giovedì 12 luglio 2018

Card. Bassetti:La paura dell'altro ci paralizza

Bassetti: accogliere come san Benedetto
Il richiamo del presidente della Cei «La paura dell’altro? Ci paralizza»
FIRENZE
«San Benedetto ci insegna che nei confronti degli altri, chiunque essi siano, che siano profughi che vengono dalle piaghe dell’Africa o qualunque altra persona, vale la parabola del Samaritano: “ebbe cura di lui”. Gli uomini si distinguono in due categorie: chi ha cura dell’altro e chi considera l’altro qualcuno che mi fa paura, da cui mi devo difendere. La paura paralizza. Bisogna ripartire dal Vangelo e da quello che dice il Papa: accogliere, proteggere, promuovere, integrare. Certo, con criteri di equità, di giustizia, tenendo conto delle situazioni in cui uno si trova». Il cardinale Gualtiero Bassetti spiega così l’attenzione che il padre del monachesimo europeo aveva per il tema l’accoglienza. Lo fa nella sua Firenze dove il presidente della Cei è tornato ieri per partecipare ai festeggiamenti per i mille anni dell’abbazia di San Miniato al Monte. Lo fa nel giorno in cui la Chiesa celebra san Benedetto da Norcia, patrono d’Europa. E a chi gli chiede cosa ha da dire oggi il santo al continente, risponde così: «Credo che Benedetto abbia ancora molto da dire dopo 1600 anni. L’Europa non può dimenticarsi le sue radici cristiane, benedettine. Nel primo millennio Benedetto ha insegnato all’Europa la preghiera, il rapporto con Dio, ma anche l’arte del lavoro. Se prendiamo una carta d’Europa del primo millennio, vediamo che è costellata di abbazie benedettine». Ricordando la Regola di san Benedetto, Bassetti sottolinea l’invito a «non anteporre nulla all’amore di Cristo, perché Cristo non ha anteposto nulla all’amore per noi». A questo si aggiunge il secondo monito: ogni uomo va onorato in quanto persona. L’arcivescovo di Perugia-Città della Pieve cita a questo proposito uno scritto del cardinale Gianfranco Ravasi su Avvenire: «La civiltà ha fatto un passo decisivo, forse il passo decisivo per eccellenza, il giorno in cui lo straniero, da nemico ( hostis), è divenuto ospite ( hospes) ». «Sappiamo – aggiunge Bassetti – quanto san Benedetto insistesse perché i monasteri fossero aperti agli ospiti, e addirittura nella Regola esiste un intero paragrafo dedicato a loro: quando giungono in monastero, scrive, siano ricevuti come Cristo, poiché un giorno egli dirà: “Sono stato ospite e mi avete accolto ”».

Nell’omelia, durante la Messa celebrata nella cripta della splendida basilica che sovrasta Firenze, il presidente della Cei evidenzia «quale ruolo determinante svolga la cultura per l’annuncio cristiano, e come l’Europa - di cui il santo Benedetto è patrono - abbia ancora bisogno dei valori cristiani, gli unici capaci di governare davvero i popoli verso la pace e il bene». La celebrazione si apre con il saluto dell’abate di San Miniato, dom Bernardo Gianni, che pone l’accento sulla volontà, per la comunità monastica, di non avere valore museale ma di essere luogo di promozione di tutto ciò che di buono, di vero, di bello viene dalla fede nel Signore. Al termine della Messa un pensiero su Giorgio La Pira, pronunciato proprio sulla terrazza di San Miniato, da cui il “sindaco santo” ammirava la bellezza “biblica” di Firenze. Bassetti ricorda che La Pira, appena dichiarato venerabile, è stato il primo a parlare della necessità di «abbattere i muri e costruire ponti», coniando una formula poi usata da Giovanni Paolo II e oggi da papa Francesco. «Sono parole dette da un santo – osserva il cardinale – e per questo hanno sapore di Vangelo».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Nel giorno della festa del patrono d’Europa il porporato a Firenze per i mille anni dell’abbazia di San Miniato al Monte. Il ricordo di La Pira: facciamo nostra la sua intuizione di abbattere i muri
FIRENZE. Bassetti nell’abbazia di San Miniato al Monte (Siciliani)