universitario come il
genitore. Perché parla a tutti l’idea che «c’è una battaglia in atto
tra la Voce unica dell’Ideale
» (verso di una celebre canzone di Claudio Chieffo), che «tutti
sentiamo vibrare dentro di noi», e «tutte quelle circostanze che tante
volte cercano di schiacciare questa voce» tanto che «non sappiamo da
che parte andare». Già è tanto che nei giovani resti viva – o venga
accesa – la «consapevolezza» di «questa lotta
in atto», che apre alla grande domanda capace di risuonare a ogni età
assumendo però la portata di una sete implacabile in chi si slancia
nella vita adulta: «Ma io perché ci sono? Perché sono al mondo? A che
vale la pena vivere? A che serve il mio io?». Di più: «A che cosa sono
utile?» Tutto ciò che oggi lavora a spegnere questa domanda –
tecnologie, consumi, mode – fa «violenza alla natura dell’uomo»
giocando ogni seduzione per farci credere «che l’unica modalità di
realizzare se stessi sia autoaffermarsi» per gettare fatalmente «da
soli in un nascondiglio, domandandosi che senso abbia la vita».
Ma, incalza Carrón, «per la mia realizzazione io devo capire che cosa
sto a fare al mondo, perché senza di questo inesorabilmente mi perdo».
Non è già questa coscienza un passo decisivo per disporsi a udire la
voce di Dio nella propria anima? «Il Mistero – spiega Carrón ai liceali
che lo interrogano – vedendoci così smarriti
ha avuto pietà di noi ed è entrato nella storia per rivelarci ciò che
noi da soli non possiamo penetrare, è diventato uomo per aiutare gli
uomini a essere se stessi, per svelare il senso ultimo del mondo e
aiutarli a capire il significato della vita». Ha fatto compagnia alla
domanda che orienta la nostra vita.
La premessa – che da sola vale un intero progetto educativo – apre a
pagine magnifiche su come «individuare quel complesso di inclinazioni
che io sono per poter capire come posso usare tutto quello che ho,
tutto quello che mi trovo addosso e che mi è stato dato, per l’utilità
del regno di Dio». In altre parole, la vocazione umana, soprannaturale e
professionale. Nella certezza – scrive Carrón – che «questa è
un’avventura per audaci, per gente che non si accontenta con meno di
tutta la pienezza a cui la realtà invita».
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Da due dialoghi del presidente della Fraternità di Comunione e
Liberazione don Julián Carrón con i maturandi un libro piccolo e denso
sulla domanda di senso e di orientamento che percorre l’età delle grandi
scelte e guida a capire la propria vocazione. Un contributo per il
Sinodo di ottobre
Don Julián Carrón
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