OLANDA
I maestri della fede
Arte
Per la storica statunitense Nora Hamerman non ci sono dubbi sul fatto
che nel Secolo d’oro dei Paesi Bassi i maggiori pittori fossero tutti
legati al cattolicesimo
Con espressione assorta e
intensa la giovane osserva il bilancino che con cura solleva sopra il
piano del tavolo. Il volto è illuminato da una finestra aperta in
alto e sul tavolo stanno sparsi alcuni gioielli: «Si pensa che la
signora, visibilmente incinta, ritratta nel dipinto detto
Donna con la bilancia,
oggi nella National Gallery di Washington DC - riferisce Nora Hamerman -
sia la sposa di Vermeer. Soprende che la bilancia, tenuta come se
stesse pesando qualcosa, sia in realtà vuota. Sulla parete di destra un
grande dipinto raffigura il Giudizio universale dove, sotto
l’immagine di Cristo in gloria, avviene la drammatica scena in cui le
anime sono valutate. E di fronte alla giovane sta uno specchio,
espressione della riflessione su sé medesimi, ovvero della coscienza. Si
tratta di uno dei dipinti dove più evidente risalta l’appartenenza di
Vermeer alla fede cattolica».
La Hamerman, storica dell’arte
statunitense, ha appena svolto un corso su «Vermeer e i maestri
olandesi» per il programma Osher alla Johns Hopkins University di
Baltimora, in cui ha in particolare approfondito come nel “Secolo
d’oro” dei Paesi Bassi i maggiori pittori fossero cattolici: «Durante la
guerra degli Ottant’anni, con la quale l’Olanda conquistò
l’indipendenza, in città come Amsterdam o Haarlem essere cattolici
voleva dire essere perseguitati, i preti rischiavano di essere
giustiziati dai calvinisti. E questo valeva anche per i luterani e per i
mennoniti: la religione era vista come una bandiera politica. Solo
dopo la pace di Westfalia del 1648, con la quale l’Olanda divenne
repubblica indipendente, cessarono le persecuzioni. Ma rimase la
discriminazione e chi non era calvinista non poteva praticare il
culto se non in modo clandestino. Si diffusero le chiese nascoste
entro le case. Ad Amsterdam ve n’erano un centinaio e tutt’oggi ne
resta una testimonianza nel museo Ons’ Lieve Heer op Solder (Nostro
Signore nell’Attico): nel secolo XVII quella stanza all’ultimo piano di
una casa signorile, tanto grande da estendersi in tre edifici contigui,
fungeva da chiesa. La liberazione dal cattolico impero spagnolo aveva
portato a un regime ancor più marcato sul piano della propaganda
religiosa. Ciò nonostante, dei quattro maggiori artisti del Secolo
d’Oro, tre, Franz Hals, Jan Steen e Johannes Vermeer furono cattolici e
il quarto, Rembrandt, fu fortemente influenzato dalla famiglia materna,
che era convintamente cattolica».
Come mai c’era questa differenza tra regime calvinista e orientamento
degli artisti? «I calvinisti erano contrari alle immagini e attuarono
una certa iconoclastia: prendevano le chiese ricche di ornamenti e le
pitturavano tutte di bianco. E, per quanto essi avessero conquistato
il potere, la fede cattolica era quella più diffusa tra la popolazione.
Probabilmente inoltre uno spirito libero come quello dell’artista non
vedeva di buon occhio il legame tra religione e struttura politica,
che nel mondo calvinista ancor più forte di quanto non lo fosse stato
sotto l’impero spagnolo: del resto la credenza calvinista nella
predestinazione, ovvero che la salvezza sia questione di elezione e di
fede più che di opere, sembra propensa a favorire il potere temporale,
giustificando le persone a prescindere dalle opere...».
Invece nella Donna con la bilancia
si raffigura un concetto diverso. «Certo: se si è predestinati, non
c’è bisogno di giudizio; mentre invece l’idea dell’esame di coscienza,
ipotizzabile nella presenza dello specchio in quel dipinto, era
tipicamente gesuitica. Dopo essersi convertito al cattolicesimo e dopo
il matrimonio con Catharina Bolnes, Vermeer visse a due pas- si dalla chiesa dei Gesuiti in un quartiere di Deft dove la presenza cattolica era tanto forte da essere chiamato Papenhoek, “l’angolo del papa”».
Ma la tematica religiosa non è molto presente nei suoi dipinti. «Il
suo orientamento è ben visibile in diversi aspetti: Vermeer ebbe sedici
figli (11 sopravvissero dopo la nascita) e fu l’unico pittore a
raffigurare donne incinte. La sua prima opera rappresenta santa
Prassede, nota per prendersi cura del corpo dei martiri. Ma la sua è
una pittura più allusiva che ostensiva, come si vede anche nel caso
della Donna con la bilancia.
Bisogna tener presente che nella temperie politica calvinista era
difficile per un pittore trovare occasioni per esprimersi in quanto
cattolico. Beninteso, vi fu chi lo fece, come Hendrick Bloemaert: aveva
studiato a Roma ed è considerato un po’ il Caravaggio olandese. Compose
molte pale di altare. Negli altri autori si ravvisano singole opere o
accenni. Per esemmente pio di Rembrandt, non cattolico ma vicino al cattolicesimo, si consideri l’acquaforte Morte della Vergine:
è un soggetto tipicamente di tradizione cattolica o mennonita;
l’episodio infatti non è narrato nella bibbia e pertanto non
accettabile per i calvinisti. Franz Hals fu un grandissimo ritrattista,
non lasciò alcuna opera a soggetto religioso, ma si segnala il ritratto
di un prete che ad Haarlem difese i cattolici dopo l’arrivo dei
calvinisti. Jan Steen, autore ricco di ironia e di allegorie si è spesso
dedicato a ridicolizzare i vizi dell’epoca e a mettere in luce le
usanze popolari. Ha pitturato diverse volte la Festa di San Nicola: si celebra il sei dicembre e in Olanda è dedicata ai bambini. Questi la sera prima lasciano i loro klompen
(i tipici zoccoli) vuoti: nella notte saranno riempiti dal santo, che
si crede proveniente dalla Spagna, con dolci, per chi è stato buono,
oppure con legno o carbone per chi non s’è comportato bene. Ma
particolar- rivelatrice della sua fede è la sua straordinaria Cena in Emmaus.
Il Vangelo di Luca riferisce che quando i due discepoli allo spezzare
del pane riconobbero Gesù questi “sparì dalla loro vista” (Lc 24, 31).
Ma usualmente i pittori raffigurano i tre al momento della cena, invece
Steen cattura l’aspetto più difficile e rivelatore: il momento della
scomparsa. Gesù si allontana confondendosi con l’aria e con la mano
sembra benedire i due per lasciar loro la forza che in quel momento non
hanno». Si può dire che il calvinismo con la repressione anticattolica
favorì l’arte cattolica pur nell’Olanda liberata dagli Spagnoli?
«Forse si può dire che la visione cattolica del cristianesimo si
dimostra meno vincolata al potere temporale, di quanto lo siano altre
correnti. E che l’arte sia sempre capace di rivelare i segreti
dell’anima. Anche per via di allusioni, come nel caso di Vermeer».
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Non solo Vermeer: anche Hals e Steen rimasero fedeli alla Chiesa di Roma nonostante le persecuzioni calviniste

L’OPERA. “Donna con la bilancia” di Jan Vermeer alla National Gallery di Washington