giovedì 12 aprile 2018

Carron: La voce unica dell'ideale


 
 

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Letture.
«Nel cuore giovane un desiderio sterminato»
C’è nel cuore di tutti i giovani che si affacciano agli anni che ne faranno le donne o gli uomini di domani l’attesa di «qualcosa che sia all’altezza del desiderio sterminato del loro cuore ». E si fermeranno solo quando l’avranno trovato, sempre che qualcuno o qualcosa li scoraggi al punto da spegnere quella formidabile domanda di vita, di senso, di eterno. È questo filo incandescente che percorre le pagine di un libro piccolo e denso per tensione e profondità, La voce unica dell’ideale (San Paolo, 80 pagine, 5 euro, da oggi nelle librerie), col quale il presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione don Julián Carrón offre un contributo al Sinodo sui giovani attraverso la trascrizione di due incontri con i maturandi di Gioventù studentesca (del 2010 e del 2013) centrati sul tema della vocazione a partire dallo stesso pungolo che ora interpella tutta la Chiesa – ognuno di noi: «Verificare se la proposta cristiana trova ancora spazio nel cuore dei giovani, che sono alla ricerca della loro vocazione», tema dell’assemblea di ottobre in Vaticano.
Quello di Carrón è un ragionamento da cuore a cuore – citazioni di Giussani alla mano – per giovani in cerca della loro strada. Attenzione, però: non si tratta di un libro “per ciellini” ma di una riflessione ragionevole e appassionata che non può lasciare indifferente ogni educatore come qualunque ado-lescente, l’universitario come il genitore. Perché parla a tutti l’idea che «c’è una battaglia in atto tra la Voce unica dell’Ideale » (verso di una celebre canzone di Claudio Chieffo), che «tutti sentiamo vibrare dentro di noi», e «tutte quelle circostanze che tante volte cercano di schiacciare questa voce» tanto che «non sappiamo da che parte andare». Già è tanto che nei giovani resti viva – o venga accesa – la «consapevolezza» di «questa lotta in atto», che apre alla grande domanda capace di risuonare a ogni età assumendo però la portata di una sete implacabile in chi si slancia nella vita adulta: «Ma io perché ci sono? Perché sono al mondo? A che vale la pena vivere? A che serve il mio io?». Di più: «A che cosa sono utile?» Tutto ciò che oggi lavora a spegnere questa domanda – tecnologie, consumi, mode – fa «violenza alla natura dell’uomo» giocando ogni seduzione per farci credere «che l’unica modalità di realizzare se stessi sia autoaffermarsi» per gettare fatalmente «da soli in un nascondiglio, domandandosi che senso abbia la vita».
Ma, incalza Carrón, «per la mia realizzazione io devo capire che cosa sto a fare al mondo, perché senza di questo inesorabilmente mi perdo». Non è già questa coscienza un passo decisivo per disporsi a udire la voce di Dio nella propria anima? «Il Mistero – spiega Carrón ai liceali che lo interrogano – vedendoci così smarriti ha avuto pietà di noi ed è entrato nella storia per rivelarci ciò che noi da soli non possiamo penetrare, è diventato uomo per aiutare gli uomini a essere se stessi, per svelare il senso ultimo del mondo e aiutarli a capire il significato della vita». Ha fatto compagnia alla domanda che orienta la nostra vita.
La premessa – che da sola vale un intero progetto educativo – apre a pagine magnifiche su come «individuare quel complesso di inclinazioni che io sono per poter capire come posso usare tutto quello che ho, tutto quello che mi trovo addosso e che mi è stato dato, per l’utilità del regno di Dio». In altre parole, la vocazione umana, soprannaturale e professionale. Nella certezza – scrive Carrón – che «questa è un’avventura per audaci, per gente che non si accontenta con meno di tutta la pienezza a cui la realtà invita».
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Da due dialoghi del presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione don Julián Carrón con i maturandi un libro piccolo e denso sulla domanda di senso e di orientamento che percorre l’età delle grandi scelte e guida a capire la propria vocazione. Un contributo per il Sinodo di ottobre
Don Julián Carrón