giovedì 22 febbraio 2007

DURANTE ALIGHIERI detto DANTE. CHI ERA COSTUI?

Sala gremita. Silenzio attento. Applauso fragoroso.
Questo è successo nell’aula magna dell’Università di Foggia, in occasione del secondo appuntamento del ciclo “Solo lo stupore conosce”, organizzato dall’Ufficio Scuola e Università della Arcidiocesi di Foggia in collaborazione con il Centro Culturale Archè. Relatore: Prof. Franco Nembrini, docente di letteratura italiana a Bergamo e autore di tre volumi di commento alla Divina Commedia.
Si è resa necessaria anche una videoconferenza nell’aula accanto per permettere alla folla di studenti, professori e adulti appassionati, accorsi da tutta la provincia.
Per chi? Per cosa?
Per DANTE ALIGHIERI!!!… "Chi era costui?” A lui, certo, non si addice tal quesito! Anzi, tutti sanno: è il Poeta, è l’autore della Divina Commedia, uno di Firenze vissuto nel Medioevo, amava una certa Beatrice, aveva un naso 'importante’.
Ma che tipo di uomo era? Cosa pensava? Di cosa conversava coi suoi amici?
“Lo immagino, ragazzo sedicenne, passeggiare per le vie di Firenze” ci suggerisce il prof. Nembrini “e un pomeriggio, per caso, PUFF!!... incontra Beatrice. Tutto ciò che di bello, di positivo c’è nella vita, lo intravede nel sorriso di Lei. E’ il sorriso stesso dell’Essere. Se ne innamora. E’ talmente felice, che, appena tornato a casa, scrive all’amico Guido (Cavalcanti) per comunicargli tutta la gioia del suo cuore. E in un’epoca in cui le parole avevano un peso specifico notevole, la parola Amore acquista un significato profondissimo. Beatrice: colei che porta beatitudine. La luce. D’un tratto, però, l’evento inatteso: Beatrice muore. Il buio. Uno schianto nel cuore. Dante si trova al bivio con la vita, soffre e si interroga. Dov’è quella bellezza intravista nella donna amata? Possibile che sia svanita? Perché la vita deve tradire questa promessa di bene che aveva dentro e che gli aveva fatto sperimentare?”
Posto di fronte agli eventi, Dante vuole capire. Rilegge le lettere che ha scritto, le riordina e nasce “La Vita Nuova”. Da qui, Durante capisce che la conoscenza vera è il modo di stare di fronte alle cose. Lo SGUARDO. Costruisce tutta la dinamica della Divina Commedia sul vedere ed instaura un dialogo col lettore con la ‘pretesa’ di insegnargli a guardare la realtà con verità, Io e Tu, plurale e singolare, “Nel mezzo del cammin di nostra vita, mi ritrovai per una selva oscura…” e così “ho scoperto che Dante parla di Me, di Te” afferma il professore e continua: “Ci sono alcune terzine in cui mi sento descritto”, perché l’Alighieri è talmente dentro le cose che può parlare all’umanità tutta e scrivere un capolavoro di universale bellezza come la DIVINA COMMEDIA.
Condensare in un articolo la ricchezza e il contenuto di questo incontro è veramente arduo. Abbiamo avvertito una consonanza umana con quest’uomo medievale, “ho conversato con lui per due ore, senza annoiarmi”, commenta una studentessa, e questo è stato senz’altro merito della passione (senza pretese accademiche) che Nembrini nutre per Dante e che ci ha comunicata tutta.
Il prossimo appuntamento è con l’arte, giovedì 1 marzo alle ore 18.30. Protagonista della scena: VAN GOGH. Parole, stupore, colore.

Paola Lepore