UN ANNO FA MORIVA NAVAL’NYJ
Pasqua 2021
Recluso nel campo di lavoro di Pokrov, Naval’nyj indice uno
sciopero della fame perché non gli concedono la visita di un medico. Lo
sciopero si protrae dal 31 marzo 2021 fino al 23 aprile, quando la visita
medica ha luogo. In seguito, ha dovuto seguire un lungo periodo di
rialimentazione.
2 maggio 2021
Urrà, Cristo è risorto! La vita e l’amore hanno vinto.
Com’è tradizione, faccio i miei auguri a tutti per la più
grande delle feste: ai credenti (quale sono oggi), ai non credenti (quale sono
stato) e agli atei militanti (sono stato anche quello).
Abbraccio tutti, voglio bene a tutti.
Quanto ho aspettato questa Pasqua!
Sì, beh, quest’anno ho avuto una Quaresima difficile.
Purtroppo, oggi non posso condividere un vero pranzo pasquale: sono ancora
nella prima metà della mia affascinante trasformazione da «scheletro che
trascina a malapena i piedi a uomo semplicemente affamato». Ma i pochi cucchiai
di kaša che mi sono concessi li mangerò con eccellente spirito pasquale.
Perché in un giorno come questo io so e ricordo con certezza
che tutto sarà per il bene.
Piccole feste quotidiane
20 maggio 2021
Allora, parliamo di come raggiungere la felicità.
Rubrica: Spunti di riflessione di Aleksej Naval’nyj.
In effetti, il carcere esalta notevolmente la percezione
della felicità. Percezione fugace, ma pur sempre… Basta semplicemente sapersi
inventare una festa.
Non appena mi hanno rinchiuso, ho deciso che sarebbe stato
molto importante avere qualcosa da festeggiare e commemorare, affinché i giorni
non diventassero una routine. Ho deciso di celebrare le domeniche: molto
semplicemente le ho trasformate in una festa. Il fatto è che mi piace molto il
pane. Moltissimo. Se mi chiedessero di mangiare un solo cibo per il resto della
vita, io sceglierei il pane. Inoltre, il pane è importante in carcere, senza il
pane non ci si sazia.
Ecco perché ho deciso di non prendere pane per tutta la
settimana. Poi, la domenica mattina prendo un panino, ci spalmo del burro,
quando c’è, preparo il caffè e faccio una colazione divina, come non avrei mai
fatto da libero.
Capite dove voglio arrivare?
23 giorni di sciopero della fame + 23 giorni di
rialimentazione molto rigida. Non ho mai sgarrato. Mi sono sorpreso della mia
forza di volontà. A quanto pare, la convinzione di essere nel giusto mi ha
aiutato. In più, dall’11 marzo non ho più mangiato nulla di dolce (di questo
scriverò a parte).
Così, quando ho cominciato a uscire dallo sciopero della
fame, sapevo esattamente cosa avrei fatto la mattina del 16 maggio. E ho
scritto subito nel mio diario: «Una buona giornata: pane, burro, caffè. Prima
volta dopo 46 giorni».
Ma il piano è quasi andato a monte. Qui al mattino danno il
pane e il burro, ma il caffè non ce l’avevo. Fortunatamente, un detenuto vicino
è «venuto a trovarmi» nella mia cella con un vasetto di caffè istantaneo.
Ed ecco arrivato il 16 maggio. Di solito in questi momenti
si prova una leggera delusione, la realtà è un po’ più noiosa di quello che hai
aspettato a lungo.
Ma non nel mio caso. Il tempo era perfetto, ho aperto la
finestra – e al diavolo le sbarre – ho preparato il caffè, ho imburrato un
pezzo di pane bianco. Mi sono seduto sulla cuccetta. Ho dato un morso e bevuto
un sorso dalla tazza.
Vi dico che se ci fosse un dispositivo che misura la
felicità, nessun oligarca che fa colazione sullo yacht, nessun avventore di
ristorante stellato avrebbe provato un decimo della felicità che ho provato io.
Un sorso l’ho fatto alla vostra salute, a tutti coloro che
mi hanno aiutato e sostenuto.
Quindi, ecco la ricetta (breve) della felicità: scegliere
qualcosa che si ama molto, privarsene per un po’ e poi riprenderla.
Solo ricordatevi che questo non si applica alle persone:
dimostrate sempre amore alle persone che vi sono care.