I nostri ragazzi e il «vero bene»
Le parole del presidente de “L’imprevisto”, Silvio
Cattarina, alla cerimonia per la dimissione dei giovani che hanno terminato il
cammino di recupero e rinascita
11.02.2025
Silvio Cattarina
L’8 febbraio, al Teatro Rossini di Pesaro, “L’imprevisto” –
storica realtà di accoglienza per ragazzi in difficoltà – ha festeggiato una
decina di loro che terminavano il cammino di recupero e rinascita. In platea,
alla presenza degli altri ragazzi che stanno ancora affrontando il percorso e
di tanti che hanno finito da più o meno tempo, dei genitori, di molte autorità
e di tanti amici venuti da ogni dove, i “dimissionari” festeggiati hanno reso
testimonianza, con i loro racconti, delle fatiche, degli inciampi, dei successi
e dei traguardi raggiunti durante il cammino di comunità. Qui l’intervento di
Silvio Cattarina, presidente de “L’imprevisto”.
Ancora, dopo tanti anni – 45 per me, 35 per “L’imprevisto”
–, ci anima il desiderio di capire perché vi è tanto male, tanto dolore nei
ragazzi, nella gioventù: perché queste ultime generazioni di giovani si portano
addosso una cifra così alta e vasta di sofferenza? È la prima volta nella
storia che assistiamo ad un fenomeno di così vasta proporzione e novità.
Non possiamo tollerare – anzi occorre ribellarsi, insorgere
– l’ineluttabilità di questa deriva, di questa sconfitta, del tesoro più grande
di un popolo, di una nazione, i suoi giovani, lasciato andare alla malora in
questo modo. Ancora, dopo tanti anni, ci anima anche il desiderio di capire il
bene, di capire qual è il vero bene per i ragazzi, il bene che serve ai
giovani.
Lisa, una ragazzina cinese. Un giorno disse: «Io mi sono
lasciata andare, ho cominciato a cambiare quando ho visto che qui in Comunità
mi volevano bene, cioè volevano il mio vero bene!». Cosa è il vero bene? I
ragazzi pensano sia l’affetto. No. È di più, è un’altra cosa. Occorre saperlo,
incontrarlo, vederlo, capirlo…
Quando chiedo ai ragazzi: «Cosa speri per la tua vita?»,
loro rispondono: «Una morosa, un lavoro, essere capace di metter su una bella
famiglia». Io mi arrabbio: «Non basta, non è sufficiente! Ci vuol qualcosa di
più grande che tiene su queste cose, che fa vivere tutte queste pur belle
cose!». Il vero bene... Non è facile conoscerlo, saperlo. È una grande scoperta
da fare, un grande lavoro da intraprendere. Occorre andare a scuola da grandi
maestri per apprenderlo, non è scontato esserne capaci. Insomma, è un compito,
una responsabilità, un’avventura, un ideale… Occorre dargli un nome! È la cosa
più importante e preziosa da sapere, la più indispensabile. Più del pane e del
lavoro…
Abbiamo scoperto che con i ragazzi è importante interrogarsi
e lavorare su tre grandi direttrici: il valore della persona; il valore della
vita, della realtà; il motivo, la ragione, del perché siamo al mondo. Per
questo dico ai ragazzi: «Non siamo qui per la droga, per la depressione, per
l’anoressia, per l’autolesionismo, per la legge… C’è altro, molto di più!».
Col passare degli anni, sempre più ci è stato dato di capire
che ai ragazzi bisogna chiedere tanto, chiedere tutto. Altrimenti è come se non
dessimo valore ai giovani e non credessimo in loro. È come se non dessimo
valore al dolore, alla sofferenza che hanno patito.
«Se la vita ti ha fatto passare attraverso prove di così
grande sofferenza forse c’è dentro un senso, uno scopo. Per te, proprio per la
tua vita: affinché tu possa essere di più, chiedere di più, sperare di più,
fare di più. Il dolore porta a un di più! Sennò la vita è una “sfiga”, come
dite voi. Ma non è così, non può essere così. Dentro il dolore c’è un segno,
una chiamata».
Poi, ancora, abbiamo compreso che l’esperienza di educazione
e di vita che conduciamo a “L’imprevisto” ha da essere precisa, seria,
esigente, severa. Occorre tenere alla bellezza, alla pulizia, all’ordine, al
linguaggio, al vestiario, al comportamento. Quanta trasandatezza, quanta
trascuratezza nei giovani d’oggi… Come possiamo tollerare certi modi, certi
atteggiamenti, comportamenti di così evidente bruttura e insensatezza tra i
ragazzi? Di aggressività, violenza, cattiveria… Come sono sporchi certi luoghi
pubblici, certi piazzali, angoli delle città, quartieri, scuole.
(…..)
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