venerdì 5 giugno 2015

Il contributo della Chiesa ai problemi della donna di oggi

La Chiesa di fronte alla condizione delle donne oggi

FRANCESCO 
Oggi le donne sono al centro dei più gravi e incombenti problemi che in ogni parte del mondo gravano sulle società, ed è solo guardando a loro che si può sperare di trovare una soluzione e di rimediare ai guasti peggiori. La Chiesa - che per prima, quasi venti secoli fa, ha offerto alle donne una parità spirituale e morale con gli uomini - a buon diritto può essere ritenuta, anche su questo problema, una "esperta in umanità", e può offrire il suo aiuto per l'individuazione dei problemi e soprattutto di qualche possibile via di risoluzione.



Noi donne che facciamo parte della redazione di donne chiesa mondo, mensile femminile dell'Osservatore romano, abbiamo deciso di radunare in un seminario internazionale specialisti delle questioni che si vogliono affrontare - donne e uomini, cattolici e non cattolici - per dare un primo contributo in questo senso. Il primo spinoso tema che abbiamo affrontato sono i vari tipi di violenza subita dalle donne nel mondo. Le guerre - specialmente quelle che strumentalizzano la religione - si svolgono sempre più sul corpo delle donne: donne violentate, sposate a forza, costrette ad abortire o a partorire in condizioni terribili, umiliate nella loro dignità quanto più hanno cercato di superare la condizione di oppressione in cui sono costrette, accedendo allo studio e all'indipendenza economica. In molte regioni del mondo - come per esempio in Africa o in paesi asiatici come il Pakistan - sono le donne a pagare il prezzo più altro della violenza dilagante, come non succedeva da secoli.
In queste zone sono i rappresentanti della Chiesa cattolica - spesso in collaborazione con esponenti di altre confessioni cristiane - a costituire l'unica rete di protezione e talvolta di salvezza. In particolare, in quest'opera si distinguono le suore. E sempre loro costituiscono l'unica fonte d'informazione e di denuncia. Ne hanno parlato due religiose, impegnate nell'aiuto alle donne violentate in due paesi dilaniati dalla guerra civile: il Congo e il Sud- Sudan. I loro discorsi drammatici hanno toccato il cuore dei presenti. La crisi della famiglia è stata segnalata come il problema più urgente da affrontare dai due sinodi convocati da papa Francesco. Ma come si può parlare di famiglia, e ancor più di crisi della famiglia, senza coinvolgere le donne e senza sentire il loro punto di vista? Le donne, infatti, sono sempre state considerate - e con ragione - l'anima e la radice della famiglia, e al tempo stesso, con la loro ribellione al ruolo tradizionale di madre-moglie-figlia, sono all'origine del suo disgregarsi. Ma oggi le donne, nella loro marcia verso l'autonomia, vedono diminuire la possibilità di essere madri e, nella loro ricerca di affermazione professionale, rischiano di non trovare più quelle gratificazioni affettive che per secoli hanno significato la loro ragione di vita. Sono loro gran parte del problema, e ovviamente costituiscono anche gran parte della soluzione. Non è possibile dunque affrontare e risolvere questa crisi senza ascoltarle.
Ma se nei paesi di matrice cristiana l'emancipazione della donna si è realizzata in un contesto che ha mantenuto un rispetto di fondo per le sue scelte e i suoi bisogni, lo stesso non si può dire per paesi, come quelli asiatici, dove questa emancipazione ha significato per le donne soprattutto la perdita delle protezioni tradizionali, non compensata da una crescita del rispetto come persona. Qui le donne sono sfruttate economicamente e sessualmente, mentre la famiglia tradizionale si sta disgregando, e una nuova forma familiare, più egualitaria e fondata appunto sul rispetto, fatica ad affermarsi. In queste condizioni il cristianesimo si rivela una via di emancipazione rispettosa dell'identità femminile che attira molte donne. In Corea, ad esempio, così come in molti altri paesi di recente evangelizzazione - questo vale soprattutto per quelli di tradizione culturale islamica - sono le donne le più recettive nei confronti del messaggio cristiano. Questo assicura loro una possibilità di emancipazione che non è contemplata nel contesto sociale di origine. Sono infatti le donne le prime e le più numerose convertite, e poi le più attive evangelizzatrici.
Soprattutto sono loro che, come più volte ha ripetuto papa Francesco, assicurano la trasmissione della fede alle nuove generazioni. Nei paesi occidentali, dove il rapporto fra donne e Chiesa è molto più problematico, la secolarizzazione si radicalizza anche perché ai giovani manca ormai una tradizione cristiana familiare. Della crisi della famiglia in paesi dell'estremo oriente - il Vietnam e il Giappone - hanno parlato la svedese Lindskoh e Cristian Martini Grimaldi. Il tema della famiglia in Occidente è stato invece affrontato dallo studioso di statistica Volpi, dalla studiosa di letteratura e di cultura francese Habib, dalla psicanalista Janigro. Rimane poi sotteso - e sempre legato alla famiglia come luogo della procreazione - il drammatico confronto con le nuove scoperte tecnoscientifiche, che stanno cambiando addirittura il modo di concepire l'essere umano. Ancora una volta sono le donne, cioè l'identità femminile, a esserne investita in modo più forte e traumatico: se già oggi la figura materna può essere spezzata in tre figure - la donatrice di ovuli, la madre gestante e la madre "sociale" - in un futuro neppure troppo lontano si prevedono possibili il ricorso all'utero artificiale e la fabbricazione di ovuli e spermatozoi dalle cellule staminali, cioè la possibilità di crearsi un figlio da soli. Quando anche gli uomini potranno "farsi" un figlio, cosa sarà della differenza sessuale? E chi ha più da perdere, in questa eventualità, è senza dubbio la donna.
Queste profonde trasformazioni in atto dell'identità femminile suggeriscono anche una revisione dell'idea di complementarità fra uomini e donne - che sta alla base della teologia del matrimonio cattolico - per poter rispondere efficacemente a questi cambiamenti. Particolare interesse ha suscitato la relazione di suor Rita Mboshu Kongo, che ha denunciato la crisi di identità delle religiose africane, spesso impreparate ad affrontare a vita religiosa, e sottoposte all'autorità senza controllo dei vescovi locali. La nostra attenzione è stata anche rivolta a quelle testimoni che hanno inventato nuovi modi di vivere l'identità femminile, portando nei contesti in cui esercitano la loro attività un punto di vista diverso, come ad esempio la senatrice statunitense Warren, che cerca nuove vie etiche per la vita della finanza, o l'argentina Perceval, che ha parlato del ruolo delle donne nelle organizzazioni internazionali. Esse rappresentano la potenzialità futura del ruolo femminile, e fanno sperare alla possibilità di un mondo migliore.