martedì 30 aprile 2019
Padre Pernet: Il Vangelo "guancia a guancia"
Lisa Ginzburg: I gulag di Salomov
EPISTOLARIO
I gulag di Šalamov Cronaca e denuncia col rigore del poeta
LISA
GINZBURG
Si impara molto leggendo l’epistolario di Šalamov ora tradotto in Francia ( Correspondance avec Alexandre Soljenitsyne et Nadejda Mandelstam,
Verdier, pagine 217, euro 10,60). Si impara circa una rete di relazioni
della Russia del dopo gulag, le cui maglie sono intreccio di dialoghi a
cavallo tra solidarietà e dissensi, conversazioni segnate a ogni
virgola dal dramma storico appena conclusosi, terra bruciata che ancora
esala morte. La durissima stagione del totalitarismo è finita, si
tratta ora di raccontare, testimoniare. Già, ma farlo come?
È il 1962 quando i due grandi scrittori russi anti staliniani Varlam
Šalamov e Aleksandr Solženicyn si incontrano per la prima volta a
Mosca, nella redazione della celebre rivista letteraria 'Novyi Mir'.
Parlano di un racconto di Solženicyn allora appena pubblicato col
titolo Una giornata di Ivan Denisovic.
Pochi mesi dopo, Šalamov scrive a Solženicyn riprendendo la
discussione. Certo, Šalamov gli dice, le sue pagine svolgeranno da quel
momento funzione di «rompighiaccio » e di «faro», nonostante «la
verità si scontri con una forte resistenza, perché le persone di norma
vogliono acqua corrente, quella che non ha bisogno di alcun
rompi-ghiaccio». E tuttavia, qualcosa dal punto di vista della forma lo
lascia perplesso: il modo in cui la violenza del sistema totalitario di
Stalin è stata trasfigurata da Solženicyn non lo convince del tutto.
domenica 28 aprile 2019
Simone Weil, Le Christ
FILOSOFIA
Simone Weil, la mia fede è tutta ai piedi della Croce
ROBERTO
RIGHETTO
«Quando leggo il Nuovo
Testamento, i mistici, la liturgia, quando vedo celebrare la messa,
avverto quasi la certezza che questa fede è la mia, o più esattamente
sarebbe mia senza la distanza che la mia imperfezione ha posto tra me e
lei»: così scriveva Simone Weil a padre Marie-Alain Couturier nella ben
nota Lettera a un religioso.
I due si erano conosciuti a New York, dove la famiglia Weil si era
trasferita nel luglio 1942 per sfuggire al nazismo. A Couturier l’aveva
presentata un confratello domenicano, Joseph-Marie Perrin, che Simone
aveva frequentato a Marsiglia a partire dal 1941. Con quest’ultimo,
impegnato nella Resistenza, era diventato amico e a lungo avevano
discusso del cristianesimo, anche animatamente. Ma la filosofa aveva
preferito sempre restare sulla soglia: pur manifestando la sua
adesione alla figura di Cristo, rimanevano in lei numerose perplessità
sulla Chiesa cattolica. Che emergono in tutta evidenza nel volume Attesa di Dio,
pubblicato postumo nel 1949 proprio su iniziativa di padre Perrin. Non
sopportava la Chiesa cattolica come organizzazione e collettività, e
poi l’incapacità che riscontrava a quel tempo di valorizzare le altre
culture e religioni e il mondo dei non credenti (non c’era ancora stato
il Concilio!), manifestatasi con la violenza più volte nel corso della
storia. Infine, pesava il suo sentirsi inadeguata ad essere accolta
dalla Chiesa. Per questo partecipava alla Messa ma non voleva ricevere
l’ostia. Così come non cedette mai sul battesimo.
venerdì 5 aprile 2019
giovedì 4 aprile 2019
Medjugorie, una chiesa viva


Parla Hoser: Medjugorje segno di una Chiesa viva
L’arcivescovo polacco: colpito dalle molte conversioni e dalle tante confessioni
VINCENZO
VARAGONA
«Medjugorje è il segno di
una Chiesa viva». L’arcivescovo Henryk Hoser, polacco, una vita passata
con incarichi in Africa, Francia, Olanda, Belgio, Polonia, da quindici
mesi è inviato di papa Francesco nella parrocchia balcanica conosciuta
in tutto il mondo per le presunte apparizioni mariane cominciate il 26
giugno 1981 e - secondo alcuni dei sei presunti veggenti coinvolti -
ancora in atto. Ha appena terminato un’affollata catechesi ai pellegrini
italiani, nella grande 'sala gialla' utilizzata anche per seguire le
liturgie in videoconferenza, perché la pur grande chiesa é diventata insufficiente.
Una 'Cattedrale' sorta inspiegabilmente in una campagna disabitata, ben prima delle apparizioni...
È stato un segno profetico. Oggi arrivano pellegrini da tutto il mondo, da 80 Paesi. Ogni anno ospitiamo quasi tre milioni di persone.
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