venerdì 22 novembre 2024

Conversazione tra Ratzinger e Ulrich Hommes (In dialogo con il proprio tempo, 1980)

 


Per gentile concessione della Libreria Editrice Vaticana, pubblichiamo una parte della conversazione del 1980 (finora inedita in italiano) tra Joseph Ratzinger, allora arcivescovo di Monaco di Baviera, e Ulrich Hommes, dell’emittente televisiva Bayerischer Rundfunk, colloquio contenuto nel libro In dialogo con il proprio tempo. Il volume in tre tomi (per un totale di 1.688 pagine), tredicesimo dell’Opera omnia di Joseph Ratzinger-Benedetto XVI in corso di edizione presso la Lev, raccoglie tutte le interviste da lui rilasciate e viene presentato oggi (giovedì 21 novembre) alla Lumsa di Roma (via di Porta Castello 44) alle ore 17, alla presenza, tra gli altri, di padre Federico Lombardi, presidente della Fondazione Joseph Ratzinger-Benedetto XVI, e mons. Georg Gänswein, già Segretario particolare di Benedetto XVI.

 

Tutti, almeno una volta, arrivano a interrogarsi anche espressamente sul senso della vita. Generalmente accade non nei momenti in cui si sta bene e tutt’intorno le cose sembrano a posto, ma in situazioni di dolore e di bisogno, o anche a seguito di grandi delusioni o semplicemente in momenti strazianti di noia. Se in questi momenti ci si guarda intorno si fa una scoperta singolare: la questione del senso sembra essere più facile per i credenti – i credenti in senso stretto, ad esempio di religione cristiana. Anche i credenti sono assillati da problemi e tormentati da paure, ma su questo punto in qualche modo sembrano essere un bel po’ in vantaggio su tutti gli altri. Perché?

 

Anche il credente, in effetti, non è un uomo a cui sono risparmiati problemi, crisi, sofferenze e travagli interiori. Ma egli ha questo di particolare: sa che è voluto, che è necessario, che ha un compito, che c’è un’idea di lui. L’inizio del Vangelo di Giovanni, «In principio era il Verbo», lo si può tradurre anche con: «In principio era il senso!». Ed è un sostegno enorme anche per me personalmente sapere che mi precede una volontà che mi ha pensato prima che io stesso mi pensassi e mi conoscessi; che c’è un amore che mi vuole e che continua a sostenermi anche quando io stesso non riesco più a realizzare nulla di particolare, quando io stesso non riesco più a vedere o a dare alcun senso. Questo stare in una volontà di cui sono assolutamente certo e che so essere senso e amore, e che mi ha dato un senso, è quello che fa superare anche i momenti di apparente assenza di senso nella propria vita.

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