sabato 3 febbraio 2018

Omelia di Papa Francesco ai consacrati

«Siete chiamati a una esistenza controcorrente»
Francesco ai consacrati: lasciatevi incontrare dall’abbraccio di Cristo
ROMA
Laddove la vita contemporanea chiude le porte, la vita consacrata, «alba perenne della Chiesa », è chiamata a tenerle aperte. Laddove il mondo tende ad accaparrare, la vita consacrata dona. E dove gli altri cercano ricchezza, piacere e potere, i consacrati si fanno poveri, casti e obbedienti, guardando gli occhi del fratello, più che lo schermo del cellulare. Papa Francesco tratteggia così l’identità dei religiosi e delle religiose del 2000. E 'svela' loro un 'segreto'. «Tenere il Signore tra le braccia». In pratica «in ogni cosa che facciamo: nella preghiera, al lavoro, a tavola, al telefono, a scuola, coi poveri, ovunque. Avere il Signore tra le mani – sottolinea il Pontefice – è l’antidoto al misticismo isolato e all’attivismo sfrenato, perché l’incontro reale con Gesù raddrizza sia i sentimentalisti devoti che i faccendieri frenetici». Papa Bergoglio tiene l’omelia della Messa per i consacrati, in occasione della XXII Giornata mondiale a loro dedicata, celebrata ieri nella Basilica Vaticana, come in tutto il mondo. In precedenza aveva fatto pervenire tramite l’elemosiniere vaticano, Konrad Krajewski, una primula a ogni religiosa che lavora in Vaticano. «È il fiore che dispensa gratuitamente bellezza e che cresce verso l’alto guardando il Signore, ha spiegato l’arcivescovo». Un chiaro riferimento alla realtà della vita consacrata. Durante la celebrazione eucaristica, il Papa commenta la presentazione di Gesù al tempio e l’incontro con i vecchi Simeone e Anna, che è anche e soprattutto un incontro tra generazioni, intorno al Signore. Francesco cita Gioele: «I vostri anziani faranno sogni, i vostri giovani avranno visioni». E perciò raccomanda: «Mai lasciare indietro, mai fare scarti generazionali, ma accompagnarsi ogni giorno, con il Signore al centro. Perché se i giovani sono chiamati ad aprire nuove porte, gli anziani hanno le chiavi. Non c’è avvenire senza questo incontro tra anziani e giovani». «Non c’è profezia senza memoria» e viceversa.

I consacrati inoltre sono chiamati ad andare controcorrente. «La vita frenetica di oggi – ricorda – induce a chiudere tante porte all’incontro, spesso per paura dell’altro - sempre aperte rimangono le porte dei centri commerciali e le connessioni di rete -; ma nella vita consacrata non sia così: il fratello e la sorella che Dio mi dà sono parte della mia storia, sono doni da custodire. Non accada di guardare lo scher- mo del cellulare più degli occhi del fratello, o di fissarci sui nostri programmi più che nel Signore».
La 'rivoluzione' dei religiosi e delle religiose è evidente soprattutto nei tre consigli evangelici. «Così, mentre la vita del mondo cerca di accaparrare, la vita consacrata lascia le ricchezze che passano per abbracciare Colui che resta – sottolinea il Papa –. La vita del mondo insegue i piaceri e le voglie dell’io, la vita consacrata libera l’affetto da ogni possesso per amare pienamente Dio e gli altri. La vita del mondo s’impunta per fare ciò che vuole, la vita consacrata sceglie l’obbedienza umile. E mentre la vita del mondo lascia presto vuote le mani e il cuore – rileva il Pontefice –, la vita secondo Gesù riempie di pace fino alla fine».
Ecco perché Francesco esorta a tenere in braccio Gesù. Vivere l’incontro con lui, aggiunge, «è anche il rimedio alla paralisi della normalità, è aprirsi al quotidiano scompiglio della grazia. Lasciarsi incontrare da Gesù, far incontrare Gesù: è il segreto per mantenere viva la fiamma della vita spirituale. È il modo per non farsi risucchiare in una vita asfittica, dove le lamentele, l’amarezza e le inevitabili delusioni hanno la meglio». È anche il modo «per superare la sterile retorica dei 'bei tempi passati', per mettere a tacere il 'qui non va più bene niente'. Se si incontrano ogni giorno Gesù e i fratelli, il cuore non si polarizza verso il passato o verso il futuro, ma vive l’oggi di Dio in pace con tutti».
Al termine il cardinale prefetto della congregazione per i religiosi, Joao Barz De Aviz ha ringraziato il Pontefice a nome di tutti. Suggestivo l’inizio. Nel pronao della Basilica sono state accese le prime candele, la cui luce si è poi propagata all’interno della Basilica (un simbolo di Cristo 'luce per illuminare le genti', come disse Simeone; e da qui anche il nome di Candelora, con cui viene popolarmente chiamata questa festa.). «Voi – conclude il Papa– siete l’alba perenne della Chiesa». Un simbolo di luce, appunto.
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La Messa nella Basilica Vaticana in occasione della Giornata mondiale della vita consacrata. Dal Papa una primula in dono a tutte le religiose che lavorano negli uffici vaticani L’invito a «non fare mai scarti tra le generazioni ma ad accompagnarsi»